differxdiario

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la lettura del 29 allo Spazio Pagliarani, grazie al dialogo con Massimiliano Manganelli, mi ha permesso di chiarire parecchi elementi non soltanto di Oggettistica e della prosa in prosa (che in quel libro fa scarsissimo uso di googlism o eavesdropping) ma proprio del discorso più ampio della ricerca letteraria, anche a prescindere da quello che faccio io, intendo. credo che alcune annotazioni sulla natura dei 'testi installativi' siano state, per fare un esempio, utili. o non troppo inutili... l'audio completo è all'indirizzo https://t.ly/qP805



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se si pensa al quadro che De Magistris disegna (https://differx.noblogs.org/2025/12/01/luigi-de-magistris-italia-democrazia-apparente/) ci si spegne come un fiammifero. per quanto lui esorti e metta energia nell'esortazione.

sul fronte meramente letterario (che miseria!) il desktop si infittisce di icone che aspettano di essere cliccate, le cartelle scoppiano di cose. non ci si sta dietro. tristissima sovrastruttura che finisce per essere una specie di “tutto”.

intanto i servizi e gli americani, e i loro amici sionisti, sincronizzano gli orologi.

affilare prose piccole o grandi è una pena e fa pena.



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'seize the time' dedica attenzione doppia a Oggettistica e Prima dell'oggetto. grazie a Elisa Barbisan! https://www.seizethetime.it/attorno-agli-oggetti-di-marco-giovenale/ anche ig: https://www.instagram.com/p/DRpFIv8CFWS/



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ci sono autori straordinari, di ricerca, ottimi sperimentatori, e intendo dire pure – ovviamente – autrici, sperimentatrici. autori e autrici che però, inevitabilmente, nella loro più o meno lunga produzione, scrivono (nessuno esente) cose meno interessanti, a volte fonte proprio di imbarazzo. a volte perfino perdibili, se non orribili. e: ascolto e leggo o vedo di tanto in tanto presentazioni e storicizzazioni, studi e tomi e ristampe di/su tutta la produzione del tale o della talaltra. cosa encomiabile se viene dall'accademia, che altrimenti sarebbe – lo sappiamo – sorda cieca muta. ma cosa riprovevole se viene da una qualche militanza letteraria/politica, quando i materiali citati, riletti, performati & portati in palmo di mano sono appunto perdibili, se non orribili. rendiamoci conto che esaltare qualsiasi cosa un_ autor_ scriva (per il solo fatto che viene dalla sua penna) fa infine il gioco del mainstream e della critica demolitrice di avanguardie e sperimentazioni. bisogna francamente saper ammettere scivolate e cadute, e anzi segnalarle in totale sincerità.

trovo terrificante oltre che controproducente l'accettazione acritica di qualsiasi baggianata scritta sotto l'insegna della ricerca letteraria: robe che farebbero saltare i nervi se lette in qualunque libro assertivo, se nascono da autori o autrici storicizzat_ vengono miracolosamente messe in salvo sul vascello del futuro. non so se è una pratica più autolesionistica o più demenziale. diciamo: entrambe le cose.

__________________ p.s.: poi sembra che non voglio fare nomi, allora dico che ho ritrovato recentemente alcune cose veramente brutte di Vicinelli, di Beltrametti, di Porta stesso. niente è intoccabile e non-criticabile. nessun autore è “perfetto”, nessuno lo è mai stato.



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la canzone del Sand Creek di De André, intendo il testo, è qui: https://pedia.deand.re/testi-canzoni/fiume-sand-creek/

è stato l'anniversario della strage. uno dei tanti punti di nascita dello stato coloniale americano, che nel secolo successivo, e anche in questo, si sarebbe distinto per massacri e genocidi (e appoggio fattivo a massacri e genocidi) su territori altrui. e colpi di stato. e terrorismo.

non so come sia venuto in mente a chicchessia di glorificare questa immane macchina di morte che da quasi due secoli schiaccia popoli e identità. tutte le saghe, i cowboy, i film, le produzioni marvel che replicano in tutto il suprematismo di fondo e il colonialismo assoluto di questo tumore polimaterico e multicodice che è stato ed è l'aquila col suo dollaro.

* [p.s.: si può anche dare uno sguardo a questo video per capire il 'contributo' dato da servizi segreti piegati al volere della Cia in Italia: https://differx.noblogs.org/2025/12/01/luigi-de-magistris-italia-democrazia-apparente/]



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Certe volte mi sento un po' come il Voyager 1, partito però in anticipo, io, otto anni prima. Se, dopo più di mezzo secolo, non ho idea del contesto spaziale in cui mi inoltro, questo mi inquieta assai meno dei segnali radio che ricevo da Terra, che non riconosco e trovo ripugnanti o kitsch; né credo sia colpa della mia grezza programmazione di partenza, in fortran. Sento proprio delle parole che mi arrivano da un pianeta completamente, mi si perdoni l'eufemismo, bollito. Le ricevo in grande ritardo e penso che nel tempo che impiegano per arrivare a me la situazione sia perfino peggiorata. Dalle antenne sento che c'è addirittura gente che usa vocaboli come “garlasco”, “dariobellezza”, “famiglianelbosco”, “trappista”, “sinistraperisraele”, “parenzo”... e addirittura delle volgarità, **rchesini, *ondoni, *a russa. L'unica cosa che mi conforta è il pensiero che tra qualche altro milione di chilometri percorso, sempre ammesso che non mi spenga prima, di quei nomi si perderà il senso; e anche un'annotazione come questa mia risulterà felicemente incomprensibile.



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rivedo Fuoco centrale (https://www.einaudi.it/catalogo-libri/poesia-e-teatro/poesia/fuoco-centrale-mariangela-gualtieri-9788806164683/) e leggo già in copertina “l'incrosto”, la “musica storta”, il verbo “svivare”: ma quanto è inutilmente barocca, di un espressionismo che associato alla sua voce recitante preci suona hyper-fake, una scrittura come quella di Mariangela Gualtieri? posso dire che ha già prodotto epigonismi?

https://slowforward.wordpress.com/wp-content/uploads/2025/11/amariangelagualtieri2024_02_23_20_28_53.mp3



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La denuncia contro l'azienda bellica Leonardo è sacrosanta. Viene anzi forse perfino molto, troppo tardi rispetto alla vicenda del genocidio. Un articolo su 'Left' (che ho ripreso su differx.noblogs.org ma solo nell'incipit) ne parla. Eccolo: https://left.it/2025/11/21/ecco-perche-abbiamo-denunciato-lindustria-bellica-leonardo-per-la-fornitura-di-armi-a-israele/

#genocidio #Gaza #israhell #Palestina #denuncia #israele #israelterroriststate #israelestatoterrorista



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i lettori di Oggettistica non sanno trattenere la gioia: https://mobilizon.it/events/48fe58dd-a545-47e4-ab88-76349c73e5d7

chi vuole, chi può, si unisca ai lettori di Oggettistica questo sabato, a Roma, alle 17:30 presso la Biblioteca Pagliarani in via M. Bragadin 122b.



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con tutti 'sti medium e substack a pagamento e pagine fb e profili professionali su instagram, spunte blu e twittx d'eccellenza avete un po', solo un po', rotto il cazzo. quello stesso sistema complessivo che fa finta di rendervi visibili a tutti, perché è “il” social “del momento” è lo stesso identico aggeggio di quei tutti davanti ai quali dovreste diventare visibili. proprio sul piano sociale siete/siamo, in realtà, divisibili, e divisi. e così impera lui, lo spettacolo (-ino). non gli serve essere poi granché, perché ci lavoriamo tutti, a renderlo energico e grosso. la soluzione (che non è una “soluzione” ma un modo di viversi le cose, la vita) potrebbe semmai consistere nel progressivo e tentativo passaggio alla decentralizzazione. (che attualmente, in parte, è giocoforza pure una ...desocializzazione, se “social” è la roba che conosciamo).

ovvero. invece di tentare di verticalizzarmi – tipo wannabe influencer – attraverso un social, ovviamente generalista, trovo più nelle mie corde orizzontalizzarmi, cioè disseminarmi in microstrutture singole, differenti, diffratte, possibilmente federate – quindi fediverse.

qui sono su noblogo, ma ho due spazi su noblogs.org e altrettanti in wordpress e archive.org, e poi mastodon, friendica e ko-fi. poi – sì – dei banali “moltiplicatori” anche su spazi generalisti (fb, ig, x, threads, tumblr, questa roba). ma:

siccome mi occupo di politica, Palestina e italia, e di scritture fuori mainstream, sperimentali, glitch, musica di ricerca eccetera, le mie notizie devo darle anche lì, nel mare magnum, però in forma di link-esche-ami che portino quanto più possibile fuori dal sistema dei social imperiali. questa mia scelta, allo stesso tempo, non vuole però significare chiudermi nella proverbialissima “nicchia”. significa semmai scegliere una strategia orizzontale, puntiforme e dissipata, per diffondere quello che ritengo giusto e interessante, cercando così di sfondare i vari margini e muri, invece di fare a gara a chi svetta di più all'interno del carcere, che resterebbe intoccato, nemmeno intaccato.



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