Ochino

9agosto2023

Ci hanno fatto perdere le parole

La società moderna ci sta togliendo le parole e ce ne sta stravolgendo il senso. Secondo uno studio di un paio di anni fa, negli anni in cui io facevo il liceo (ormai più di 45 anni fa!) un giovane che faceva la maturità conosceva e usava correntemente e correttamente una media di 1500 parole; oggi siamo scesi a circa 600, e c’è chi parla addirittura di meno di 300. In questo senso Georges Orwell (con “1984”) e Ray Bradbury (con “Fahrenheit 451”) ci hanno raccontato di come tutti i regimi hanno sempre ostacolato il pensiero, proprio attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole. Infatti non c'è pensiero senza parole e se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. E il regime ha gioco facile. Meno parole e meno verbi implicano anche meno capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero. Come conseguenza se non sai esprimere le tue emozioni, ti resta solo un modo per farti strada nella vita: la violenza. Più povero è il linguaggio, più il pensiero (in specie critico) scompare. Più il pensiero scompare, più il potere del regime non ha avversari. Più il potere non ha avversari, più il senso stesso della democrazia viene a mancare. E noi restiamo in mano ai pubblicitari e ai produttori dell’’intelligenza artificiale’.

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Una rivoluzione che abbia senso

La vera rivoluzione deve partire sempre dal basso, anzi da dentro.

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Fermarsi a fare la rivoluzione

L’atto più rivoluzionario in un mondo dell’efficienza, del touch, del tutto e subito, è fermarsi e meditare (o pregare) per cinque minuti.

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