Poesie

Sotto un silenzio indolente, abbracciati a suoni folli e lenti, panni stesi su fili immaginari diventano eterni in un eterno vuoto.

Ombre sospettose passeggiano e fingono di recarsi verso una meta. E’ il ripetersi sempre identico di gesti consueti in una città aspra e senza tempo, bella e sonnolenta. Nessuno si cura della straziante sofferenza dei muri cadenti. Qualcuno osserva le carte dimenticate e le strade rotte. Il profumo della terra si spande per l’aria, mentre il mare sembra gridare pietà per il tradimento degli uomini.

< ^

Due fuochi lontani, presagio di incontri audaci e di corpi esitanti ed indifesi, zampillano tra gli astri e giurano pungenti parole d’amore. Il profumo del mare trattiene il peso dell’incertezza di quel mondo. Terre lontane sotto una guardinga Luna, e una vela ricurva dal tempo ondeggiano sulla plumbea schiuma, sorprendendo gli occhi di un viandante distratto. Un pensiero portato da un vento supplicante irrompe nel cielo spento, un volto violato si mostra e gli dei piangono sommesse lacrime.

< >

Sguardo profondo e impetuoso, rifugio di inquietudini lontane, insegui sgomento cuori che anelano dolci carezze, brindando alle amare illusioni. Il tuo volto si perde nell’infinito, diventa un'ombra fugace nel groviglio dei nostri pensieri, immersi nell’immenso cosmico, mentre le nostre mani si cercano nel fragore silenzioso della notte urlante. Luccicanti stelle cadenti, in attesa di desideri inespressi, abbandonano un esile filo salvando dal precipizio dell’oblio l'incanto di un incontro.

< >

Il rancore amaro della solitudine che corre tra cielo e mare, obbliga a laceranti visioni. Da lontano brandelli di vita, come urla soffocate, rimbombano sotto un Sole rabbioso, poco incline a trovare pace. A oriente un lampo disperato si piega su pochi vecchi tetti, dimenticati in libri ormai chiusi e persi in odorosi tristi cassetti. Una nuvola gocciolante e stupita si guarda intorno con lieta allegrezza, ignara dell'aspro tormento dell'essere, mentre fugge la luna beffarda, sorda al mio invocante canto.

< >

Una chiara brezza volge al tramonto, lasciando un velo sui tuoi occhi, mentre salgono invocanti le tue preghiere.

Avvolta in un doloroso sortilegio, guardi il cielo per trovare il sentiero che orienti i tuoi fragili pensieri ingannati dalla bruma del tempo.

Sotto il ticchettio di uno svogliato orologio pronto a scandire le tue canute abitudini, ti avvicini ad una stufa spenta e spaventata in attesa del profumo degli alberi spogli. Lenti i tuoi passi fingono sicurezza, dolci le tue mani carezzano volti lontani, incorniciati nella tua pallida memoria e disposti in ordine su una bianca credenza. Rari i tuoi sorrisi accompagnano mesti il tuo viaggio attraverso una sofferenza celata al mondo con amaro orgoglio.

Madre tanto amata e sognata, le tue labbra promettono tenere parole e ogni pena diventa più lieve.

< >

Fragili sentimenti contrastanti, persi nel vuoto di una Terra Promessa irrompono nella storia, vagando disperatamente. Un lontano sgomento accompagna un impenetrabile destino, sorpreso dall’ondeggiante schiuma. Su zattere nel mare in tormenta, occhi bagnati di sangue, imploranti speranza, si abbandonano al buio eterno in un orizzonte senza tregua, mentre una spada ferisce il tempo per raccontare naufragi e naufraghi . Guidati da una silente stella e spiati da intimoriti viandanti, illacrimati corpi, salvati all’estremo confine, sopportano sguardi sospettosi ed ostili.

< >

Il fragore di una inutile guerra rimbomba incomprensibile e sfuggente. Il suono si spande per le strade solcate da rivoli tortuosi di sangue e umiliate da cumuli di macerie. Un ricordo si perde tra le pagine strappate di un vecchio giornale illustrato sopravvissuto alle ingiurie del tempo. Intorno la notte rimbalza inquieta mentre la ruvida luna si risveglia per illuminare due occhi spenti che ascoltano il respiro affannoso dei fucili. Nelle deboli ombre del passato una stanza vuota reclama giustizia sotto l’impeto della densa bufera che avanza trascinata da un esercito all’assalto. Brandelli di vita si avvicinano ad un tavolo sofferente coperto da una logora tovaglia grigia, frammento di una città ormai distrutta dal sacrificio e dalla tentazione di abbandonarsi alla morte. Stanche lacrime indurite dalla polvere cercano riposo sotto un solitario tetto, mentre tace anche l’ultimo bagliore. La speranza non abita nel dolore e invano la tormenta si placa per pochi minuti. I monti sospinti dal vento, abbandonati dalle ultime foglie e trafitti dal mormorio dei soldati, abbassano lo sguardo sul mondo aspettando il profumo silenzioso della primavera e contemplando di tanto in tanto gli spazi infiniti e le infinite passioni.

< >

Il declivio dei monti è come il tempo, chiude il cuore ad ogni passo. Una mano si protende verso la sera in attesa della candida alba che vorrebbe parlare al mondo, ma il suo etereo e disperato canto rimane nell’abisso della memoria. Il giorno nascente mi chiede sensuali versi e metafore d’amore. Io incido sul marmo lucide parole per trovare il sentiero che conduca al fiabesco universo dei ricordi perduti. Mi ritrovo così a scavare nell’impetuoso torrente delle morte stagioni

< >

Antichi profumi e palazzi maestosi, racchiusi in sognanti viali alberati, ricordano il tuo agire nel mondo e quanto sia effimero il giorno. Un violino da lontano sussurra calde note, poi cade il silenzio dell’abbandono nel tormento della disperata certezza che non ti avrò più con me.

< >

Ricurvo sulla generosa terra, il Sole irrompe tra i filari mentre le pallide foglie autunnali annunciano il canto antico e festoso del dolce ribollir dei tini. Il profumo di una lacrima dorata rimbalza su calici e coppe in attesa della spumeggiante Luna.

< >