La lettera di Gagarin alla moglie, prima del suo volo nello spazio

Dispensa

Questo è il testo della lettera che il cosmonauta russo Yuri Gagarin scrisse alla moglie Valentina ed alle sue due figlie, alla vigilia del primo viaggio dell’uomo nello spazio. Sapeva che stava per affrontare una prova molto rischiosa.

«Salve, mie care ed amatissime Valečka, Lenočka e Galočka! () Ho deciso di scrivervi qualche riga, per condividere con voi la gioia e la felicità che ho provato oggi. Oggi la commissione governativa ha deciso che sarò io il primo uomo ad andare nello spazio. Sapessi, cara Valjuša (), come ne sono felice, e vorrei che anche voi lo foste insieme con me. Hanno affidato ad una persona comune come me un compito di così grande importanza per il nostro Paese: tracciare la prima strada nello spazio! Si può sognare qualcosa di più grande? Questo rappresenta una nuova era!

Devo partire tra un giorno. Durante questo periodo voi starete facendo le vostre cose di sempre. Ho un grosso fardello sulle spalle. Avrei voluto restare prima un po’ con voi, parlare un po’ con te, ma ahimè è tardi. Tuttavia, io vi sento sempre vicini, qui con me. Ho piena fiducia nella tecnica: la navetta è ben collaudata, sicuramente non succederà nulla. Però capita a volte che l’uomo scivoli su una strada liscia e si rompa l’osso del collo. Può essere che anche nel mio caso possa accadermi qualcosa, ma io non credo che succederà. Se però dovesse accadere, vi chiedo, e soprattutto lo chiedo a te, Valjuša, di non farvi sopraffare dal dolore. Fa parte della vita, e nessuno può essere sicuro che domani non sarà investito per strada da una macchina. Prenditi cura delle nostre bambine, amale come le amo io. Educale in modo che non diventino delle scansafatiche o delle viziate, ma delle persone vere che non abbiano paura di affrontare i momenti duri della vita. Fai di loro delle persone degne di questo nuovo sistema sociale, il comunismo. In questo ti aiuterà lo Stato. Vivi la tua vita secondo coscienza, ed agisci come riterrai opportuno fare.

Non ti lascio alcun obbligo, e non ho il diritto di farlo. La lettera sta assumendo un tono un po’ troppo triste, quasi da lutto… ma no, dai, non andrà così. Spero che non vedrai mai questa lettera, e che mi vergognerò con me stesso per questo momento di debolezza passeggera. Ma se dovesse succedermi qualcosa, tu devi sapere tutto, fino alla fine. Ho vissuto la mia vita onestamente, sono sempre stato sincero ed ho fatto del bene alle persone, anche se non è stato tanto. Una volta, da piccolo, lessi le parole di V. P. Čkalov: “Se devo esserci, devo essere il primo”. Ecco, cercherò di pensarla come lui, e lo farò fino alla fine. Valečka, voglio dedicare questo volo a tutte le persone che fanno parte di questo nuovo sistema sociale, il comunismo, a cui noi abbiamo già aderito, e voglio dedicarlo anche alla nostra grande Patria ed alla nostra scienza. Spero che tra qualche giorno saremo ancora insieme e saremo felici.

Valečka, non dimenticare i miei genitori; se ne avrai la possibilità, aiutali. Manda loro un grande saluto da parte mia. Che mi perdonino per il fatto che non sanno di tutto questo, non ho potuto farglielo sapere. Beh, è tutto. Arrivederci, miei cari. Vi abbraccio forte forte e vi mando un bacio.

Un caro saluto. Il vostro papà, Yura» 10/04/1961

Valentina Ivanovna lesse questa lettera solo 7 anni dopo, alla scomparsa del marito avvenuta nell’incidente aereo del 27 marzo 1968.

(*) Valečka, Lenočka e Galočka sono dei diminutivi dei nomi russi Valentina, Elena e Galina. Valjuša è un altro diminutivo di Valentina. Yura è il diminuitivo di Yuri (N.d.T.)

Traduzione di Marco Massacesi #Divita

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