Mangiare biologico e a Km 0 è rivoluzionario
Le moderne scienze alimentari raccomandano di consumare molta frutta e verdura e proteine di origine vegetale (contenute soprattutto nei legumi) e di ridurre la quantità di carne e di altre proteine di origine animale.
Ma non basta. Scegliere il più possibile prodotti di stagione, non sottoposti a trattamenti chimici e a Km 0, è una scelta consapevole che ha un grande impatto sulla nostra salute, e innesca anche un circolo virtuoso che coinvolge noi come liberi cittadini e consumatori e coloro che producono in maniera naturale e responsabile il nostro cibo, traendone il giusto profitto.
Le fragole a dicembre
La stagionalità degli alimenti, così come la territorialità, è codificata nel patrimonio genetico di ciascuno; seguire la stagionalità vuol dire mantenersi in sintonia – e non in conflitto – con l'ambiente in cui viviamo e da cui proveniamo.
Frutta e verdura di stagione (anche il pesce e altri alimenti di origine animale hanno una stagionalità), diversamente da quelle coltivate in serra e poi stoccate o provenienti da molto lontano, possono essere consumate entro brevissimo tempo dalla raccolta e contengono una maggiore quantità di vitamine e sali minerali, perché arrivano in modo naturale a completa maturazione. Gli alimenti coltivati in serra e disponibili anche fuori stagione contengono mediamente meno vitamine, perché ricevono meno luce solare e sono raccolti ben prima della completa maturazione per aumentarne la durata di conservazione.
Residui chimici: la farsa delle soglie di legge
Gli effetti sulla salute umana. Molti dei fitofarmaci chimici oggi usati nell'agricoltura convenzionale possono avere, in date quantità, un'azione tossica (come gli interferenti endocrini) e mutagena sul nostro organismo, cioè provocare mutazioni nel processo di riproduzione cellulare che sono all'origine di gravi patologie, tra cui svariate neoplasie.
Le soglie di legge sono l'espressione di una trattativa tra il normatore (guidato dalla scienza?), l'agroindustria e le associazioni che rappresentano le imprese agricole. Ma se queste soglie fossero stabilite realmente su basi scientifiche e tenessero conto realmente della salute umana e pubblica, non si capisce perché nel corso del tempo possano variare, e soprattutto perché quando variano la soglia minima viene sempre aumentata e mai diminuita. L'organismo umano diventa forse meno vulnerabile e più resistente col passare del tempo?
La scienza si interroga sempre più spesso sul cosiddetto effetto sinergico (o cocktail), la cui indagine scientifica è tuttavia molto complessa e costosa, spesso non sostenibile dagli enti indipendenti, mentre non è ben vista, se non ostacolata, dall'agroindustria. Due o più sostanze chimiche (come i residui di fitofarmaci e gli additivi alimentari) assunte dal nostro organismo, anche se ognuna presa al di sotto della quantità stabilita dalla legge, possono reagire chimicamente tra di loro causando un effetto combinato (sinergico) esponenzialmente più nocivo della semplice somma delle singole piccole quantità.
Gli effetti su suolo e ambiente. Il largo utilizzo, o meglio l'abuso di prodotti chimici di sintesi (pesticidi, erbicidi e fertilizzanti azotati) e le intense e ripetute lavorazioni profonde del terreno che l'accompagnano, nel lungo periodo causano l'erosione, il degrado e la perdita di struttura del suolo. Da ciò derivano, oltre all'inquinamento delle falde acquifere da cui ci approvvigioniamo, il dilavamento dei nutrienti, la scomparsa degli insetti utili e l'impoverimento della popolazione microbica del terreno, che è l'elemento indispensabile alla conservazione della fertilità dei suoli e al rafforzamento delle difese naturali delle piante dai parassiti e dai microrganismi nocivi.
Tutto ciò non fa che aumentare ulteriormente il ricorso ai fertilizzanti e ai fitofarmaci per compensare la perdita di biodiversità e fertilità, innescando una spirale di retroazione positiva (amplificazione) da cui l'agricoltore e l'azienda agricola molto difficilmente riescono a uscire e a interrompere.
La grave alterazione dei cicli biogeochimici dell'azoto e del fosforo, causato dall'agricoltura intensiva-estensiva e dai processi industriali, sono due tipping points climatici (punti di non ritorno) che la scienza afferma abbiamo già superato. L'impatto ambientale negativo di queste sostanze si manifesta anche con le enormi quantità di energia (input energetico), soprattutto da fonti fossili, necessarie per la loro produzione e utilizzo.
Prodotti locali e a Km 0. Non una moda da ricchi.
I prodotti locali richiedono molta meno energia per essere stoccati e percorrono molti meno chilometri per arrivare sulla nostra tavola, con conseguente minore inquinamento e impatto ambientale. Acquistare i prodotti dalla fattoria e dall'ortolano locali ci permette anche:
- di conoscere personalmente chi e con quali metodi produce il nostro cibo, ma soprattutto con quale attenzione egli cura il suo patrimonio: la sua terra e i suoi animali;
- di favorire e sostenere l'economia locale e permettere al produttore di ottenere il giusto guadagno pagando il giusto prezzo, che non è quello fissato dalla grande distribuzione, ormai con logiche più finanziarie che economiche. Per fare un esempio, 1 Kg dei pomodori che noi acquistiamo al supermercato, oggi viene pagato al produttore soltanto 10 centesimi (10 euro a quintale)!
- di instaurare un rapporto di fiducia reciproca e spesso di amicizia con l'agricoltore o l'allevatore;
- di non favorire lo sfruttamento e le vessazioni: perché dietro ai prodotti alimentari (e non solo) che acquistiamo a prezzi bassissimi e che arrivano da molto lontano, spesso c'è lo sfruttamento indiscriminato della terra e delle persone che la lavorano, sia come salariati sia come piccoli o micro-agricoltori.
Now playing: “Take Me away” The Revölution by Night – Blue Öyster Cult – 1983
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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio