Nick cave è un Grande musicista, questo va detto subito, ad onor del vero. Va detto soprattutto come riparo da pareri contrastanti e come salvaguardia di un “patrimonio” musicale tra i più interessanti degli ultimi trent'anni.
Bisogna ricordare infatti che il nostro Nick, tra “Boys Next Door”, “Bad Seeds”, “Grinderman”, “Warren Ellis” e alcune colonne sonore, ha inciso ventisei dischi, quasi uno all'anno, mica... https://artesuono.blogspot.com/2014/10/nick-cave-bad-seeds-push-sky-away-2013.html
Di tanto in tanto capita di ascoltare un album di cui non si ha voglia di parlare temendo un confronto tra di esso e le proprie parole. Questo succede quando un disco comunica qualcosa non appena comincia a suonare e subito uno si sente partecipe delle emozioni dell'artista e gli regala candidamente le proprie, e anche dopo aver ascoltato un solo brano hai la certezza che tutto il resto sarà buono. Questo è uno di questi... https://artesuono.blogspot.com/2014/10/yo-la-tengo-fade-2013.html
Live Dead è il primo album dal vivo della band che più di ogni altra ha costruito la propria immagine sui “live”. Nella loro discografia i dischi dal vivo hanno raggiunto quelli in studio e senza dubbio sono destinati ancora a crescere. Live Dead è un live un po’ speciale non solo perché è stato registrato con una platea di amici e non con un pubblico pagante ma soprattutto perché è un disco di passaggio, “il” disco di passaggio dagli Acid Tests e dalla San Francisco “sixties” verso il mondo nuovo, verso i settanta, anni più complicati e grigi... https://www.silvanobottaro.it/archives/4277
Se nel classico garage di turno di New York City, una qualsiasi band talentuosa si mettesse a suonare con l’intenzione di fare un disco alla National, con buona probabilità quel disco sarebbe “Trouble Will Find Me”. Sono duri gli inizi per un gruppo: il parto di un’idea originale, la continua ricerca di una personalità, la voglia di non sentirsi mai scontati. I National negli ultimi anni hanno attraversato tutti questi stati, trasformandosi in una band dal successo globale, senza intaccare la loro più grossa e indiscutibile qualità: la personalità. Se la sono giocata, in tutti i modi possibili, abbinando il gusto per la raffinatezza melodica con la voce cavernosa del leader Matt Berninger... https://www.lindiependente.it/the-national-trouble-will-find-me/
È ormai un dato di fatto: Thom Yorke è un moderno re Mida della musica contemporanea, perchè tutto ciò su cui mette mano, anche se non è proprio barocco, sfarzoso e luccicante come l’oro, di sicuro è di grande valore musicale. E Amok ne è l’ennesima conferma.
Tutto questo nonostante Thom in questa tornata abbia assunto un ruolo piuttosto defilato nel processo creativo, che stando ai racconti dei componenti del gruppo è stato di una sorta di collettiva, mistica session che si è protratta quasi ininterrottamente per pochi ma intensi giorni... https://www.rocklab.it/2013/04/03/atoms-for-peace-amok/
Figlio del famoso musicista nigeriano Fela Kuti, in venticinque anni di produzione discografica Femi non ha mai tradito la rivoluzione afrobeat, un'identità culturale che resta viva nonostante la realtà sottostante abbia perso quei connotati di urgenza e rabbia che infiammò la stagione d’oro della musica africana.
Polistrumentista abile sia con i fiati che con le tastiere, Femi si è dimostrato acuto nel contaminare gli elementi base dell’orchestra Egypt 80 con tracce di Motown sound e elementi dance, mentre il fingerpicking ossessivo delle chitarre, i fiati in coppia e gli incessanti fluidi ritmici di basso e percussioni si sono incontrati con suoni latini e world che hanno ampliato la capacità comunicativa della sua proposta... https://www.ondarock.it/recensioni/2013_femikuti_noplaceformydream.htm
Piove fuori. C’è un uomo solo a cui non importa, non se ne accorge neanche, cammina a passo lento… non ha più niente da perdere (Going Home). E’ fradicio, entra in un nightclub, ordina da bere. Muove una sedia nella direzione del palco, odore di vecchio, intorno nuvole di fumo. Una cantante gli passa accanto microfono in mano (Amen). Si mormora, riconosce i suoni ma è come assorto. Alza lo sguardo, è rimasto solo. Paga da bere, chiude la porta alle sue spalle. Piove ancora (Show Me the Place). Costeggia un lungomare infinito, sotto i portici un uomo suona uno strumento, si accorge di non esser solo in questa notte senza fine. Entra in una Chiesa, chiede perdono a Dio (Anyhow). Non è mai stato così solo... https://www.impattosonoro.it/2012/02/13/recensioni/leonard-cohen-old-ideas/
La sorte toccata da tempo ad altri colleghi è giunta anche per Lyle Lovett: il musicista texano scioglie il quasi trentennale rapporto con il colosso country della Curb records (seppure in anni recenti passato per le maglie della Lost Highway) per affrontare una inevitabile indipendenza. Questione già affrontata e d'altronde dirimente in quest'epoca: come John Hiatt, Steve Earle e altri campioni dell'Americana il ruolo di Lovett non è più quello di capofila, né evidentemente le vendite e l'appeal dell'artista possono convincere un baraccone discografico a mantenere in piedi contratti che nella loro logica non fruttano i risultati di un tempo... https://www.rootshighway.it/recensioni/lovett.htm
Ai Sigur Rós, band islandese formatasi nel 1994, va riconosciuto il merito di aver creato un “marchio” sonoro unico e inconfondibile.
A quindici anni da Von, il loro album d'esordio, i Sigur Rós hanno mantenuto pressoché unico il modo di fare musica: timbro, lingua inventata e lunghi brani. Lentezza è il loro “mood” come anche la loro progressione artistica. Se questa costanza è sicuramente esempio di coerenza artistica può allo stesso tempo risultare abbastanza monotona. Da fan fin dai tempi di Agaetis Byrjun posso tranquillamente esprimerlo... https://artesuono.blogspot.com/2014/10/sigur-ros-valtari-2012.html
Dopo una pausa di quasi quattro anni (il suo ultimo lavoro “Red Letter Year” è del 2008) dovuti al matrimonio e alla maternità, la quarantunenne Ani DiFranco ritorna con un nuovo disco, il diciannovesimo: ¿Which Side Are You On?
Sono presenti alla realizzazione di questo album Pete Seeger, i Neville Brothers, il compagno e produttore del disco Mike Napolitano e molti altri musicisti di New Orleans, città di residenza della DiFranco. Il “marchio” che ha sempre contraddistinto la folksinger americana è l'impegno politico, la libertà e l'autonomia di pensiero e di azione, proprio per questo non ha mai accettato compromessi con le major, pagando di persona l'esclusione dalle radio e dai riflettori mass-mediatici... https://artesuono.blogspot.com/2014/07/ani-difranco-which-side-are-you-on-2012.html