Se io mettessi una pietra
Se io mettessi una pietra sull'altra, un giorno dopo l'altro, avrei dieci pietre, e poi venti, e poi cento, e poi una piccola montagna, o un muro, davanti a me: a dirmi che ho messo pietre. Ma io non ho pietre. I giorni passano e non ho pietre da sistemare l'una sull'altra. Cosa mi dice che ieri ho vissuto? Dove sono le pietre di ieri? Sono i ricordi, credo. Le persone mettono un ricordo sull'altro per sapere che hanno vissuto, per riconoscere e segnare il cammino che hanno fatto. Ma io non so ricordare. Non so sistemare i ricordi-pietra. Mi sfuggono di mano. Non so dove finiscono: non so dove finisco io. Credo che per molti conti anche quella che chiamano posizione. Qualcosa che dà loro il senso di essere giunti da qualche parte. Il lavoro, il matrimonio, i figli. Lo status, il denaro. Ma tutto questo mi è estraneo. Mi scivola addosso, non fa presa su di me. Sono spettatore partecipante, ma pur sempre spettatore. Cos'è, che ho vissuto? Quando sono nato? Quanti anni ho? Che ho fatto? Quale è il mio cammino? Non lo so. Procedo staccandomi di continuo da me stesso, e sono sempre l'ultimo pezzo di me, appena nato: e così stupito, apprendo di dover già morire: o quasi.