Ci hanno fatto perdere le parole
La società moderna ci sta togliendo le parole e ce ne sta stravolgendo il senso. Secondo uno studio di un paio di anni fa, negli anni in cui io facevo il liceo (ormai più di 45 anni fa!) un giovane che faceva la maturità conosceva e usava correntemente e correttamente una media di 1500 parole; oggi siamo scesi a circa 600, e c’è chi parla addirittura di meno di 300.
In questo senso Georges Orwell (con “1984”) e Ray Bradbury (con “Fahrenheit 451”) ci hanno raccontato di come tutti i regimi hanno sempre ostacolato il pensiero, proprio attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole. Infatti non c'è pensiero senza parole e se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. E il regime ha gioco facile.
Meno parole e meno verbi implicano anche meno capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero. Come conseguenza se non sai esprimere le tue emozioni, ti resta solo un modo per farti strada nella vita: la violenza.
Più povero è il linguaggio, più il pensiero (in specie critico) scompare.
Più il pensiero scompare, più il potere del regime non ha avversari.
Più il potere non ha avversari, più il senso stesso della democrazia viene a mancare.
E noi restiamo in mano ai pubblicitari e ai produttori dell’’intelligenza artificiale’.
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Una rivoluzione che abbia senso
La vera rivoluzione deve partire sempre dal basso, anzi da dentro.
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Fermarsi a fare la rivoluzione
L’atto più rivoluzionario in un mondo dell’efficienza, del touch, del tutto e subito, è fermarsi e meditare (o pregare) per cinque minuti.
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Manifesto (non complottista)
Là fuori milioni di persone esprimono idee di distruzione e morte per l’umanità. E intaccano poco alla volta la società, quella che in cui vivono in modo contingente e quella più vasta dell’umanità.
È un lavoro di fino, il loro, che comincia col modificare il senso della parole, arbitrariamente, in base a gusti momentanei della gente che loro stessi hanno instillato, attraverso la creazione di bisogni indotti. Perché se fai credere alla gente che qualcosa gli è indispensabile, penderà dalle labbra di chi glielo dice, come un drogato dipende dal suo spacciatore.
Noi siamo coscienti che la realtà può influire su di noi solo per quanto noi stessi glielo permettiamo.
Perciò non siamo tra quelli che ascoltano idee 'miracolose', spesso ammantate di ‘buon senso’, perché sappiamo che se continuiamo a coltivarle, certe idee, non le potremo più sradicare dalla nostra mente.
Noi, invece, ci fermiamo a concepire idee per sostenere e, lì dove è stata ferita, ricostruire la società umana.
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