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Ci sono musicisti che, spinti da una sorta di bulimia produttiva, inondano il mercato con decine di produzioni. Sparano nel mucchio, in pratica, sperando di cogliere qualche bersaglio grosso. A volte ci riescono. Ce ne sono altri che sembrano distillare le proprie creazioni, centellinando occasioni ed uscite. Poi però va a finire che, nella conta degli anni e dei decenni, anche i distillatori di note hanno lasciato attorno a sé tracce consistenti. Tutte utili, però. A volte utili e indispensabili. Altre ancora indispensabili e radiose. Come quelle dell'Angelo Rosso in catene sulla sua sedia a rotelle Robert Wyatt. Che è anziano e acciaccato, come la sua dolcissima compagna di sempre Alfreda Benge. Non va più sui palchi, ma quando fa uscire qualcosa è bene precipitarsi a procurarselo... https://artesuono.blogspot.com/2014/11/robert-wyatt-different-every-time-2014.html


Ascolta: https://album.link/i/947726919


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In un anno che non ci ha regalato dischi particolarmente riusciti, questo finale di stagione sembra avere in serbo per noi qualche piacevole sorpresa. Dopo aver parlato molto bene, un paio di settimane fa, dell'ultima fatica di Lucinda Williams, mi trovo oggi a raccontare un disco che, sono pronto a scommetterci, scalerà le classifiche personali di molti ascoltatori e probabilmente di molte riviste specializzate. Sto parlando del secondo full lenght di Ben Howard, ventisettenne songwriter londinese, che dopo il buon successo (anche commerciale) del disco d'esordio intitolato Every Kingdom (2011), torna a stupire con un album intenso ed emozionato... https://artesuono.blogspot.com/2014/11/ben-howard-i-forget-where-we-are-2014.html


Ascolta: https://album.link/i/1440821129


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Era da parecchio che attendevo il nuovo disco della Williams, da tre anni almeno, da Blessed, un signor disco. Blessed, a sua volta, veniva dopo due dischi, a mio parere, meno riusciti: West e, sopratutto, Little Honey. Down When The Spirit Meets The Bone è invece un bel disco, anzi un grande disco. Prima di tutto è doppio, ed è la prima volta che la Williams mette sul piatto 20 canzoni nuove, non lo aveva mai fatto. 20 canzoni, anzi 19, composte da lei. Di doppi ne aveva pubblicati due: il Live @ The Fillmore e l’edizione speciale di Blessed. Ma questa è la prima volta che la cantautrice pubblica 20 canzoni nuove di zecca. Una proposta ricca, piena di musica, gonfia di chitarre. Questo è un disco di chitarre in primo luogo perchè, oltre ai fidi Val McCallum, Greg Leisz e (in una sola canzone) Doug Pettibone, Lucinda ha chiamato a sé Tony Joe White, Bill Frisell, Jonathan Wilson e Stuart Mathis (chitarra nei Wallflowers di Jakob Dylan)... https://artesuono.blogspot.com/2014/10/lucinda-williams-where-spirit-meets.html


Ascolta: https://album.link/i/915095610


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Ci sono voluti tre anni per far sì che gli artisti omaggiati da Peter Gabriel in Scratch My Back ricambiassero il favore. Era già tutto nei piani dell’ex Genesis: al suo volume dedicato alle cover, reinterpretate in uno stile sobrio, con arrangiamenti orchestrali tra il sublime e l’ampolloso, tra il moribondo e il solenne, sarebbe dovuto seguire subito il gemello And I’ll Scratch Yours – tant’è che molti brani qui presenti sono già noti ai più, perché diffusi in release speciali per il Record Store Day o su YouTube e SoundCloud. Troppo bello per essere vero: molti rifacimenti in risposta tardavano ad arrivare, e qualcuno ha rinunciato a inviare contributi dopo aver storto il naso (è il caso dei Radiohead, inizialmente previsti in scaletta con Wallflower) ascoltando la bizzarra trasformazione del proprio pezzo. Incassati i “no” anche da David Bowie (Heroes), Neil Young (Philadelphia) e Ray Davies, tutto è rimasto in standby per un bel po’ di tempo... https://www.sentireascoltare.com/recensioni/peter-gabriel-aa-vv-and-ill-scratch-yours/


Ascolta: https://album.link/i/987512394


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In una lettera ai propri fan gli AVETT BROTHERS hanno annunciato lo scorso agosto che “Magpie And The Dandelion” è stato concepito durante le registrazioni del penultimo album “The Carpenter”, uscito nel 2012. “Mentre stavamo lavorando a 'The Carpenter', eravamo così ispirati che abbiamo scritto canzoni per un intero altro album” ha dichiarato la band. “Durante quelle session, e lavorando nuovamente con Rick Rubin, ci siamo trovati in un’atmosfera speciale, come se tutti fossimo veramente in perfetta sintonia”. Negli utlimi dieci anni gli AVETT BROTHERS hanno pubblicato 7 album, 4 EP e svariati video, in studio e dal vivo... https://www.discoclub65.it/prossime-uscite-menuright-79/5510-the-avett-brothers-magpie-and-the-dandelion.html


Ascolta: https://album.link/i/1444015866


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Attribuendo la qualità di un disco in base al mio teorema musicale: “La somma di quante volte un cd suona nel lettore musicale è uguale alla somma di quanto il disco piace”, il disco suona poco. Effettivamente la “paura” della vicinanza a “Magic”, uscito poco più di un anno fa era fondata. Il boss ci aveva abituato a dei lunghi silenzi discografici, proprio perché era capace di restare in sala d’incisione 5/6 mesi anche per incidere un solo brano, e faceva passare degli anni, anche 4 o 5, prima di pubblicare un altro album. Comunque non per questo, il disco è da buttare, anzi la sufficienza (e anche più) non fa difetto. Working On A Dream non è un disco pop, è neanche un disco di scarti di “Magic”, è un disco atipico... https://www.silvanobottaro.it/archives/3647


Ascolta: https://album.link/i/404071615


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Lady From Shangai titolo di un famoso film di Orson Welles del 1947 è l'ultima fatica dei Pere Ubu. Numero quindici della loro discografia, esce a trentacinque anni di distanza da quello che rimane il loro capolavoro, fondamentale, primo disco pubblicato “The Moder Dance”, targato 1978. Un'altra opera difficile e complessa uscita da quell'eclettico creativo sessantenne David Thomas, mente e voce del gruppo, unico membro originale della band che, in questi trent'anni ha “danzato” su un tappeto musicalmente tecnologico, “moderno” e rumoreggiante di un suono d'avanguardia... https://artesuono.blogspot.com/2014/10/pere-ubu-lady-from-shangai-2013.html


Ascolta: https://album.link/i/1667705209


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Anche col titolo del disco, Devandra, non smentisce il suo stile; il saper “giocare” con i doppi sensi. Mala infatti, soprannome della sua fidanzata serba Ana Kras, significa “tenera” in serbo e “cattiva” in spagnolo, lingua usata spesso dal cantautore. L'atmosfera di questo suo nono disco, non si discosta di molto da quella a cui ci ha abituato in questo decennio; una base folk con varie escursioni psichedeliche, latinoamericane e soprattutto in quest'ultimo, un abbondante uso del suono elettronico. Considerato il cantautore più freak ed hippie in circolazione, Mala è stato registrato a Los Angeles e, come nei precedenti lavori, ha usato uno studio familiare, con attrezzature che di fedeltà ne hanno ben poca. Basti ricordare che in passato usò (anche) la segreteria telefonica come registratore... sigh!... https://artesuono.blogspot.com/2014/10/devendra-banhart-mala-2013.html


Ascolto: https://album.link/i/608045906


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A due anni dall'ottimo I'll Never Get Out of This World Alive, Steve Earle ritorna con una altro bel disco “The Low Higway”. Quindicesimo lavoro in studio, l'album si mantiene nella sua collaudata sfera folk/country/rock, senza particolari peccati ne virtù. Niente di marcatamente nuovo quindi, ma dodici brani firmati da grande autore. Da scrittore qual'è, (è uscito da pochi mesi un romanzo dal titolo “Non uscirò vivo da questo mondo”) il cinquantottenne cantautore statunitense, non ha difficoltà ad esprimere attraverso la forma artistica della “canzone” versi, pensieri e idee soprattutto sociali. Da sempre impegnato politicamente Earle, attraverso i testi, sottolinea disagi e invia segnali di protesta, facendosi portavoce anche di chi voce non ha... https://artesuono.blogspot.com/2014/10/steve-earle-dukes-low-higway-2013.html


Ascolta: https://album.link/i/1436912489


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Heart of Nowhere è il quarto album pubblicato in cinque anni di attività dalla band inglese Noah And The Whale. Se dovessimo identificare la nostra quotidianità con delle canzoni “pop” è molto probabile che i suoni e soprattutto i testi potrebbero risultare frenetici se non addirittura volgari. La principale caratteristica dei Noah and the Whale invece, è quella di una “colonna sonora” tranquilla, semplice, umile, ma non per questo poco interessante, al contrario, i testi affrontano argomenti toccanti e a volte dolorosi e comunque mai banali. Una premessa necessaria perché ad un semplice e frettoloso ascolto è molto facile cadere in un giudizio di superficialità sonora che invece non meritano. La prima impressione che colpisce è l'equilibrio, la componente umanistica con i testi che ben si amalgamano con i suoni. Testi che raccontano la quotidianità, cambiano umore all'improvviso, imprevedibilmente come succede nella vita di tutti i giorni... https://artesuono.blogspot.com/2014/10/noah-and-whale-heart-of-nowhere-2013.html


Ascolta: https://album.link/i/1443419734


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