L’ULTIMA PENA

Con gli occhi spenti e sospesi nel nulla coperti da anonimi scuri occhiali, abbandonato su un’antica sedia, osservi dal tuo spoglio terrazzo un giardino incastonato nel cielo. A fatica ricordi le acerbe mani che un tempo ti accarezzavano condividendo la gioia del tuo essere. I tuoi piedi stanchi sono immobili, sotto il peso del tuo volto canuto ascolti il dolore sordo della vecchiaia e la paura di attraversare la notte. Intorno sorrisi pazienti accompagnano la tua anima in cammino nella vita, mentre vaghi lontano con i tuoi pensieri immaginando solitarie camerate svuotate dalla crudeltà dell’uomo e da un infausto tetro destino. I monti annunciano la sera beffarda l’ultima pena prima del sonno, le palpebre si abbassano lentamente aspettando supplici il nuovo giorno

< >