Amsterdam: la disneyland delle cose proibite

Qualche giorno fa stavo tornando dal Guatemala, e il mio volo ha fatto scalo ad Amsterdam. Uno scalo mostruoso di 17 ore. Speravo di poter uscire dall'aeroporto, cosa non scontata ai tempi del covid. Per fortuna non ci sono state restrizioni e ho potuto fare un giro per la capitale olandese che, nonostante i miei anni di vagabondaggio, non avevo ancora avuto la fortuna di conoscere.

Ho preso il trenino che va dall'aeroporto al centro, e dopo pochi minuti sono stato scaraventato nel cuore pacifico dell'europa progressista, dove tutto è permesso, “entro un certo margine” come direbbe Rino Gaetano. Le differenze con l'America centrale sono così grandi che l'impatto è stato decisamente sconcertante.

Cominciamo con la popolazione, che bene o male in Guatemala è abbastanza omogenea: non ci sono molte persone di colore, pochi i bianchi, onnipresente lo spagnolo, al massimo si sente parlare qualche lingua indigena. In Olanda ovviamente le cose sono ben diverse: ancor più che nell'Italia del 2021, sono molti gli abitanti non caucasici, molte le lingue, molti i turisti, insomma la stazione centrale sembra una piccola Babele.

Il salto nell'universo parallelo è continuato con l'osservazione delle differenze architettoniche e urbanistiche: le biciclette, i semafori che vengono rispettati, la pulizia e l'organizzazione, i cartelli segnaletici; insomma una città progettata per essere attraversata, vissuta, e non un guazzabuglio di strade trafficate piene di motorini e automobili con autisti infuriati per gli spostamenti eternamente lenti e le code che non finiscono mai, il tutto in un'aria meno che respirabile, inquinata da mezzi di trasporto logori e con poca manutenzione.

La tranquillità. Uno dei peggiori inconvenienti dell'America latina è l'alto tasso di criminalità, furti, rapine, omicidi impuniti. In Guatemala è relativamente comune trovarsi una pistola puntata alla testa, penso che ad ogni singolo abitante sia successo almeno un paio di volte nella vita. Sai che esci di casa, ma non sei totalmente sicurx che farai ritorno. Hai degli oggetti, anche costosi (cellulare, ecc.), che hai comprato a caro prezzo perché il potere d'acquisto è molto inferiore alla classe media europea; hai questi oggetti, ma devi pensare che in un futuro prossimo potrebbero non essere più con te a causa di qualche furto. In America centrale la sicurezza è un business e un privilegio.

Lì ad Amsterdam ho girato tranquillo del fatto che nessuno mi avrebbe puntato una pistola contro, che nessuno avrebbe cercato di rapinarmi; ho girato con una notevole quantità di denaro in contanti senza preoccuparmene. Cosa che non avrei mai fatto in Guatemala. Per carità, non voglio parlar male del Guatemala; ci ho vissuto per più di un decennio ed è una terra fantastica, con persone meravigliose, accoglienti, solidali. Ma se parli con un qualsiasi guatemalteco ti dirà che i problemi ci sono, ed è da sciocchi ignorarli.

Tornando all'escursione ad Amsterdam: ero in giro da un po', godendomi uno splendido pomeriggio di sole con un clima primaverile, quando ho deciso — da buon italietto — di fare un salto nel quartiere delle cose proibite. Mi sono imbattuto nei primi coffee shop e negozi dedicati alla cannabis. È stato ovviamente sorprendente vedere persone che fumavano i loro spinelli .. lì, in pieno giorno, alla luce del sole. Non che in Guatemala non si possa fare, beh, legalmente è proibito, ma come tante altre cose (esattamente come in Italia) lo si fa comunque. Ma sempre un po' di nascosto, sempre con la paura, insomma è sempre un problema. Se fossi stato un fumatore mi sarei fatto un cannone celebrativo anch'io, ma ho saggiamente deciso di rinunciare all'impresa e godermi il panorama in lucidità e senza le paranoie e l'ansia di stare stonato per strada, in una città sconosciuta, e dover tornare in aeroporto entro una certa ora.

L'esplorazione è continuata verso il quartiere della prostituzione e delle ragazze in vetrina. Dapprima ne ho viste solo “mature”, poi anche molto giovani, con quei tipi di corpi che corrispondono all'ideale estetico della nostra società: pelle liscia, forme voluttuose, seni che sfidano la forza di gravità. Probabilmente c'era dietro molta chirurgia. Anche avanti. La vista è stata sicuramente molto attraente ma, ancora una volta, un po' sconcertante. Non è una cosa di tutti i giorni vedere in pieno centro città una discreta quantità di ragazze in bikini che ti fanno l'occhiolino per venderti i loro servizi. E poi c'era quel conflitto del politicamente corretto tra l'abitudine a non fissare le forme di una donna che vedi in strada, per una questione di rispetto, e quella situazione atipica in cui l'osservazione del loro corpo è parte del motivo per cui sono lì in vetrina. Insomma, se il limite accettabile di osservazione di una persona sconosciuta in strada, soprattutto se donna, è una frazione di secondo, oltre il quale sorge già un principio di molestia, qual è la soglia consigliata nel caso in cui la persona osservata si dedica al lavoro sessuale?

La prostituzione c'è ovunque: in Italia tanto come in America centrale. E le modalità sono anche simili: ragazze con pochi vestiti addosso che si mettono in mostra per richiamare l'attenzione dei loro clienti. Ma, come sempre, di nascosto. È una cosa socialmente non accettata, proibita dalla legge, relegata ai margini geografici della vita pubblica: le strade ed i quartieri di periferia, gli annunci su internet. È impattante vedere che lì, in quel paese, sia stata creata una legislazione che la permetta.. “alla luce del sole”. C'è tutta una serie di aspetti psicologici che siamo abituati ad associare ad una cosa proibita: il senso di colpa, la paura, l'illecito, la percezione dello sguardo altrui, le implicazioni di un atto proibito.. Fa molto strano sapere che tutto quello che normalmente associamo con l'usufruire del lavoro sessuale lì è diverso. È legale, è normato, è accettato. Un'improvvisa libertà in un campo che sono abituato a pensare come ristretto, represso, illecito, non libero.

Una delle impressioni relative ad Amsterdam è proprio questa: sono permesse cose che altrove sono proibite; per questo mi è sembrata una sorta di parco divertimenti per turisti.

Uscito dal quartiere a luci rosse mi sono innamorato dei parchi, quelli veri, con l'erba e gli alberi, gli stagni, i sentieri. Parchi così, purtroppo, sono quasi assenti nel sud Europa e nel Sud globale dei paesi colonizzati. Ho provato un profondo e durevole piacere nell'attraversarne uno, percorrendo almeno un paio di chilometri a piedi scalzi, sentendo il prato e l'ombra e il sole; mentre centinaia di persone di ogni età, spensierate, si godevano il tempo in relax, la temperatura mite, la compagnia di altre persone, di un libro o di una canzone.

C'è un insieme di persone che stiamo proponendo nuovi significati per alcune parole, tra queste: “erotismo”. La migliore definizione ce l'ho in spagnolo: erotismo è “disfrute de la vida”, che nella nostra lingua suona più o meno come “godersi la vita”. Ovviamente questo include il piacere sensuale comunemente associato all'idea di “erotico”, ma lo estende fino ad includere ogni cosa che produce piacere: una passeggiata nei boschi, una pennichella in un parco, la visione di un tramonto, la nona di Beethoven o Light my fire dei Doors, guardare la partita con gli amici, giocare la partita con gli amici, infilare le dita nel sacco di fagioli come la Amelie del film, una birra con la focaccia, e tanto altro.

Quei parchi, quel giorno lì, con quel sole lì, con quella gente lì, mi sono sembrati l'esperienza più concreta del concetto di erotismo che ho visto negli ultimi tempi.

La passeggiata nel parco, la pennichella all'ultimo sole prima del tramonto, sono state esperienze di pienezza dello spirito, rappacificanti.

La gita si è conclusa con una notte parzialmente sonnecchiata sulle panche di un aeroporto, in attesa del terzo e ultimo volo che mi ha finalmente condotto alla destinazione finale. Ma questa è un'altra storia che racconterò, forse, in un prossimo post.

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