La pistola era un regalo: in carcere vanno i genitori

La strage del Michigan può diventare un caso esemplare e «politico»

Corriere della Sera, 5 dicembre 2021 | di Giuseppe Sarcina

WASHINGTON Jennifer e James Crumbley sono in prigione da venerdì notte. E potrebbero restarci fino al processo, visto che la giudice Julie Nicholson ha imposto una cauzione da 500 mila dollari ciascuno per rimetterli in libertà. I due sono i genitori di Ethan, il quindicenne che giovedì 30 novembre ha ucciso quattro studenti, ferendone altri sei, più un insegnante, nel suo liceo a Oakland, un sobborgo di Detroit, Michigan. La procuratrice Karen McDonald ha chiesto e ottenuto l’arresto dei due adulti, accusandoli di omicidio involontario per ciascuna delle quattro vittime. Un evento rarissimo e che sta trasformando questa ennesima tragedia in un caso di importanza anche politica e culturale. Come dimostra la semplice ricostruzione dei fatti. Il 26 novembre, quattro giorni prima della sparatoria, Jennifer approfitta del «Black Friday» e compra una pistola come regalo di Natale per il figlio. E’ una Sig Sauer 9 millimetri, prezzo sui 700 dollari. «Ecco la mia meraviglia», esclama il ragazzo, pubblicandone la foto sui Social. Due giorni dopo la madre posta in rete: «Oggi grande domenica da mamma, siamo andati con Ethan a provare il suo regalo». Lunedì 29 lo studente torna in classe. Un insegnante nota qualcosa di strano. il giovane Crumbley cerca freneticamente su Google la parola «munizioni». La scuola avvisa i genitori. La reazione di Jennifer è un sms inviato al figlio: «Lol, (che ridere, ndr) non sono arrabbiata con te. Ma devi imparare a non farti beccare». E siamo a martedì 30, il giorno della strage. Di prima mattina ancora un professore trova un foglietto sul banco di Ethan. Si vede una pistola con la canna puntata verso una frase: «I pensieri non si fermeranno. Aiutatemi». C’è anche un disegno che ritrae un proiettile che sta per colpire una persona. Ancora due scritte: «Sangue ovunque»; «La mia vita è inutile, il mondo è morto». A quel punto i dirigenti della scuola convocano d’urgenza Jennifer e James Crumbley. Alla riunione partecipa anche Ethan. L’idea è rimandare lo studente a casa e farlo vedere da uno psicologo. Ma i genitori non sono d’accordo, provano a tranquillizzare i professori. Alla fine il ragazzo torna in classe, con il suo zaino che nessuno aveva pensato di controllare. Sono circa le 10. Tre ore dopo si chiude in bagno, riemerge armato e spara ai suoi compagni. La Procuratrice di Oakland lo incrimina, tra l’altro, per omicidio premeditato e terrorismo. E, da subito, concentra l’attenzione sul padre e la madre del killer. Si scopre che la pistola era in un cassetto aperto, facilmente accessibile. Si accerta che appena saputo della sparatoria, James era corso a casa per controllare che la Sauer fosse ancora lì. Jennifer, invece, aveva inviato un sms: «Ethan, non farlo». Venerdì 3 dicembre, la coppia è attesa in tribunale. Ma non si presenta. Comincia una fuga goffa in macchina, non prima di aver ritirato quattromila dollari da un bancomat. I loro avvocati sostengono che i Crumbley si sono allontanati «per motivi di sicurezza». Ma la polizia non ci crede e promette una ricompensa di 10 mila dollari per notizie utili alla loro cattura. Li trovano sabato sera, in un magazzino di Detroit. Qualcuno, si sospetta, li ha aiutati a nascondersi. I genitori sarebbero dunque fuggiti, abbandonando il figlio al suo destino. Ora rischiano fino a 15 anni di galera.

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