Transit

Subsonica

(136)

CBS 3)

Di certo non siamo mai contenti. Prendiamo i “Subsonica”. Se sono troppo riconoscibili, non va bene. Se lo sono troppo poco, non va bene. Eppure sono uno dei gruppi musicali italiani che, in assoluto, ha una sua identità precisa, sia musicale che di immagine. Il suono dei “Subsonica” è attribuibile esclusivamente alla band di Torino. E’ una cosa assodata e non è facile da raggiungere.

Alla decima prova, “Realtà aumentata”, ci sono dei giri di boa fatti e tanto mare ancora da prendere. Il disco precedente (escludiamo “Mentale strumetale”, che in tutto fa storia a sé), “8”, appariva davvero forzato: lo dice la band stessa e ci si può credere. Tra scazzi e carriere soliste (con risultati non eccelsi, peraltro) si sono ritrovati. La storia della musica pop-ular è un refrain ininterrotto, su certe cose.

Adesso che ho shakerato le ovvietà ci sono le nuove canzoni (* ci sarà una nota a piè di pagina sull’uso dei “singoli” in epoca contemporanea) di cui scrivere. Ed alcune sono davvero ottime. Partiamo dalla migliore che è “Universo”: un brano arrangiato benissimo, con una ritmica azzeccata ed un testo tanto onirico quanto permeato di presente. Prendetelo ad esempio di quello che un grande gruppo può fare quando tutti gli elementi trovano la quadra.

(Subsonica)

Poi il peggiore, che senza meno è “Scoppia la bolla.” In onestà è proprio bruttino forte. Molto banale il testo (ed anche un po’ retorico, dai), la musica è poca cosa, affrettata, noiosetta. Ci sono Willie Peyote e Ensi, ma nessuno dei due è Frankie hi-nrg mc. Quindi volare basso, assai. Dispiace scriverlo, ma proprio non ci siamo. E’ un brano – atteggiamento e niente sostanza.

Tra questi due estremi, che sono normali in ogni disco, ci sono cose davvero buone. “Adagio”, il terzo “singolo”, è proprio cinematografica nel senso migliore del termine. Cresce, va al punto, convince. “Cani umani” pesta alla grande, con un mood profondo e inquietante. “Mattino di luce” è pura Subsonica sintesi, con un parte che ricorda tante altre loro cose e un bel refrain. Il tema è esaltante e difficile, ma il testo riesce a dare la profondità che merita.

“Pugno di sabbia è un singolo adatto al 2024: i cambiamenti climatici, la rabbia -che nella storia non è mai mancata-, lo smarrimento, le grida dal basso. Si crea un bell’amalgama con trame ritmiche ben assortite, mescolate e dense. Bene, bene. “Missili e droni” ha un andamento così lento e teso che non può che colpire. Poche note, un testo convincente, decisamente un’atmosfera interessante e cupa che gli dona spessore.

Nel resto dell’album ci si muove attraverso la scrittura musicale dei Subsonica con particolare piacere, proprio per aver ritrovato un gruppo così coeso, così compatto e senz’altro estremamente coerente con il suo percorso. Sento, anche, una certa fiducia nel futuro del progetto, che, nella musica, non si può sempre dare per scontato. Come se volessero emergere solide certezze, a rassicurare tutti loro e chi li segue.

Non si può non menzionare il lavoro di Marta Salogni (ormai stella indiscussa del mixer al livello mondiale): il disco suona benissimo, molto ben equilibrato, con una profondità che non va a discapito di una chiarezza rara. Un buon mix non va dato per scontato, anche se si tratta di gruppi di alto livello. Ulteriore nota a favore di questa prova, senz’altro tra i dischi migliori della band, nel computo finale dato dai molti ascolti. Ben ritrovati

[*]: i “singoli”, ormai, sono tre o quattro per ogni opera musicale. Potrebbe essere una strategia che va seguita perché si rivela vincente, o perché si crea più attesa. La cosa certa è che, all’uscita di un disco, la musica veramente da svelare difficilmente supera la mezz’ora. Non è questione di quantità; ci sono dischi orrendi per cui anche dieci minuti sono buttati. Francamente, però, resta poco per far vibrare di attesa. Discorsi da vecchi? Sarà, ma anche questo fa parte delle tante cose che un vero appassionato può dire.

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