8-9 giugno, Italiani bravi sudditi
Non votare sì ai referendum significa non sfruttare una delle rarissime occasioni di incidere concretamente, e senza la mediazione di un parlamentare corrotto qualunque, sulla propria vita di cittadino e lavoratore sfruttato, ricattato, senza diritti, offeso nella sua dignità. Qualsiasi scusa si possa inventare per non votare Sì a questi referendum è offensiva per chiunque abbia un minimo di senno.
Chi non vota sì ai referendum del 8-9 giugno o è il padrone o è un servo del padrone. Chi non va a votare o è il padrone o è un misero suddito senza coscienza civica e civile, uno schiavo che non cambierà mai in meglio la propria condizione. Chi consiglia di non andare a votare i referendum o è il padrone o è un servo prezzolato della Confindustria, che sia politico o giornalista.
Per quanto i 5 quesiti riguardino la vita quotidiana di molti di noi, probabilmente non riusciranno a raggiungere il quorum. Perché l'Italia è un Paese in grave e inesorabile declino proprio per colpa del popolo italiano, un popolo senza senso di sudditi e Truffaldini.
Eppure i 5 quesiti sono semplici e chiari:
Quesito 1, scheda verde – «Contratto di lavoro a tutele crescenti – Disciplina dei licenziamenti illegittimi: Abrogazione». Si vota per abrogare il relativo articolo del Jobs Act per reintrodurre art.18. Con la vittoria del Sì verrebbe ripristinato il reintegro nel posto di lavoro nei casi di licenziamento discriminatorio, di licenziamento nullo (cioè in violazione di norme specifiche) e per il licenziamento orale.
Quesito 2, scheda arancione – «Piccole imprese – Licenziamenti e relativa indennità: Abrogazione parziale». Votare Sì per parificare l'indennità di licenziamento illegittimo per i lavoratori delle imprese con meno di 15 dipendenti, ora drasticamente ridotta rispetto agli altri. Su questa norma anche la Corte Costituzionale nel 2022 aveva già evidenziato numerose carenze, parlando di «non equilibrata compensazione», «non adeguato ristoro», «limite massimo del tutto inadeguato e per nulla dissuasivo» e aveva richiesto al legislatore di correggerle, invano.
Quesito 3, scheda grigia – «Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi». Il Jobs Act prevede la possibilità per le imprese che assumano con un contratto a termine inferiore a 12 mesi di non specificare la causale, cioè spiegare il motivo per cui il contratto deve essere solo temporaneo e non a tempo indeterminato. Votare Sì per farla finita una volta per tutte con l'uso indiscriminato e abusivo dei contratti a termine anche per posizioni, lavori e mansioni che non li giustificano.
Quesito 4, scheda rossa – «Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell'appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell'attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici: Abrogazione». Riguarda la sicurezza sul lavoro e le responsabilità delle aziende appaltanti, cioè le grandi imprese (private o partecipate), nel caso di infortuni durante i contratti di appalto. Per fare qualche esempio di cronaca recente tragicamente nota: ENI, ENEL, Esselunga, RFI. Votare Sì per estendere alle aziende appaltanti la responsabilità in solido sugli infortuni che coinvolgono i lavoratori delle ditte in subappalto. L'azienda che subappalta ha il dovere di vigilare e pretendere il rispetto di tutte le norme di sicurezza sul lavoro da parte delle imprese di cui si avvale nei suoi cantieri e deve essere responsabile insieme alle ditte in subappalto.
Quesito 5, scheda gialla – «Cittadinanza italiana: Dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana». Sono più di 2 milioni e 500 mila i cittadini maggiorenni di origine straniera nati e cresciuti in Italia ma ancora senza cittadinanza italiana. Sono giovani studenti o lavoratori con lavori in regola che pagano le tasse come tutti gli altri cittadini, ahem! quelli onesti. Votare Sì per dimezzare da 10 a 5 anni, come è stato fino al 1992, il periodo di residenza legale necessario per richiedere la cittadinanza italiana. Non si modificano tutti gli altri requisiti necessari, come ad esempio la conoscenza della lingua italiana, un reddito minimo continuativo, l'essere incensurati e avere sempre pagato le tasse.
Certo che se applicassimo retroattivamente la norma sulla regolarità tributaria, l'Italia si troverebbe da un giorno all'altro ad avere una popolazione più o meno dimezzata.
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