Lo Hobbit a scuola

Leggo “Lo Hobbit” di J.R.R. Tolkien con i miei studenti. Vediamo cosa succede

I nani "bussano" alla porta di Bilbo

Quella passata è stata una settimana tranquilla. Non direi priva di eventi, ma solamente tranquilla. Abbiamo letto il romanzo, lo abbiamo commentato, e i ragazzi sono entrati in contatto con le prime canzoni naniche composte da Tolkien per il suo legendarium, quella che i nani cantano mentre sparecchiano la tavola imbandita e lavano i piatti, e quella che cantano per raccontare a Bilbo – e al lettore – il perché della loro missione verso Erebor.

Una riflessione su “Lontan sui monti fumidi e gelati” intendo conservarla per la prossima settimana, perché oggi vi propongo un'osservazione che hanno fatto i ragazzi mentre leggevamo l'arrivo dei nani a Casa Baggins.

Balin, Dwalin, Fíli, Kíli, Dori, Nori, Ori, Óin, Glóin, Bifur, Bofur, Bombur... E Thorin?!

Immaginatevi la scena. Un normalissimo hobbit sta aspettando un vecchio amico per una normalissima tazza di tè, in una normalissima giornata qualsiasi. Bussano alla porta. Lo hobbit pensa che sia il vecchio amico e va ad aprire. A ritmo regolare gli si presenteranno in gruppo per tutto il pomeriggio dei nani, dodici per l'esattezza, che di volta in volta si presenteranno educatamente con i loro nomi divertenti, rimati e – per alcuni di loro – con radici nei racconti epici germanici: Balin, Dwalin, Fíli, Kíli, Dori, Nori, Ori, Óin, Glóin, Bifur, Bofur e Bombur.

Infine e da solo, arriva l'ultimo di loro che, come i suoi compagni, si presenta educatamente: si chiama Thorin. Mi rivolgo ai miei studenti: “Non notate qualcosa di strano in questo nome?”

Si è alzata una mano: “Prof, ha un nome diverso dagli altri.” Sorrido e le faccio spiegare. Mi dice che gli altri nomi tra di loro fanno rima, sembrano una filastrocca. Quello di Thorin no. Le dico che Thorin sembra far rima con Óin e Glóin, ma che in realtà sono rime imperfette a differenza delle altre. Allora le chiedo, “Perché secondo te non fa rima con gli altri nomi?”

“Perché è il re e deve farsi notare.” Sorrido soddisfatto, le do un rinforzo positivo e continuiamo la lettura. Il potere della lettura...

Alla prossima settimana.

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Un incontro (in)atteso

Bilbo prepara il tè

“Ragazzi, mettetevi comodi perché quando leggiamo, dobbiamo stare comodi!”

In un buco nella terra, viveva uno hobbit...

Con questo incipit è cominciata la nostra avventura in questa settimana. Con le classi A e B abbiamo cominciato la lettura de Lo Hobbit ed è andata estremamente bene.

Tutto comincia con quella frase, così familiare all'inizio e così soprendente più si va avanti nella lettura. Un caro vecchio C'era una volta... completamente originale, e poi da lì ci si avventura veramente all'interno della storia, andando a scoprire cosa sia uno hobbit, cosa fanno, cosa vogliono – ma soprattutto chi è Bilbo Baggins, il nostro eroe.

L'incontro con Gandalf

Quando Bilbo incontra (o meglio, incontra di nuovo) il vecchio Gandalf, si entra nel vivo dell'intreccio del romanzo. Il vecchio stregone coinvolge Bilbo nella sua più grande avventura e lo fa usando un linguaggio divertente e divertito, al limite dell'enigma, che i ragazzi hanno subito notato.

“Perché Gandalf usa questo linguaggio così creativo?” Ho chiesto ai ragazzi. Forse una domanda un po' esigente per dei bambini di prima media, tant'è che non mi hanno saputo rispondere. “Perché – ricordatevelo – parlare bene e utilizzare in modo creativo la lingua è sempre indice di grande intelligenza, tanto nei romanzi quanto nella vita vera.” E mi sono sentito maestro di vita – o un rapper che fa il micdrop, devo ancora deciderlo. Poi vaglielo a dire che bisogna anche saper usare saggiamente la lingua, però quello sarà un problema per i professori del liceo.

Poi uno dei ragazzi mi fa, “Prof, Gandalf è vestito proprio come uno stregone!” E anche lì, ho potuto sfoderare l'aplombe da guru che mi ha sempre contraddistinto. “Ragazzi, Gandalf è colui che ha dato allo stregone le sue caratteristiche. Tutti i maghi e gli stregoni dopo l'uscita de Lo Hobbit assomigliano a Gandalf perché esiste Gandalf. Pensate ad Albus Silente!” E ancora una volta, occhi spalancati, stupiti.

Viene da domandarmi se questa mancanza di spirito di astrazione e intertestualità sia dovuta alla giovane età o da un contesto che non premia questo tipo di abilità. Forse entrambe. Purtroppo si è potuto leggere fino a questo punto, alla prossima settimana con il continuo...

La classe C

Per un gioco del destino, questa settimana ho inaspettatamente conosciuto la classe C – l'ultima prima che mi mancava nel novero delle classi con cui leggerò il romanzo – a causa di una supplenza assegnatami. Ottima impressione a parte, sembra una classe molto più brillante rispetto alle altre due. Spero che possa riservarmi grandi sorprese.

Alla prossima settimana con gli aggiornamenti di questa piccola grande avventura.

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Oggi vi propongo giusto un piccolo update su come proseguirà questa avventura sul blog. Poche parole – come mio solito – per una lettura veloce e spensierata

Situazione classi

Se avete seguito il blog finora, avrete visto come, delle tre classi di prima media con cui leggerò Lo Hobbit, ne ho conosciute solo due – che ho chiamato classe A e classe B. A causa dell'orario ridotto che abbiamo applicato nella mia scuola, non conoscerò la classe C fino al 4 ottobre, quindi per la classe C ci sarà un po' di ritardo nella programmazione tra A, B e C. Sperò seguirete comunque con interesse questa mia avventura

Pianificazione dei post

Per semplificare ulteriormente la lettura di questo blog, ho deciso di condensare la settimana didattica in un unico post settimanale (che pubblicherò tendenzialmente o il sabato o la domenica), piuttosto che avere singoli post per singole classi. Questo non vuol dire che mi auto-limiterò a un post a settimana, ma aspettatevi un'analisi più mirata.

Quale edizione?

Mi rendo conto che questa è più una FAQ che un update, ma ho dimenticato di indicare qui sul blog quale edizione de Lo Hobbit userò con i ragazzi. Molto semplicemente, ho indicato loro come testo di riferimento l'edizione tascabile Bompiani del 2012, con traduzione di Caterina Ciuferri curata dalla Società Tolkieniana Italiana... Quella che si trova in libreria, quindi. Nulla di speciale con le edizioni Adelphi.

Non mi resta dunque che invitarvi alla lettura del blog nelle prossime settimane, augurandovi un buon autunno. Preparatevi una tazza di tè, una fetta di torta e avventuriamoci nelle Terre Selvagge per riconquistare Erebor.

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Oggi ho barato con la classe che chiameremo B. Per introdurre loro l'opera, ho fatto vedere una scena da La Compagnia dell'Anello (2001), quella presente solo nell'edizione estesa, in cui Bilbo, nell'atto di cominciare il suo libro, Andata e ritorno. Un racconto hobbit di Bilbo Baggins, illustra nel primo capitolo intitolato Riguardo agli hobbit le usanze e le caratteristiche del suo popolo. Ho barato perché è una scena talmente bella ed emblematica che mi ha risparmiato gran parte del lavoro per far capire ai ragazzi che cos'è la Contea, chi sono gli hobbit e cosa li rende unici. Ho chiesto loro di annotare tutto ciò che poteva essere degno di nota e ciò che li colpiva maggiormente. Alla conclusione del video, una ragazza mi ha detto che ad averla colpita è il modo in cui, per dire che gli hobbit amano la terra in cui vivono, Bilbo dica che «tutti gli hobbit hanno amore per le cose che crescono». Ho chiesto loro cosa significasse.

“Significa che le cose vanno curate, sennò non diventano grandi.”

Questo mi hanno risposto e per una classe di prima media è più che sufficiente. Al ché, ho citato un'altra frase che viene detta qualche minuto dopo.

Così la vita nella Contea va avanti più o meno come in questa passata Era, piena dei suoi andirivieni con cambiamenti che avvengono lentamente – sempre che avvengano. Perché le cose sono fatte per durare nella Contea, passando da una generazione all'altra.

E si sono illuminati, la pelle d'oca – complice anche il bellissimo tema della Contea composto da Howard Shore. Sintetizzo quello che mi hanno detto con:

“Gli hobbit amano la loro terra perché con l'impegno possono fare cose che crescono e che li fanno sentire a casa per tanto tempo.”

Sono pronti per leggere come sentirsi a casa possa significare anche lasciarla.

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Image Oggi, in quella che chiameremo classe A, è andata bene. Ho presentato ai ragazzi l'opera, chiedendo loro cosa fosse tipico del genere fantasy e cosa conoscessero già del mondo di Tolkien. Mi ha molto sorpreso scoprire che conoscevano già abbastanza bene – chi più chi meno – la Terra di Mezzo, gli hobbit e il caro vecchio Gandalf, soprattutto perché avevano già visto l'adattamento cinematografico de Lo Hobbit di Peter Jackson. Quello che mi ha sorpreso ancora di più è stato come, alla fine dell'ora, i ragazzi fossero incuriositi da come l'opera si sarebbe svolta: ho fatto vedere loro una serie di illustrazioni del romanzo e, quando è capitata quella di Gollum, erano curiosi di sapere come aveva fatto a ridursi così... Se solo sapessero! Ma l'immagine che più li ha colpiti è la prima che incontreranno quando la prossima settimana cominceremo a leggere il romanzo: il caro vecchio Bilbo che fuma la sua pipa nel portico di Casa Baggins, ignaro che la sua vita stava per cambiare per sempre.

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La copertina originale de "Lo Hobbit" Oggi propongo per la prima volta ad una classe di prima media la lettura de Lo Hobbit come attività di potenziamento di materie letterarie. Chissà come verrà recepita dai ragazzi... Non volevo propinargli il classico libro scolastico, pieno di buoni propositi e ottime intenzioni, ma che non stimola minimamente l'immaginazione e il senso di avventura che i ragazzi di questa età devono e vogliono vivere. Mi rendo conto che potrebbe essere una lettura complessa per i meno avvezzi ai romanzi, ma mi auguro che la bella prosa del Professore e la meravigliosa storia della Terra di Mezzo possa conquistare questi giovani novelli lettori. Oggi ho la prima di tre classi a cui proporrò la lettura delle avventure di Bilbo, Thorin e i suoi seguaci per riconquistare Erebor. Vi terrò aggiornati su come andrà questa mia piccola avventura.

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