I Glass Animals sono l’ennesimo prodotto di un filone britannico che strizza l’occhio a un genere spesso definito art pop, che ha avuto un grande successo all’inizio degli anni zero. La band di Oxford ha debuttato nel 2012 con un decoroso EP, Leaflings, e con tutta calma ha atteso due anni per presentarsi alla grande con il primo album. Zaba è un disco corposo e di buon livello nonostante gli eccessivi richiami ai promotori del genere, primi fra tutti gli Alt-J. Undici brani ben costruiti in uno stile senz’altro compiuto e coerente col rischio di risultare ripetitivo... https://artesuono.blogspot.com/2014/07/glass-animals-zaba-2014.html
Assai gradito il ritorno dei Pere Ubu in una veste magnetica che spiega in maniera adeguata il valore dei quaranta anni di carriera del gruppo. Carnival Of Souls è il diciottesimo disco della band di Cleveland, in Ohio, che ha portato un contributo decisivo allo sviluppo dell’art-rock e che continua a regalare piccole perle che nulla hanno a che fare con l’asfittica realtà mainstream dell’indie-rock in genere (sapete benissimo a cosa mi riferisco)... https://artesuono.blogspot.com/2014/09/pere-ubu-carnival-of-souls-2014.html
Dopo l'ennesimo ascolto di Emmaar, il parallelo con Tassili, ultimo lavoro uscito nel 2011, è inevitabile. Il gruppo maliano che ha fatto, e continua a far conoscere la cultura tuareg in giro per il mondo, con questo disco, non si discosta di molto dal suo predecessore. Due sono soprattutto gli elementi in comune: deserto e messaggio. Il primo è stato registrato nel deserto algerino, Emmar invece, in quello nord americano del Joshua tree. Il messaggio: la musica come strumento di ribellione... https://artesuono.blogspot.com/2014/06/tinariwen-emmaar-2014.html
Da poco mamma, l’eterna ribelle di Buffalo, Ani DiFranco torna a far sentire la sua stupenda smania di essere contro, magari lo fa con un po di tacche in meno, un “anti” pensiero che in questo suo Allergic To Water è molto più ammorbidito dei precedenti lavori, ma questo non significa arrendevolezza solamente che l’artista americana si concede una riflessione interiore, See see see see, uno scandaglio nella sua interiorità soul, Tr’w, e un interesse per una bellezza quasi primitiva della vita, Genie, cose e terreni di gioco in cui DiFranco riversa poesia e viaggi mentali molto lontani dai frenetismi in cui l’abbiamo conosciuta, ora per lei la cosa preponderante è arrivare dentro gli ascolti in maniera confidenziale e col cuore in mano... https://artesuono.blogspot.com/2014/10/ani-difranco-allergic-to-water-2014.html
Lungo viaggio attraverso le parole e l'anima di Joe Henry, Invisible Hour è quello che si potrebbe facilmente definire il personale stream of consciusness del folksinger americano, insomma quel famigerato “flusso di coscienza” che dal padre James Joyce a Van Morrison si è spesso trasposto anche nella musica popolare, con risultati “astrali”. L'idea non è forzata, a patto certo di distinguere linguaggi e stili, che nel caso di Henry significano una forma di ballata elegante e scarna al tempo stesso, una perfezione quasi formale raggiunta dal suo modo di cantare, mai troppo lodato eppure riconoscibilissimo, e di raccontare i versi, tra schegge acustiche e delicate decorazioni degli strumenti a fiato... https://artesuono.blogspot.com/2014/06/joe-henry-invisible-hour-2014.html
Efrim Menuck, David Payant, Jessica Moss, Sophie Trudeau e Thierry Amar, ovvero la line-up attuale dei Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra, uno dei tanti germi dei Godspeed You! Black Emperor. Il collettivo canadese più creativo e originale degli ultimi anni giunge a un nuovo capitolo della sua complessa e articolata produzione discografica. Per chi non li conoscesse, basti sapere che la loro musica è una liturgia, un post-rock aspro dove i violini e le chitarre stridono con la stessa intensità poetica del canto delle megattere: “Fuck Off Get Free We Pour Light On Everything” è il loro album, diciamolo subito, dove il gruppo mette in atto la miglior rappresentazione della sua arte... https://artesuono.blogspot.com/2014/11/thee-silver-mt-zion-memorial-orchestra.html
Il decimo lavoro in studio di Morrissey, “World Peace Is None Of Your Business”, segna il passaggio dell’artista all’etichetta Harvest e vede Joe Chiccarelli (U2, Beck, White Stripes) alla produzione. L’album arriva a poco più di nove mesi di distanza dalla pubblicazione della sua “Autobiography” uscita per la casa editrice Penguin, la quale aveva immediatamente inserito il libro nella collana “Classics” attirando qualche polemica... https://artesuono.blogspot.com/2014/07/morrissey-world-peace-is-none-of-your.html
La “danza moderna” opera prima dei Pere Ubu, rimane a distanza di trent’anni un disco straordinario. Ecco sì, straordinario è l’aggettivo che più gli si addice. Straordinario il nome Pere Ubu (Ubu Roi, pièce teatrale del commediografo francese di fine ‘800 Alfred Jarry), che non diceva niente a nessuno ma aveva un bel ’suono’. Straordinaria la voce di David Thomas, un gigante con i capelli a cespuglio che cantava con un vocione da orco. Straordinari i musicisti Revenstine, un cercarumori quando l’elettronica era tutt’altro che facile, il chitarrista Herman, un trasformatore elettrico da 125 in 380volts, la sezione ritmica di Krauss alla batteria e Maimone al basso che scandiscono una musica complessa e alienata. Straordinario il suono, un turbinio di note, con scenari post-industriali, schizofrenici e avanguardistici... https://www.silvanobottaro.it/archives/3673
Lasciatemelo dire: nessuno nell’ultimo decennio è riuscito a raccontare la Scozia meglio di King Creosote (ovvero Kenny Anderson), non quella dei desideri o dei sogni, ma quella reale e tangibile, vissuta e rivissuta attraverso il racconto di chi la vive quotidianamente.
Il suo ultimo atto d’amore è “From Scotland With Love”, colonna sonora di un documentario della regista neozelandese Virginia Heat, una sfida che l’artista affronta calandosi in una realtà storica centenaria fatta di guerre, sofferenza e lotte per la dignità dei lavoratori... https://artesuono.blogspot.com/2014/08/king-creosote-from-scotland-with-love.html
La carriera di George Ezra, nativo della campagnola Hertford, dintorni di Bristol, ha avuto una velocità che la rende virtualmente inesistente. Ancora quasi ragazzino, dopo essersi diplomato in un istituto di “modern music” di Bristol, impressiona tutti con la sua scioltezza alla chitarra e soprattutto la voce possente. L’ascesa è fulminea: live, partecipazioni, passaggi in radio e social network delle sue prime canzoni.
Tratta dal suo primo Ep “Did You Hear The Rain?” (2013) è la sua maggiore hit, la “Budapest” ululata e gorgheggiata che ha avuto l’indubbio merito di riportare la canzone d’autore semi-acustica alle vette della classifica di vendita nell’era di Pitbull, David Guetta e Skrillex. Questo nuovo enfant prodige rimane, comunque, anni luce da obblighi contrattuali di sorta. Ezra dimostra, alla prova dell’album lungo “Wanted On Voyage”, di avere una sporta d’idee efficaci e pure affascinanti, e una coerenza di ferro nell’imporle... https://artesuono.blogspot.com/2014/07/george-ezra-wanted-on-voyage-2014.html