Periferie

Le periferie sono spazi stratificati e in continuo movimento, intrecciati con vissuti personali e collettivi, segnati da condizioni complesse. Nate da urbanità frammentate, sono attraversate da vere e proprie forme di invisibilità.

Condizioni avverse, in cui talvolta l’umano e il simbolico emergono con forza: nuove estetiche, spazi di solidarietà, laboratori d'innovazione, economie informali, pratiche educative non convenzionali.

Forme di resistenza: espressioni vitali, segnali preziosi che ci ricordano quanto sia urgente fare in modo che queste esperienze non restino isolate, ma diventino parte di un disegno più ampio, sostenuto da risorse accessibili.

Periodicamente, drammatici bagni di realtà ci spingono a rispondere ai problemi strutturali delle periferie con misure emergenziali.

Ma ciò che serve è un approccio trasformativo, basato sull’empowerment, sulla promozione del benessere mentale, sull’educazione socio-affettiva come leva della cittadinanza attiva, su percorsi di rigenerazione urbana partecipata e sul rafforzamento di reti solidali capaci di durare nel tempo.

Perché, quando viene meno l’accesso a ciò che è essenziale – una scuola, un medico, un autobus – la vita si restringe.

Perché, quando si resta fuori dalle scelte che plasmano lo spazio comune, le aspirazioni diventano problemi da gestire.

Perché, nell’impossibilità di immaginare un futuro, il tempo degenera.

Non vanno “salvate” le periferie, vanno riconosciute per ciò che sono: luoghi abitati, complessi e vitali, attraversati da potenzialità e problematiche profonde, culture ibride e capacità di resilienza.

Per dar vita a percorsi di emancipazione e benessere in questi luoghi servono alleanze solide e un quadro di riferimento stabile, sostenuto da metodologie di finanziamento all’avanguardia. Occorre costruire le basi di un ecosistema educativo, culturale, urbano e politico che offra supporto in modo accessibile, stabile e coerente.

Intervenire, allora, non è un atto di salvataggio, ma un gesto di giustizia sociale.