Quarto album per i The Antlers. “Familiars” dimostra quanto la formazione newyorkese sia cresciuta nel corso degli anni. Un percorso artistico che li ha visti plasmare un sound elegante, al limite tra dream pop e folk, e dare alle stampe album come “Hospice” e “Burst Apart”, che si collocano di diritto tra i dischi più interessanti degli ultimi anni. Oggi il progetto di Peter Silberman pubblica il suo disco più bello, in cui le ambizioni pop presenti nei due lavori precedenti, vengono filtrate da un suono ancor più sofisticato e godibile... https://artesuono.blogspot.com/2014/06/the-antlers-familiars-2014.html
Il polistrumentista bretone Yann Tiersen, uno dei più importanti compositori in attività, è sempre stato un instancabile sperimentatore di soluzioni musicali e di linguaggi sonori: nel corso della sua carriera è infatti passato dal minimalismo alle colonne sonore (celeberrima è quella de Il favoloso mondo di Amélie), dalla classica contemporanea a forme più vicine alla canzone, da suggestioni folk al post-rock venato di elettronica degli album Dust Lane e Skyline... https://artesuono.blogspot.com/2014/06/yann-tiersen-infinity-2014.html
A zig-zag verso la luce. In fondo è tutto qui il percorso attraversato da Conor Oberst nei suoi ultimi dieci anni di carriera: frammentario, sfuggente, eppure sempre proteso verso qualche lampo nell’ombra, proprio come suggerisce il titolo di uno dei brani più emblematici del nuovo “Upside Down Mountain”.
Era il 2004 quando i Bright Eyes scalavano le classifiche di Billboard con la memorabile accoppiata di singoli tratti da “I’m Wide Awake, It’s Morning” e “Digital Ash In A Digital Urn”... https://artesuono.blogspot.com/2014/06/conor-oberst-upside-down-mountain-2014.html
Se un neofita del decennio d'oro del rock venisse a chiedere di una band del periodo alla quale avvicinarsi con estrema cautela, chi scrive nominerebbe immediatamente i Gong. Se lo stesso soggetto modificasse la domanda cercando informazioni sul gruppo più emblematico dell'intera decade seventies, la risposta sarebbe la medesima. I Gong sono l'hippie, il freak, Canterbury, la psichedelia, la follia e il genio riuniti sotto un unico, comun denominatore. I Gong sono una famiglia, una comune che ha vissuto la sua storia su un pianeta parallelo (Planet Gong, appunto), che come tutte ha il suo capo, la cui autorità è ciclicamente messa in discussione da altre personalità, fra le quali anche le più forti (cfr. Pierre Moerlen) hanno finito per dover abdicare... https://artesuono.blogspot.com/2014/11/gong-i-see-you-2014.html
Ricordo bene, era una sera d’estate del 1984, con un gruppo di amici appassionati ci si chiedeva quale fosse il più bel disco del momento, le nomination furono due: “The Medicine show” dei Dream Syndicate e “Brilliant Trees” di David Sylvian. Album diversi fra loro ma uniti dalla una ‘nuova forza’ che li vedeva una spanna sopra alla moda musicale del momento. Ricordiamoci che siamo negli anni ottanta dove imperavano gli Spands e Duran e non me né si voglia, ci sentivamo dei carbonari nel sostenere questa musica che per noi era ‘vera’... https://www.silvanobottaro.it/archives/3666
Eda quello che in definitiva è il suo miglior album solista, Cold Roses (2005), che Ryan Adams perde loccasione di consacrare definitivamente la figura di un musicista che, fin dai tempi dorati dei Whiskeytown, non ha mai smesso di far parlare di sè, nel bene e nel male. Tre anni dopo il discreto Ashes and Fire (2011), limpressione è sempre la stessa, cioè che nella personalità bizzarra e indecifrabile di Ryan ci possa essere un potenziale artistico non ancora del tutto espresso, ma anche una incapacità palese nellessere qualitativamente coerente, e in questo, l`abbastanza inutile sfogo metal di Orion (2010) ha sicuramente rappresentato un vertice negativo. Naturalmente non si può non riconoscergli i meriti di una identità comunque consolidata che, nonostante tutto, rimane ancora credibile agli occhi esigenti dei tanti appassionati rock... https://artesuono.blogspot.com/2014/10/ryan-adams-omonimo-2014.html
Ci sono voluti ben tre anni per pubblicare questo secondo lavoro dal titolo omonimo, il loro debutto “The Fool” infatti, risale alla fine del 2010. Le Warpaint sono quattro ragazze che si sono formate a Los Angeles nel 2004.
Fin dai primi ascolti il sound trasmesso, per usare degli aggettivi poco efficaci, è un mix psichedelico e ipnotico. Le voci sono sicuramente il loro punto di forza ma anche la vivace base ritmica e le esplosioni di chitarre non sono da meno. Per certi aspetti il suono che ne deriva è più adatto ad atmosfere notturne che alla luce del sole... https://artesuono.blogspot.com/2014/06/warpaint-warpaint-2014.html
La quarantenne cantautrice e musicista statunitense Mirah, torna alle radici con un nuovo disco: Changing Light. Salutato come un album di rottura, l'album affronta, testualmente parlando, tematiche legate all'essere umano e in particolare alla mortalità, offrendo una luce profonda alla vita terrena, agli animali, alle stagioni, alla natura in generale... https://artesuono.blogspot.com/2014/06/mirah-changing-light-2014.html
William Fitzsimmons è un musicista abbastanza atipico, lo si vede dal fisico, lo si sente dalle sue canzoni. Dalle increspature delle dita sulle corde della chitarra al tremolio dolce della sua voce. Paesaggi fatti di luce e ombre che attraversano la nebbia, dando un senso di tranquillità, fino alla commozione. Gioie, segreti, verità, profondi dettagli, sussurrati.
Lions è merce rara come raro e William Fitzsimmons, cantautore e musicista dall'aspetto devozionale, monastico, in viaggio alla ricerca di dare un senso alla condizione umana... https://artesuono.blogspot.com/2014/07/william-fitzsimmons-lions-2014.html
C’è un luogo della musica americana che oggi solo Jolie Holland riesce ad abitare. Non che siano mancati i precedenti illustri, come per esempio il Nick Cave dei Grinderman o il Tom Waits più polveroso e ingrugnito. Ma la cantautrice texana, come nessun altro oggi, fa rilucere di abbagli nerissimi e profondi la materia sonora che risulta dallo stritolare nelle sue corde vocali dotatissime e duttilissime l’americana, il blues, il folk, il country, il jazz. Insomma: il Sud in versione New Orleans in spasmo gotico. Ascoltate le chitarre del singolo Dark Days (che dà l’atmosfera a tutto il disco): mai così elettriche, mai così grasse, mai così “importanti” e necessarie... https://artesuono.blogspot.com/2014/06/jolie-holland-wine-dark-sea-2014.html