Attraversamento

Non c'è posizione che si collochi agli antipodi della mistica più dell'individualismo anarchico. Per il quale bene è sviluppare il proprio io, cercare il piacere e la gioia di vivere, moltiplicare le proprie esperienze. Scrive Émile Armand: “L'individualista, l'al-di-fuori, apprezza la gioia di vivere, la vita del cervello, del sentimento, dei sensi, la vita delle grandi città come quella del casolare sperduto nella campagna. Tutto egli gusta e nulla respinge all'infuori di ciò che non coincide col suo temperamento, il suo carattere, le sue asprazioni, la sua sete di realtà” (Iniziazione individualista anarchica, Amici Italiani di Armand, Firenze 1956, p. 127). Costante è, in Armand, la polemica contro il pessimismo, l'ascetismo, l'annullamento dell'io. E tuttavia se il bene è l'esperienza, perché negare questa unica esperienza – il trascendimento, appunto, l'attraversamento dell'io, l'estasi? Si potrà contestare che questa sia l'esperienza più alta per un essere umano, che in essa consista la liberazione, che essa ci metta in contatto con qualcosa di decisivo. Non si può negare che essa sia tuttavia una esperienza. Ed una esperienza che non comporta alcun dominio dell'uomo sull'uomo – unico limite all'esperienza per Armand: non si è liberi di dominare l'altro – ma che al contrario appartiene da sempre a quegli en-dehors che sono gli eretici e i mistici e gli eretici: l'azzardo che ha portato sul rogo Margherita Porete e sulla croce Al-Hallaj.

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