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Scuola, gemellaggio nord sud con la felpa del Napoli Calcio tra studenti 14enni.

Ecco un gemellaggio Nord e Sud tra giovani tifosi del Napoli. Gli adolescenti crescono velocemente così dismettono i vestiti ancora buoni. Anni fa era prassi passarsi i vestiti tra ragazzi, fratelli o cugini. Accade ancora oggi con la felpa del Napoli. Salvatore, frequentante il Convitto annesso all’Istituto di Istruzione Superiore Alberghiero Celletti di Formia e Luca, frequentante l’IS Giovanni Falcone di Gallarate, commentano le partite del Napoli sui gruppi social. Hanno entrambi la stessa età e la stessa passione per la squadra che fu di Maradona. Salvatore è più ‘mingherlineo’ è della provincia di Benevento; Luca più grandicello di Varese, ma di genitori casertani. Così quando Luca ha notato che aveva lasciato una felpa che non gli entrava più dai nonni, ha fatto in modo di recapitarla a Salvatore che contento ringrazia. Basta un niente per far felici i ragazzi.

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Scuola, lo scandalo dei fondi PNRR, il caso dei buoni pasto e dei soldi spesi allegramente

Ci sono scuole italiane dove le caldaie non funzionano e gli alunni restano al freddo, vedi l’SOS di presidi, studenti e genitori rilanciato dalla testata Il Mattino in questi giorni, nella provincia di Caserta e Napoli. Ci sono scuole dove piove dentro, altre dove gli impianti idrici risalgono a 40 anni fa con perdite e infiltrazioni nelle mura scolastiche. La risposta a "perché tutto ciò" dei dirigenti scolastici e dei direttori dei servizi amministrativi è sempre la stessa: sono costi che deve farsene carico la Provincia, i soldi del PNRR non possono essere spesi di fronte a tutte queste emergenze. Così vengono spesi in altro e male: in progetti aleatori che vengono svolti dai professori durante le ore buca, oppure in fretta e furia nel primo pomeriggio, progetti di corsi che si accavallano, che durano soli pochi minuti. Vengono comprati strumenti tecnologici obsoleti che non servono. Per i corsi agli studenti vengono corrisposti dei buoni pasto da 7 euro. Gli alunni non tornano a casa, mangiano una merenda al volo, vanno ai corsi prendono il buono e vanno poi a cambiarlo in dolci e probabilmente in alcuni casi anche alcolici, a 5 euro nei supermercati compiacenti. I fondi sono spesi in gite scolastiche fuori periodo lunghissime, della durata anche di 15 giorni. Ci viene spontanea la domanda: ha senso spendere così male i fondi del PNRR? Alcuni stati europei hanno accettato soltanto la percentuale a fondo perduto, l’Italia no. Ha fatto incetta di tutto, ma il 40% di quanto spendiamo oggi male, lo dovremo restituire con gli interessi negli anni a venire, senza nessuna ricaduta strutturale, se non su un mero calcolo pure questo aleatorio riguardante l’incremento del Prodotto Interno Lordo che come sappiamo è solo un indicatore economico sulla spesa.
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Libri. In occasione della giornata contro la tratta di esseri umani, il romanzo al femminile “La vita di strada” ovvero donne sfruttate

La tratta di esseri umani è un reato che persiste in tutte le parti del mondo e le donne rappresentano il 46 % di tutte le vittime individuate; proprio le donne continuano ad essere il bersaglio principale dei trafficanti, poi ci sono i lavoratori a fini di lavoro forzato e i minori costretti a chiedere l’elemosina. In occasione della giornata mondiale contro la Tratta ricordiamo il libro “La vita di strada” ovvero donne sfruttate, sempre attuale edizioni ILMEZZOGIORNO.
Sono tante le donne sfruttate che si vedono nella notte in angoli inaspettati delle città o di giorno nelle strade di periferia e di campagna. Si vedono le auto dei clienti che si fermano ed è sempre lo stesso copione: ragazze, anche minorenni, che vendono il loro corpo. Ma chi sono queste donne? Quali sono le loro storie personali? Attraverso la voce narrante della protagonista, questo romanzo storico al femminile offre una riflessione profonda sulla condizione umana, affrontando temi come l'emarginazione, la ricerca di identità e il desiderio di riscatto. La narrazione è caratterizzata da un linguaggio vivace e da una forte componente emotiva, che coinvolge il lettore e lo invita a riflettere sulle ingiustizie sociali. L’autore esplora le esperienze e le sfide della vita di strada, spesso attraverso la lente della marginalità e della povertà nella società italiana delle province, periferie delle grandi città, nel ventennio che va dalla metà degli anni ‘90 agli anni 2000. L’autore noto per il suo stile diretto e realistico, racconta storie di persone che vivono ai margini della società, mettendo in luce le loro speranze, le loro lotte e le loro relazioni. Descrive inoltre uomini e donne umili alle prese con i problemi della sussistenza, costretti alla sopravvivenza così come la protagonista. Il romanzo è ispirato a una storia reale ed è dedicato a Alma Seidjni morta suicida a Roma nel 2021 a 47 anni. La donna fu vittima della tratta, a dimostrazione che gli abusi subiti segnano profondamente la vita di chi li subisce. Link su Amazon Breve sinossi La protagonista orfana di padre, nell’estate del 1997 a ventiquattro anni decide di trasferirsi in Italia dal suo paese in Kosovo. Lo fa attraverso i canali migratori, con la formula del viaggio a debito. In Italia vive i primi mesi nei pressi della casa del custode di un’autorimessa dove lavora grazie a Bardhi, un ragazzo albanese che si era innamorato di lei me e che distoglie Gergej, il capo protettore, a farla prostituire su strada. Quando Bardhi viene a mancare viene costretta a prostituirsi. Intanto la famiglia italiana che l’aveva ospitata la toglie dalla strada, trovandole un lavoro come domestica, ma finisce di nuovo per prostituirsi. In Kosovo c’è la guerra e lei si fa raggiungere dalla madre e dalla sorella. Vive un periodo intenso molto felice, scopre di essere incinta. E’ l’epilogo di un lieto fine?
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Calvi Risorta. Già Cales, la Pompei sommersa della provincia di Caserta, bassorilievo in un portale del quartiere Jurea di Petrulo

Un'antica scultura che ritrae due uomini alle prese con un bue è stato ritrovato e fotografato nel portale di un'abitazione a Calvi Risorta. Si tratta di parte di laterizi dell'antica città di Cales, la Pompei sommersa della provincia di Caserta. La scultura c'è da sempre perché dal Medio Evo gli abitanti del posto hanno usato materiale di epoca romana per costruire le abitazioni. La scultura nella foto si trova in via N.Zitiello, una strada non percorribile con le auto tra via delle Acace e via Rinchiusa. Si tratta di un quartiere storico denominato Jurea che assieme ai Martini erano il nucleo storico dell'antica frazione Petrulo di Calvi Risorta. La riscoperta in seguito ad alcuni lavori di ammodernamento della rete elettrica. Cales non ha bisogno di presentazioni: fu la più importante città dell'antico popolo degli Ausoni sulla antica via Latina, l'attuale Casilina, vicino alle montagne sannitiche, pochi chilometri a nord di Capua e poco a sud di Teanum Sidicinum (Teano). Conquistata dai romani fu abbandonata dagli abitanti ai tempi dei saraceni. La zona archeologica si trova a valle di fiumiciattoli a carattere torrentizio. Gran parte delle risorse archeologiche sono presenti nel sottosuolo. Probabilmente la città dopo essere stata abbandonata ha subito delle inondazioni. La città non è stata mai scavata se non oltraggiata da tombaroli. Recentemente il giornalista sportivo Silver Mele ha dedicato un libro all'antica città titolandolo per l'appunto “Il grande oltraggio”.

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Antica preghiera di guarigione aragonese, recitata nell'800 nei dintorni della campagna a nord di Napoli

Come ogni sabato pubblichiamo sulla rubrica libriamoci un racconto. Quello di questa settimana riguarda una preghiera. Una preghiera di guarigione risalente al tempo degli aragonesi nel Regno Di Napoli e che è stata tramandata fino alla fine dello scorso secolo.

L'Orazione di Caterina

Non è facile cavare il bene dal male! Il sofferente si affidava al guaritore che chiedeva l’aiuto dello Spirito Santo. Il guaritore gli cingeva la testa e recitava la preghiera. Il male andava via e il sofferente stava bene. Anche quando il male non se ne andava il sofferente riusciva a sopportarlo bene. Questo antico rito di guarigione è stato recitato in Italia per moltissimi anni presso la corte di un vecchio castello di campagna, che somigliava al Maschio Angioino, abitato da ricchi spagnoli mandati su quelle terre a governare.
Questa storia inizia il 12 ottobre del 1710 quando l’ultimo degli spagnoli presenti al castello si apprestava ad andare via. Una donna che si chiamava Catalina aveva ricevuto il compito di serrare per ultima le porte del castello. La lettiga trainata da muli, che l’avrebbe portata via, stava per arrivare. Lei si affannava, si agitava sembrava una gallina che non può fare l’uovo, perché doveva fare un’ultima cosa. Una donna del posto, che aveva prestato servizio al castello e che lei aveva convocato con urgenza, tardava ad arrivare. Il marito di questa donna era stato guarito da Catalina. Questa donna spesso, talvolta con insistenza, le aveva chiesto la preghiera di guarigione. Catalina non le aveva detto di no, ma aveva sempre rinviato di dargliela. Ora era arrivato il momento, ma la donna era in ritardo. Eccola di gran fretta: «Mi scusasse, stoni ca, a vosotro servicio». Ella sperava che Catalina le lasciasse un qualche cosa di materiale: un po’ di grano, qualche tornese, utensili, ma Catalina aveva messo tutto sotto chiave, segno che i suoi padroni volessero ritornare. Sorreggendo con entrambe le mani un foglio, piegato come fosse una bolla papale, glielo consegnò dicendo: «Escucha! Chesta es tuja oración». Poi parlando in napoletano, per essere sicura che capisse bene disse: «Devi recitare questa preghiera per un anno intero, tutti i giorni, da un Natale all’altro. Una volta che l’avrai imparata a memoria, dopo la messa della Natività, bruciala sul fuoco della mezzanotte e in quel momento sarai pronta a guarire dal male i sofferenti. Devi chiedere l’intercessione di Nostra Santa Signora, pilastro della nostra fede. Cingi la fronte del sofferente prima di iniziare la preghiera e toglila solo dopo che abbia chiesto l’aiuto dello Spirito Santo» e la congedò. Dalla via Latina intanto era arrivata la lettiga, Catalina salì e andò via senza altro proferire. La donna rimase esterrefatta, ferma, immobile: quel foglio pesava come fosse ferro.
Negli anni successivi la preghiera fece molta strada, in diverse forme sopravvisse nella memoria orale delle famiglie di quei borghi pedemontani a nord di Napoli. Venne recitata per guarigioni, per esorcismi, per auspicare salute e vigore dei popoli o semplicemente per pregare. Col ritorno dei soldati dalla Grande Guerra fu recitata per tenere lontana la peste. Durante la Seconda Guerra Mondiale per scongiurare le rappresaglie tedesche. Principalmente fu recitata nei secoli per guarire dalle sofferenze e cavare il bene dal male. Il 29 aprile del 1990 un’anziana infermiera rilevò la preghiera a una sua giovane conoscente che si chiamava come lei Caterina. Le consegnò la preghiera, scritta a macchina in volgare latino. Le disse di impararla a memoria così come secoli prima la donna spagnola Catalina aveva detto. Nessuna copia scritta poteva essere usata per guarire. Bisognava chiedere l’intercessione della Madonna attraverso la Santa Patrona. Raccomandò di fare molta attenzione al momento in cui il male fuoriusciva dal corpo del sofferente, in modo da non impattare in altre persone. Il guaritore esorcizzando il male, avrebbe dovuto indirizzarlo con ferma intenzione verso una gramigna del bosco, che si sarebbe seccata. Dopo qualche anno l’anziana infermiera morì. La giovane Caterina non diede valore a quel foglio, lo lasciò in un libro, in una vecchia libreria della casa dei suoi nonni. Si trasferì all’estero per lavoro e si stabilì a Saragozza in Spagna. Il 29 aprile del 2018 mentre si attardava in chiesa dopo la messa di mezzogiorno, la sua attenzione fu attirata da un gruppo di credenti che stava recitando questa preghiera a “los santos patronos”.

“¡Los que creemos en ti, bendecimos al Señor! Con usted ayuda Dios sálvame miserable pecador y siempre danos todo el vigor y la salud del cuerpo. Por sus sufrimientos, deja que el mal furioso se vaya o lo soportas con serenidad, en vista de su eterna salvación. El que sufre: “Ayúdame a través del Espíritu Santo”. Amén”
Come un lampo illumina il buio di una stanza chiusa, nella memoria della donna apparve la copertina del libro dove aveva abbandonato, anni prima, la preghiera. A Natale tornò in Italia, al suo paese. La stanza della casa di corte di fine ottocento dei suoi nonni era stata abbandonata e saccheggiata. Non c’era più niente, solo vecchi libri sparsi a terra sul pavimento di cocciopesto. Ma sullo scaffale della vecchia libreria tarlata, resisteva quel vecchio libro con all’interno scritta a macchina la preghiera di Caterina.

“Benedici Tibi Benes Convertati viotiure et sereno molto mesta Diot salvamet seon miseri perto vior ognius date nobis et vobis salutem corporis o per exfelat corporis tui satis cum olà furiondo male patis per prevedentione eius filose provvedeste mei Spirito Santo Amen”.
Arrivò l’epoca delle pandemie. Il male sotto forma di virus si impadronì del mondo con continue pestilenze. Si tentarono tutte le strade per arginare il problema. Passavano gli anni e gli Stati, le organizzazioni sanitarie non riuscivano a risolvere il problema. Caterina intanto era diventata una guaritrice, pensò se fosse stato possibile guarire il mondo dalla pestilenza con la preghiera ricevuta in dono. Organizzò sui social una preghiera collettiva, il 12 ottobre giorno di Nostra Signora del Pilar e il 29 aprile quello di Santa Caterina, divenuta compatrona d'Europa. Così ogni anno sempre più persone a queste date recitarono: “Noi credenti benediciamo il Signore. Con il Vostro aiuto, Dio salvi noi umili peccatori. Doni sempre a tutti vigore e la salute del corpo e per le sofferenze della pandemia vada via il virus furibondo oppure sopportiamolo senza patemi, in vista della salvezza eterna. Aiutateci per mezzo dello Spirito Santo Amen”
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Libri, Donna sul fronte la denuncia del difficile rapporto tra uomo e donna che sfocia nella violenza

(Gianluca Parisi). Da Trieste è partita la presentazione del libro “Donna sul fronte” scritto nel 1991 da Alaine Polcz, ritrovato oggi da Mónika Szilágyi direttrice editoriale della casa editrice Anfora e tradotto dal prof. Antonio D’Auria campano d’origine. La casa editrice milanese è specializzata nella pubblicazione di autori stranieri, prevalentemente del Centro Est Europa. E’ un testo attuale non tanto per le guerre in corso, ma perché spiega i rapporti di potere tra maschio e femmina, fa capire gli errori del patriarcato. E’ una storia di guerra raccontata per la prima volta da una donna. Dalla lettura del libro si viene a conoscenza di in pezzo di storia europea, quella della Transilvania, poco conosciuta.
“La protagonista Alaine racconta prima il suo matrimonio a diciannove anni con János, aspirante scrittore, contrario al suo desiderio di studiare medicina, che la tradisce e le attacca la gonorrea, poi la guerra, la fuga da Kolozsvár in Transilvania a Budapest e il periodo insieme alla suocera in balia dei combattenti, della fame, dei pidocchi. Tutti soffrono in una guerra ma le donne soffrono di più: quella di Alaine Polcz è una rara testimonianza della capacità di un essere umano ridotto a un corpo da usare di mantenere la propria sanità mentale e la forza di reagire estraniandosi dalla violenza subita.” 
Antonio D’Auria: “Quello che lascia sconcerti è che ancora oggi alcuni aspetti affrontati nel libro esistono ancora. Lavoro in un collegio statale a Firenze e capita talvolta che le allieve abbiano remore a proseguire gli studi dopo il diploma superiore perché i loro fidanzati non vogliono che lo facciano.” 
La storia nel libro di Alaine si radica nell’attualità, tra la guerra privata di un padre padrone a quella pubblica, la Seconda Guerra Mondiale. E' un libro che ogni adolescente dovrebbe leggere.
Il libro, all'epoca, ha toccato un argomento tabù in Ungheria fino al 1990, alla fine del comunismo: gli stupri commessi dai soldati dell'Armata Rossa. Una questione che torna oggi di tragica attualità che richiama da vicino gli episodi narrati. E’ un'autobiografia che ha ricevuto numerosi riconoscimenti ed è stata tradotta in francese, tedesco, inglese, spagnolo, romeno, russo, sloveno e serbo e oggi anche in italiano.

La casa editrice Anfora con venti anni di attività, dal 2016 ha ripubblicato titoli precedenti con nuova cura in nuove edizioni. Pubblica narrativa moderna e contemporanea. Gli autori presentati, noti all’estero, sono poco conosciuti al pubblico italiano. Fino a ora!

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Calvi Risorta. La volpe che mangia i gattini

Volpi che mangiano polli e galline è sempre stata una lotta tra abitanti di paesi rurali e il piccolo cane selvatico, ovvero la volpe. Ma che una volpe mangiasse anche i gattini è un fatto inconsueto, ma é quello che é successo a Petrulo di Calvi Risorta, immortalato dalle telecamere di video sorveglianza di un'abitazione privata. Dei gattini sparivano improvvisamente dall'oggi al domani senza motivo fin quando l'amara scoperta. Dalla visione notturna delle telecamere di videosorveglianza i proprietari notavano la volpe che portava via un gattino tenuto tra i denti.

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Master Chef, parla un cuoco in Germania: “ Il settore della ristorazione è una fabbrica come le altre, noi cuochi italiani siamo delle macchine”

Molti giovani subiscono la fascinazione di questo mestiere e dei grandi chef; vogliono diventare come i grandi cuochi stellati, ma ben presto scoprono che la realtà è diversa. A parlare un giovane ventenne che lavora come cuoco in Germania. P.F. è della provincia di Caserta, ha studiato in un rinomato istituto Alberghiero del litorale laziale meridionale. Ha imparato molto bene a cucinare e così una volta diplomato ha cercato in giro nella sua terra un impiego come cuoco. Dopo qualche mese, mal pagato ha deciso di emigrare come tanti, ma delinea uno scenario poco chiaro sul suo lavoro in Germania. “Il settore della ricezione è una fabbrica come le altre, noi cuochi italiani siamo delle macchine, dobbiamo cucinare e basta e pulire le cucine. Ai proprietari dei ristoranti, in gran parte italiani, non importa che sappiamo parlare tedesco, parliamo solo tra di noi, nei nostri dialetti meridionali. Certo qui in Germania ci pagano più che in Italia, ma sempre molto meno dei tedeschi. Ci pagano come turchi, ma in Turchia il valore della lira è maggiore, forse come la lira italiana tanti anni fa. Alla fine del mese riesco a mettere da parte solo qualche centinaio di euro, che è la stessa cifra che guadagnavo nella mia terra”.

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Cultura storica. Le confraternite e le congregazioni religiose e laiche

Le confraternite sono associazioni di persone legate a una particolare devozione religiosa, che si riuniscono per praticare la fede, promuovere opere e organizzare eventi come processioni e celebrazioni pubbliche.Hanno origini storiche risalenti al Medioevo e sono comuni in molte tradizioni cristiane, in particolare nel Sud Italia. Tra gli scopi, quello di promuovere la venerazione di un santo o di una particolare figura religiosa; svolgere attività di assistenza sociale e beneficenza; conservare e promuovere tradizioni locali, feste e riti religiosi; creare un senso di comunità tra i membri, che spesso si riuniscono per pregare e partecipare a eventi insieme. Non tutte sono riconosciute ufficialmente dalla Chiesa e dallo Stato e possono avere regole e statuti specifici. Quando il fine della confraternita assume specificità come l’accompagnare un socio negli ultimi istanti della propria vita allora vengono chiamate specificamente congreche. In tal caso queste congregazioni religiose in gruppi di persone vivono insieme secondo regole comuni e dedicano la loro vita a un particolare scopo religioso, come la preghiera, l'insegnamento o il servizio alla comunità. Le confraternite le congregazioni possono essere anche laiche. Nella foto di repertorio la Confraternita del Santo Rosario a Petrulo di Calvi Risorta in provincia di Caserta.

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Sanita'. Infermieri indiani negli ospedali ma a Napoli in migliaia per un concorso

Dal 5 novembre a Napoli si sta svolgendo un concorso della Asl Napoli 2 Nord per 30 posti da infermiere. Si sono presentati circa 4988 candidati divisi in 4 gruppi dalla mattina alle 8. Circa 5000 infermieri desiderosi di lavorare nel pubblico, ma solo 500 di loro supereranno questa prima fase concorsuale, e solo 30 saranno quelli che accederanno ad un contratto in prima istanza. In tutto questo “paradosso italiano” il ministro della salute recluta infermieri dall’India urlando ad una carenza di infermieri che, dati alla mano, non risulterebbe così allarmante.”- è la polemica lanciata dall’associazione Nessuno tocchi Ippocrate. “Porterò la questione in Parlamento” – commenta il deputato di alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli- “Se pur vi è una carenza di personale sanitario, anche se la vera problematica della sanità pubblica non è nel numero di operatori ma bensì nelle condizioni in cui essi sono costretti a lavorare e prestare soccorso ai pazienti, tra mala burocrazia, disorganizzazione, stipendi bassi e attacchi violenti nei p.s. (fenomeno su cui, nonostante le promesse, poco si è fatto realmente), non si può pensare di fare massa in tempi brevi reclutando infermieri stranieri senza tener conto delle nostre risorse mediche e della qualità del servizio. Qui abbiamo brillantissimi aspiranti operatori sanitari pronti a presentarsi in prima linea eppure li si ignora. Basterebbe far scorrere le graduatorie dei concorsi in atto e quelli già svolti per ottenere il numero desiderato di infermieri. Il sospetto è che si voglia compiacere Stati stranieri amici per altre finalità penalizzando tanti giovani aspiranti professionisti. Si faccia chiarezza.”

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