Cambridge Analytica e la manipolazione dell'opinione pubblica
Nei post precedenti ho parlato diverse volte di Cambridge Analytica. Questo nome è comunemente associato al concetto di “vendita di dati degli utenti di Facebook”. In realtà stato molto più di questo: è stato un complesso apparato di propaganda e manipolazione dell'opinione pubblica, che ha fatto leva su rilevazioni psichiche di milioni di utenti per indurli a votare in un modo piuttosto che in un altro per mezzo della paura e dell'odio, e queste operazioni hanno portato a scelte sostanziali i cui esempi più conosciuti – ma non sono gli unici – sono la Brexit e l'elezione di Trump. E lo stesso ex tecnico che ha segnalato queste operazioni dall'interno dell'azienda (il whistleblower Christopher Wylie) ha affermato che operazioni simili sono state condotte anche in Italia, a beneficio di un partito politico non specificato. In questo post desidero entrare un po' più nel dettaglio della vicenda, a partire dal film-documentario “The great hack” e dalle parole dell'ex CEO di Cambridge Analytica, in cui ha descritto per filo e per segno a cosa si dedicasse la sua azienda.
Lungi dal pretendere di essere un'analisi esaustiva, questo post vuole fornire un paio di strumenti per capire il potere persuasivo delle reti ed il ruolo che questo può avere nelle nostre vite.
Psicografia all'opera
La base delle operazioni dell'azienda Cambridge Analytica sono state le rilevazioni psichiche: è stata scannerizzata l'attività online di milioni di utenti di Facebook. Status pubblicati, parole chiave, links, foto, commenti, gruppi, posizione geografica.. la stessa azienda ha dichiarato di possedere in media diverse migliaia di “informazioni” per ogni utente. Da questi dati è stato possibile ricostruire un profilo psichico di ogni persona. Un profilo basato su 5 assi: apertura mentale, disciplina, estroversione, empatia, propensione alla paura.
La fase successiva è stata capire come ogni combinazione di queste 5 scale di valori correlasse con le preferenze elettorali. Questa indagine è stata svolta mediante un questionario abbastanza dettagliato, a cui hanno risposto alcune decine di migliaia di utenti di fb. La correlazione tra profilo psichico e orientazione politica è un semplice problema di analisi statistica. In altre parole le informazioni ricavate sulle decine di migliaia di utenti che hanno risposto al questionario sono servite come campione per desumere informazioni che sono poi state estese al resto degli utenti (milioni) che erano stati scannerizzati individuando, quindi, quali fossero le persone suscettibili di manipolazione, dove si trovassero, il loro status economico, i temi su cui scrivevano su facebook e tutte le altre caratteristiche (segmentazioni) che sono familiari a chi abbia mai fatto advertising online.
La terza fase è stata la produzione di contenuto mirato, incentrato sulla paura e sull'odio, per spostare l'ago della bilancia quel poco che bastava per far cambiare opinioni sul voto, per modificare il risultato di pochi punti percentuali in modo da ottenere una sovversione dell'esito elettorale. Sono stati prodotte immagini e video con molteplici sfaccettature, e somministrati a una molteplicità di categorie psichiche e sociali individuate con le analisi precedenti. Questi contenuti sono stati poi “spammati” via web nelle piattaforme di advertising più comuni, in particolare Facebook, Youtube e Google Ads. Sono stati spesi milioni di dollari in annunci. I contenuti facevano leva sui temi che sono il cavallo di battaglia delle destre: immigrazione (usando immagini propagandistiche anche false, cioè non basate su dati reali), ordine e disciplina, liberalizzazione del porto d'armi, famiglia, religione, eccetera. Si possono vedere alcuni esempi degli annunci nel TED talk di Carole Cadwalladr, giornalista presso l'Observer che, oltre a presentare il risultato della sua indagine, ci racconta anche delle difficoltà legate alla ricostruzione della vicenda poiché gli annunci sono stati trasmessi su piattaforme private e l'unica entità in possesso dei registri delle pubblicazioni è proprio facebook, che ha ostacolato la ricostruzione dei fatti fornendo una quantità molto limitata di informazioni.
Pochi mesi più tardi, lo stesso meccanismo è stato messo in atto negli Stati Uniti e ha contribuito all'elezione di Trump.
Nel 2018 lo scandalo è venuto alla luce e pochi mesi più tardi l'azienda ha dichiarato bancarotta cessando, ufficialmente, l'attività.
Lo stesso documentario “The great hack” ci informa che l'azienda di cui era parte Cambridge Analytica, che si chiamava SCL Group, ha operato in diversi paesi, manipolando l'opinione pubblica su diversi temi. È possibile consultare la pagina Wikipedia di SCL Group, ed il loro sito, non più online, ma conservato su archive.org.
Nel 2020 il film “The Social Dilemma” ha ripreso il tema della manipolazione dell'opinione pubblica con fini politici per mezzo dei social network, riportandolo a un livello un po' più “generale”, in un contesto fittizio e slegato da fatti storici.
Manipolazione oltre Cambridge Analytica
Desidero riportare alcune altre fonti interessanti che analizzano il tema della manipolazione nei social network, con il fine di ampliare ulteriormente il quadro della situazione.
Veritasium, Post-verità: i fatti non sono più necessari. Sulla divisione sociale indotta da campagne di disinformazione basate sulla paura e sull'odio.
Grey, Questo video ti farà incazzare Sulla viralizzazione di contenuti anche umoristici con trasfondo politico in contesti di polarizzazione ideologica, che provoca un progressivo allontanamento delle parti sociali.
SmarterEveryDay, La manipolazione dell'algoritmo di Youtube. Parla della creazione seriale di video di youtube che cercano di inserirsi tra i video consigliati per diffondere un messaggio politico.
Juan Ruocco, Come l'estrema destra si è impadronita di 4chan Sulla ridondanza ideologica dei micro-messaggi politici trasmessi per mezzo di memes. Questi spesso si basano su presupposti di discriminazione sociale o razziale.
Conclusioni
L'episodio Cambridge Analytica è probabilmente solo la punta dell'iceberg dell'insieme dei conflitti che si giocano nella dimensione dell'informazione online. Il canale SmarterEveryDay ha dedicado una serie di video ad analizzare questo problema intervistando gli addetti alla sicurezza dei principali social network. Questi hanno raccontato l'esistenza di sciami di milioni di bots creati per alterare le statistiche di credibilità (likes, karma) e promuovere determinati messaggi politici.
Gli interessi in gioco sono molto grandi e ciò favorisce l'intervento di entità che rispondono ai propri interessi a scapito della collettività. Inoltre, le regole che – come società – ci eravamo dati rispetto alla convivenza civica, la gestione dei poteri pubblici e del “quarto potere”, quello dell'informazione, sono state scritte in un passato in cui la nostra vita era solo offline. Con l'espansione dei media digitali e la crescente interazione con i social network c'è chi ha trovato il modo di “bucare” quello scampolo di democrazia che ci sembrava di avere, l'ha hackerata.
Per ritrovare la bussola in questo relativismo digitale, in cui non sembrano contare più le prove e la ripetizione mille volte di una bugia trasforma anche la terra piatta in una verità, probabilmente possiamo afferrarci ai buoni vecchi e sani valori umani. Che spirito critico, solidarietà ed empatia fungano da antidoto contro il riemergere delle destre di pancia, dello scetticismo e del fondamentalismo religioso.
#CambridgeAnalytica #manipolazione #profiling
Ho un account su Mastodon.
Questo blog ha anche un mirror su Wordpress che permette l'inserimento di commenti e di seguire i nuovi post via email.