10 organizzazioni europee stanno cambiando il lavoro digitale
Nel panorama europeo, cresce il numero di realtà che stanno rivedendo le proprie infrastrutture digitali per allinearle a principi di eticità, sicurezza, sostenibilità e autonomia. Questa transizione non riguarda solo la privacy o il rispetto del GDPR, ma riflette una più ampia esigenza di coerenza tra strumenti operativi e valori organizzativi. Dieci esempi concreti — tra ONG, amministrazioni pubbliche e università — dimostrano che tutto questo non è solo possibile, ma già in atto.
Sea-Watch, organizzazione tedesca impegnata nel soccorso in mare, ha adottato NextCloud per gestire la condivisione di dati tra navi e terraferma, garantendo riservatezza, efficienza e autonomia gestionale. Un’esigenza simile ha guidato la scelta di Ingenieure ohne Grenzen, che ha implementato la stessa piattaforma per coordinare interventi in contesti complessi come il Nepal o il Ghana, con team distribuiti e spesso a bassa connettività.
Sul fronte della sicurezza delle comunicazioni, Avocats Sans Frontières, attiva nella tutela dei diritti umani, ha scelto Proton Mail per proteggere le proprie email, riducendo contemporaneamente i costi di gestione e aumentando la consapevolezza interna sulla cybersicurezza. Anche tre grandi ONG internazionali — Amnesty International France, Handicap International e Medici Senza Frontiere — si affidano alla piattaforma e-commerce etica RGOODS, basata sull’infrastruttura cloud di Infomaniak, per gestire in modo sicuro e responsabile la propria presenza online.
Il mondo delle pubbliche amministrazioni non è da meno. Alcuni governi federali e locali di Svezia, Germania e Svizzera hanno stretto un accordo con Nextcloud per creare una suite d’ufficio europea rispettosa della sovranità digitale. Il Comune di Monaco di Baviera, per esempio, ha sostituito strumenti commerciali con soluzioni open source, migliorando la protezione dei dati e riducendo la dipendenza da Big Tech.
Nel settore accademico, l’Università di Grenoble ha scelto di implementare una piattaforma cloud basata su OpenStack per gestire progetti didattici e di ricerca, garantendo flessibilità e sicurezza nella condivisione di dati sensibili. Una direzione simile è stata intrapresa dal CERN, che ha recentemente migrato a Kubernetes, rafforzando il proprio sistema di gestione dati grazie a soluzioni cloud indipendenti e scalabili.
A chiudere questo panorama, l’esperienza di Octree, uno studio francese che lavora nel campo della transizione ecologica. Ha scelto Infomaniak per ospitare Decidim, piattaforma open source per la democrazia partecipativa, rendendo disponibili processi decisionali digitali su un’infrastruttura sostenibile e trasparente. A livello sistemico, la European DIGITAL SME Alliance sostiene questa stessa visione, promuovendo strumenti come Proton, Nextcloud e Whereby per rafforzare l’ecosistema delle tecnologie europee sovrane.
Questi dieci esempi non solo segnalano un cambiamento in atto: rappresentano modelli operativi che funzionano. Offrono un’alternativa concreta, accessibile e replicabile a un ecosistema digitale oggi ampiamente centralizzato, opaco e — in molti casi — predatorio. Scegliere questi strumenti non è solo una questione di coerenza o di resistenza simbolica: è una strategia organizzativa, educativa e politica. È il modo in cui si dà forma a un digitale che tutela, che potenzia, che rispetta.