Nuda vita cattolica

Criticando la bioetica della qualità della vita, la lettera Samaritanus bonus della Congregazione per la dottrina della fede (che un tempo si chiamava Santa Inquisizione) afferma: “Secondo questo approccio, quando la qualità della vita appare povera, essa non merita di essere proseguita. Così, però, non si riconosce più che la vita umana ha un valore in sé stessa”. Ma per la Chiesa la vita che ha valore in sé stessa non è la vita tout court, bensì la vita umana. Questo vuol dire introdurre un criterio qualitativo: è sacra la vita che ha le qualità della vita umana. E quali sono le qualità di una vita umana? La coscienza, la ragione, la capacità di sentire, la libertà di scelta, eccetera. Ora, si danno due casi. Nel primo, si consente la morte di una persona ridotta in stato vegetativo, ossia in una condizione nella quale la vita non ha più le caratteristiche di una vita umana. Nel secondo, si aiuta a morire una persona che, in preda a terribili sofferenze e senza alcuna possibilità di guarigione, chiede in prima persona che si ponga fine alla sua condizione. In questo secondo caso è evidente che questa persona sta esercitando al massimo grado ciò che di più alto c'è in un essere umano: la libertà di scelta, la consapevolezza, la ragione. In entrambi i casi la Chiesa, imponendo assurdamente di vivere e cianciando al contempo di dignità umana, riconduce di fatto la vita umana alla semplice sussistenza biologica, ossia alle condizioni di una vita puramente animale, di cui — con uno dei suoi più vistosi limiti etici — peraltro nega il valore. E a margine occorre ricordare che l'istituzione che oggi pretende di parlare di valore intrinseco della vita umana in passato ha causato la morte di persone che, per le loro idee, avevano una qualità umana che non approvava. E non meriterebbero una sola parola di commento, se non fosse che simili deliri hanno ancora seguito in questo Paese devastato dalla stupidità.

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