Geocriminalità e Cooperazione Internazionale di Polizia

cybercrime

La lotta al cybercrime di Interpol. Un approfondimento

La criminalità informatica è una crescente minaccia a livello globale. I criminali utilizzano tattiche in continua evoluzione come il #malware, il #phishing e i servizi di #cybercrime-as-a-service per massimizzare i profitti e colpire sia individui che infrastrutture critiche. Tale pervasività ha portato alla creazione tra gli studiosi del concetto di policriminalità, dove le attività criminali tradizionali si fondono con componenti digitali. #INTERPOL ha – nel tempo – implementto iniziative operative e le strategie, inclusi successi come l'Operazione Serengeti 2.0 (che ha portato a numerosi arresti e al recupero di fondi significativi e di cui abbiamo parlato qui https://noblogo.org/cooperazione-internazionale-di-polizia/se-il-cybercrime-arriva-dallafrica-interpol-e-operazione-serengeti), con una particolare attenzione all'impatto e alla creazione di reti robuste in regioni come l'Africa. In tale contesto, viene in rilievo il ruolo dell'intelligenza artificiale (#AI), che sebbene sia usata dai criminali per attacchi più sofisticati, viene anche impiegata dalle forze dell'ordine, come nel Progetto Rapid di Hong Kong, per identificare e smantellare i siti di phishing in modo proattivo.

Il tuo Smart TV è un complice? 5 rivelazioni sul Cybercrime moderno

La nostra vita quotidiana è ormai quasi interamente digitale. Lavoriamo, comunichiamo, facciamo acquisti e ci intratteniamo online, e con questa trasformazione cresce anche una paura costante, sebbene spesso astratta: quella della criminalità informatica. Pensiamo a hacker solitari in stanze buie, ma la realtà dipinta dalle più recenti analisi globali condotte da INTERPOL in collaborazione con i suoi partner del settore privato è molto più complessa, organizzata e sorprendente di quanto si possa immaginare.

La minaccia non riguarda più solo il furto di password o i virus informatici. È un ecosistema criminale in piena evoluzione, che sfrutta le stesse tecnologie che usiamo ogni giorno, trasformandole in armi. La distinzione tra crimine reale e virtuale si sta dissolvendo, creando sfide senza precedenti per le forze dell'ordine di tutto il mondo.

Viediamo cinque aspetti inaspettati e di grande impatto emersi dalle indagini di INTERPOL, che cambieranno radicalmente la percezione del cybercrime. La criminalità si è evoluta: quali strumenti utilizza e come la lotta per la sicurezza digitale stia definendo il nostro futuro?

Il crimine non è più quello di una volta: benvenuti nell'era del “Policrimine”

L'idea dell'hacker isolato è un ricordo del passato. Oggi ci troviamo di fronte al concetto di “policriminalità”, un fenomeno in cui i confini tra il crimine tradizionale e quello digitale sono quasi completamente svaniti. Quasi ogni tipo di reato, dalla frode al traffico di esseri umani, passando per il contrabbando, oggi ha una componente informatica fondamentale.

Questa non è una semplice evoluzione, ma una vera e propria fusione. Le reti criminali transnazionali non integrano più strumenti digitali solo per rendere le loro operazioni illegali più efficienti, ma anche per espandersi in nuove aree criminali. La tecnologia non è più un fine, ma un mezzo per diversificare e potenziare un intero portafoglio di attività illecite.

Si può “noleggiare” un attacco informatico con il cybercrime-as-a-Service

Proprio come le aziende legali utilizzano software “as-a-service” (SaaS) per le loro operazioni, anche il mondo criminale ha adottato un modello simile: il “Cybercrime-as-a-Service” (CaaS). Questo mercato illegale offre “pacchetti” pronti all'uso per lanciare attacchi informatici di vario tipo.

Questo modello ha abbassato drasticamente la barriera d'ingresso, diventando uno dei principali motori della policriminalità. Offre a reti criminali tradizionali, prive di competenze tecniche, l'accesso a strumenti digitali sofisticati. Oggi, chiunque può facilmente “noleggiare” kit per condurre attacchi ransomware, estorsioni online o frodi su larga scala, spesso economici e facili da reperire nel dark web. L'implicazione è terrificante: un numero sempre maggiore di criminali può entrare nel mondo del cybercrime, portando a un aumento esponenziale degli attacchi.

La smart TV potrebbe essere un complice inconsapevole

Una delle minacce più recenti e inquietanti riguarda i dispositivi che abbiamo in casa. I criminali stanno sfruttando un metodo chiamato “residential proxies” per mascherare le loro attività illecite. Il meccanismo è tanto semplice quanto geniale: infettano con malware i dispositivi connessi a Internet, come smart TV o elettrodomestici da cucina connessi.

A volte, questo malware viene installato addirittura durante il processo di produzione, prima ancora che il dispositivo arrivi a casa vostra. Una volta infettati, questi oggetti di uso quotidiano vengono utilizzati a insaputa del proprietario per commettere reati online. L'attività dannosa sembra provenire dall'indirizzo IP della vostra abitazione, garantendo un perfetto anonimato ai veri criminali e trasformando i vostri dispositivi in complici inconsapevoli. Questo fenomeno evidenzia una vulnerabilità critica nella sicurezza dell'intero ecosistema dell'Internet of Things (IoT).

La Polizia combatte l'Intelligenza Artificiale con l'Intelligenza Artificiale

È in corso una vera e propria “corsa agli armamenti” basata sull'intelligenza artificiale (IA). I criminali la usano per rendere i loro attacchi più efficaci: le email di phishing diventano indistinguibili da quelle legittime e tecniche come il “polymorphic phishing” permettono di aggirare i sistemi di sicurezza inviando rapidamente migliaia di varianti leggermente diverse dello stesso messaggio, finché non vanno a segno.

Tuttavia, le forze dell'ordine non stanno a guardare. Anch'esse stanno adottando l'IA per contrattaccare. Un esempio concreto è il “Project Rapid” della polizia di Hong Kong. Utilizzando l'IA, sono in grado di analizzare proattivamente il web per identificare siti sospetti. Quando ricevono un singolo link di phishing, l'IA scansiona Internet alla ricerca di migliaia di altri siti simili, smantellando intere campagne criminali.

L'impatto di questa iniziativa è destinato a diventare globale. Attraverso la nuova “Operation Rapid Strike”, la polizia di Hong Kong invierà i dati raccolti all'unità di intelligence informatica globale di INTERPOL. Lì verranno analizzati e distribuiti agli altri paesi membri per prevenire minacce simili, dimostrando la potenza di una risposta collaborativa e guidata dall'IA su scala mondiale.

Un'operazione di Polizia può accendere le luci di un villaggio

La lotta al cybercrime non si traduce solo in arresti e sequestri di server. A volte, può avere un impatto sociale diretto e profondamente positivo. Un esempio arriva dall'Angola, dove le autorità, con il supporto di INTERPOL, hanno smantellato 25 centri illegali di mining di criptovalute.

L'operazione ha portato alla confisca di attrezzature informatiche e per il mining per un valore di oltre 37 milioni di dollari, inclusi 45 generatori di corrente che operavano illecitamente. Ma il risultato più interessante è stato ciò che è accaduto dopo: il governo angolano utilizzerà questi beni recuperati per sostenere la distribuzione di energia elettrica in aree vulnerabili del paese. Combattere il crimine digitale significa anche proteggere e migliorare la vita delle persone nel mondo reale.

Uno sguardo al Futuro Digitale

L'analisi dell'INTERPOL ci svela un mondo dove il crimine non ha confini, dove un attacco può essere “noleggiato” con la stessa facilità di un software, dove la smart TV può diventare un complice involontario, e dove la lotta per la giustizia può, letteralmente, riaccendere la luce in un villaggio. La lotta al cybercrime è una sfida globale, complessa e in continua evoluzione, che va ben oltre gli stereotipi.

#criminalitàinformatica #cybercrime


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Se il cybercrime arriva dall'Africa: Interpol e Operazione Serengeti.

Smantellata rete composta da 1.000 persone

Un'operazione su larga scala delle forze dell'ordine coordinata dall?interpol, nome in codice Operazione Serengeti 2.0, ha smantellato con successo una rete di criminali informatici composta da 1.000 persone e recuperato 97,4 milioni di dollari di fondi rubati da oltre 88.000 vittime.

L'operazione, svoltasi da giugno ad agosto 2025, ha coinvolto le forze dell'ordine del Regno Unito e di 18 paesi africani, oltre ad aziende private e organizzazioni no-profit.

I principali risultati dell'operazione includono:

  • L'arresto di 1.209 criminali informatici
  • Lo smantellamento di 11.432 risorse infrastrutturali dannose
  • Il recupero di 97.418.228 dollari
  • L'identificazione di 87.858 vittime e una perdita monetaria stimata di 484.965.199 dollari

L'operazione ha preso di mira vari tipi di reati informatici, tra cui ransomware, truffe online e compromissione della posta elettronica aziendale (BEC). Gli sforzi dei partner privati e delle organizzazioni no-profit che hanno collaborato hanno fornito informazioni essenziali alle forze dell'ordine, consentendo loro di identificare e arrestare i criminali.

Il successo dell'Operazione #Serengeti 2.0 evidenzia la crescente portata e l'impatto delle operazioni guidate dall' #Interpol. La rete globale di contrasto al crimine continua a rafforzarsi, producendo risultati concreti e tutelando le vittime. L'operazione sottolinea inoltre l'importanza della cooperazione internazionale e della condivisione delle informazioni nella lotta alla criminalità informatica.

Oltre agli arresti e ai recuperi, l'operazione ha dato priorità alla prevenzione attraverso una partnership con l'International Cyber Offender Prevention Network (#InterCOP), un'alleanza di 36 nazioni guidata dai Paesi Bassi. InterCOP mira a spostare la lotta alla criminalità digitale dalla reazione all'interruzione proattiva, identificando e neutralizzando le minacce informatiche prima che colpiscano.

L'Operazione Serengeti 2.0 si è svolta nell'ambito dell'Operazione Congiunta Africana contro la Criminalità Informatica, finanziata dal Ministero degli Esteri, del Commonwealth e dello Sviluppo (FCDO) del Regno Unito. Tra i paesi africani partecipanti figurano Angola, Benin, Camerun, Ciad, Costa d'Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Ghana, Kenya, Mauritius, Nigeria, Ruanda, Senegal, Sudafrica, Seychelles, Tanzania, Zambia e Zimbabwe.

Il successo dell'operazione dimostra l'efficacia degli sforzi collaborativi nella lotta alla criminalità informatica e sottolinea l'importanza di una continua cooperazione internazionale e della condivisione delle informazioni nella lotta alle minacce digitali.

#cybercrime


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La Polizia Postale italiana docente di cybercrime a quella della Malaysia

Si è conclusa recentemente presso la Scuola Superiore di Polizia in Roma una settimana di corso in materia di cybercrime, dedicato ad una delegazione di funzionari della Royal Malaysia Police (https://www.rmp.gov.my/).

L’iniziativa mira a rafforzare la cooperazione dell’Italia con i Paesi del sud-est asiatico ed in particolare con la Malesia.

Il corso, organizzato dall’Area di staff per le Relazioni internazionali del capo della Polizia, con la collaborazione della Direzione centrale per la polizia scientifica e la sicurezza cibernetica, ha avuto il sostegno finanziario della Direzione Generale Mondializzazione e Questioni Globali del Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Il badge della RMP

L’attività è stata coordinata dall’area di staff per le Relazioni internazionali.

Il programma didattico, focalizzato sulle metodologie, tecniche investigative e buone pratiche in materia di cybercrime, tra cui pedopornografia online, protezione delle infrastrutture critiche, truffe online e l’uso dell’intelligenza artificiale, è stato predisposto con il Servizio polizia postale e sicurezza cibernetica, che ne ha curato le docenze.

Un significativo apprezzamento è stato espresso dai colleghi malesi, i quali hanno riconosciuto una valenza fondamentale per la conoscenza reciproca dei sistemi, degli strumenti e delle buone pratiche adottate nel contrasto alle organizzazioni criminali transnazionali ed ai fenomeni criminali nei settori del cybercrime e della cybersecurity.

Particolarmente apprezzate sono state anche le visite alle strutture di eccellenza della Polizia di Stato, quali il Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche (C.N.A.I.P.I.C.), il Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online (C.N.C.P.O.) e il Commissariato di P.S. on-line.

La delegazione malese ha rinnovato l’auspicio per una prosecuzione di questi momenti formativi, da programmare sulla base di comuni esigenze, individuando settori prioritari condivisi, volti a rafforzare la capacità e la resilienza della Royal Malaysia Police, rispetto alle sfide ed alle minacce poste da una criminalità sempre più fluida e transnazionale. Queste iniziative consentono, come evidenziato dagli stessi esperti stranieri, di rafforzare le competenze della loro Polizia e la resilienza del loro Paese rispetto alle sfide ed alle minacce poste da una criminalità sempre più transnazionale, traendo spunti e know how dall’esperienza maturata negli anni dalla Polizia di Stato italiana.

#cybercrime #cooperazioneinternazionaledipolizia # Poliziapostale #poliziadistato #RoyalMalaysiaPolice


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La rete giudiziaria europea per la criminalità informatica EJCN in riunione plenaria per combattere le crescenti minacce informatiche

Il crimine informatico continua a rappresentare una minaccia significativa per la sicurezza globale e le economie. La Rete europea per la criminalità informatica giudiziaria (EJCN) ha tenuto la sua 18a riunione plenaria dal 28 al 29 aprile presso la sede di Eurojust a L'Aia. L'evento di due giorni ha riunito 60 partecipanti provenienti da 32 paesi.
Istituito nel 2016, l'EJCN svolge un ruolo vitale nel promuovere la cooperazione e la condivisione delle conoscenze tra i professionisti specializzati nella lotta al crimine informatico, con l'obiettivo di aumentare l'efficienza delle indagini e dei procedimenti giudiziari. Con il sostegno del partner chiave #Eurojust, l' #EJCN lavora per rafforzare la cooperazione tra le autorità nazionali, affrontando la natura senza confini del crimine informatico e le sfide che pone.
I progressi tecnologici creano nuove opportunità per i criminali di sfruttare la velocità, la convenienza e l'anonimato di Internet. Le conseguenti minacce informatiche non conoscono confini, causando danni e ponendo minacce reali alle vittime di tutto il mondo. Le autorità nazionali stanno adottando misure per combattere questa minaccia in crescita, ma spesso affrontano sfide al passo con l'ambiente tecnico in rapido cambiamento.

I pubblici ministeri e i giudici in tutta l' #UE sono alle prese con nuovi problemi legali e aree grigie, come cooperare con i fornitori di servizi che detengono prove elettroniche cruciali, sequestrare criptovalute sotto il controllo dei fornitori di servizi di cripto-attività o affrontare i complessi fenomeni del terrorismo abilitato al cyber. La 18a riunione plenaria dell'EJCN ha affrontato queste sfide frontalmente, presentando discussioni su argomenti chiave come l'intelligenza artificiale, criptovalute, il pacchetto E-evidence e le reti terroristiche che operano online. L'incontro ha incluso presentazioni su casi studio, incluso l'uso criminale di modelli linguistici di grandi dimensioni, evidenziando la natura in evoluzione delle minacce informatiche.
Una sessione ristretta del secondo giorno ha permesso ai partecipanti di condividere aggiornamenti su legislazioni, sentenze e casi nazionali. Le sessioni di approfondimento hanno riguardato argomenti come l'intelligenza artificiale, criptovalute, le prove elettroniche e la formazione per la magistratura su argomenti relativi al #cybercrime, fornendo una piattaforma per i partecipanti per condividere esperienze e anticipare le sfide future. L'incontro è stato un importante raduno di esperti e parti interessate, offrendo preziose informazioni e discussioni sulle principali sfide che l'industria della criminalità informatica deve affrontare e dimostrando l'impegno dell'EJCN a sostenere i suoi membri nei loro sforzi per combattere la criminalità informatica.


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Rilevato per la prima volta a dicembre 2018, il ransomware Phobos è stato uno strumento di criminalità informatica utilizzato in attacchi su larga scala contro aziende e organizzazioni in tutto il mondo.

A differenza dei gruppi ransomware di alto profilo che si rivolgono alle grandi società, Phobos si affidava ad attacchi ad alto volume contro le piccole e medie imprese, spesso mancanti delle difese adeguate di sicurezza informatica per proteggersi.

Il suo modello Ransomware-as-a-Service (RaaS) lo ha reso particolarmente accessibile a una serie di attori criminali, dai singoli affiliati a gruppi criminali strutturati come 8Base. L'adattabilità di questo framework ha permesso agli aggressori di personalizzare le loro campagne ransomware con una competenza tecnica minima, alimentando ulteriormente il suo uso diffuso.

Sfruttando l'infrastruttura di Phobos, 8Base ha infatti sviluppato la propria variante del ransomware, utilizzando i suoi meccanismi di crittografia e consegna per personalizzare gli attacchi al massimo impatto. Questo gruppo è stato particolarmente aggressivo nelle sue tattiche di doppia estorsione, non solo crittografando i dati delle vittime, ma anche minacciando di pubblicare informazioni rubate a meno del pagamento di un riscatto.

Una consociata chiave di Phobos è stata arrestata in Italia nel 2023 con un mandato di arresto francese, indebolendo ulteriormente la rete dietro questo ceppo di ransomware, mentre un amministratore di Phobos è stato arrestato in Corea del Sud nel giugno 2024 ed estradato negli Stati Uniti nel novembre dello stesso anno. Ora sta affrontando un procedimento giudiziario per aver orchestrato attacchi ransomware che hanno crittografato infrastrutture critiche, sistemi aziendali e dati personali per il riscatto.

La risposta di Eurojust, Europol e 14 Paesi

A seguito della operazione attuata ultimamente, le forze dell'ordine sono state in grado di avvertire oltre 400 aziende in tutto il mondo di attacchi ransomware in corso o imminenti.

Questa complessa operazione internazionale, sostenuta da Europol ed Eurojust, ha coinvolto forze dell'ordine di 14 paesi (vedi nota sottostante). Mentre alcuni paesi si sono concentrati sull'indagine su Phobos, altri hanno preso di mira 8Base, con diversi partecipanti in entrambi.

Europol ha svolto un ruolo fondamentale nel riunire l'intelligence da queste indagini separate, consentendo alle autorità di eliminare gli attori chiave da entrambe le reti di ransomware in uno sforzo coordinato.

Europol ha svolto un ruolo centrale nel collegare gli investigatori e nel coordinare le azioni di contrasto. A sostegno dell'indagine da febbraio 2019, il Centro europeo per la criminalità informatica (EC3) di Europol ha:

  • Riunito l'intelligence da indagini parallele, garantendo che le autorità di contrasto che prendono di mira Phobos e 8Base possano mettere in comune i loro risultati e coordinare gli arresti in modo efficiente.
  • Organizzato 37 incontri operativi per sviluppare le principali iniziative investigative.
  • Fornito esperienza analitica, cripto-tracing e forense per supportare il caso.
  • Facilitato lo scambio di informazioni nell'ambito della Joint Cybercrime Action Taskforce (J-CAT), ospitato presso la sua sede.
  • Scambiato quasi 600 messaggi operativi tramite la rete SIENA sicura di Europol.

Eurojust ha organizzato due riunioni di coordinamento dedicate per assistere la cooperazione giudiziaria transfrontaliera e ha fornito sostegno alle richieste in sospeso di tutte le autorità coinvolte.  

Le Forze di Polizia partecipanti:

  • Belgio: polizia federale (Federale Politie / Police Fédérale)
  • Repubblica Ceca: Polizia della Repubblica Ceca (Policie České republiky)
  • Francia: Paris Cybercrime Unit (Brigade de lutte contre la cybercriminalité de Paris – BL2C), Court of Paris – Giurisdizione nazionale contro il crimine organizzato (Juridiction Nationale de Lutte contre la Criminalité Organisée – JUNALCO)
  • Germania: Ufficio di polizia criminale statale bavarese (Bayerisches Landeskriminalamt – LKA Bayern), Ufficio centrale bavarese per il perseguimento del crimine informatico (Generalstaatsanwaltschaft Bamberg – Zentralstelle Cybecrime Bayern)
  • Giappone: National Police Agency (阿 愛 厂)
  • Polonia: Central Cybercrime Bureau (Centralne Biuro Zwalczania Cyberprzestępczości)
  • Romania: polizia rumena (Poliția Română)
  • Singapore: Comando CyberCrime della polizia di Singapore
  • Spagna: Guardia Civil
  • Svezia: Autorità di polizia svedese (Polisen)
  • Svizzera: ufficio del procuratore generale della Svizzera (OAG), polizia federale (fedpol)
  • Tailandia: Cyber Crime Investigation Bureau (CCIB)
  • Regno Unito: National Crime Agency (NCA)
  • Stati Uniti: Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (US DOJ), Federal Bureau of Investigation (FBI – Baltimore Field Office), Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti Cyber Crime Center (DC3)

#cybercrime #phobos #8base #ransomware


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A PALERMO L'INCONTRO TRA COMANDANTI DI GENDARMERIA FRANCESE E CARABINIERI

Palermo ha ospitato il Direttore Generale della Gendarmerie Francese, Gen. D'A. Rodriguez, che è stato accolto dal Comandante Generale dell'#ArmadeiCarabinieri Teo Luzi. Il Generale Rodriguez ha visitato gli assetti dell'Arma impegnati nel contrasto a Cosa Nostra. In particolare con il #ROS vi è stato un approfondimento e confronto sull’evoluzione della criminalità organizzata di tipo mafioso e le sue propaggini in ambito internazionale. Nell'incontro tra i due Comandanti si è parlato anche di #cybercrime.

Leggi tutto qui: https://poliverso.org/display/0477a01e-2966-ed89-93b2-c1f474725877


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