Michelle Shocked

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“Non posso dirti dove ho intenzione di andare… ma posso dirti da dove vengo.”

Marie Johnston, classe 1963, originaria di Dallas nel Texas, folksinger per vocazione, ha esordito nella seconda metà degli anni ottanta. Ha fatto la musicista itinerante, nella più pura tradizione dei folksinger americani e, proprio come si usava nei tempi eroici della canzone d’autore, ha creato composizioni lucide e molto realiste, che descrivono le realtà sociali che ci circondano.

Ha lasciato casa a sedici anni, staccandosi dall’educazione rigorosa impostale dalla madre, ed è andata vivere con il padre che le ha insegnato i primi rudimenti musicali. Il padre (“Dollar” Bill Johnston), che l’accompagnerà in diverse tournèe, è un appassionato di musica folk: suo tramite Michelle ha conosciuto Woody Guthrie, Doc Watson, Cisco Houston, Leadbelly e lo swing texano di Bob Wills.

Michelle è cresciuta dritta come un virgulto, si è formata un carattere duro, ed il suo idealismo non è solo un fatto letterario, per anni è in prima fila nelle manifestazioni pubbliche (la copertina di “Short Sharp Shocked” mostra la foto di un poliziotto che malmena Michelle nel corso di una manifestazione a San Francisco), partecipa ad associazioni benefiche, fonda un movimento ecologico, frequenta comunità punk, lavora per rock against racism, poi va a vivere in Europa (dopo essersi spostata da Austin a San Francisco) e, più esattamente prima ad Amsterdam, quindi a Berlino e Londra.

Siamo già negli anni ottanta e la ragazza mostra apertamente le sue attitudini musicali, ha una passione spiccata per tutto ciò che è puro e idealista, le sue scelte musicali attingono alle tradizioni privilegiando country e folk, blues e jazz.

Per un certo periodo fa la segretaria allo Speakeasy dove comincia a presentare le sue canzoni dal vivo. Poi, chitarra a tracolla, inizia a girare gli States: Pete Lawrence, il padrone dell’etichetta inglese Cooking Vynil, la registra con un sony portatile nel corso del festival folk di Kerville in Texas: il disco che ne risulta (The Texas Campfire Tapes) è un sorprendente successo indie (è il bestseller delle indipendenti inglesi nel corso del 1987), malgrado la registrazione comprenda anche rumori vari (grilli, automobili che passano, uccelli), Michelle mostra di avere un talento fuori dalla norma, le sue composizioni, lucide e piene di poesia, hanno il pathos e la fierezza di quelle dei grandi folksinger del passato.

Passa un anno e la Mercury, una multinazionale, la mette sotto contratto. Gli inizi non sano facili ma non si dispera e alla fine del 1988 esce “Short Sharp Shocked” il suo secondo album, ma il suo primo disco reale: è un piccolo trionfo per la giovane texana, in primo luogo perché vince la battaglia con la sua etichetta per la copertina, quindi perché il disco, ben supportato da buone composizioni. Il secondo album, fine 1989, è l’eclettico e difficoltoso “Captain Swing“, il disco completamente diverso dai due che lo hanno preceduto, ci consegna l’autrice alle prese con una robusta sezioni di fiati a ripercorrere sentieri musicali certamente non molto usuali.

E’ un omaggio alla tradizione texana dello swing, al blues fiatistico, ma l’album non ha l’impatto del lavoro precedente, vuoi per la diversità del materiale presentato, vuoi per il troppo eclettismo che la giovane lascia trasparire dal suo lavoro: la passione e la voglia di imporre le proprie idee questa volta sono preponderanti rispetto al risultato ultimo, certamente molto interessante, ma comunque inferiore rispetto al disco precedente.

Il suo quarto album: “Arkansas Traveler”, il terzo della sua trilogia, quello che la conclude, è il suo capolavoro. Arkansas traveler, è un disco lucido suonato con molto feeling, splendidamente attuale e strutturato con amore. Un lavoro che tratta con estremo rigore le radici della musica americana e le sue connessioni con la ballata tradizionale europea, quindi oltreché essere un album estremamente piacevole da ascoltare è anche un testo storico-educativo su cui ciascuno di noi può iniziare il suo apprendimento per conoscere più a fondo la vera musica tradizionale.

#Dimusica

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