Con lo zaino in spalla

Portogallo

Sono forse le mattonelle lucide che decorano le facciate esterne degli edifici, forse i sampietrini di pietra bianca che coprono i marciapiedi e le vie pedonali, forse i saliscendi, forse la presenza del mare. Non so dire cosa costituisca il fascino di Lisbona. Probabilmente una combinazione delle precedenti.

Si vive un ambiente fortemente interculturale, il miscuglio delle città globali. Ho passeggiato tra i vicoli del quartiere bengalese, tra i negozi cinesi, tra i ristorantini economici che offrono il dahl indiano, il kebab turco, il falafel arabo e il taco messicano, simulacri del Sud globale che si affaccia nella privilegiata Europa per mezzo della cultura culinaria. Ho visto gente di ogni colore, ho ascoltato decine di lingue diverse, alcune riconosciute altre no, il portoghese brasiliano, ho osservato un autista di risciò che dominava cinque lingue senza accento mentre parlava ai passanti, e alla fine ha convinto con ottima parlantina una famiglia francofona a fare un giro con lui.

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