Il futuro della Terra? Più cupo di quanto immaginiamo
Chiunque abbia a cuore il futuro della Terra e delle prossime generazioni non può che essere preoccupato per il declino della biodiversità, le estinzioni di massa, la crisi climatica e altre situazioni di forte criticità innescate dall’uomo.
Ma il punto è che quasi sicuramente non siamo preoccupati abbastanza per trasformare quell’intermittente inquietudine in una spinta immediata all’agire, come se la nostra casa fosse in fiamme. (…)
Circa un milione di specie di piante e animali sono minacciate di estinzione e gli insetti stanno rapidamente scomparendo da molte regioni della Terra. In tre secoli abbiamo perso l’85% delle paludi, mentre il 65% degli oceani subisce in qualche misura l’influenza delle attività umane. Le foreste di alghe kelp e posidonie (importantissimi ecosistemi oceanici) si sono assottigliate, la quantità di coralli vivi nei reef si è dimezzata negli ultimi 200 anni, e i grandi predatori marini sono il 30% in meno di un secolo fa.
La popolazione umana è raddoppiata rispetto agli anni Settanta e conta ora i 7,8 miliardi di unità. Nel 2050 saremo in 10 miliardi, un aumento che si tradurrà in una maggiore insicurezza alimentare, un più estensivo utilizzo del suolo, più inquinamento da plastica, un rischio aumentato di pandemie, disoccupazione, fragilità abitative, insurrezioni, guerre. Tutto questo, in un contesto in cui stiamo usando ben più delle risorse naturali che la Terra abbia la capacità di rinnovare, e con il riscaldamento globale lanciato per superare il grado e mezzo dall’era pre-industriale tra il 2030 e il 2052.
Anche se tutti i contraenti degli Accordi di Parigi osservassero i loro impegni, il global warming si attesterebbe tra i 2,6 e i 3,1 °C entro il 2100. L’avanzata di leader populisti con agende avverse alla crescita sostenibile favorisce movimenti d’opinione e campagne di disinformazione che attribuiscono all’impegno ambientale colori politici, anziché vedere nell’attivismo climatico una volontà di preservare la specie umana.
Come superare l’immobilismo e trasformare la paura in energia di cambiamento? Lo studio suggerisce alcune azioni indispensabili, come abolire l’obiettivo di una crescita economica perpetua; rivelare il vero costo dei prodotti che utilizziamo e delle attività che svolgiamo, obbligando i responsabili di danni ambientali ad assumersene economicamente i costi (per esempio tassando le aziende per i gas serra che emettono); abbandonare progressivamente e in modo rapido i combustibili fossili; limitando i monopoli e l’influenza indebita delle aziende sulla politica; garantire alle donne istruzione, lavoro e libertà nelle scelte di pianificazione familiare.
Elisabetta Intini per Focus #Diambiente
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