Pollaio Simbolista

Un posto dove scrivere le mie idee

Finalmente ho finito il mio 9° episodio per il racconto che sto scrivendo su THe_iNCIPIT Dato che succede molto raramente, ha grandinato. La cosa che questa volta ho provato a fare è stata di chiedere a ChatGPT di farmi da Editor.

Il pezzo tra un attimo sarà pubblico, quindi posso meterlo anche qui senza problemi.

Ho chiesto: Act as an editor, could you review this italian text for me?

E ha iniziato a riscrivermi il testo. Allora ho detto, no, stop

just give me advise on errors or something strange e mi ha tirato fuori una lista di errori.

Adesso seguitemi che facciamo un esperimento insieme.

Prima vi metto

Il testo originale

(è il nono capitolo su un totale di 10, se volete sapere cosa sia succcesso prima, potete trovarlo qui: Pagine bianche di libri non letti.

9 – Per uscire dal labirinto occorre perdersi Germano uscì velocemente dalla porta del bar sport e prese a camminare velocemente. Flaminio ed Alfonso lo seguirono mentre Haik e l’uomo rinascimentale restarono con una scusa. Germano ammirava la loro avversione a qualsiasi tipo di lavoro. Del resto, chi aveva contato innumerevoli ani, visitato sconfinati confini e assistito le follie di intere folle, trova gustoso il molle stare a guardare. Flaminio, ad un certo punto, chiese: “Dove ci state portando?” “Non molto lontano” rispose Germano, fermandosi ad armeggiare col telefono. Poi fece segno ai due di seguirlo verso lo stradone principale e si fermò davanti a 3 monopattini. Ne sbloccò uno. “fatemi un po’ vedere se riesco ad usarne tre. Non ho mai provato.” Flaminio lo guardò preoccupato: “Dobbiamo andare fuori città su uno di quei… cosi?” “Non uno. Tre, come vi dicevo. è molto pericoloso andare in più d’uno…” disse Germano “Io non sono mai salito su un monopattino” protestò Alfonso. “Vi capita spesso, a voi personaggi dei libri, di girare in questo modo?” “No, di solito cavalchiamo draghi o cadiamo nelle tane del bianconiglio. Questa sera però, non dobbiamo dare nell’occhio. Accontetatevi dei monopattini.” Passato l’impaccio iniziale, Alfonso e Flaminio iniziarono quasi a divertirsi. Ad un tratto sentirono, lontano, un suono di sirene. Germano si arrestò e fece segno anche agli altri due di fermarsi e di fare silenzio. “Presto”, disse “dobbiamo costruire un nascondiglio. è necessario che trovino quello che non cercano!” “Chi ci starebbe cercando?” chiese Alfonso. “ E cosa dovrebbero trovare?” aggiunse Flaminio. Germano accatastava dei bidoni vicino ad un muro mentre mormorava qualcosa muovendo le mani come i bambini che lanciano incantesimi per gioco. “Venite!” disse ai due “è essenziale che camminiate in linea retta. Ad ogni ostacolo dovrete girare a destra. Curve a 90°. Io creerò un divertissement.” Alfonso provò ad obiettare mentre Flaminio non trovò le parole per descrivere quello che non stava pensando. “Forza! Andate! Ci rivedremo fra qualche giorno” Concluse Germano andandosene.

Ad Alfonso e Falminio, soli, non restò altro da fare che seguire le indicazioni. Un po’ per stanchezza, un po’ per scaramanzia, presero ad andare dritti. Al primo muro girarono a destra, in via S. Colombano. Poi di nuovo a destra in via Morazzone, e ancora in Via Mazzini e in Via Porta. Le sirene si facevano sempre più vicine, ma questo cammino li tranquillizzava. Un ponteggio, davanti ad una chiesa, li costrinse a girare, sempre a destra, in Via Mantovani, dove un camion sbarrava loro la strada. Sulla destra una cancellata e una scaletta invitavano a salire sul tetto della casa. “Oh no! No no no no! Non se ne parla proprio” disse Alfonso, “mi vengono le vertigini solo a pensarci.” Ma un forte boato e uno scoppio nel cielo di bagliori rosa e gialli lo fece arrampicare, svelto come un gatto, fin sul tetto. Quando Flaminio lo raggiunse, videro, o credettero di vedere, un dragone di carta che volava nel cielo sopra le loro teste. Questo dragone sputava fuochi d’artificio colorati in una specie di spirale che sembrava mimare il percorso che avevano seguito fino a quel momento. In sella a quel drago: Germano; come un direttore d’orchestra, chiamava a raccolta i fuochi per plasmarli in una forma che, nella sua mente, doveva sicuramente avere qualche senso. Intorno a loro, nei vicoli bassi sotto le case, giravano auto della polizia con lampeggianti accesi e un baccano d’inferno. C’era da meravigliarsi che nessuno uscisse dalle finestre per protestare contro quel ruore notturno. Lo stare fermi però li inquietava, non vedevano più il dragone e, in compenso, le sirene avevano preso forza.

“Dottor Scardamatti” disse Flaminio “non avrei mai pensato che una tranquilla cena avrebbe potuto portarci a questo” “Caro Ottolenghi” risposte Alfonso “io devo proprio essere preda alla stanchezza e al delirio, mi è sembrato di riconoscere in una poliziotta, la mia nuova vicina di casa” “Avete una nuova vicina? Questa si che è una notizia. Com’è?” “Stranamente non l’ho mai vista in faccia, eppure sono quasi sicuro che in una di quelle macchine ci sia lei” “Sapete se è una poliziotta?” “Non so nulla. Questa mattina, mentre venivo in biblioteca.” Continuò Alfonso “Quando incontrai Germano per la prima volta. Anche allora lui si spaventò sentendo il suono delle sirene e scappò. Fu allora che mi sembrò vedere la donna misteriosa.” “Questa è una storia senza capo ne coda” asserì Flaminio, vedendo a destra una scala esterna che scendeva in strada. “Per di quà!” Discesi dalla casa si trovarono di nuovo in via Morazzone, girati nel senso opposto. Un’auto della polizia giunse a grande velocità obbligando Flamino a compiere un grande balzo in avanti e a ruzzolare tra vecchie riviste buttate sul marciapiede. Girandosi non vide più Astolfo ma sentì solo una voce che gli disse “Per stasera basta così, ora puoi riposare” Flaminio perse conoscenza.

Gli errori

Adesso che siete freschi di lettura, passiamo agli errori:

Sure! Here are some suggestions:

1 – “uscì velocemente” could be changed to “uscirono velocemente” to match the subject of the sentence.

Qui la concordanza è con Germano, quindi lascerei “uscì”. Il problema è la ripetizione di Velocemente La frase finale passa da “Germano uscì velocemente dalla porta del bar sport e prese a camminare velocemente.” “Germano uscì dalla porta del bar sport e prese a camminare velocemente.”

2 – “l’uomo rinascimentale” could be changed to “l'uomo in abiti rinascimentali” to be more clear.

L'ho già chiamato così in altri capitoli, ma CGPT non poteva saperlo

3 – “chi aveva contato innumerevoli ani” could be changed to “chi aveva vissuto per innumerevoli anni” to be more accurate.

No, mi piace il contrasto logico di contare una cosa innumerevole.

4 – “Ne sbloccò uno” could be changed to “Ne sbloccò tre” to match the following sentence.

No, prima ne sblocca uno e poi va sugli altri due.

5 – “fatemi un po’ vedere se riesco ad usarne tre” could be changed to “fatemi vedere se riesco ad usarne tre” to correct the word order.

Qui si, mi sono preso la mano ed è uscita una forma dialettale

6 – “è molto pericoloso andare in più d’uno” could be changed to “è molto pericoloso andare in più di uno” to correct the grammar.

Qui gioco la carta della licenza poetica. Nessuno direbbe di / uno

7 – “Passato l’impaccio iniziale” could be changed to “Superato l'impaccio iniziale” to be more idiomatic.

Bravo! Superato è meglio ed è più attinente al tema delle corse su strada.

8 – “Accontetatevi dei monopattini” could be changed to “Accontentatevi d ei monopattini” to correct the spelling.

WHAT???

9 – “è necessario che trovino quello che non cercano” could be changed to “è necessario che non trovino quello che cercano” to make the sentence more clear.

Non è una questione di chiarezza, trovare quello che non si cerca è molto diverso dal non trovare quello che si sta cercando. (su questo dovrò scrivere qualcosa in futuro).

10 – “provò ad obiettare” could be changed to “protestò” to be more concise.

Qui il senso del “provare ad obiettare” sta tutto nel non riuscire a farlo. Alfonso provò, Flaminio non trovò. il verbo protestare è molto più forte e da per scontato che la protesta avvenga.

11 – “Un po’ per stanchezza, un po’ per scaramanzia” could be changed to “Sia per stanchezza che per scaramanzia” to be more idiomatic.

A questo punto esageriamo, lascerei solo “Per stanchezza e scaramanzia”

12 – “dove un camion sbarrava loro la strada” could be changed to “dove un camion gli ostruiva la strada” to be more accurate.

Ostruiva? Mi sembrano tutte parole vecchie. Facciamoci aiutare dalla statistica https://trends.google.it/trends/explore?date=now%201-d&geo=IT&q=ostruire,sbarrare,bloccare&hl=it e usiamo bloccava

13 – “in sella a quel drago” could be changed to “sulla groppa di quel drago” to be more idiomatic.

Non mi piace groppa...

14 – “chiamava a raccolta i fuochi” could be changed to “raccoglieva i fuochi” to be more concise.

Raccogliere sarà più coinciso, ma ha tutto un'altro significato. Chiamare a raccolta si usa per le spedizioni, per i concigli, per gli eventi importanti. Raccogliere è più umile e inadatto al contesto

**15 – “C’era da meravigliarsi che nessuno uscisse dalle finestre per protestare contro quel ruore notturno” could be changed to “Era sorprendente che nessuno fosse uscito dalle finestre a protestare contro quel chiasso notturno” to be more clear. **

E qui hai ragione, la tua è migliore

Overall, the text is well-written and the meaning is clear. Good job!

I complienti me li prendo tutti e mi gonfio di orgoglio! “Guardate gente, una macchina ha detto che sono bravo!!!”

Ma vediamo se come editor lavora bene.

Funziona come editor?

Dei 15 errori che mi ha segnalato solo 3 sono stati approvati in toto, 2 mi hanno dato degli spunti, ma 10/15 erano inutili o dannosi. Il fatto è che per capirlo ho dovuto rileggere il racconto. In conclusione direi bene! ti costringe a rileggere prima di pubblicare.

Qui il link al testo pubblicato

A presto IlGallo

il Gallo

Questo è un breve racconto che scrissi lo scorso anno. Oggi hanno paragonato un personaggio di un mio altro racconto a Lewis Carrol, mi sembra il momento adatto per pubblicarlo.

Su Lewis Carrol ci sarebbe molto da dire. A me piace ricordare, cito a memoria, le parole non saranno esatte, una sua frase nella prefazione de “La caccia allo Snark”

Alcune volte ho dovuto piegare la rima alle esigenze della trama. Altre volte, più numerose, ho dovuto piegare la trama all'esigenze della rima. All lettore scoprire quali siano.

Mi piace pensare che, quando scrivo, seguo la stessa regola.


Erano alcune settimane che non si presentava. Eppure era sempre puntuale. Lo sanno tutte che questa è l’ora del tè. In più c’era da festeggiare, c’era sempre da festeggiare, qui era tutto pronto ma lei non c’era. Guardò alcuni dei suoi orologi ed ognuno dava una diversa versione dei fatti. Per alcuni erano le 2 del pomeriggio e lei sarebbe dovuta rientrare a momenti. Per altri era ancora notte fonda e sarebbe stato più conveniente dormire che stare ad aspettare davanti alla tavola imbandita. Finalmente ne trovò uno che lo soddisfaceva: segnava le 5 e un quarto del pomeriggio. Si versò una fumante tazza di tè, con l’animo puro di chi sa che sta facendo la cosa giusta. Guardò nella zuccheriera e vide che anche il Ghiro non era al suo posto. Si innervosì a tal punto che le mani gli tremarono. Tremarono talmente forte da fargli rovesciare il contenuto della tazza. Iniziò a saltare sul tavolo mordendo il cappello, stridendo e ringhiando, fracassando e roteando in preda alla più gustosa confusione che si fosse vista da giorni in quella foresta.

Dietro di lui stava, a godersi la scena, un militare in congedo. I suoi gradi, quattro cuori rossi, splendevano alla luce della luna, il suo volto tradiva la grande felicità di essere testimone di quanto stava accadendo.

“Mi scusi, buon uomo” Disse il soldato a gran voce, interrompendo il folle balletto su tavola. “Mi scusi, saprebbe indicarmi la strada per uscire da questo bosco?” “Certo che sì, per chi mi ha preso?” Brontolò l’uomo interrompendosi e rimettendosi il cappello morsicato in testa. “Beh”, riprese il soldato dopo una breve pausa, “potrebbe indicarmela?” “Ma certo che potrei! Che domande. Lei piuttosto, vuole una tazza di tè? Purtroppo per lo zucchero dovrà far da solo, il ghiro sarà a dormire da qualche parte.” “Io vorrei…” provò a protestare il soldato, ma poi pensò che una tazza di tè non gli avrebbe fatto certo male e si sedette al tavolo. “Oh no! no no no NO! Non certo li!” Intimò l’uomo al soldato, minacciandolo. “Quella è la sedia del festeggiato. Nessuno deve mai sedersi o tutto finirebbe.”


Fatemi sapere cosa ne pensate, anzi, fatemi sapere altro.

il Gallo

il Gallo

il primo post è andato, l'inizio del raconto era terribile, ma ormai è necessario arrivare in fondo a quella storia. Anche se riscriverla pensando che non fosse successa una volta, ma due, tre, molte volte, potrebbe portarci in situazioni interessanti. Il mostro potrebbe essere un'altro, di un'altra volta


Mat Hang non voleva andarci a quella stupida fiera. Mat Hang sapeva che i suoi amici sarebbero stati tutti li. Mat Hang era terrorizzato da questa cosa. Mat Hang non voleva che lo vedessero in quel modo.

Salirò sul monte, si disse, fuggirò la vista di ogni uomo, sarò Mat Hang, solitario e inafferrabile. Prese la spada che fu di suo padre, il largo cappello di riso, e uscì da quella casa, sapendo che non ci sarebbe mai più tornato

Me ne vado, pensò, addio madre, addio fiori di gelso, addio torrente Alekbath, Mat Hang tornerà solo quando sarà nuovo, quando sarà un uomo. Prese il sentiero tra i faggi, e proseguì in silenzio. Anche i suoi pensieri erano fermi su un’unica immagine: l’orrido mostro che lo attendeva, l’orrido mostro che aveva visto riflesso nello specchio del sogno.


il Gallo

Il primo post si porta dietro sempre un carico di aspettative, di paura di fare il passo più lungo della gamba, oppure di fare un passo falso. È tipico di questi primi post fare promesse che poi non si potranno mantenere.

Io metto subito le mani avanti e dichiaro che questo testo è stato scritto circa un anno fa, pensando di fare una qualche sfida di durata, pensando che l'abitudine, oltre a fare l'uomo ladro, mi avrebbe permesso di scrivere meglio ed essere più costante.

Questo testo, dicevo, riposava in un cassetto virtuale ed è ora di rimetterlo qui senza rileggerlo, solo per vedere come è invecchiato (nda male, molto male).

Eccolo a voi:

22/04/2022, ore 23:50 (nda mi segnavo anche l'ora, wow)

C’era una volta… non tutti i racconti iniziano così; ci sono quelli che iniziano due volte, quelli che iniziano al futuro, quelli che iniziano e basta. Questo, evidentemente, inizia col “C’era una volta”. Va subito chiarito cosa ci fosse, quella volta. Quella volta ci fu una grande festa ai piedi del monte Fah Hang; i preparativi furono grandiosi e ora la gente delle colline veniva nella città richiamata dai mercati, dai dolciumi e dai saltimbanchi. Vi era in quei tempi però un giovane che non aveva nessuna voglia di festeggiare e interrogato dalla madre disse: “Madre, sono disgustato dalle luci, dalla compagnia, dal vociare, da quei profumi stucchevoli delle bancarelle di Pad pan, voglio lasciare tutto in questi giorni. Lasciare voi e avventurarmi sul monte priobito Fah Hang”. “Cosa ti salta in mente”, disse la madre “tutti i ragazzi della tua età amano la fiera! E cosa andresti a fare sul monte proibito?” “Non ho diritti di infrangere le antiche leggi, ma lasciami ti prego. Cosa avrebbe detto mio padre?”

il Gallo