Dieci righe 110

(Sinead)

La verità è che #SineadOConnor (o Shuhada' Davitt, come si faceva chiamare da quando ha abbracciato l'Islam) non la ascoltavo da anni. Bisogna essere onesti, in queste cose, dato che i “#SocialMedia” ci hanno abituato al cordoglio mondiale istantaneo (Nota). Credo che molti siano rimasti a “Nothing Compares 2 U”, di tanti e tanti anni fa. Da lì in avanti, e io ci sono stato -almeno per qualche tempo-, questa artista volubile e talentuosa ha scritto e cantato cose egregie, ma sempre più rare, diverse, personali. Ogni vita, a questo mondo, è difficile: ogni persona vive problemi e chi sta fuori non ne ha mai, e dico mai, una vera contezza. E' così che funziona. Rimarcare come Sinead abbia attraversato l'oceano oscuro del bipolarismo, di amori sfortunati, di figli problematici e di tragedie che fanno paura solo a pensarle serve a molto poco. Forse l'unica cosa che dovrebbe interessare, interessarci, è proprio quella delle malattie psicologiche, così devastanti e così misteriose. Se la musica ci aiuta a vivere meglio, a sanarci, servono anche coloro che attraverso quest'arte ci confessano una fragilità ed un'umanità così vicine e, nello stesso momento, così violente e spiazzanti che può mancare il fiato. L' eredità degli essere umani dovrebbe essere sempre l'umanità. (Nota): è una cosa che faccio anche io. Non sono migliore di nessun altro. (D.)

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