È ormai un dato di fatto: Thom Yorke è un moderno re Mida della musica contemporanea, perchè tutto ciò su cui mette mano, anche se non è proprio barocco, sfarzoso e luccicante come l’oro, di sicuro è di grande valore musicale. E Amok ne è l’ennesima conferma.
Tutto questo nonostante Thom in questa tornata abbia assunto un ruolo piuttosto defilato nel processo creativo, che stando ai racconti dei componenti del gruppo è stato di una sorta di collettiva, mistica session che si è protratta quasi ininterrottamente per pochi ma intensi giorni... https://www.rocklab.it/2013/04/03/atoms-for-peace-amok/
Figlio del famoso musicista nigeriano Fela Kuti, in venticinque anni di produzione discografica Femi non ha mai tradito la rivoluzione afrobeat, un'identità culturale che resta viva nonostante la realtà sottostante abbia perso quei connotati di urgenza e rabbia che infiammò la stagione d’oro della musica africana.
Polistrumentista abile sia con i fiati che con le tastiere, Femi si è dimostrato acuto nel contaminare gli elementi base dell’orchestra Egypt 80 con tracce di Motown sound e elementi dance, mentre il fingerpicking ossessivo delle chitarre, i fiati in coppia e gli incessanti fluidi ritmici di basso e percussioni si sono incontrati con suoni latini e world che hanno ampliato la capacità comunicativa della sua proposta... https://www.ondarock.it/recensioni/2013_femikuti_noplaceformydream.htm
Piove fuori. C’è un uomo solo a cui non importa, non se ne accorge neanche, cammina a passo lento… non ha più niente da perdere (Going Home). E’ fradicio, entra in un nightclub, ordina da bere. Muove una sedia nella direzione del palco, odore di vecchio, intorno nuvole di fumo. Una cantante gli passa accanto microfono in mano (Amen). Si mormora, riconosce i suoni ma è come assorto. Alza lo sguardo, è rimasto solo. Paga da bere, chiude la porta alle sue spalle. Piove ancora (Show Me the Place). Costeggia un lungomare infinito, sotto i portici un uomo suona uno strumento, si accorge di non esser solo in questa notte senza fine. Entra in una Chiesa, chiede perdono a Dio (Anyhow). Non è mai stato così solo... https://www.impattosonoro.it/2012/02/13/recensioni/leonard-cohen-old-ideas/
La sorte toccata da tempo ad altri colleghi è giunta anche per Lyle Lovett: il musicista texano scioglie il quasi trentennale rapporto con il colosso country della Curb records (seppure in anni recenti passato per le maglie della Lost Highway) per affrontare una inevitabile indipendenza. Questione già affrontata e d'altronde dirimente in quest'epoca: come John Hiatt, Steve Earle e altri campioni dell'Americana il ruolo di Lovett non è più quello di capofila, né evidentemente le vendite e l'appeal dell'artista possono convincere un baraccone discografico a mantenere in piedi contratti che nella loro logica non fruttano i risultati di un tempo... https://www.rootshighway.it/recensioni/lovett.htm
Ai Sigur Rós, band islandese formatasi nel 1994, va riconosciuto il merito di aver creato un “marchio” sonoro unico e inconfondibile.
A quindici anni da Von, il loro album d'esordio, i Sigur Rós hanno mantenuto pressoché unico il modo di fare musica: timbro, lingua inventata e lunghi brani. Lentezza è il loro “mood” come anche la loro progressione artistica. Se questa costanza è sicuramente esempio di coerenza artistica può allo stesso tempo risultare abbastanza monotona. Da fan fin dai tempi di Agaetis Byrjun posso tranquillamente esprimerlo... https://artesuono.blogspot.com/2014/10/sigur-ros-valtari-2012.html
Dopo una pausa di quasi quattro anni (il suo ultimo lavoro “Red Letter Year” è del 2008) dovuti al matrimonio e alla maternità, la quarantunenne Ani DiFranco ritorna con un nuovo disco, il diciannovesimo: ¿Which Side Are You On?
Sono presenti alla realizzazione di questo album Pete Seeger, i Neville Brothers, il compagno e produttore del disco Mike Napolitano e molti altri musicisti di New Orleans, città di residenza della DiFranco. Il “marchio” che ha sempre contraddistinto la folksinger americana è l'impegno politico, la libertà e l'autonomia di pensiero e di azione, proprio per questo non ha mai accettato compromessi con le major, pagando di persona l'esclusione dalle radio e dai riflettori mass-mediatici... https://artesuono.blogspot.com/2014/07/ani-difranco-which-side-are-you-on-2012.html
Ry Cooder passa per un intellettuale, un ricercatore, un ottimo session man, del quale è universalmente conosciuta (e lui non ne ha certo fatto mistero) la fede “progressista”. Ma ha quell'aria un po' grigia, da “professionista”, che non ce lo fa immaginare in prima fila sulle barricate, al limite nelle retrovie a studiare strategie. E, invece, eccolo qua, in prima fila, a seguire le orme del suo mentore Woody Guthrie, l'uomo la cui chitarra era “una macchina che uccide i fascisti”, con questo “Election Special”, la cui data di uscita ha preceduto di poco la convention repubblicana, che avrebbe nominato sfidante di Barack Obama nella corsa alla Casa Bianca il mormone plurimiliardario Mitt Romney... https://www.distorsioni.net/canali/dischi/election-special
Neil Young è un artista imprevedibile, poliedrico, eclettico, dalle mille personalità. Un musicista che non finirà mai di stupire.
Così come alle sue produzioni più celebri degli anni settanta, dense di sapori e climi californiani, fece seguire musica sperimentale, uscendo poi con un disco di country nashvilliano e subito dopo con un episodio di hard rock, ora (siamo nel 1992) dopo “Freedom” (quasi interamente acustico) spiazza tutti con un doppio album dal vivo con il suo gruppo storico, i Crazy Horse, di tagliente, violento, sudatissimo rock americano... https://www.silvanobottaro.it/archives/4281
Antony Hegarty, un artista unico, come la sua voce malinconica, primo e più appariscente elemento di una personalità musicale sfaccettata e poliedrica, capace di far entrare l’ascoltatore nella sua sfera più intima e umana, con una naturalezza commovente, che va ben al di la del mero timbro vocale, per quanto esclusivo ed eccezionale.
“Cut The World” è un album che raccoglie le registrazioni effettuate da Antony e i suoi The Johnsons, assieme all’Orchestra sinfonica nazionale di Copenhagen, grazie alla quale i brani editi sui quattro precedenti lavori in studio si rivestono di nuove atmosfere, suscitando nuove sensazioni... https://www.impattosonoro.it/2012/09/04/recensioni/antony-and-the-johnsons-cut-the-world/
Chi scrive non ha mancato di sottolineare quanto gli ultimi dischi di Neil Young sembrassero più urgenti che ispirati. Bene, con questo Psychedelic Pill – di nuovo in sella ai fidi Crazy Horse dopo il recente Americana – si rientra in carreggiata alla grande. E sapete di che razza di carreggiata stiamo parlando. Sommariamente, si tratta di otto pezzi più uno (la versione alternativa della title track) per quasi un'ora e mezza di caro vecchio country psych ad alto tasso d'elettricità. Ma in realtà in ballo c'è altro... https://www.sentireascoltare.com/recensioni/neil-young-psychedelic-pill/