Festa della Vendemmia: i bambini di Kidville portano colore e tradizione per le strade di Cesa e Aversa
Una giornata all’insegna dei colori, della gioia e delle tradizioni: così l’Istituto Kidville ha celebrato la tanto attesa Festa della Vendemmia, trasformando le vie di Cesa e Aversa in un tripudio di allegria e profumi d’autunno. Guidati dalle insegnanti e accompagnati dai dirigenti Maria Cammisa e Nicholas Errico, i piccoli alunni hanno sfilato per le strade con un carro riccamente addobbato, simbolo della raccolta dell’uva e della vita nei campi. Tra grappoli d’uva, foglie colorate, cesti di vimini e decorazioni fatte a mano, i bambini hanno portato in scena con vestiti a tema la magia della vendemmia, ricordando a tutti il valore della terra e delle nostre radici. L’intera comunità ha partecipato con entusiasmo, applaudendo al passaggio dei piccoli protagonisti e condividendo con loro un momento di autentica festa popolare. Le strade si sono riempite di sorrisi, canti e balli, mentre i più piccoli imparavano il significato profondo del lavoro, della condivisione e del rispetto per la natura. I dirigenti Maria Cammisa e Nicholas Errico, visibilmente orgogliosi della partecipazione e dell’entusiasmo dei bambini, hanno dichiarato: “Oggi abbiamo celebrato molto più di una tradizione: celebriamo la vita che nasce dalla terra e la meraviglia del tempo che matura i suoi frutti. La vendemmia è un gesto antico, fatto di mani che raccolgono e di cuori che ringraziano. È la metafora più bella del nostro cammino educativo: seminare, attendere, prendersi cura e infine raccogliere ciò che insieme abbiamo fatto crescere. Ogni grappolo d’uva è come un sogno che ha trovato la sua stagione. Oggi, guardando i ragazzi impegnati, curiosi, sorridenti, vediamo che anche la scuola è una grande vigna: un luogo dove si coltivano speranze, passioni, futuro. Che questa giornata ci ricordi che educare, come vendemmiare, significa credere nella forza silenziosa della crescita, nella bellezza della collaborazione e nella gratitudine per ciò che la vita ci offre. Buona vendemmia a tutti, e grazie a chi ogni giorno continua a credere nel valore della terra, della scuola e dell’amore per ciò che si fa.”Caserta. Centinaia di lavoratori pubblici in attesa del rinnovo contrattuale e cittadini costretti a pagare di più per servizi peggiori
Centinaia di lavoratori pubblici in attesa del rinnovo contrattuale e cittadini costretti a pagare di più per servizi peggiori. È la fotografia della realtà degli enti locali nella provincia di Caserta secondo la CISL Funzione Pubblica, che lancia un allarme sulla tenuta stessa dei servizi pubblici sul territorio. “Nella nostra provincia – spiega il segretario generale Franco Della Rocca – parliamo di 104 comuni e di migliaia di dipendenti che da anni attendono la sottoscrizione del contratto 2022-2024, rimasto al palo, e l’avvio della nuova tornata 2025-2027. Questo stallo produce conseguenze dirette sulla qualità della vita dei cittadini: meno personale negli uffici, servizi esternalizzati, costi maggiori a carico delle famiglie.” Il segretario evidenzia come la carenza di personale e la mancata attrattività del pubblico impiego stiano svuotando gli enti locali, spingendo sempre più amministrazioni a ricorrere a ditte esterne. “Il risultato – aggiunge Della Rocca – è che i Comuni spendono di più e rendono di meno. Le esternalizzazioni, infatti, gravano sulla finanza pubblica e per far quadrare i bilanci gli enti sono costretti ad aumentare le tariffe dei servizi a domanda individuale. Un paradosso che colpisce due volte i cittadini: pagano più tasse e ricevono un servizio gestito da terzi, spesso con minore efficienza.” La CISL Fp ricorda che nella sanità il contratto è stato già firmato, garantendo continuità e tutele per il personale, mentre nelle funzioni centrali l’accordo è stato raggiunto anche senza l’intesa con CGIL e UIL. “Non si può più rimandare – conclude Della Rocca –: i lavoratori degli enti locali meritano il rinnovo del contratto e un riconoscimento reale del loro ruolo. Bloccare ancora la trattativa significa penalizzare non solo i dipendenti, ma anche i cittadini che ogni giorno si affidano ai servizi pubblici.”Formia. Piste pedonali abbandonate senza manutenzione nei pressi di Panorama
Nelle periferie delle città, la mancanza di piste pedonali sicure e ben mantenute è un problema sempre più sentito. I cittadini si lamentano della scarsa attenzione riservata alla realizzazione e alla manutenzione di queste infrastrutture essenziali per la mobilità sostenibile e la sicurezza stradale. Alcuni cittadini:“Io vado a fare compete al centro commerciale vicino alla rotonda di Panorama a Formia e devo camminare sulla strada perché non ci sono piste pedonali sicure”, racconta Maria, una cittadina di Formia. “È pericoloso e scoraggiante.” Giovanni aggiunge: “Le poche piste pedonali che ci sono, sono spesso in condizioni pietose. Le strisce pedonali sono scolorite e le erbacce ostruiscono il percorso.” La mancanza di piste pedonali sicure e ben mantenute mette a rischio la sicurezza dei cittadini e scoraggia l'attività fisica e la mobilità sostenibile. È necessario che le autorità locali investano nella realizzazione e nella manutenzione di piste pedonali sicure e ben progettate. La mancanza di piste pedonali sicure e ben mantenute nelle periferie delle città è un problema che richiede attenzione immediata. I cittadini meritano di poter camminare e andare in bicicletta in sicurezza. È tempo che le autorità locali prendano seriamente in considerazione le esigenze dei cittadini e investano nella realizzazione e nella manutenzione di piste pedonali sicure e sostenibili.Caserta24ore SocialNews il cittadino fa notizia, fondata nel 1999, redazione on line
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Religioni. La Mesopanditissa e il culto della Madonna della Salute nel Sud Italia
Il culto di nostra signora della Salute o semplicemente Madonna della Salute è stato portato in Italia dai monaci basiliani in fuga dall’Europa Orientale a causa delle persecuzioni iconoclastiche intorno all’anno 750. Nelle sue rappresentazioni spicca il dipinto noto anche col nome di Mesopanditissa che significa mediatrice di pace. I veneziani la ricevettero nel 1670, come sigillo alla fine della guerra tra veneziani e ottomanni». In precedenza nel 1264 i veneziani e gli abitanti di Creta posero fine alla lunghissima guerra durata circa sessanta anni proprio davanti a questa immagine. I monaci basiliani nelle loro sortite in Italia Meridionale avevano portato in precedenza il culto di questa Madonna che donava la pace agli ammalati In particolare una preghiera, una richiesta di grazia tra le tante della tradizione orale cristiana è giunta fino ai nostri tempi. A Taranto nel centro storico si trova un santuario dedicato alla Madonna della Salute a cui la città è stata consacrata nel 1936. In questo santuario già chiesa di Monteoliveto, la cui costruzione risale al 1700, si trova una copia seicentesca realizzata con ogni probabilità dal pittore leccese Antonio Verrio, della Salus populi romani, icona bizantina attribuita dalla tradizione a san Luca e venerata nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Papa Francesco I era solito andare a Santa Maria Maggiore prima e dopo ogni viaggio apostolico per affidare alla Salus populi romani i popoli da lui visitati. Nel marzo del 2020, durante la pandemia da COVID, ha fatto portare questa icona in piazza San Pietro e ha imploratola fine della pandemia: era il 27 marzo. Il culto di questa Madonna è molto diffuso in Spagna e nei paesi latino americani (Russo Gianluca).Politica estera. Solidarietà alla ristoratrice napoletana accusata di antisemitismo per aver preso posizione su Gaza
“Chi alza la voce contro l’occupazione militare e il massacro in Palestina non è un antisemita: è una persona che difende i diritti umani. Trovo grave che, nel cuore di Napoli, una ristoratrice venga travolta da insulti e minacce solo per aver espresso un’opinione politica legittima. Le immagini pubblicate non raccontano tutto ma anche ammesso che il tono del confronto sia degenerato, strumentalizzare un dissenso per trasformarlo in un’accusa di antisemitismo è scorretto e pericoloso. Esprimo piena solidarietà a Nives Monda e ai lavoratori della Taverna di Santa Chiara, realtà storica e viva del centro di Napoli, che da anni è presidio di cultura, accoglienza e impegno civile. Difendere la libertà di parola significa soprattutto difendere chi oggi paga il prezzo più alto per aver detto qualcosa che non piace. In un’Europa che chiude gli occhi sul genocidio in corso a Gaza, chi prende posizione non deve essere isolato, ma sostenuto”, così in una nota Danilo Della Valle, europarlamentare del Movimento 5 Stelle.(IOD edizioni). Gaza, occupazione e disumanità: un appello per la verità Ai giornalisti italiani ed europei rivolgiamo un appello accorato: seguite la vostra coscienza, non il potere. Raccontate la verità, anche se scomoda. Anche se fa male. Anche se non conviene. È in gioco non solo l’informazione, ma la dignità stessa della professione. “Conquista totale di Gaza. Con le armi e con la fame. Il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato l’allargamento su vasta scala dell’offensiva nella Striscia. E per raggiungere questo obiettivo lo Stato israeliano bloccherà ogni tir con aiuti umanitari, cibo, acqua, farmaci e ogni bene di prima necessità diretto a Gaza.” La decisione del governo israeliano di procedere con l’occupazione totale della Striscia di Gaza segna una drammatica escalation in un conflitto che ha già superato ogni soglia di crudeltà e ingiustizia. Mentre si parla di “conquista” e “pressione strategica”, intere comunità civili vengono straziate da mesi di bombardamenti, fame e isolamento. Oltre 51.000 vittime civili, in gran parte donne e bambini. E ancora si discute di legittimità militare. La fame, il blocco degli aiuti umanitari, la distruzione sistematica delle infrastrutture vitali, non sono strumenti di difesa. Sono strumenti di annientamento. E chi li approva, li giustifica o li tace, si assume una responsabilità storica di fronte alla comunità internazionale e alla propria coscienza. Ma c’è un altro fronte: quello della libertà di stampa. Oltre 210 giornalisti sono stati uccisi a Gaza e in Cisgiordania. Stando alle informazioni raccolte dal sindacato dei giornalisti palestinesi, sono 210 gli operatori dei media uccisi dal 7 ottobre 2023, cui vanno sommati i 390 feriti e i 49 detenuti nelle carceri israeliane. Si tratta di cifre purtroppo in continuo aggiornamento, che rappresentano solo una piccola parte delle decine di migliaia di persone orrendamente uccise nella Striscia e in Cisgiordania. Donne e uomini che hanno pagato con la vita la loro scelta di documentare la realtà, di raccontare i volti dei bambini sotto le macerie, di denunciare l’orrore quotidiano inflitto a una popolazione inerme. A loro va il nostro rispetto, il nostro ricordo, il nostro impegno a continuare a dare voce a ciò che si tenta in ogni modo di cancellare. Ai giornalisti italiani ed europei rivolgiamo un appello accorato: seguite la vostra coscienza, non il potere. Raccontate la verità, anche se scomoda. Anche se fa male. Anche se non conviene. È in gioco non solo l’informazione, ma la dignità stessa della professione. La credibilità del giornalismo democratico si misura proprio nei momenti in cui la verità è sotto assedio. Il giornalismo non può piegarsi a logiche geopolitiche o interessi economici. Deve illuminare i fatti, dare voce a chi non ce l’ha, resistere alla pressione dei poteri forti che oggi impongono silenzi, omissioni e narrazioni distorte. Questo è il tempo di onorare i morti del giornalismo. Di raccoglierne il testimone. Di restituire alla parola la sua forza di resistenza, di denuncia, di umanità. Perché se crolla la verità, crolla anche ogni possibilità di giustizia. E se la stampa smette di cercarla, non sarà più libera.
Domiziana. Ricostruito il ponte sull'Agnena
Venerdì 4 aprile alle ore 10, il presidente della Provincia Marcello De Rosa inaugurerà a Cancello Arnone il nuovo Ponte di scavalco del Canale Agnena, situato al Km 3+310 della Strada Provinciale 21 “Cancello Arnone – Cappella Reale”. L’intervento, finanziato con circa 600mila euro dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha previsto la demolizione e la ricostruzione del ponte, che misura circa 90 metri di lunghezza e 12 metri di larghezza. Questa infrastruttura strategica rafforza il collegamento tra l’Agro aversano e il Litorale Domizio, migliorando la viabilità e la sicurezza della zona. Il rifacimento del ponte è stato deciso a seguito delle verifiche di stabilità condotte negli anni scorsi in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, che avevano evidenziato gravi segni di dissesto statico e il conseguente rischio di crollo.Sparanise. Convegno del giornalista Palmesano il 17 maggio
Si terrà nella cittadina dell'Agro Caleno una manifestazione anticamorra a cura del giornalista Enzo Palmesano. L'evento sulla falsariga di quello tenutosi a Calvi Risorta nella sala consiliare, si terrà se non ci saranno intoppi, il prossimo 17 maggio.“Lo scenario – fanno sapere gli organizzatori in una nota stampa – è quello dell’Agro caleno: appunto Sparanise, Calvi Risorta e Pignataro Maggiore, famigerati paesi in varie stagioni tutti e tre sciolti per mafia. Interverrà, tra gli altri, Salvatore Minieri, giornalista professionista e scrittore (autore del libro “Pascià – Il clan dei casalesi è nato in una discoteca”, Edizioni Italia), che illustrerà le inchieste giornalistiche sul territorio e i motivi dello scioglimento di Sparanise. Conclusioni di Sergio Tanzarella, professore ordinario di Storia della Chiesa alla Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli (Sezione San Luigi), curatore del volume “Raffaele Nogaro – 90 anni di radicale mitezza” e autore del libro “Don Peppino Diana – Un prete affamato di vita”, pubblicati entrambi dalla casa editrice “Il Pozzo di Giacobbe”. L’atteso discorso del prof. Sergio Tanzarella conterrà ampi riferimenti all'impegno del vescovo emerito Raffaele Nogaro e al martirio di don Peppe Diana”.
Libri. “Il genio di Giovanni Falcone. Prima il dovere”, la presentazione di Caserta
Il 19 marzo 2025, alle ore 11:00, nella Sala Romanelli della Reggia di Caserta, avrà luogo la presentazione del libro “Il genio di Giovanni Falcone. Prima il dovere”, del Magistrato Antimafia Catello Maresca, evento organizzato da Marican Holding e dall’Associazione UNICA – Unione Nazionale Italiana della Cultura Antimafia per celebrare la Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. L’evento rientra nel Piano di Responsabilità Sociale di Marican Holding, azienda leader nel logistica integrata e sostenibile, che da sempre pone grande attenzione alla diffusione del concetto di cultura come momento di sana aggregazione e di crescita sociale. Il Genio è un racconto appassionato di cosa ha significato il giudice Giovanni Falcone per intere generazioni di giovani e di cosa speriamo ancora oggi possa trasmettere a chi ha sete di giustizia e di verità. E’ un messaggio per i ragazzi, soprattutto delle scuole secondarie di primo e secondo grado, che si inserisce nel solco della diffusione della cultura antimafia, intrapreso dal Magistrato Catello Maresca insieme alla associazione di promozione sociale UNICA – Unione Nazionale Italiana della Cultura Antimafia. “Giovanni Falcone – afferma il Magistrato Catello Maresca – e’ stato un Genio italiano, nel settore della Giustizia e dell’Antimafia. Scrivere di lui, dopo che lo hanno fatto quasi tutti, amici, nemici e finti amici, è stato complicatissimo. Perciò ho provato a farlo non con la mente, ma con il cuore: quello di un ragazzo che è cresciuto nel suo mito, che ha creduto al suo esempio, che ha seguito il suo modello e che ha avuto la fortuna di svolgere la sua stessa missione e di farlo con grande passione ed amore. Grazie Giovanni, orgoglio italiano, ovunque tu sia”. Catello Maresca, già Sostituto Procuratore presso la Procura Generale di Napoli, è docente di Procedure di Contrasto alla Criminalità Organizzata presso l'Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. Ha partecipato alle indagini che hanno portato all'arresto, nel 2011, del boss dei Casalesi Michele Zagaria e all'operazione Gomorra, dedicata alla repressione del traffico internazionale di merce contraffatta; ha rappresentato l’accusa nel processo al cosiddetto “gruppo Setola”, che ha portato alla cattura, tra gli altri, del mafioso Giuseppe Setola. Nel corso delle sue attività investigative ha subito più volte minacce di morte da parte delle organizzazioni criminali di stampo mafioso, è quindi sotto scorta dal 2008. L’Associazione UNICA – Unione Nazionale Italiana della Cultura Antimafia è composta da donne e uomini che hanno vissuto la vita intera a piangere tutte le vittime innocenti della criminalità organizzata e a sostenere magistrati e forze dell’ordine nella loro incessante battaglia contro tutte le mafie. Cittadine e cittadini di questo Paese che hanno deciso di scendere in campo, che hanno acquisito consapevolezza del fatto che ognuno di noi deve provare a fare e dare di più. Perché la lotta alle mafie non può essere delegata solo alle Istituzioni, ma la società civile deve fare la sua parte e lo deve fare tutti i giorni, in ogni atto della vita quotidiana.Lavoro. Dilaga il lavoro grigio, il sistema pensionistico disincentiva i giovani a cercare un lavoro normale
Con l'attuale sistema pensionistico ai giovani conviene non lavorare, o al massimo lavorare in nero ma con un lavoro sicuro. Perchè un 35enne deve lavorare per 35 anni e percepire, se arriva a 70 anni, una pensione che è meno della metà di quella che oggi percepisce un 70enne? Sono domande che molti giovani hanno iniziato a porsi, perchè con i lavori precari le retribuzioni corrisposte non sono sufficienti a riconoscere per intero il periodo minimo utile a maturare i contributi pensionistici. Si tratta del sistema pensionistico contributivo che ha mandato in pensione, scusate il gioco di parole, gli altri sistemi pensionistici come quello retributivo e quello di anzianità. Quindi, nella migliore delle ipotesi se un 35enne oggi vincesse 'un posto' pubblico (concorso ndr) comunque dovrebbe lavorare per 35 anni ed andare in pensione a 70 anni. Questa pensione però, tenuto conto i parametri scelti dal legislatore per indicizzare il costo della vita, risulta essere di media circa l'80% della retribuzione nel caso avesse versato contributi per 35 anni. Se i contributi versati scendono a 30 anni la pensione è del 60% e via diminuendo. Così prendendo in riferimento un dipendente pubblico medio, facendo quattro calcoli il neo pensionato lascerebbe una retribuzione da lavoro dipendente di 1.200 – 1.300 euro per avere una pensione di soli 700€. Il sistema contributivo incentiva quindi a restare nel mondo del lavoro quanto più possibile, possibilmente fino alla morte. Ma, ritornando al discorso dei giovani: a loro oggi conviene lavorare? La tassazione sul loro lavoro (contributi) serve ancora oggi a pagare le 'pensioni baby', quelle dei 19 anni sei mesi ed un giorno per intenderci. Dicono che le toglieranno, nel senso che in futuro non ci saranno più baby pensionati, ma i vecchi? Continuano a percepirle grazie ai contributi previdenziali versati dai giovani per la promessa di una pensione che non avranno. Il sistema va cambiato, il legislatore dovrebbe avere il coraggio di mettere mano ai 'cosiddetti' diritti acquisiti, cioè alle pensioni percepite ora dai tanti anziani. Ci vogliono pensioni uguali per tutti: uguale per tutti gli anziani di oggi e per tutti quelli di domani Uno Stato che non è più in grado di assicurare servizi essenziali (in molte Regioni italiane è la norma) è destinato a morire. Potrebbe scapparci un altro '48 quando i giovani, governati da una classe politica vecchia, corrotta e restia a lasciare il passo, finalmente si desteranno. E la cosa potrebbe accadere quando, gioco forza, verranno meno le pensioni degli anziani nonni che indirettamente aiutano con le loro pensioni gli stessi giovani. Se tutti i nonni d'Italia percepissero la stessa pensione, buttiamo la cifra di 900 euro, sarebbero accontentati i poveri che adesso hanno una pensione più bassa. Scontenti, invece, i più ricchi che hanno la pensione più alta dei 900 euro. Ma un anziano che ci deve fare con una pensione più alta? La deve spendere in medicine? Ed in effetti, visto che i servizi sanitari ormai non sono più garantiti dallo Stato, le spese mediche gravano direttamente sugli anziani. Ma non sarebbe meglio pensioni uguali per tutti, una spesa sanitaria garantita e magari un equo canone uguale per tutti? Altro che sistema retributivo! Ci vorrebbe un sistema pensionistico di anzianità, anche al costo di aumentare l'età pensionabile a 70 anni (ma non per tutti i tipi di lavoro). Ma, allo scoccare del 70 anno di età, la pensione deve essere uguale per tutti: sia per dipendente pubblico, sia per chi ha lavorato una vita da lavoratore precario, per il lavoratore autonomo ed anche per chi nella vita è stato a lungo tempo disoccupato. Invece con questo stato di cose il giovane è disincentivato a procurarsi un lavoro normale e così si mette d'accordo con il datore di lavoro e gli dice: “Ok, non mi versi i contributi, ma almeno dammi una paga dignitosa e io non ti darò problemi con denunce all'Inps e via discorrendo...”, quando va bene e lo deve pure ringraziare, il 'donatore' di lavoro. D'altra parte i contributi saranno comunque persi, tanto vale... E così per tanti giovani dilaga il lavoro grigio, il nonno li aiuta con la sua pensione e quando a causa dell'età non ci sarà più, forse, la Giovane Italia si desterà (Russo Gianluca)












