Non desiderare di essere desiderati
Uno degli errori più frequenti nell'analisi della società attuale consiste nel considerarla una società individualistica — magari con la formula ossimorica dell'individualismo di massa. Nelle condizioni attuali un individuo è ben lontano dal nascere. Il soggetto attuale è un acquirente, un consumatore, un fruitore di servizi. La sua caratteristica principale è di essere desiderante. Ma il desiderio, come ha ben visto Girard, è mimetico. Una cosa è desiderabile nella misura in cui la desidera l'altro. Se il desiderio è l'essenza di questo soggetto, si può ben dire che l'alterità sia insita nella sua stessa essenza. Il presunto individuo-atomo è invece un soggetto in ostaggio dell'altro. Che il desiderio mimetico generi conflittualità è vero, ma non cambia la sostanza delle cose. Desiderare una cosa mi spinge a entrare in concorrenza con gli altri, ma mai desidererei quella cosa se non fosse desiderata dagli altri. (Non leggiamo il giornale di ieri, osservava da qualche parte Gabriel Tarde, non perché le notizie di ieri non siano più attuali, ma perché sappiamo che mentre lo stiamo leggendo non ci sono altri che stanno facendo la stessa cosa.) C'è un essere-con essenziale, che precede e fonda l'essere-contro. Ciò che caratterizza il nostro tempo è anzi proprio l'onnipresenza dell'altro.Il soggetto di prestazione di cui parla Byung-Chul Han è un soggetto costantemente aperto all'altro. Se è costretto a mettere in scena sé stesso, è perché non ha consistenza, se non nello sguardo dell'altro; perché l'altro lo costituisce intimamente. Ed è una apertura che non ha nulla di etico. Si direbbe piuttosto pornografica, nel senso etimologico: questo soggetto che acquista finisce per essere a sua volta un soggetto in vendita. Il soggetto desiderante nulla desidera più che l'essere desiderato. Il soggetto acquirente vuol essere acquistato. Aspira a diventare merce. Questa miseria umana non ha nulla a che fare con l'individualismo. Si tratta piuttosto di un comunitarismo morboso. E il primo passo per liberarsene è una sana presa di distanza dall'altro: sdegnosamente non desiderare, e soprattutto non desiderare di essere desiderati.