Cooperazione Internazionale di Polizia

UNODC

Oppiacei e Metamfetamina: la Rotta Balcanica è sempre aperta ed attiva

Il rapporto delle Nazioni Unite del 2025 intitolato “Opiates and Methamphetamine Trafficking on the Balkan Route: Drug Flows, Illicit Incomes and Illicit Financial Flows” analizza il traffico di oppiacei e, in misura crescente, di metamfetamina lungo la rotta balcanica (il rapporto considera 32 paesi lungo la rotta balcanica), stimando i redditi illeciti generati, tracciando i flussi di droga ed esplorando i meccanismi di riciclaggio di denaro e i flussi finanziari illeciti (IFF). L'obiettivo primario della ricerca è fornire una valutazione aggiornata del fenomeno, basandosi su un precedente studio del 2015 focalizzato esclusivamente sugli oppiacei, e contribuire alla comprensione e al contrasto degli IFF, considerati un ostacolo allo sviluppo sostenibile e alla sicurezza internazionale. Le stime presentate si riferiscono al periodo 2019-2022 e non tengono conto dell'impatto del divieto di coltivazione di oppio imposto dai talebani in Afghanistan nell'aprile 2023. Studi futuri dovranno esplorare tale impatto. Tra il 2019 e il 2022, la rotta balcanica ha generato un reddito lordo illecito annuo stimato tra i 13,9 e i 21,4 miliardi di dollari USA. Gli oppiacei rappresentano circa il 90% di questo totale, mentre la metamfetamina costituisce una quota minore ma in crescita.

La produzione di metanfetamina è peculiare per diverse ragioni: • Natura sintetica e versatilità nella produzione: A differenza degli oppiacei, che derivano da piante di papavero, la metanfetamina è una droga sintetica che può essere prodotta interamente da sostanze chimiche. Questa caratteristica la rende differente dalle droghe di origine vegetale e le permette di essere fabbricata virtualmente ovunque, a differenza della coltivazione delle piante di oppio che è geograficamente limitata. • Dispersione geografica della produzione: Mentre il traffico di oppiacei lungo la rotta balcanica ha una chiara origine in Afghanistan, la produzione di metanfetamina è dispersa in diversi paesi lungo la rotta e non solo. Sono emersi quattro principali cluster di produzione: ◦ Afghanistan: Peculiare perché utilizza principalmente l'efedrina estratta da piante di efedra selvatiche come precursore principale, a differenza di altre aree che impiegano precursori chimici. Tuttavia, è possibile che vengano utilizzati anche precursori chimici, inclusi farmaci da banco contenenti efedrina. La produzione in Afghanistan è un fenomeno relativamente recente, con sequestri interni in rapido aumento. ◦ Europa sud-orientale (Grecia e Bulgaria): Attori criminali tradizionalmente coinvolti in altre attività illecite sono diventati sempre più attivi nella produzione di metanfetamina. In Bulgaria, le aree rurali ospitano laboratori clandestini, rendendola un hub di produzione più significativo. ◦ Europa settentrionale (Paesi Bassi e, in misura minore, Germania): Qui si registra una produzione illecita su larga scala che utilizza un precursore noto come BMK (benzil metil chetone), seguendo metodi simili a quelli usati dai cartelli messicani. È stata persino identificata la presenza di “cuochi” messicani e latinoamericani nei laboratori smantellati nei Paesi Bassi, suggerendo un trasferimento di conoscenze ed esperienza dal Sud America. ◦ Europa centrale (Cechia, Slovacchia e Austria): In questi paesi operano laboratori su piccola scala che utilizzano prevalentemente efedrina e pseudoefedrina come precursori. Sebbene il numero di laboratori smantellati sia maggiore rispetto ai Paesi Bassi, la loro capacità produttiva è inferiore. • Varietà di precursori e metodi: La produzione di metanfetamina non si basa su un unico metodo o precursore. A seconda della regione, vengono utilizzate diverse sostanze chimiche di base (come l'efedrina di origine vegetale in Afghanistan, il BMK nei Paesi Bassi e l'efedrina/pseudoefedrina in Europa centrale) e diverse metodologie di sintesi. • Potenziale per una produzione più vicina ai mercati di consumo: La flessibilità nella produzione consente ai trafficanti di produrre metanfetamina localmente nel loro paese di operazione, riducendo la necessità di lunghe rotte di traffico transnazionale rispetto agli oppiacei che devono essere importati. Questo potrebbe anche spiegare il minor numero di connessioni di traffico transnazionale per la metanfetamina rispetto agli oppiacei. In sintesi, la produzione di metanfetamina si distingue per la sua natura sintetica, la sua capacità di essere prodotta in diverse località utilizzando una varietà di precursori e metodi, e per la tendenza a una produzione potenzialmente più decentralizzata e vicina ai mercati di consumo rispetto agli oppiacei. La diversità dei precursori utilizzati in Afghanistan (efedrina da piante) rispetto ad altre regioni (precursori chimici come il BMK o l'efedrina/pseudoefedrina farmaceutica) e il coinvolgimento di competenze internazionali (come i “cuochi” messicani nei Paesi Bassi) sono ulteriori elementi che sottolineano la peculiarità della sua produzione.

Il valore aggregato dei flussi di traffico supera il prodotto interno lordo (PIL) di diversi paesi lungo la rotta, evidenziando il significativo impatto economico di queste attività illegali. L'Afghanistan rimane il punto di origine principale per gli oppiacei, che transitano attraverso l'Iran e la Turchia, dove la rotta si divide in tre rami principali (nord, ovest e sud) diretti verso l'Europa occidentale e centrale. La Turchia è un “attore chiave per la redistribuzione” dell'eroina verso oltre 10 altri paesi. Belgio e Paesi Bassi emergono come importanti “hotspot” non solo per il transito ma anche per la distribuzione di oppiacei e metamfetamina in quantità minori. I Paesi Bassi sono anche coinvolti nella produzione di metamfetamina.

I tassi di intercettazione di oppiacei e metamfetamina lungo la rotta balcanica sono generalmente bassi, con la maggior parte dei paesi che intercettano meno del 10% del volume totale trafficato. La vicinanza ai mercati di consumo e la capacità dei trafficanti di adattare le proprie rotte e metodi influenzano i tassi di intercettazione. Si stima che l'Iran intercetti il 28,2 per cento di tutti gli oppiacei che attraversano il suo territorio, mentre la Turchia intercetta una percentuale leggermente superiore, pari al 29,3 per cento degli oppiacei che transitano nel paese. Questi due paesi registrano i tassi di intercettazione più elevati in quanto rappresentano i primi paesi dopo l'Afghanistan lungo la rotta balcanica. Le intercettazioni tendono ad essere più elevate in prossimità delle fonti di produzione. Oltre ai paesi vicini alle zone di produzione, anche Francia, Germania e Spagna mostrano tassi di intercettazione relativamente alti per entrambe le classi di sostanze (oppiacei e metanfetamina). È importante notare che i tassi di intercettazione non devono essere considerati come una classifica della performance delle forze dell'ordine, poiché diversi fattori influenzano questi tassi, tra cui la posizione geografica del paese, la prevalenza e il livello di attività dei gruppi criminali organizzati, il volume di droghe in transito, la domanda di droghe e le condizioni socio-economiche3. Il tasso di sequestro riflette maggiormente le sfide che le forze dell'ordine locali e internazionali devono affrontare nella lotta al traffico internazionale di droga.

Il rapporto sottolinea la difficoltà di determinare l'esatta entità e direzione degli IFF associati al traffico di droga. Paesi come Lussemburgo, Paesi Bassi e Spagna, insieme agli Emirati Arabi Uniti, sono identificati come “potenziali hub per gli IFF legati alla droga generati lungo la rotta balcanica”. Le rotte del traffico di droga e la prossimità geografica influenzano i flussi finanziari illeciti, con i punti di transito chiave come Albania, Bosnia ed Erzegovina, Serbia e Turchia che potrebbero attrarre attività di riciclaggio di denaro. Il rapporto adotta la definizione di IFF come “flussi finanziari illeciti per origine, trasferimento o utilizzo, che riflettono uno scambio di valore e che attraversano i confini nazionali”. Il rapporto delinea diverse implicazioni per le politiche e la programmazione volte a contrastare il traffico di droga e gli IFF lungo la rotta balcanica: • Rafforzare gli sforzi per comprendere i flussi di risorse legate al traffico di droga, identificando beneficiari, tipologie di riciclaggio e reti, nonché le modalità di movimentazione e stoccaggio dei proventi illeciti. • Creare un quadro più solido per la cooperazione internazionale e lo scambio di dati tra autorità antiriciclaggio e fiscali, istituzioni finanziarie bancarie e non bancarie e agenzie di giustizia penale nei paesi lungo la rotta balcanica. • Migliorare la capacità degli Stati membri di utilizzare informazioni e intelligence finanziarie per comprendere rischi, tendenze e metodi di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo legati al traffico di droga. • Condurre ricerche e sviluppare tipologie di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo, con un focus sui reati presupposto legati al traffico di droga lungo la rotta balcanica. • Sviluppare sistemi di monitoraggio per tracciare l'evoluzione dei mercati della droga e la loro influenza sulla generazione di IFF.

Per saperne di più: UNODC, Opiates and Methamphetamine Trafficking on the Balkan Route: Drug Flows, Illicit Incomes and Illicit Financial Flows (United Nations Publication, 2025), in inglese reperibile qui https://www.unodc.org/documents/data-and-analysis/IFF/2025/Balkan_Route.pdf

#rottabalcanica #oppiacei #metamfetamina #UNODC


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AVETE MAI SENTITO PARLARE DEL KUSH? UNA DROGA SINTETICA PIU' POTENTE DEL FENTANYL

Il “kush” è una droga sintetica devastante emersa nel 2022, che ha causato migliaia di morti in Africa occidentale, con epicentro in Sierra Leone. Questa droga contiene nitazeni, oppioidi sintetici estremamente potenti, e cannabinoidi sintetici. I nitazeni possono essere fino a 25 volte più potenti del fentanyl.

La droga è stata identificata per la prima volta in Sierra Leone, ma si è rapidamente diffusa in Liberia, Guinea, Gambia, Guinea-Bissau e Senegal. La sua produzione e traffico coinvolgono rotte marittime e servizi di corriere postale, con ingredienti provenienti da Cina, Paesi Bassi e Regno Unito.

Il mercato del kush, inizialmente controllato da pochi gruppi criminali organizzati, si è frammentato, rendendo più difficile il contrasto. La sintesi locale della droga è aumentata, aumentando i rischi per la salute.

La crisi del kush in Africa occidentale ha avuto impatti sociali devastanti. Ecco alcuni dei principali effetti:

  • Aumento della criminalità: La diffusione del kush ha portato a un aumento della criminalità organizzata e delle attività delle bande di strada. Questi gruppi controllano la produzione e la distribuzione della droga, alimentando la violenza e l'instabilità nelle comunità locali.

  • Problemi di salute pubblica: Il kush ha causato un aumento significativo dei casi di overdose e delle morti correlate alla droga. Gli ospedali e le strutture sanitarie sono sovraccarichi e spesso incapaci di gestire l'afflusso di pazienti.

  • Impatto sui giovani: Gran parte dei consumatori di kush sono giovani tra i 18 e i 25 anni. La dipendenza da questa droga ha effetti devastanti sulla loro salute fisica e mentale, compromettendo il loro futuro e le loro opportunità di istruzione e lavoro.

  • Disgregazione sociale: La crisi del kush ha portato alla disgregazione delle famiglie e delle comunità. Le persone dipendenti dalla droga spesso perdono il lavoro e le relazioni, creando un ciclo di povertà e emarginazione.

  • Sovraccarico dei servizi sociali: Le strutture di assistenza sociale e i programmi di recupero sono insufficienti per far fronte alla crescente domanda di aiuto. Questo rende difficile fornire supporto adeguato alle persone colpite dalla dipendenza da kush

La crisi del kush in Africa occidentale ha suscitato una serie di reazioni internazionali. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito la diffusione del kush un'epidemia e ha espresso la volontà di supportare i governi dei paesi maggiormente colpiti, come Liberia, Guinea e Sierra Leone. Il presidente della Sierra Leone, Julius Bio, ha dichiarato che il paese si trova di fronte a una minaccia esistenziale a causa dell'impatto devastante dell'abuso di droghe1.

Per combattere questa crisi, è necessaria un'azione urgente e coordinata su tre fronti:

  • Migliorare il monitoraggio, l'allarme rapido, i test e la condivisione delle informazioni in Africa occidentale.

  • Interrompere le catene di approvvigionamento dai paesi di origine e nei punti di ingresso della Sierra Leone.

  • Mitigare i danni del consumo di kush, ampliando l'accesso al trattamento e ai farmaci per l'inversione dell'overdose da oppioidi.

La situazione è critica e richiede un impegno internazionale coordinato per affrontare efficacemente questa emergenza.

Inoltre, la crisi del kush ha attirato l'attenzione delle organizzazioni internazionali che si occupano di criminalità organizzata e traffico di droga. L'UNODC (Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine) ha evidenziato l'aumento dei sequestri di cocaina nel Sahel, suggerendo la presenza di un traffico di droga su larga scala attraverso la regione.

La comunità internazionale sta cercando di affrontare la crisi attraverso un'azione coordinata che include il miglioramento del monitoraggio, l'interruzione delle catene di approvvigionamento e la mitigazione dei danni causati dal consumo di kush.

L'UNODC (Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine) svolge un ruolo cruciale nella crisi del kush in Africa occidentale. L'organizzazione si concentra su diverse aree chiave per affrontare il problema:

  • Monitoraggio e Analisi: L'UNODC raccoglie e analizza dati sul traffico di droga e sull'uso di sostanze, fornendo informazioni essenziali per comprendere l'entità della crisi e identificare le tendenze emergenti.

  • Supporto ai Governi: L'UNODC collabora con i governi dei paesi colpiti, come la Sierra Leone, la Liberia e la Guinea, per sviluppare strategie efficaci di contrasto al traffico di droga e di riduzione del danno.

  • Formazione e Capacità: L'organizzazione offre formazione e supporto tecnico alle forze dell'ordine e agli operatori sanitari locali, migliorando le loro capacità di affrontare la crisi del kush.

  • Cooperazione Internazionale: L'UNODC promuove la cooperazione tra i paesi di origine, transito e destinazione del kush, facilitando lo scambio di informazioni e il coordinamento delle operazioni di contrasto al traffico di droga.

  • Sensibilizzazione e Prevenzione: L'UNODC lavora per aumentare la consapevolezza sui pericoli del kush e promuovere programmi di prevenzione e trattamento per le persone colpite dalla dipendenza.

Questi sforzi sono fondamentali per affrontare la crisi del kush e ridurre il suo impatto devastante sulla salute pubblica e sulla sicurezza in Africa occidentale.

Per saperne di più [en] https://globalinitiative.net/wp-content/uploads/2025/02/Lucia-Bird-Ruiz-Benitez-de-Lugo-and-Dr-Kars-de-Bruijne-Kush-in-Sierra-Leone-%E2%80%93-West-Africas-growing-synthetic-drugs-challenge-GI-TOC-and-Clingendael-Institute-February-2025.final_.pdf

#kush #UNODC #SierraLeone


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Forum internazionale dei pubblici ministeri a Vienna

Si è tenuto a Vienna, sotto l'egida di UNODC (vedi nota sottostante), il Forum Internazionale dei Pubblici Ministeri, che aveva lo scopo di rafforzare la cooperazione internazionale contro la tratta di esseri umani e il traffico di migranti, con un focus sulla identificazione di rotte emergenti, tecniche investigative e dimensioni di genere nei crimini. Sono convenuti esperti da quasi 60 paesi e da organizzazioni internazionali. Le sfide da affrontare per una più efficace cooperazione consistono in barriere legali, linguistiche e nelle risorse limitate, che ostacolano la collaborazione. Come noto, I pubblici ministeri hanno la responsabilità di avviare e svolgere azioni penali, fungere da parte in procedimenti giudiziari e, in molti paesi, supervisionare le indagini. Identificano i sospetti, raccolgono prove per stabilire la colpa e supportano le vittime durante il processo legale. Inoltre, rappresentano lo Stato nell'applicazione della legge e garantiscono la sicurezza pubblica. Il Forum internazionale dei pubblici ministeri mira a migliorare la comunicazione e la collaborazione tra i procuratori facilitando il dialogo e la condivisione delle conoscenze. Si concentra sull'identificazione delle rotte emergenti del traffico, sull'esplorazione di tecniche investigative innovative e sulla sensibilizzazione riguardo alle dimensioni di genere dei crimini. Inoltre, crea un ambiente propizio per la comunicazione, dove le domande possono ricevere risposte e le idee possono essere condivise e implementate nei vari paesi. La cooperazione internazionale è fondamentale nella lotta contro la tratta di esseri umani e il traffico di migranti, poiché consente ai paesi di condividere informazioni e coordinare azioni efficaci. Senza tale cooperazione, è difficile smantellare le organizzazioni criminali che operano su scala transnazionale, poiché queste reti criminali si estendono in diversi paesi. Inoltre, la collaborazione aiuta a superare barriere come sistemi giuridici diversi e risorse limitate, migliorando l'efficacia delle operazioni contro il crimine organizzato.

NOTA: UNODC è l'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, un'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di affrontare problemi legati alla droga, al crimine organizzato e alla criminalità transnazionale. Fornisce assistenza tecnica e supporto ai paesi per sviluppare strategie e politiche efficaci nella lotta contro la droga e il crimine. Inoltre, promuove la cooperazione internazionale e la condivisione delle informazioni per combattere queste problematiche a livello globale.

#UNODC #Foruminternazionalepubbliciministeri


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La Giornata Internazionale per la Prevenzione e la Lotta contro tutte le forme di Criminalità Organizzata Transnazionale

In occasione della Giornata Internazionale per la Prevenzione e la Lotta contro tutte le forme di Criminalità Organizzata Transnazionale, l’Italia ha ribadito l’impegno condiviso per affrontare la sfida pervasiva e in continua evoluzione della criminalità organizzata transnazionale, una questione che impatta società, economie e sicurezza a livello mondiale.

L’Ambasciatore Maurizio Massari, Rappresentante Permanente italiano all’ONU, e’ intervenuto nel corso di un evento co-organizzato insieme all’ #UNODC (l’agenzia Onu per la lotta al crimine organizzato) e agli Stati Membri che fanno parte del gruppo centrale che ha proposto la risoluzione istitutiva della giornata: Austria, Colombia, Repubblica Dominicana, Ungheria, Giappone, Marocco, Perù e Arabia Saudita.

Leggi tutto qui: https://poliverso.org/display/0477a01e-1867-3517-f32b-b48790120545


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RISPOSTE STRATEGICHE ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA NELL'EUROPA SUD-ORIENTALE

L’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (#UNODC) ha recentemente rilasciato una serie di documenti di supporto agli Stati sulla risposta strategica alla Criminalità Organizzata. Di nostro interesse quello riferito alla politica regionale nell’ambito della South-Eastern Europe (Europa sudorientale), che ha con tutta evidenza un impatto anche per l’Italia. (La copertina del Documento nell’immagine in alto) L’analisi si concentra su più aspetti: • Una descrizione delle caratteristiche, delle principali manifestazioni e dei danni derivanti dalla criminalità organizzata nella regione • Una sintesi delle risposte attuali al fenomeno • Un'esplorazione di alcune opportunità strategiche per contrastare le Organizzazioni criminali.

Leggi tutto qui https://poliverso.org/display/0477a01e-6567-1e98-a093-534037688938


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Corruzione nello sport, le linee guida delle Nazioni Unite per Mondiali di calcio e prossime Olimpiadi.

Giochi di Parigi archiviati, e l’ufficio delle Nazioni Unite contro la droga ed il crimine #UNODC è proiettato verso le prossime manifestazioni sportive di maggior interesse internazionale, il FIFA World Cup 2026 (Mondiali di calcio in Canada, Messico e Stati Uniti) e le Olimpiadi 2028 di Los Angeles

Tutto qui –> https://poliverso.org/display/0477a01e-1566-ba2e-227a-f35225115930


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Crimini ambientali: come rispondono le legislazioni degli Stati? Una analisi dell'agenzia delle Nazioni Unite evidenzia pregi e carenze

Gli sforzi globali per prevenire i crimini contro la natura e consegnare i trasgressori alla giustizia sono ostacolati da evidenti differenze nelle leggi sulla protezione ambientale tra paesi e regioni. Per tale ragione #UNODC, l'Agenzia delle Nazioni Unite che ha sede a Vienna ed è deputata ad analizzare e dare suggerimenti per combattere il crimine in ambito globale ha realizzato recentemente un rapporto, inserito nel più ampio GLOBAL ANALYSIS ON CRIMES THAT AFFECT THE ENVIRONMENT, perché come affermato da Angela Me, Capo della ricerca e analisi presso l'Agenzia, “una legislazione più severa può aiutare a scoraggiare i trasgressori ed espandere la gamma di strumenti e risorse investigative per le forze dell'ordine per fermare i crimini che colpiscono l'ambiente”.

“Il paesaggio della criminalizzazione ’ è la prima parte della articolata Analisi globale dei crimini che colpiscono l'ambiente. L'UNODC esamina come tutti i 193 Stati membri delle Nazioni Unite definiscono i crimini contro la natura e le punizioni che hanno fissato per violare le leggi ambientali.

Gravi violazioni Lo studio riguarda nove aree di reati connessi alla natura: deforestazione e disboscamento, inquinamento acustico, pesca, gestione dei rifiuti, protezione della fauna selvatica e inquinamento dell'aria, del suolo, e rifiuti – ha stabilito che non meno dell'85% degli Stati membri delle Nazioni Unite criminalizza i reati contro la fauna selvatica.

Almeno il 45% dei paesi impone pene di quattro o più anni di carcere per alcuni reati ambientali, classificandoli come reati “gravi” secondo quanto fissato dalla Convenzione contro il crimine organizzato transnazionale (UNTOC), uno standard universalmente riconosciuto.

“ La nostra recensione mostra progressi a livello globale nel promuovere le leggi sulla protezione ambientale “, ha affermato Angela Me. Tuttavia, ha osservato che la legislazione e l'applicazione rimangono irregolari, creando “opportunità per i gruppi criminali di sfruttare le lacune nelle risposte. ”

La fauna selvatica e i rifiuti sono le aree in cui la maggior parte dei paesi (rispettivamente 164 e 160) include almeno un reato correlato nella propria legislazione nazionale. Al contrario, l'inquinamento del suolo e del rumore (rispettivamente 99 e 97) sono le aree in cui il minor numero di paesi ha disposizioni penali.

Variazioni regionali Il livello di criminalizzazione e sanzioni varia a seconda del paese e della regione. Ad esempio, in Oceania, il 43% dei paesi considera la pesca illegale un crimine grave (con conseguente reclusione in quattro o più anni), mentre in Europa, solo il due per cento dei paesi lo classifica come tale. Nel frattempo, 12 paesi su 18 nell'Africa orientale considerano i reati contro la fauna selvatica reati gravi.

L'Africa e l'Asia hanno la più alta percentuale media di Stati membri con sanzioni che soddisfano la definizione di reato grave, indicando che la legislazione non è necessariamente debole ma che manca l'applicazione.

Crimine della fauna selvatica Delle nove aree esaminate, i reati contro la fauna selvatica sono più frequentemente coperti dalla legislazione penale, con 164 Stati membri che mantengono tali disposizioni.

La legislazione nazionale di molti paesi supera persino i requisiti di #CITES, la convenzione internazionale che regola il commercio transfrontaliero di specie minacciate di estinzione.

A livello globale, le sanzioni per i crimini della fauna selvatica si estendono da pochi giorni alla vita in prigione, mentre le multe possono variare da pochi dollari USA a tre milioni.

Accanto alla fauna selvatica, i crimini legati ai rifiuti sono altamente criminalizzati, con 160 paesi che considerano i rifiuti impropri un crimine e includono almeno un reato correlato nella loro legislazione.

Al contrario, l'inquinamento del suolo e del rumore è il meno protetto, con solo 99 e 97 paesi, rispettivamente, considerando gravi queste violazioni.

Carenze legislative Il rapporto evidenzia discrepanze nel modo in cui le leggi vengono applicate agli individui rispetto alle imprese, con le imprese che spesso sfuggono con semplici multe, mentre gli individui possono arrivare a subire la reclusione.

Gli autori suggeriscono che i paesi potrebbero migliorare la legislazione per consentire la confisca dei mezzi utilizzati per commettere reati ambientali o proventi da tali reati. L'attuale mancanza di tali disposizioni porta spesso a perseguire i autori di reati minori piuttosto che i grandi attori economici che commettono crimini ambientali.

Secondo gli esperti dell'UNODC, esistono diverse aree per il miglioramento della legislazione e delle sanzioni ambientali. Gli Stati membri potrebbero prendere in considerazione l'aumento delle sanzioni e l'espansione dell'uso di strumenti di cooperazione internazionale come l'estradizione o l'assistenza giudiziaria reciproca.

C'è anche la necessità di una maggiore raccolta di dati su questi crimini, una migliore applicazione della legislazione, e una maggiore ricerca sulle sanzioni amministrate e la loro efficacia, hanno detto, aggiungendo che tali informazioni aiuteranno a capire quali proporzioni di criminalizzazione sono più efficaci nella prevenzione dei crimini ambientali.

Il link al Rapporto: https://css.unodc.org/documents/data-and-analysis/Crimes%20on%20Environment/ECR_1.Legislative_Review.pdf


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Il Gruppo G7 Roma-Lione è un gruppo di lavoro che fu creato sotto la Presidenza italiana del G8 nel 2001. Si concentra sulla formulazione di strategie contro il terrorismo e sulla lotta contro i crimini transnazionali. La partecipazione a questo gruppo include esperti e funzionari governativi provenienti da Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti e Italia. Il gruppo si riunisce per discutere e affrontare diverse tematiche, tra cui la tutela del patrimonio culturale, la lotta al terrorismo e all’estremismo violento, la prevenzione e il contrasto al commercio clandestino di beni culturali, e la cybersecurity. Le riunioni del G7 Gruppo Roma-Lione sono organizzate periodicamente per aggiornare il coordinamento tra i Paesi membri e sviluppare progetti condivisi in risposta alle minacce globali. Da ultimo i lavori del Gruppo si sono svolti nei giorni scorsi di aprile 2024 a Roma. Sono stati aperti dal vice segretario generale del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Carlo Lo Cascio, dal direttore centrale sicurezza, Alessandro Azzoni e, per il ministero dell’Interno, dal vice capo della Polizia preposto all’attività di coordinamento e panificazione delle Forze di polizia, Stefano Gambacurta e dal direttore dell’Ufficio di coordinamento e pianificazione delle Forze di polizia, Annunziato Vardé.

Si tratta della prima riunione del Gruppo G7 Roma/Lione sotto Presidenza italiana, nella quale il dipartimento della Pubblica Sicurezza, insieme al ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha il mandato di coordinare e rafforzare la risposta congiunta dei Paesi G7 in materia di lotta alla criminalità organizzata transnazionale ed al terrorismo.

Al congresso erano presenti anche i servizi diplomatici di Polizia dei Paesi membri e qualificati referenti di importanti organizzazioni internazionali come #Interpol, #Unodc (United Nations Office on Drugs and Crime), #Gcerf (Global Fund for Preventing Violent Extremism), #Unicri (United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute). Sono stati affrontati temi relativi al contrasto del traffico di esseri umani e della tratta di migranti, dell’utilizzo per fini illeciti di criptovalute, del cybercrime, dello sfruttamento e abuso sessuale dei minori con uno sguardo rivolto alle best practices adottate dai Paesi G7 e della frode transnazionale, in particolare sul web.

Approfondimenti specifici sono stati dedicati al ruolo dell'intelligenza artificiale (#AI) nel settore della sicurezza per prevenire i possibili rischi di un uso illecito da parte delle reti criminali e alle droghe sintetiche soprattutto riguardo la crescente ed allarmante diffusione del #Fentanyl.

Riguardo al terrorismo e l’estremismo violento, è emersa l’importanza di garantire una visione globale e condivisa del fenomeno per intervenire immediatamente per l’individuazione di potenziali terroristi nei loro movimenti transfrontalieri. Sono state evidenziate inoltre le ripercussioni sulla sicurezza globale a seguito degli attacchi di #Hamas e del più recente attentato a Mosca e la minaccia legata al riemergere del gruppo #ISIS-K.

Dalla riunione i Paesi partner sono arrivati ad importanti conclusioni: in primo luogo è stato deciso di creare un network specifico attivo 24/7 per lo sviluppo e il rafforzamento della cooperazione strategica e tecnica in materia di uso illecito di #criptovalute. È stato infine deciso anche di affidare all’Italia la Presidenza del sottogruppo di lavoro #Lepsg (Law Enforcement Projects Sub-Group) che gestisce i numerosi progetti attuativi delle misure di cooperazione adottate dal Gruppo Roma/Lyon.

Particolarmente apprezzato dai partecipanti l’approccio italiano sulla prevenzione delle cause che originano i fenomeni criminali per adottare l’idonea strategia di sicurezza.

#GruppoRomaLione #RomaLyon #Poliziadistato


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Rifiuti senza confini. Il progetto UNWASTE per combattere il traffico illecito.

Le reti criminali traggono profitto dal traffico illegale di rifiuti, che è un crimine altamente lucrativo. #UNODC (l’Agenzia dell’ONU contro il crimine globale) combatte il traffico di rifiuti attraverso una guida legislativa (reperibile qui => https://sherloc.unodc.org/cld/uploads/pdf/Combating_Waste_Trafficking_-_Guide_on_Good_Legislative_Practices_-_EN.pdf), il Programma denominato “CCP” ed il progetto #Unwaste. A ben vedere, affrontare il traffico illecito di rifiuti è parte degli sforzi in atto di mitigazione del clima. Da un punto di vista penale, la criminalizzazione il traffico di rifiuti e relativi reati significa: stabilire reati fondamentali come il traffico di rifiuti, la frode dei documenti e l'associazione criminale; affrontare anche i reati connessi, come il riciclaggio di denaro e la corruzione. Con riguardo invece alle misure preventive, l'UNODC ha posto in campo il progetto Unwaste, mettendo insieme rappresentanti dell'Unione europea e dell'Asia sudorientale per discutere le misure necessarie. Durante un viaggio di studio di quattro giorni a Bruxelles, Belgio e Rotterdam, Paesi Bassi all'inizio del 2024, i rappresentanti hanno identificato azioni e raccomandazioni comuni per migliorare la cooperazione per prevedere e combattere il traffico di rifiuti dall'UE a Indonesia, Malesia, Thailandia e Vietnam. La visita è il seguito di un precedente viaggio di studio a Bruxelles, Belgio e Genova, Italia nel 2022. “Le discussioni durante questo viaggio di studio sono fondamentali per creare un quadro completo del traffico di rifiuti tra le due aree, e anche spiegare le regole di ogni partner in modo che le politiche dell'UE e del sud-est asiatico siano meglio comprese e applicate. Tali sforzi sono cruciali per proteggere l'integrità delle economie circolari”, ha dichiarato Julien Garsany, rappresentante dell'Ufficio di collegamento dell'UNODC di Bruxelles. Un totale di 44 rappresentanti e delegati delle agenzie governative nelle due regioni, dei servizi e delle agenzie della Commissione Europea e delle organizzazioni internazionali hanno partecipato all'evento, che si è concentrato sulla promozione di una partnership trasparente e lo scambio tra tutte le parti della filiera dei rifiuti. Sulla base delle prospettive nazionali e dei risultati del progetto Unwaste, i partecipanti hanno concordato sulla necessità di una maggiore cooperazione per garantire che le spedizioni di rifiuti siano conformi alle esigenze dei paesi di origine e di destinazione. “È giunto il momento di coordinare gli sforzi internazionali per promuovere un'economia circolare. I principi della giustizia, della conformità e delle pratiche di gestione ecologiche devono essere rispettati. Pertanto, gli sforzi per combattere il traffico di rifiuti illegali richiedono una significativa cooperazione tra varie agenzie tra le parti per garantire che il movimento transfrontaliero dei rifiuti segua la legge internazionale e nazionale”, ha osservato il dott. Norhazni Binti Mat Sari, vicedirettore generale del Dipartimento dell'Ambiente della Malesia. I rappresentanti hanno presentato i loro risultati, sfide e aspetti critici che richiedono la cooperazione, ponendo le basi per una ulteriore collaborazione. Per esempio, sono stati evidenziati i legami tra il traffico di rifiuti e l'economia circolare, nonché il modus operandi di attori criminali insieme alle riforme regolamentari messe in atto per affrontare il traffico di rifiuti. Una sessione dell’incontro è stata ospitata dall’Ufficio antifrode dell’UE (#OLAF), e si è concentrato sul miglioramento della cooperazione tra le autorità competenti delle due regioni. “Stiamo affrontando lo stesso nemico con una capacità elevata per lavorare facilmente attraverso i confini, quindi è fondamentale avere un evento come questo. Gli agenti nei porti dell' #UE non possono conoscere i regolamenti in ogni paese di destinazione, ma una rete può essere costruita attraverso questo tipo di evento in modo che ogni lato possa raggiungere l'altro e condividere le informazioni sulle regole e i requisiti”, ha dichiarato Ernesto Bianchi – Direttore delle Entrate e Operazioni Internazionali, Investigazioni e Strategia presso l'OLAF. Nella circostanza l’Agenzia delle dogane e dei monopoli italiana (#ADM), rappresentata dall’ufficio di Genova 2, ha illustrato l’esperienza di indagine acquisita nei terminal portuali genovesi negli ultimi anni per il contrasto del fenomeno delle esportazioni illegali di rifiuti, con ben 413 notizie di reato comunicate all’Autorità giudiziaria tra il 2017 e il 2021. Sono due i filoni principali d’indagine portati avanti dai funzionari delle dogane genovesi in questi anni: l’esportazione non autorizzata di materiale plastico di scarto, rottami metallici e rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche verso paesi del medio e dell’estremo oriente e l’esportazione di cospicui carichi di batterie usate al piombo e parti auto (anche oggetto di furto) contaminate da oli minerali, indirizzate verso paesi dell’Africa sub-sahariana come Senegal, Ghana e Burkina Faso. #rifiuti


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CORRUZIONE E CRIMINALITÀ ORGANIZZATA: UN MIX MICIDIALE! UNO SGUARDO ALLA CONVENZIONE DELL’ONU.

Criminalità organizzata e corruzione sono fenomeni complessi e globali che minano i processi democratici, rallentano lo sviluppo e contribuiscono all’instabilità. Sono intrinsecamente interconnesse in modo tale che “la criminalità organizzata alimenta la corruzione e la corruzione alimenta la criminalità organizzata”. Man mano che il commercio, la finanza, i viaggi e le comunicazioni sono diventati più aperti, si sono diffusi anche la produzione, il transito e il consumo di beni illeciti, con persone in posizioni di potere che cercano di trarne vantaggio. Le reti criminali cercano di corrompere i funzionari pubblici per facilitare le loro attività, rendendo la corruzione un importante facilitatore della criminalità. La valutazione della minaccia rappresentata dalla criminalità organizzata è grave e a sua volta la corruzione è una delle principali minacce da affrontare nella lotta contro criminalità organizzata. Il diffuso ricorso alla corruzione è una caratteristica fondamentale della criminalità organizzata, con quasi il 60% delle reti criminali segnalate coinvolte nella corruzione nell’ #UE. Si tratta di una minaccia alla sicurezza, alla crescita economica, allo stato di diritto e alla coesione sociale. A livello internazionale, la Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (UNCAC) è l'unico strumento universale anticorruzione giuridicamente vincolante. Adottato nel 2003, il lavoro dell’UNCAC (https://www.unodc.org/corruption/en/index.html) è necessario oggi più che mai, poiché la corruzione prospera nelle crisi e la recente pandemia di Covid-19 non ha fatto eccezione. Anche se l’intera portata della corruzione nella crisi del Covid-19 potrebbe non essere ancora nota, i prodotti medici e i kit di test per il Covid-19 falsificati e i prodotti correlati al Covid-19 (veri e falsi) venivano venduti sui mercati del dark web dall’inizio della pandemia. Data l’urgenza delle situazioni di crisi e di ripresa, i governi, le banche e altri soggetti si sentono spesso obbligati a rinunciare a controlli rigorosi in nome della rapidità, rendendo la corruzione una grande preoccupazione in questi tempi. I gruppi criminali organizzati sono particolarmente ben posizionati per trarre vantaggio da questa situazione e dirottare le risorse tanto necessarie attraverso la corruzione. Poiché funge da facilitatore del traffico illecito, la corruzione è una preoccupazione sempre presente ed è necessario trovare modi per affrontarla. In questo contesto, un importante ruolo è giocato da #CRIMJUST, parte del Programma globale sull’interruzione delle reti criminali (#GPCD) dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (#UNODC), in collaborazione con #INTERPOL. CRIMJUST in particolare ha lavorato per sostenere gli operatori della giustizia penale nell'identificazione e nell'affrontare le sfide in materia di integrità e responsabilità nella lotta alla criminalità organizzata, attraverso programmi di formazione specifici sull’etica e l’integrità per le forze dell’ordine e la magistratura. CRIMJUST ha fornito corsi specializzati in etica e integrità alle task force congiunte di interdizione aeroportuale, alle unità congiunte di controllo marittimo e alle unità di intelligence marittima. L’UNCAC rimane un risultato fondamentale nella lotta globale contro la corruzione e ci sono richieste per un approccio più coordinato che colleghi l’UNCAC con la Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale. Ciò consentirebbe di affrontare in modo più completo queste minacce transnazionali intrecciate, poiché la necessità di coordinare le risposte alla corruzione e alla criminalità organizzata è ancora più urgente.


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