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Approfondimenti sull'uso etico e responsabile della tecnologia

La privacy non è sexy

Sento e leggo spesso di privacy, ma spesso le persone tendono a parlarne uscendo dal tema più importante, e cioè come proteggere la propria privacy. Viene sottovalutata perché sembra qualcosa di complicato che in fin dei conti non ci serve. Se la tua opinione è “ma che me ne frega, non ho nulla da nascondere”, oppure “tanto ormai la privacy non esiste”, allora dovresti veramente leggere quanto sto scrivendo. D'altronde a chi mi risponde così offro di tasca mia una casa fatta tutta di vetro (cucina, bagno, camera da letto) in mezzo ad altre case, ma nessuno la vuole 😃

Cos'è la privacy

La privacy è un diritto di riservatezza, cioè una garanzia che in Italia ci viene data riguardo la nostra vita privata tramite la Costituzione e le sue leggi. Questo significa che a livello di leggi la privacy è un diritto della persona e chi lo infrange ne è responsabile civilmente e penalmente, quindi roba seria per intenderci. Non è un diritto solo in Italia ma in moltissimi Paesi del mondo che la garantiscono (teoricamente) in modo più o meno attento.

Il concetto di privacy si è esteso nel mondo digitale ed è diventato un concetto che molti faticano a comprendere perché abituati con i social network, dove si pubblica di tutto e di più si è creata molta confusione su cosa è un nostro diritto e come lo esercitiamo. Infatti c'è chi preferisce pubblicare le foto delle proprie vacanze sui social più diffusi senza alcun problema, mentre chi le vuole tenere private. Nessuno dei due sta commettendo alcun reato poiché la legge protegge dalla violazione della privacy, non è che impedisce di rinunciarne. Chi pubblica infatti i propri dati privati sta rinunciando al diritto alla privacy riguardo quelle informazioni che possono essere le proprie foto in momenti anche intimi. Se pensiamo infatti a certe star e VIP notiamo che pubblicano con piacere parti del proprio corpo che normalmente noi non pubblicheremmo mai al grande pubblico, ma se qualcuno le pubblicasse contro la nostra volontà ecco che questo diventa una violazione della nostra privacy e quindi reato.

Per chi è curioso di approfondire lascio il link a Wikipedia riguardo la privacy: https://it.wikipedia.org/wiki/Privacy

Perché pensiamo che la privacy non ci serva

Come scrivevo poco fa, oggi vediamo su Internet persone che pubblicano di tutto e di più della loro vita privata su Facebook e Instagram, veniamo inondati di pubblicità personalizzata in base ai nostri gusti e preferenze mentre navighiamo nel web, i video proposti da Youtube sono perfettamente ciò che vorremmo vedere e che ci piace, su Netflix ci vengono proposti film o serie tv adeguate ai nostri gusti, e così via.

Cosa significa questo, che la privacy è stata abolita a nostra insaputa? NO, assolutamente. Abbiamo rinunciato consapevolmente alla privacy? In parte SI.

Molte società come Google, Facebook e via dicendo, ma anche molte altre meno conosciute utilizzano i nostri dati personali per proporci pubblicità personalizzata o per rivenderli. Che cosa vuol dire pubblicità personalizzata? Intendo che se navighi in siti web per cercare la tua nuova cucina, l'armadio che tanto desideri cambiare o un nuovo mobilio per il salotto, dopo un po' di siti che navighi troverai un po' di annunci di arredamento.

Beh, e questo cos'ha di diverso dalla tv? La tv mi mostra la pubblicità del farmaco contro la diarrea all'ora di pranzo, almeno nel web mi propongono qualcosa che mi serve e che ho cercato, non è meglio? Ni. Può essere utile, ma ha dei rischi che queste grosse società probabilmente non consideravano.

Internet ha fallito?

Lasciare le proprie preferenze e tracce in mano a grosse società del web, pur avendoglielo permesso quando abbiamo cliccato ACCETTA sui termini e condizioni d'uso o nel riquadro dei cookie quando si naviga sui vari siti, crea un rischio non indifferente che va al di là della pubblicità ma che è legato all'informazione. Avrai notato che se hai un profilo su uno dei principali social network vedrai per la maggior parte post di persone, gruppi o canali che discutono di ciò che piace a te.

Beh, che c'è di male? Io voglio andare in un luogo dove le persone parlano di ciò che mi piace, voglio approfondire ciò in cui credo, mentre se altri gruppi o amici parlano d'altro non mi interessa, è giusto vedere ciò che mi piace. Se questa è la tua risposta allora mi spiace ma INTERNET HA FALLITO.

Ha fallito perché doveva essere un luogo dove le persone si informano liberamente e hanno la possibilità di accedere a una enormità di informazioni, sia pro che contro al nostro pensiero, sia di argomenti che conosciamo che di quelli che non conosciamo. Che cosa fanno invece queste piattaforme social? Con i loro algoritmi ci propongono contenuti basati sulle nostre preferenze e ci tengono in una bolla che conferma le nostre credenze. Tutto questo si chiama anche bias di conferma.

Internet è solo un bar virtuale?

Chi ha un lavoro sa sicuramente il fatto suo e può confermare di avere una certa esperienza e conoscenza di ciò che fa ogni giorno, ma non può dire di esserlo altrettanto in altri campi, per cui si va sulla fiducia. Che cosa significa? Vuol dire che se leggiamo una notizia che dice che la Luna gira attorno alla Terra e non il contrario tendiamo a pensare “sì, ok, lo so, l'ho studiato a scuola e l'ho letto parecchie volte”. Se sei iscritto a gruppi o hai effettuato ricerche in merito avrai trovato conferma di questo e gli algoritmi di questi social network continueranno a proporti contenuti attinenti se li cerchi. Ma se qualcuno ti dicesse che è la Terra a girare attorno alla Luna probabilmente non ci crederesti. Perché? Perché lo hai studiato e in tutta la tua vita hai sempre letto e creduto che sia così, ma se qualcuno iniziasse a martellarti di notizie contrarie, con nomi di esperti che confermano il contrario, probabilmente crederesti alla versione opposta. E se due esperti dicono uno l'opposto dell'altro a chi si crede per primo? Si tenderà a credere a quello che conferma le proprie credenze, ma non perché queste siano vere, ma perché ne eravamo già convinti e prendiamo la scorciatoia dicendo “eh, vedi che lo dice anche quell'esperto?”.

Non voglio annoiarti prolungando il ragionamento sulle fake news, ma questo mi serviva per spiegare la pericolosità di leggere e informarsi tramite un canale che è influenzato dagli algoritmi che sanno molto su di te e rischiano di confermare ciò in cui credi invece che darti la possibilità di approfondire verso altre direzioni.

Un giornale e un social network, non sbagliare ancora!

Il paragone può essere questo: compro il giornale in edicola, quello che mi piace leggere, e sappiamo che molti giornali sono orientati verso un pensiero piuttosto che un altro, spesso anche verso uno specifico partito politico. Se ci informiamo solamente da quel giornale meritiamo di subire l'effetto degli algoritmi delle piattaforme social perché così continuiamo a informarci sempre e solo da una campana.

La verità non sei tu

Il vero Internet è molto di più: è libertà di informarci, di esprimerci, e lo si può fare in modo più autentico.

Bisogna iniziare a uscire da queste piattaforme o almeno leggere da più fonti. Non possiamo lasciare che nella più grande fonte di informazioni, che è Internet, qualcuno scelga per noi cosa leggere. E' giusto approfondire ciò in cui già crediamo perché, dopo un po', penso che ognuno abbia la convinzione che molte delle cose in cui crede siano giuste e siano reali, dopotutto delle sicurezze nella nostra vita ci servono mentalmente parlando, ma non per questo dobbiamo abbandonarci al fatto che abbiamo sempre ragione, altrimenti ci troveremo nella situazione in cui noi siamo la verità, abbiamo capito tutto dalla vita e ciò che leggiamo su Internet diventa un “questo è giusto perché ne sono già convinto mentre quello è sbagliato/falso perché non ci credo”. Sei molto più di così!

Altri rischi per la privacy

Concludo anticipando che il prossimo articolo che scriverò sarà più pratico. Voglio infatti proporre azioni e strumenti da intraprendere per tutelare la propria privacy. Per farla semplice: comportamenti e buone pratiche di come gestire le proprie password e i propri dati tramite programmi per pc o app per smartphone o tablet. E ti lascio con questa domanda: le tue foto, i tuoi documenti e i tuoi messaggi sono al sicuro? 😱

Ok, sono arrivato finalmente a scrivere il mio primo articolo sul blog, ma di che cosa parlo? Ho fatto un'ampia premessa dei temi a cui sono appassionato ma il problema è sempre iniziare per cui ho pensato: “perché non raccontare proprio il momento in cui stai scrivendo?”. Sempre un racconto ricorsivo: scrivi ciò che stai scrivendo. Facile no? 😄

Ho aperto la pagina per scrivere e ho buttato giù una scaletta degli argomenti da scrivere, giusto per evitare di scrivere per ore un testo lunghissimo senza capo nè coda, e mi è venuta in mente questa scaletta: – Blog – Social network – Tempi cambiati – Fretta e poco tempo – Sfruttamento della distrazione (l'ho tolto alla fine)

Non credo di scrivere tantissimo, ma neanche poco come un messaggio privato, per cui se non hai 5 minuti di tempo per leggere e un po' di curiosità abbandona già qui.

Blog

Il blog è una specie di sito web organizzato ad articoli. Questa forma di comunicazione è nata nel 1997 negli U.S.A.. Nei successivi 10 anni si è visto un crescere di questa tendenza a voler aprire blog, poi come tante mode ha subito una crisi dovuta alla nascita dei social network che hanno rubato la scena al blog classico, permettendo a chiunque di aprirsi un account sui vari Facebook, Twitter, ecc.

Social Network

Questo ha permesso a chiunque di scrivere non nel proprio blog ma su una piattaforma gestita da aziende che hanno cavalcato il momento per creare business enormi. Gli spazi per scrivere le proprie opinioni e pensieri sono cambiati, infatti la propria pagina di Facebook non può essere paragonata a un blog, però è funzionale per scrivere il proprio pensiero, condividere un articolo di giornale, senza poter organizzare i contenuti come un blog ma in modo “sparso”. Questo però aggiungeva una novità rispetto ai blog: con i social network si può interagire meglio con le altre persone su Internet.

Mentre nei blog l'autore scrive, i lettori leggono ed eventualmente commentano la notizia, nei social network la priorità è commentare e dire la propria. L'altra novità dei social network è che ogni secondo vengono commentati e pubblicati una marea di post incalcolabile. La terza novità è che i tempi sono cambiati e le persone escono di meno e socializzano di più nel mondo digitale (vedi riferimenti nel link di Wikipedia a fine articolo).

Tempi cambiati

I tempi sono cambiati e molte generazioni nascono e crescono con l'idea che il social network è uno dei principali strumenti di comunicazione e di socialità. Molte volte si naviga nei social anche per noia, forse un po' come quando si esce per vedere chi c'è in giro. D'altronde un po' di tempo libero ce l'abbiamo tutti, l'importante è che questa noia non diventi negativa e induca le persone a uscire ancora meno o isolarsi. In alcuni casi si è parlato di come il fenomeno Hikikomori (persone che vogliono isolarsi dalla società) sia legato all'aumento di utilizzo di Internet che ha allontanato fisicamente le persone, ma in realtà sembra che l'uso di Internet sia “solo” una conseguenza poiché queste persone rimarrebbero rinchiuse in casa e Internet rimane l'ultima via di fuga.

Fretta e poco tempo

Fatto sta che l'uso di tanti strumenti digitali, sempre pronti e veloci da usare, ha causato secondo me uno sfruttamento sbagliato del tempo a nostra disposizione. Ogni giorno ci sono 24 ore a disposizione. Il nostro corpo ha bisogno di riposarsi fra le 7 e le 9 ore circa, un po' di tempo per i pasti e il resto è tempo utile da usare.

Tempo per lavorare, studiare, informarsi, socializzare, fare sport, ecc. Ampia scelta.

Qual è il problema allora? Cosa è andato storto?

Il tempo è uguale per tutti. C'è chi vuole sfruttarlo tutto per lavorare più ore possibili così da riuscire a fare più cose degli altri, ma alla fine questo porta a stancarsi di più, fare quindi errori e perdere il vantaggio delle ore in più a disposizione che serviranno probabilmente per riparare ai danni creati dalla fretta. La stessa cosa vale per lo studio: la nostra mente ha bisogno di riposare, non può funzionare sempre al massimo della qualità. Cosa dobbiamo fare quindi? Fare poco di ogni cosa? Fare il giusto? E quanto è il giusto? C'è per caso una nuova concezione del giusto? No, i tempi sono bene o male quelli che rientrano nella normalità, ad esempio le 8 ore a lavoro sono un tempo accettabile. In alcuni casi possono essere sufficienti anche meno, ma di più diventa pesante per il corpo, senza pensare che poi non rimarrebbe tempo per la socialità o per spendere i soldi guadagnati, per cui le ore necessarie per ciascuna attività dovrebbero essere equilibrate per permettere di fare ciò che vogliamo fare nelle nostre giornate.

E allora qual è il problema? La distrazione.

La distrazione è un evento che porta la tua attenzione su un'attività diversa da quella che stavi facendo. Può anche essere utile in certi casi per aiutare a fare delle pause, ma cosa centrano i social network e gli strumenti digitali con la distrazione? Se dico che gli strumenti digitali sono una distrazione dico qualcosa di sbagliato?

Non voglio scendere nel dettaglio in questo articolo sul come le distrazioni portano via la nostra attenzione e come preservarla, ma di sicuro sono un problema, soprattutto quando sono tante. Con gli smartphone ogni notifica diventa un bip che cattura la nostra attenzione, mette in moto la nostra curiosità che non si placa finché non andiamo a vedere chi ci ha scritto o cosa è successo. Questo di giorno, al lavoro, a pranzo, la sera quando ci si riposa e a volte anche di notte quando si lascia il telefono acceso.

Questi dispositivi non ti stanno portando via tempo perché abbiamo visto che il tempo a disposizione in un giorno è sempre lo stesso per tutti, ma ti sta rovinando il tempo dedicato alle attività che stai facendo e che magari ti piacciono. Bip continui, interruzioni/distrazioni continue, articoli letti di fretta (magari solo i titoli) per cui ci si informa anche male (altro tema che tratterò più avanti).

Che cosa fare?

Mi sembra di essere a lavoro, ma quello che sto per dire purtroppo dovrebbe essere considerato anche nella vita di tutti i giorni, almeno per le cose più importanti: il tempo va gestito!

Il tempo per fare le cose c'è sempre, basta volerle fare, capire più o meno quanto tempo occorre per farle e decidere quando dedicare il tempo necessario per farle. E' una regola basilare che funziona sempre.

Che cosa ho fatto

Personalmente ho disattivato il suono di tutte le notifiche nel mio smartphone, e proprio disattivato le notifiche per alcune app come Instagram che uso solo per scrivere a nome della mia squadra di calcio, Facebook che uso ogni tanto da browser senza nessuna app installata, Twitter che leggo quando ho tempo per informarmi. Per Telegram e Mastodon, piattaforme dove ho meno contatti e più importanti, tengo le notifiche sempre senza suono ma che illuminino il led di notifica, il mio livello massimo di notifica arriva qui 🙃

Solo quando ho tempo di guardare il telefono (colazione, pausa pranzo e dopo cena) guardo le notifiche e interagisco. Qualche volta anche 1-2 volte durante l'arco della giornata. Per il momento guardo qualche volta in più Whatsapp perché purtroppo (ancora per poco) ho dei contatti di lavoro che mi scrivono lì, ma è in arrivo una nuova SIM con nuovo numero che darò solo a contatti stretti, disattivando fra un mesetto al massimo l'attuale numero di telefono, così i clienti mi potranno contattare solo tramite email o i canali ufficiali dell'azienda, non più personalmente perché ricevo messaggi da qualche cliente anche in giorni festivi o fuori orario di lavoro, ed è una cosa molto fastidiosa per 2 motivi: primo perché non sono a lavoro e quando è sabato, domenica o fuori orario di lavoro vorrei dedicarmi ad altro e non pensare al lavoro, e inoltre perché se un cliente mi scrive fuori orario di lavoro significa che sta valutando nel tempo libero il lavoro che gli ho/abbiamo fatto, il che mi fa capire che lo sta considerando un lavoro non così importante dato che lo guarda e mi dà riscontri in momenti extra-lavoro. Capisco invece i clienti che mi scrivono di giorno su Whatsapp perché hanno il mio contatto personale e quando hanno necessità di qualcosa di urgente mi scrivono lì (ok, in realtà anche quando non è urgente), però non sanno che quando sono a lavoro guardo il 95% delle volte le email e il 5% il telefono, per cui quella scorciatoia non serve 😒

Conclusione

Questi strumenti sono diventati una fonte di distrazione continua che non permette di mantenere il focus sulle nostre attività, che siano lavorative, studio o tempo libero. Questo ha esaltato fenomeni come il consumismo e le fake news.

Il consumismo perché navigando in rete siamo costantemente tracciati per proporci prodotti da acquistare su una marea di siti web che consultiamo, e non è una supposizione ma un dato di fatto che tratterò nei prossimi articoli.

Le fake news sono un'altra piaga della società seppur non siano nate oggi ma se ne è discusso di più in quest'ultimo anno e mezzo grazie al Covid-19. Il termine “fake news” è ormai di moda, ma vorrei discuterlo nei prossimi articoli sotto un'altra forma diversa dal “questo è giusto e quello è sbagliato”, quanto piuttosto dal punto di vista di chi ci guadagna. E ci tengo a precisare che credere alle fake news è legato al tempo libero gestito male, interrotto da continue notifiche, superficialità nel comprendere e zero voglia di approfondire un argomento ma bersi invece i riassunti dei guru della rete.

Che cosa è successo? Una volta eravamo tutti ignoranti e ora con la rete sono tutti più intelligenti? Semplicemente oggi riusciamo a leggere più cose, ma questo non vuol dire comprenderle. Se non siamo esperti di un argomento, leggere qualcuno che ne parla in modo realistico (attenzione, ho detto realistico, non reale) non rende vero ciò che leggiamo.

Sotto trovi un po' di riferimenti e approfondimenti.

Vorrei ringraziare l'associazione Devol che ha messo a disposizione questo blog gratuito e decentralizzato per scrivere e leggere senza distrazioni, utilizzando software libero.

Alla prossima! 😀

Riferimenti

https://it.wikipedia.org/wiki/Blog https://it.wikipedia.org/wiki/Servizio_di_rete_sociale https://www.studenti.it/tema-social-network.html https://www.hikikomoriitalia.it/p/chi-sono-gli-hikikomori.html https://www.greenstyle.it/sonno-una-tabella-indica-quante-ore-bisogna-dormire-135861.html https://it.wikipedia.org/wiki/Distrazione