sarti in paradiso e scheletri negli armani, insisto a dire che è lo spettacolo a secernere fascismo (non il contrario). come la lumaca fa la bava, la rumenta ottica e i trappisti col djset ci fabbricano la bara, su cui tammorrano cammorrano gli auleti esibizionisti (Costa definiva così PPP), le teiere di teoria, e vattimo fuggente. requiescat. requiescimus un po' tutti quanti, “sotto la neve” (per dirla con Roversi) tutt'ora '80-'90, ingolfata davanti alle asl per spaccare i vecchi, e su nel setto nasale se se la sniffano e ci restano secchi.
a naso, siamo però in tutt'altra materia, niente bianca.
*
“...figlio bello e audace,
bronzo di Versace...”
(De André)
e se Amelia Rosselli non fosse stata – o non completamente – catturata dai suoi fantasmi? se non avesse avuto solo allucinazioni di persecuzione? se avesse avuto semmai percezione acuta del passaggio solo apparente tra fascismo e postfascismo; e se quindi il terrore di essere spiata e braccata (come erano stati il padre e lo zio) avesse avuto delle fondamenta anche storicamente accertabili, non solo psicologicamente individuate?
c'è un libro che ne parla. si tratta de I lustrascarpe, scritto a due mani da Giuseppe Garrera e Sebastiano Triulzi. e secondo me è uno studio capitale, per inchiodare proprio in termini politici (anche oggi) l'italia dei governi e del grosso della borghesia alle proprie responsabilità (e radici) autoritarie, repressive, violente.
https://slowforward.net/2025/11/15/i-lustrascarpe-anche-in-pdf-il-saggio-di-giuseppe-garrera-e-sebastiano-triulzi-su-amelia-rosselli/
ego scripsit (years ago):
archive.org permette di archiviare delle pagine web attraverso la sua Wayback Machine.
da tempo ho installato sul browser la WM per poter salvare pagine che, nel caso andassero perdute, rischierebbero di determinare il crollo della civiltà come noi la conosciamo.
basta un hosting che si inceppa o muore, un blackout di server, un mancato pagamento del dominio, e una immane fioritura può venir incenerita issofatto.
ma cosa esattamente sto salvando?
ebbene, sto salvando e archiviando la poesia più monnezzona che leggo in rete, soprattutto se di grandi nomi.
una volta su “Cuore” c'era la rubrica ‘Niente resterà impunito’.
penso che sia un dovere civico di ogni buon Italiano, almeno dal glorioso 1870, conservare memoria di ciò che affligge la Patria e ne turba il sano sviluppo.
così io vi esorto, o Italiani, salvate a futura memoria i monnezzoni poetici tossici. la Patria lo esige!
l'entusiasmo forzato, lo spettacolo della cultura (prodotto da una pervasiva cultura dello spettacolo), la fibrillazione aziendalista perenne: qui in un'annotazione critica esemplare di Valentina Presti Danisi https://slowforward.net/2025/11/24/la-presabbene-valentina-presti-danisi-2025/
non potrei essere più d'accordo.
qui solo quattro link all'atrocità tutt'ora in essere:
entità della distruzione
https://www.instagram.com/p/DRWvTsCjC8S/
il genocidio continua, la “tregua” è un diversivo
https://www.facebook.com/share/p/17jbpCnGi8/
in Cisgiordania, le semine e i raccolti minacciati
https://www.facebook.com/share/1AtAmu6Jcm/
friendly reminder that this is a genocide
https://www.facebook.com/share/v/1DCHtUHSLS/
probabilmente sono io insofferente, ma proprio gli intellettuali italiani non li vedo per niente interessati a stare sul pezzo. c'è un genocidio in corso, un'occupazione, furti di terre, furti di materie prime, distruzione a tappeto. e loro vanno nei salotti e alle terme del cervello.
non lo so.
da più di due anni tutti (no: alcuni, solo alcuni) vivono la contraddizione di essere attivi, scrivere, lavorare, e insieme battagliare come si può contro il sionismo assassino. diffondere notizie. farle arrivare a più persone.
per cui non nego che la compresenza di orrore e non-orrore sia uno status (ovviamente non nuovo) insopportabile e però da noi giocoforza sopportato.
ma sopportare è un conto, supportare un altro.
anzi. quello che si vede è l'insistito glissare, dimenticare proprio il genocidio, l'orrore, e rifugiarsi nella pura demenza culturale d'occidente, consueta. con tutti i suoi spettacoli, le sue bandierine di cose fatte e da fare, imminenti e state.
continua a essere il solito bordello circense, alla fine, italianissimo e adesso pure neofascista.
(anche se, direi, lo spettacolo sopravanza il fascismo e – probabilmente – lo produce. non è l'inverso).
uno degli interventi più lineari e belli di Paolo Virno, sulla negazione, sull'utopia, sull'innovazione. l'ho condiviso su differx.
https://differx.noblogs.org/2025/11/22/paolo-virno-lazione-innovativa-video-della-fondazione-collegio-san-carlo/