Contro la scuola

  1. A scuola non si apprende, se non in modo accidentale. Perché l'apprendimento è impossibile senza interesse, ed è semplicemente impossibile provare interesse contemporaneamente per più di dieci discipline, e per tutti gli argomenti di quelle discipline. Si apprende quando, in modo casuale, uno dei temi proposti incontra un nostro reale interesse. Per tutto il resto del tempo si finge un interesse che non c'è e, al momento delle verifiche, si simula di aver appreso ciò che non è stato appreso.
  2. È una sciocchezza che il docente debba far nascere l'interesse. Il suo compito è quello di non spegnere un interesse in atto.
  3. Quand'anche in una scuola tutti i docenti fossero miracolosamente in grado di suscitare un interesse per ciò che insegnano, il sistema nervoso degli studenti non reggerebbe. Perché l'apprendimento è una impresa profondamente coinvolgente, eccitante, adrenalinica. Dopo mezz'ora di apprendimento reale c'è bisogno di un'altra mezz'ora per metabolizzare, riflettere, calmarsi. Cinque ore di apprendimento reale sono semplicemente impossibili.
  4. In mancanza di interesse, la scuola abitua a una simulazione che è fatta di ripetizione mnemonica, di linguaggio stereotipato, di vuoto chiacchierare. Sostituisce dunque l'ignoranza con qualcosa che è perfino peggio: la caricatura del sapere.
  5. La condizione scolastica è tra le più penose cui sia possibile sottoporre un essere umano. Immobilizzato, ammutolito, sorvegliato a vista, lo studente è un essere senza parvenza di vita. La scuola chiede solo le sue orecchie. Non la sua bocca, non le sue mani. Meno che mai la sua intelligenza. Mai il suo cuore.
  6. A scuola ci si abitua a pensare che la società debba essere organizzata asimmetricamente. Che sia necessario che ci sia uno che ha potere su altri, e che parla dall'alto al basso, che minaccia blandisce ricatta rimprovera.
  7. La relazione tra insegnante e studente, che dovrebbe essere una relazione di cura, è invece una relazione di dominio: ossia una relazione sporca. La comunicazione tra chi insegna e chi è insegnato — tra chi segna e chi è segnato — è costantemente esposta alla violenza.
  8. L'imbroglio da parte dello studente — il copiare — è l'inciampo che mette in luce l'assurdo di tutto il sistema. Una scuola in cui si copia è una istituzione che produce voti e diplomi, chiedendo in cambio lo spreco del tempo — della vita — di chi vi è inghiottito.
  9. La scuola non ha soltanto la colpa di non consentire alcun reale apprendimento. Quel che è peggio è che fin da subito associa l'apprendimento, lo studio, la conoscenza, che sono gioia, alla noia, alla passività, al fastidio. Inibisce la curiosità, la ricerca, la tensione verso la conoscenza. Castra la mente.
  10. La violenza maggiore la subiscono i docenti. Che giorno dopo giorno, anno dopo anno diventano grigi burocrati dello spirito, amministratori delegati di ricchezze che nelle loro mani sono destinate a diventare oro finto, gioielli di latta; zombi che si trascinano stancamente da un'aula all'altra sputacchiando le loro penose nozioni e le ancor più penose lezioncine morali.

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