Cyberfilosofi. Nuovi lavoratori, nuove imprese

Corriere della Sera – La Lettura, 5 dicembre 2021 | di Annachiara Sacchi

Ffirmano la Dichiarazione di cooperazione per lo sviluppo coordinato dell’Intelligenza artificiale. La Commissione europea istituisce quindi un gruppo di lavoro per definire «gli orientamenti etici e le politiche di investimento sull’Ia [Intelligenza Artificiale] in Europa». A ogni Stato membro è affidato il compito di sviluppare una strategia nazionale. A quel punto, siamo a fine 2020, il ministero dello Sviluppo economico (Mise) produce un documento — Strategia nazionale per lo sviluppo dell’Ia — che prende avvio da queste premesse: l’Ia sta trasformando ogni settore produttivo e sociale ma anche le nostre vite «esprimendo il suo potenziale in maniera trasversale»; «Cina e Stati Uniti stanno effettuando enormi investimenti in questo campo»; per competere l’Europa ha bisogno di «talenti ed esperti». E i talenti — ecco la postilla che fa la differenza — devono avere «un approccio olistico, capace di guardare ai diversi aspetti e alle diverse implicazioni della tecnologia». Da qui l’invito del Mise agli atenei: «Creare percorsi formativi sull’Ia condivisi e con una forte interazione con il mondo del lavoro per delinearne i requisiti e le competenze richieste». Indicazioni recepite: Nicoletta Cusano, filosofa, direttrice scientifica del Centro Casa Severino, si mette al lavoro, l’Università degli Studi di Brescia la sostiene, individua un percorso di alta formazione inter-trans-disciplinare sull’Intelligenza artificiale «considerata come un sistema che sintetizza i saperi e i linguaggi di fisica, matematica applicata, informatica, logica, ontologia, neuroscienze, etica, diritto». Con un punto di partenza molto chiaro: la filosofia. Cardine e aggregante di tutto il progetto. Ed è così che il corso viene appoggiato da altre istituzioni: sono partner del master Iami le Università Ca’ Foscari di Venezia, di Houston (Texas), l’Istituto Treccani e aziende come Antares Vision, Copan Group, Miele Italia, Pentere (sono previsti stage per ogni partecipante). «L’Università degli Studi di Brescia — afferma il rettore Maurizio Tira — per prima recepisce i contenuti delle linee guida del Mise, cioè l’approccio olistico e l’interazione tra università e mondo del lavoro. Per concretizzare il primo obiettivo si è concepita una didattica interdisciplinare, grazie al contributo di ricercatori delle diverse aree. Per quanto riguarda la seconda sottolineatura, si è puntato a un percorso che porti il mondo del lavoro nel master e il master nel mondo del lavoro, sia esso quello della sanità (Ia applicata alla neuroriabilitazione), delle aziende (biomedicali, manifatturiere), delle imprese culturali». Esempio: l’Istituto Treccani parteciperà alle giornate della pratica di «data science» e digitalizzazione. Annuncio: «Da questa esperienza sorgeranno dieci nuove voci dell’Enciclopedia Treccani». Marina Pizzi è la prorettrice alla Ricerca dell’ateneo bresciano: «La novità — aggiunge — consiste nel trattare ogni argomento in modo interdisciplinare. Prendendo avvio dalla definizione generale di Intelligenza artificiale, considerata anche nella sua relazione con l’intelligenza naturale, il master si addentra nella logica dei sistemi artificiali (come impara a conoscere e apprendere una macchina intelligente? Come risolve i problemi che le vengono posti?), ne considera gli ambiti applicativi e la questione dei “dati” e del loro utilizzo». La pandemia ha spinto questi processi. «Il Piano nazionale di ripresa e resilienza — continua Pizzi — dedica enormi risorse all’accelerazione della transizione digitale sia nel settore delle imprese che nell’ambito della pubblica amministrazione. Servono ora, ma serviranno sempre più, “competenze plastiche” in grado di affrontare questa rivoluzione nel mondo produttivo e il cambiamento che ne deriverà. Il master vuole rispondere con la didattica e la pratica alla richiesta di formazione di queste capacità». Incroci di saperi, sintesi, abilità nel risolvere i problemi: il master, primo in Europa, «inedito assoluto», parte dalle nozioni basilari sull’Intelligenza artificiale e arriva ai suoi temi più complessi. Le lezioni toccheranno argomenti come «problem solving e ragionamento», «apprendimento naturale contro apprendimento artificiale», «agire etico, esistenza dell’Altro, relazionalità, emozioni», «logica dei sistemi artificiali», «confini uomo-Intelligenza artificiale», «machine learning», ma si parlerà anche di «carerobot» nelle relazioni di cura, di Antitrust, di giustizia predittiva e decisione robotica, di blockchain e voto elettronico, di tutela dei soggetti vulnerabili. Sempre nel programma di studi: nozioni di diritto, neuroscienze cognitive, logica, ingegneria informatica, deontologia ed etica della virtù. Le domande a cui si cercherà di dare una risposta: cos’è l’Intelligenza artificiale? Come conosce un sistema intelligente? E poi la grande questione: cos’è la coscienza?

La filosofia come visione del tutto. E la filosofia teoretica come disciplina che va a indagare le categorie ultime su cui i saperi si fondano. Aggiunge Nicoletta Cusano (che è anche vicedirettrice del master): «Sebbene parta da presupposti differenti, la filosofia si trova d’accordo con la necessità dell’approccio olistico sostenuto dal Mise. L’Ia ha una finalità precisa: lo sviluppo indefinito della capacità di risolvere problemi attraverso il calcolo algoritmico automatico e autonomo. In maniera apparentemente paradossale tale sistema più si sviluppa specialisticamente più si addentra in questioni non specialistiche ed essenzialmente filosofiche (cos’è l’uomo, cos’è la macchina, cosa significa intelligenza, conoscenza, linguaggio, quali sono le dinamiche fondamentali dell’intersoggettività...)». La docente che ha ideato il master affronta quindi una questione cruciale: «Bisogna superare la convinzione diffusa che il ruolo della filosofia sia relegato a quello di etica, chiamata a individuare i limiti oltre i quali la tecnologia non dovrebbe spingersi. Non è così, perché da un lato l’ontologia filosofica apre lo spazio della progettualità ingegneristica, dall’altro l’agire ingegneristico pone questioni filosofiche. Il master Iami parte da questa consapevolezza e dalla trasversalità del linguaggio dell’Intelligenza artificiale, che va appreso e compreso come si impara la sintassi di una lingua nuova: lo si fa una volta e poi è sufficiente tenersi aggiornati. Ma una volta, almeno, è indispensabile farlo».

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