Osservazioni su una critica mossa al racconto “Manoscritto trovato in una bottiglia” di Edgar Allan Poe [#letteratura]

Illustrazione di Hermann Wögel, Acquaforte, dal volume Histoires extraordinaires, pubblicato a Parigi da Albert Quantin, 1884

Anni fa mi imbattei in questo articolo: http://carlogregori.blogspot.com/2015/12/un-attimo-prima-del-vuoto-riflessioni.html

Non sono del tutto d'accordo sul fatto che il racconto così com'è non avrebbe potuto essere “coerente” con la vicenda narrata, cioè non possa essere – nella finzione – effettivamente il testo redatto dal malcapitato.

Già poco dopo l'inizio dice: “Ho ritenuto opportuno fare questa premessa nel timore che il racconto incredibile che mi accingo a narrare sia considerato delirio di un'immaginazione incolta piuttosto che l'esperienza reale di una mente per cui sogni e fantasticherie sono stati sempre lettera morta, cose vuote di senso.

Io lettore, se già vedo il titolo “manoscritto” e leggo le parole che ho messo in grassetto, do per scontato che si tratti di un “narrare” per iscritto.

Invano attendemmo il sesto giorno: per me quel giorno non è arrivato ancora“ Qui esprime profondità temporale: collegamento tra il momento ricordato e il momento in cui sta scrivendo – lui è a bordo della nave nera in quel momento.

Molto tempo è trascorso da quando per la prima volta misi piede sulla tolda di questa nave“ La ripresa del discorso in questa maniera, rafforzata anche dal fatto che il testo è fisicamente separato da ciò che lo precede, è un altro riferimento alla profondità di tempo che il narratore “sente”.

...i materiali con cui scrivo e ho scritto finora. Di tanto in tanto continuerò questo diario. È vero che forse non troverò modo di trasmetterlo al mondo: tuttavia voglio tentarlo. All'ultimo momento racchiuderò il manoscritto in una bottiglia e la getterò in mare.“ La frase tra asterischi ribadisce una volta per tutte che ciò che abbiamo letto fino ad ora è la stesura dei suoi ricordi redatta da quando, sulla nave nera, è riuscito a procurarsi carta e penna. Inoltre si può facilmente presumere che egli abbia già a portata di mano la famosa bottiglia.

È sopravvenuto un incidente che...“ (inizio di frase improvviso: ha ripreso la scrittura dopo averla interrotta per un certo tempo)

Recentemente ho fatto parecchie osservazioni“ (altro cambiamento di tempo: ha ripreso la scrittura)

Rileggendo quest'ultima frase“ (mostra nuovamente di stare scrivendo)

Circa un'ora fa, ho avuto l'ardire di“ (altro cambiamento di tempo improvviso)

Ho menzionato, non molto tempo fa, quella vela spiegata“ (richiamo al fatto che deve averlo scritto qualche “giorno” prima)

Infine sono d'accordo sulla fine del racconto, ma non solo per l'osservazione sul verbo to quiver; bensì per il fatto molto più generale che egli trovi la lucidità di scrivere tutto il lungo paragrafo che va da “Oh, orrore sopra orrore! Di colpo...” fino alla fine. Voglio dire, stai precipitando verso la fine, come fai a essere così presente?

Con ciò non voglio togliere nulla all'analisi fatta, che trovo molto bella e ricca di spunti; dico solo che ho sempre pensato (o voluto pensare?) che Poe avesse scritto questo racconto in un'ottica di realisticità “interna”.

Edoardo Secco

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