Un hērem impazzito

La violenza, che così duramente ci colpisce nell’Antico Testamento e non poco turba i credenti più sensibili, inducendoli a chiedersi se davvero si possano considerare ispirati dei passi così crudeli, sembra consumarsi nel Nuovo Testamento. Se Israele ha dei nemici da sterminare, e se la religione dell’Antico Testamento è la religione di un popolo eletto, il cristianesimo è una religione universale. Non si identifica con un solo popolo, ma ha un messaggio che intende rivolgersi all’umanità intera, valido per chiunque al di là della nazionalità. Tuttavia il cristianesimo non rigetta l’Antico Testamento. Gesù non è venuto ad annullare la Legge, né nega il valore della rivelazione precedente. Aggiunge, piuttosto, una nuova logica. E un problema di non facile soluzione è in che modo questa nuova logica possa coesistere con la vecchia. Di fatto, l’Antico Testamento rappresenta una riserva di violenza che può costantemente riemergere ed alla quale è sempre possibile attingere. Ma soprattutto bisogna comprendere che al dispositivo violento del ḥērem se ne aggiunge uno nuovo, che di fatto, al di là dell’apparenza, continua la vecchia logica: il dispositivo diabolico. Nel Deuteronomio è Dio stesso che indica i popoli che dovranno essere sterminati. Su di loro cade dall’alto una consacrazione che è al tempo stesso una condanna a morte. Il dispositivo diabolico è invece un dispositivo mobile e flessibile. Non ci sono popoli nemici in sé. Ogni popolo diventa nemico nella misura in cui si oppone alla cristianità, che è una categoria religiosa, non etnica. Non c’è una terra promessa da raggiungere. La meta è, piuttosto, l’illimitata diffusione del messaggio di Cristo, l’evangelizzazione totale dell’umanità. Poiché questa è la volontà di Dio, chiunque di opponga non è da Dio, ma dal Diavolo. E se è dal Diavolo, può essere sterminato. Proprio perché mobile e flessibile, il dispositivo diabolico colpisce all’interno della stessa cristianità. Nell’Antico Testamento quella contro il nemico non è l’unica forma di violenza. C’è la violenza contro il nemico interno, colui che si rende colpevole di violazioni della Legge, e che per questo deve essere tolto di mezzo. Tali sono ad esempio gli omosessuali (Levitico, 20, 13) e chiunque non segua le rigide norme sessuali. Ora, secondo la nostra sensibilità si tratta di violenze inaccettabili, ma non sono troppo diverse dalle violenze che altri popoli esercitavano — ed eserciteranno per molto tempo — verso i trasgressori delle proprie norme condivise. Nel cristianesimo si presenta qualcosa di diverso. L’azione di Dio nel mondo è costantemente ostacolata dall’azione del Diavolo. Questo vuol dire che ovunque la società è insidiata. Ovunque c’è una linea mobile, sottile, che separa quelli che sono da Dio da quelli che sono dal Diavolo. Questa linea fa sì che la società cristiana sia sempre interiormente scissa, infelice, violenta. Il dispositivo diabolico colpisce di continuo, individuando ora questo ora quel soggetto che opera nella società al servizio del Diavolo. In un certo senso, è come se avessimo a che fare con un ḥērem impazzito, che colpisce ovunque, incontrollato, cieco e feroce. La violenza non viene trascesa, nemmeno contenuta. Al contrario: esplode. Attraversa tutta la società, minaccia chiunque, pesando come un’ombra su tutti. L’ombra del Diavolo, l’ombra di Dio.

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