Organizzazioni flessibili
Si dice spesso che le organizzazioni devono essere flessibili. Che l’adattabilità è tutto, che bisogna muoversi leggeri, con ruoli fluidi. Ma cosa significa essere flessibili? E quando lo si è davvero?
La flessibilità è un valore positivo, si lega alla capacità di adattamento, alla libertà operativa e alla riduzione delle rigidità. Ma nel tempo dell’instabilità la sua esaltazione può mascherare una fragilità sistemica.
Se non è sostenuta da una struttura chiara di ruoli e funzioni, la flessibilità scivola facilmente nella retorica e finisce per generare disorientamento, perdendo valore e forza trasformativa.
Praticamente si parla di intellegibilità: sapere chi fa cosa e perché. La mancanza di chiarezza irrigidisce l’organizzazione: i passaggi diventano domande, le riunioni si moltiplicano, le risorse si disperdono. Ci pensiamo flessibili, ci ritroviamo confusi e immobili.
Ma attenzione a non cadere all'opposto, un sistema umano non è mai del tutto ordinato. Restano sempre margini di ambiguità, interpretazione e adattamento ed è per questo che abbiamo bisogno di relazioni e di fiducia.
La flessibilità è, quindi, un sistema complesso di riferimenti — anche emotivi — capace di coordinare le transizioni, dare senso ai ruoli e migliorare le relazioni.
Questa trama è centrale per non far reclinare la flessibilità verso la disfunzionalità e creare le migliori condizioni per l'espressione delle nostre capacità e competenze. Anche la felicità fa parte dell'equazione.