Progettare con i pattern in Permacultura
Al centro della progettazione in Permacultura c'è l'osservazione e la comprensione dei pattern naturali e la loro applicazione pratica nei progetti, imitando o replicando gli schemi e i modelli che i pattern ci suggeriscono.
La Permacultura è un sistema di progettazione di insediamenti umani che abbiano le caratteristiche di stabilità, resilienza, sostenibilità e efficienza tipiche degli ecosistemi naturali e che siano capaci di produrre abbondanza di cibo, fibre, energia e altri servizi ecosistemici.
Va chiarito una volta per tutte: la Permacultura è multidisciplinare, ha le sue basi nelle scienze ecologiche e ne mette a sistema gli elementi in una sintesi teorica e pratica. La Permacultura coniuga sapere tradizionale, scienza ecologica e innovazione. Non ha a che fare soltanto con l'agricoltura e non pretende di essere una scienza.
La Permacultura si fonda su 3 etiche:
- Earth care cura della Terra
- People care, cura delle persone
- Fair share, limita i consumi e condividi il surplus in modo equo e solidale
Molti progettisti oggi aggiungono una quarta etica, a complemento delle tre originarie:
- Systems thinking, pensa e progetta in modo sistemico, olistico.
Dalle 3 etiche discendono i 12 principi di progettazione, da cui si sviluppano centinaia di strategie di progetto e da queste migliaia di tecniche di applicazione sul campo.
In figura, le etiche e i principi della Permacultura.
I pattern naturali si manifestano e agiscono nello spazio e nel tempo. Sono osservabili nelle forme, nelle strutture, nei processi e negli eventi ricorrenti in natura. Per citarne solo alcuni, in ordine sparso: forme come spirali, toroidi, frattali, tassellature di un favo o delle squame dei pesci, cerchi concentrici; modelli e eventi come le onde di propagazione del suono, il flusso di un corso d'acqua intorno ad un ostacolo (scia di Von Karman), le turbolenze del vento o il suo flusso laminare in prossimità di una superficie, i flussi ad impulso o i vortici, le ramificazioni di un fulmine, di un reticolo idrografico o quelle dei dendriti, la disposizione delle foglie nella chioma di un albero, la sezione del torsolo di una mela, lo schema a curve-onde delle dune di sabbia, le curve di livello (isoipse), la simmetria radiale dei fiori.
I pattern naturali presentano caratteristiche comuni:
sono resilienti, cioè sanno adattarsi ai cambiamenti, riprendersi dai traumi e si autoregolano. Per esempio grazie alla ridondanza delle ramificazioni che distribuiscono le risorse in una pianta o nelle micorrize sotterranee o nei capillari sanguigni. Non a caso, una delle regole basilari della progettazione permaculturale è che ogni funzione importante deve essere svolta o supportata da più elementi del sistema e che ogni elemento del sistema deve svolgere più funzioni.
sono energeticamente efficienti, cioè minimizzano gli sprechi e ottimizzano lo spazio. Per esempio le strutture a spirale o a reticolo esagonale, come le celle di un favo.
sono scalabili, cioè funzionano su scale diverse. Per esempio le strutture a frattale come le venature delle foglie, le ramificazioni dei polmoni, le food forest (di qualsiasi estensione) con aiuole autosimilari, i raggruppamenti di galassie.
Quelli che seguono sono soltanto alcuni esempi degli innumerevoli pattern naturali applicati in un progetto permaculturale:
pattern a spirale: spirale delle erbe aromatiche per creare microclimi diversi ideali alle diverse varietà; orto a spirale per ottimizzare lo spazio di coltivazione e gli spostamenti per la lavorazione e la raccolta.
pattern a strati: copertura verde del tetto o delle pareti più esposte dell'abitazione e delle altre strutture; sistema fossa biologica-fitodepurazione-acquacoltura; food forest (foresta commestibile) composta da 7 layers di vegetazione (alberi ad alto fusto, alberi a basso fusto, arbusti, erbacee, tappezzanti, funghi e micorrize, rampicanti).
pattern a tassellatura: orti a forma di keyhole (buco di serratura) o di mandala, creano microclimi diversi e aree ombreggiate, permettono la consociazione, riducono la competizione tra le colture, facilitano e rendono meno faticose le lavorazioni.
pattern a onde e curve: swales (fosse livellari) o, su larga scala, keylines di P.A Yeomans per la captazione, conservazione e distribuzione dell'acqua; siepi o fasce boscate ondulate come barriere frangivento e antincendio.
pattern frattali: sistemi di siepi e bordure autosimilari nei campi coltivati per aumentare biodiversità, difesa da parassiti e malattie e per moltiplicare l'effetto margine (i margini tra ecotoni sono le aree più ricche di biodiversità e di nutrimento e sono più produttive).
pattern dendritico: sistemi di drenaggio; irrigazione a goccia; percorsi e camminamenti per la raccolta delle colture.
pattern a cerchi concentrici: progettazione dell'insediamento basata sulle 5 zone funzionali; sistema di piantumazione, irrigazione e pacciamatura di alberi da frutto.
pattern a rete: piccoli sistemi di compostaggio collegati in rete; sistema idrico decentralizzato formato da piccoli bacini di raccolta dell'acqua collegati tra loro, particolarmente utile su colline e pendii.
L'uso dei pattern è uno degli aspetti più belli, stimolanti e allo stesso tempo più complessi della Permacultura. Richiede una certa capacità di osservazione, di astrazione, di pazienza e di costante applicazione personale del modello circolare di apprendimento-progettazione Osserva, Rifletti, Progetta, Agisci (ORPA)*.
Now playing: “Nerovivo” Rospo – Quintorigo – 1999
*grazie a Elena Parmiggiani (Accademia Italiana di Permacultura) per la definizione del modello ORPA
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“Andare al di là di fascismo e antifascismo ha, intenzionalmente o no, un’unica conseguenza, che è quella di mettere fascismo e antifascismo sullo stesso piano.” Norberto Bobbio