10 maggio, venerdì

Il dolore è un sentiero che dobbiamo percorrere da soli. Andare da uno specialista del dolore – un medico, un prete, uno psicoterapeuta – vuol dire affidare a qualcuno il compito di far rientrare il proprio dolore in una narrazione: ossia di renderlo comune: e dunque falso. Perché tutto ciò che è sociale è falso, radicalmente incapace di verità. E tutto ciò che è vero è indicibile, perché irrimediabilmente singolare. Come la direzione, il verso-dove di questo dolore – che non è stanchezza, non è debilitazione, non è depressione, non ha alcun nome sociale, non è scritto su nessun libro: perché è mio. Perché sono io.