viewSe la 'Ndrangheta (da cento anni) è sbarcata in Australia.
Le origini
Leggenda vuole che, quando intorno al 1770, il capitano James Cook avvistò per la prima volta le coste australiane, tra il suo equipaggio ci fossero due marinai italiani: James Matra, nato a New York (il suo cognome originario era Magra) ed Antonio Ponto, indicato proprio come il primo italiano nella storia a mettere piede in #Australia.
Per venire a tempi più prossimi, per ritrovare italiani in Australia ci dobbiamo spostare negli Anni '30 del secolo scorso. La maggioranza dei nostri emigrati in Australia si stabilì negli stati meridionali di Victoria, Nuovo Galles del Sud e Australia meridionale, mentre altri preferirono il Queensland e l'Australia occidentale.
Ai giorni nostri quasi 200.000 australiani si identificano come “italiani”, formando la quinta etnia, dietro all'australiana, all'inglese, all'irlandese o allo scozzese. Circa il 2% degli australiani parla italiano a casa, sì da farne una delle lingue più parlate – oltre all’inglese – in Australia.
Fu solo nel secolo scorso, in particolare tra gli anni '20 e '60 che l'emigrazione italiana in Australia ebbe uno slancio, con la gran parte degli immigrati provenienti dalla Calabria.
La prima immigrazione – durante gli anni '20 e '30 – puntò sulle piantagioni di canna da zucchero, nel Queensland (nord-est dell'Australia), che richiedevano manodopera a basso costo. I primi delinquenti si specializzarono (al pari ad esempio di quanto avvenne con la mafia siciliana sbarcata a New York) nelle estorsioni a danni di connazionali, mentre cominciarono a fiorire gli omicidi tra bande italiane contrapposte.
La polizia australiana negli Anni '30 riteneva esistessero tre famiglie mafiose: due calabresi (a Sydney e Melbourne) e una siciliana (a Perth).
Intanto l'immigrazione non si fermava: si dice che tra il 1950 e il 1970 emigrarono in Australia 5.000 dei 9.000 abitanti di Platì, stabilendosi tra Melbourne, Adelaide e nei dintorni del distretto di Griffith (negli anni '60, la popolazione di Griffith era composta per circa il 70% da italiani) e Riverina nel Nuovo Galles del Sud.
I fatti di Melbourne
Quando negli Anni '60 scoppiò una guerra interna nel “Locale” di 'Ndrangheta di Melbourne per accaparrarsi il comando, gli investigatori australiani furono costretti a rivolgersi a degli esperti stranieri: chiamarono così a collaborare nelle indagini due detective, rispettivamente statunitense ed italiano.
Nel 1962 il boss di Melbourne Domenico The Pope Italiano ed il suo vice Antonio Il Rospo Barbara morirono a poche settimane di distanza l'uno dall'altro per cause naturali . Si scatenò una sanguinosa battaglia per assumere il ruolo di capo, che vide emergere Liborio Benvenuto (posizione che mantenne fino alla sua morte – per cause naturali – nel 1988).
Il governo dello Stato di Victoria invitò allora due esperti stranieri sulla criminalità organizzata italiana per assistere la polizia: si trattava di John T. Cusack, supervisore distrettuale dell'Ufficio Narcotici degli Stati Uniti, e del vice questore Ugo Macera [immagine sopra], (nel corso della sua carriera sarà capo della Squadra Mobile di Roma, questore di Agrigento, Salerno e Roma, direttore della Criminalpol e prefetto vicecapo della #PoliziadiStato).
In particolare Cusack scrisse nel suo rapporto
Esiste una Società Segreta Italiana che opera a Melbourne e nello Stato di Victoria. Esiste anche nel Nuovo Galles del Sud e nell'Australia Meridionale e, apparentemente in misura minore, nel Queensland e nell'Australia Occidentale. Viene spesso chiamata dai suoi aderenti la Società. La Società conta presumibilmente almeno 300 membri nel Victoria, 200 solo nella zona di Melbourne. Ci sono rapporti che la Società esiste nel Victoria dal 1930.
Egli fu il primo ad identificare la struttura delle 'ndrine: il capo-bastone quale leader, il 'ragioniere' ed il sotto-capo erano coloro che supervisionavano le operazioni. In più non mancò di fare una previsione quanto mai lungimirante
Entro i prossimi 25 anni, se non controllata, la Società sarà in grado di diversificarsi in tutti gli aspetti della criminalità organizzata e degli affari legittimi. Ciò potrebbe benissimo includere narcotici, gioco d'azzardo organizzato, compresa la corruzione delle corse, del calcio, ecc.
A quel punto fu il Governo federale a voler vederci chiaro. Nel novembre 1964 affidò una propria indagine ad ampio raggio sulla criminalità organizzata italiana in Australia all' agente dell'ASIO (Australian Security Intelligence Organisation) Colin Brown. Questi redasse il suo rapporto (“La società criminale italiana in Australia”) nel quale fece risalire la nascita della consorteria criminale calabrese in Australia al 1922, con l'arrivo di immigrati che la radicarono a Melbourne, Perth e Sydney.
Le raccomandazioni di Cusack, Macera e Brown sono rimaste ignorate, ma le loro previsioni si sono avverate.
Nel tempo le propaggini della #Ndrangheta in Australia si sono insediate in molteplici attività legittime, come mezzo per riciclare i guadagni illeciti: si va dalle corse di cavalli e corse al trotto, alla industria vinicola, aziende di importazione, produzione e vendita di mobili, agenzie di viaggio e costruzioni edili.
Negli ultimi decenni, la n'drangheta è salita ai vertici delle organizzazioni criminali internazionali: Canada ed Australia sono le nazioni ove si è sviluppata maggiormente. Profittando di una maggior capacità di mimetizzazione rispetto alle altre mafie di origine italiana, la 'ndrangheta è cresciuta anche in Australia quasi incontrastata.
La Relazione Semestrale della Direzione Investigativa Antimafia (#DIA) italiana prende in considerazione anche il modus operandi nell'isola
allo scopo di sviare l’attenzione delle autorità tende a limitare il ricorso alla violenza e si rivolge, per l’esecuzione di attività illecite marginali, ad altri sodalizi criminali come le bande di motociclisti. Essa, inoltre, ha assunto un ruolo di primo piano nella coltivazione della cannabis e nell’importazione di altre droghe. Accanto alle menzionate attività criminose, vi sono l’usura, la contraffazione e le estorsioni. L’attività di riciclaggio dei proventi delittuosi avviene con il ricorso ad attività economiche apparentemente legali come aziende del settore agricolo, della ristorazione, dei trasporti e dell’edilizia.
e, al contempo segnala le attività di contrasto poste in essere
Le autorità australiane hanno istituito la Criminal Assets Confiscation Taskforce (ideata allo scopo di impedire il reinvestimento dei proventi illeciti, avvalendosi anche della collaborazione di altri Stati) e l’Australian Transaction Reporting and Analysis Center (un’agenzia governativa di intelligence finanziaria, membro del Gruppo Egmont, avente la finalità di monitorare le transazioni sospette e di individuare le operazioni riconducibili al riciclaggio dei proventi illeciti, al finanziamento del terrorismo, nonché all’evasione fiscale ed alle frodi). Le autorità australiane hanno preso piena consapevolezza della presenza nel loro Paese di propaggini delle organizzazioni criminali di matrice italiana, della complessità del fenomeno mafioso e del pericolo derivante dalle infiltrazioni delle mafie nel tessuto sociale, economico e politico. Per una più efficace lotta alle mafie il Paese in esame ha aderito alla Rete operativa antimafia – @ON ed al Progetto I-CAN (#Interpol Cooperation Against ’Ndrangheta).
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