Liberamente

Pensieri, parole, opere senza omissioni

Cosa sarà del 2024? L'astrologia è risaputo non è una scienza esatta e come tale lascia sempre un po' di beneficio di inventario. L'astrologia è altresì una scienza esoterica che spesso ed anche giustamente viene professata da veri esperti professionisti studiosi e ricercatori che si avvalgono anche di strumenti di ricerca divinatori. Uno di questi esperti che recentemente ho seguito attraverso i canali social, ha tracciato un profilo astrologico per il 2024. “Il 2024 nei primi mesi è ancora dominato dal rigore, dall'austerity come già nel 2023. Saturno, per tutto l'anno sarà nel segno dei pesci, confermato un periodo di conservazione, di ritorno ai valori del passato. Tanti sentiranno l'esigenza di vivere in maniera piu' sicura, con maggiori certezze, ci sarà in generale la necessità di seguire le regole. Gradualmente, percorsi come il matrimonio o la convivenza saranno presi in considerazione. Ci sarà inoltre, un grande desiderio di instaurare relazioni sincere, basate sulla lealtà”. Prosegue l'astrologo. “C'è una novità all'orizzonte: il nuovo transito di Giove che dalla fine di maggio, in un segno di aria, i Gemelli, potrebbe portare una liberazione, un momento di riflessione, la necessità di allontanarsi dal percorso imposto degli altri. Giove rafforza la creatività e aumenta il desiderio di avere figli. Saranno mesi di crescita e affermazione per i piu' giovani, anche se la fantasia dovrà fare i conti con la realtà. Non mancherà uno sbocco per coloro che vogliono farsi largo nella vita. Il transito di Urano nel Toro, iniziato nel 2018, risveglia le passioni e la propria coscienza ambientale. Il richiamo alla responsabilità dei pianeti lenti si unirà alla capacità creativa di Giove, all'energia che Marte regalerà con il suo passaggio, sempre nel segno dei Gemelli, nel mese di agosto. Non saranno abbattuti con facilità muri e atteggiamenti di intolleranza, ma possiamo sperare, che dopo l'estate, parta un lungo processo di rinnovamento, cambieranno le regole del gioco e dovremo essere bravi ad adattarci.” A voi la scelta di credere; il libero arbitrio ci permette di prendere qualsiasi decisione in merito ed è importante portare rispetto per coloro che svolgono l'attività di astrologo e cercare di vederli da un punto di vista piu' consapevole e mai con un punto di visto becero e accecato dalla paura.

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Il Capodanno italiano ed i suoi riti. Noi italiani siamo un popolo con una lunga storia di rituali scaramantici e superstizioni legati al cibo e alla tavola. Secondo le tradizioni di Capodanno in Italia, per l’ultimo dell’anno sulla tavola non devono mai mancare cotechino e lenticchie, meglio se mangiate con le mani. Non solo, devono esserci anche uva, da mangiare allo scoccare della mezzanotte, frutta secca, melagrana, frutta rossa e una candela rossa. Per allontanare la malasorte il peperoncino rosso deve essere sempre presente. Un divertente rituale da fare è il bacio sotto il vischio in segno di buon auspicio, rituale di origine celtica e sassone. Gli antichi romani usavano regalare alle persone care una borsa piena di lenticchie in segno di buona sorte. Inoltre le lenticchie ricordavano agli antichi romani la forma di una moneta. E il cotechino? Il cotechino è un insaccato molto grasso e speziato ed è il simbolo del benessere. In passato erano in pochi a permettersi di mangiare la carne di maiale, da qui nasce l’usanza di consumarlo come augurio di prosperità. Anche l'uva trova spazio nelle tavole italiane. Fin dall’antichità l‘uva è sempre stato simbolo di abbondanza. Da questo pensiero nasce il famoso proverbio: «chi mangia uva per Capodanno conta i quattrini tutto l’anno»… E ce lo auguriamo. Anche per scoprire il significato di questo frutto e la sua importanza sul tavolo del cenone di capodanno, dobbiamo andare indietro nel tempo. Secondo la mitologia greca e romana, il melograno era la pianta sacra a Giunone e a Venere. Era quindi simbolo di fertilità e ricchezza per i loro gustosi chicchi rossi. Un cesto con frutta secca mista rappresenta sicurezza, prosperità ed è un buon antidoto contro la cattiva sorte. Ed infine parliamo dei tanto amati e “odiati” datteri. Conservate gelosamente il nocciolo del primo dattero che mangerete, sarà il vostro portafortuna segreto per tutto il nuovo anno secondo un antichissimo rituale scaramantico arabo. L' Italia è un Paese ricco di tradizioni e di grandi usanze che fortunatamente qualcuno ancora ricorda ma è essenziale tenerle in “vita” per non dimenticare mai ciò che siamo stati e le nostre radici. Largo ai posteri... Mah...Speriamo. Buon anno!

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Il ruolo dei pagani oggi Oggi essere pagano non è molto diverso da come lo era un tempo. Pagani e cristiani se le davano di santa ragione gli uni perseguitavano gli altri poi qualcuno creò la religione cattolica e il ruolo dei “gentili” cosi venivano chiamati i politeisti si affievolì nel tempo dileguandosi tra le varie forme neologistiche ma senza scomparire completamente. Il ruolo dei pagani oggi è ancora ben inquadrato nella cultura italiana ed europea forte di un bagaglio di grandi conoscenze e di tradizioni popolari che si sono tramandate nei secoli grazie soprattutto a cristianesimo che si è divertito arrogantemente a bandire sui ceppi ardenti coloro che sapevano e conoscevano le essenze ed i segreti pensando che una volta bruciati tutti e tutte le cose sarebbero finite nel mucchio di cenere. Invece il paganesimo o neopaganesimo oggi vive, respira, parla, scrive con le stesse motivazioni, anzi motivazioni molto piu’ forti di prima annullando lentamente e sostituendo altrettanto il surrogato religioso del cristianesimo occidentale. Una religione non muore mai. I suoi resti sono recuperati da quel che segue. I primi cristiani si stabilirono in templi pagani, di cui trasformarono i significati. Non ci fu tabula rasa. Tutta la cultura è un palinsesto. Allora saranno i cristiani a ringraziare i pagani di aver posto le basi per le loro cattedrali e saranno ancora i cristiani a ringraziare i pagani per averli illuminati di preghiere e indotti a studiare scritture che già nella notte dei tempi erano intrise di simbologie arcane ed esoteriche, Bibbia in primis (ne riparleremo). La gente comune è abituata a pensare ai dogmi come a delle regole che imprigionano il pensiero e i comportamenti dell’uomo. Il dogma, secondo la logica cristiana, è un atto di fede davanti al quale l’uomo rinuncia alla sua capacità critica perché deve credere. Ma questo appartiene esclusivamente all’ambito cristiano. Sia chi afferma il dogma cristiano sia chi nega il dogma cristiano, è sempre un cristiano. Il dogma cristiano dice ai fedeli cristiani: “Anche se ritenete che Dio non può aver creato il mondo come raccontato dalla Bibbia, lo dovete credere come atto di fede e agire nel mondo come se Dio avesse creato il mondo e, pertanto, fosse padrone del mondo.” Il paganesimo ribatte con molta precisione che il mondo è divenuto per trasformazione in sé e per sé e queste trasformazioni rappresentano l’aspetto divino del mondo. Sono gli Dèi che agiscono e divengono nel mondo di cui i pagani, come gli Dèi, si trasformano e ne fanno parte. Dogma? Certamente, è un dogma. Un principio su cui il paganesimo non può mediare. Pertanto se ragioniamo il pagano è responsabile delle proprie azioni e quindi attraverso le sue scelte costruisce il proprio futuro. Dal lato opposto c’è chi dice che per lavorare bisogna credere in Dio. Per migliorare non devo lavorare, dicono, ma confidare in Dio, nella sua provvidenza, sperare che Dio agisca benevolmente nei loro confronti. Ecco è qui che nasce la disparità secolare tra il pagano politeista o meno e tutte le altre forme di religioni monoteiste laddove tutte le azioni dipendono da Dio ma proviamo nell’esempio a commettere un omicidio, non verrà arrestato Dio e nemmeno verrà processato Dio ma condannato colui che ha commesso il reato. I responsabili del destino sono loro non Dio. Eppure i cristiani vivono questa contraddizioni pensano che Dio sia colui che determina la loro vita, ma vivono in una società civile che li ritiene responsabili per ogni scelta e ogni decisione che fanno. Il paganesimo è responsabilità del proprio essere perché privo di regole costrittive e dettati religiosi quindi liberale nelle scelte e anti-conformista.

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Cattive reputazioni Possiamo diventare degli “eraser” cioè dei cancellatori o ripulitori; oppure “spazzini” della rete ma che in fondo non siamo che dei “reputation manager” cioè persone che si occupano di ripulire l'immagine di chi è finito dentro il grande vortice infernale del web e possiamo davvero fare molto per la rete perchè potremo fare un bel repulisti di coloro che hanno fatto del bullismo mediatico, oppure di quei fidanzati che postano video hard della propria ex. Amici follower, potrebbe essere un'occasione davvero ghiotta per noi perché avremmo a che fare anche con personaggi “comodi” della rete come le soubrette della tv che vorrebbe togliere dalle scatole una volta per sempre una foto diciamo “scabrosa” che potrebbe compromettere la sua carriera. Oppure del calciatore fotografato da chissà quale paparazzo, in chissà quali circostanze, che si è trovato le sue foto su Twitter. Possiamo diventare degli ingegneri reputazionali di riviste di gossip specializzate con le foto ai vip. Questi signori pagherebbero chissà quale cifra pur di veder sparita la propria foto sui social. Una professione per il futuro già assicurata quella dell' eraser perché oggi tutto vive e sopravvive nel web e nei social piu' acclamati. C'è un programma chiamato “Linkiller” che rimuove foto e video non autorizzati . Notizie datate che non rispettano più il diritto di cronaca, pagine e profili falsi sui social network, un vero e proprio cacciatore di link poco puliti. Coloro che hanno creato Linkiller si sono preoccupati anche di lasciare spazio alla semplicità d'uso per coloro che sono alle prime armi con il web. Basta registrarsi e indicare i link da rimuovere. Ma c'è un prezzo da pagare che varia dalle 50 alle 100 Euro per link rimosso. La vita nei social è durissima soprattutto per chi deve stare sotto i riflettori del mondo ed è una scommessa grande come il mondo puntare su coloro che non cadranno in tentazione di farsi riprendere in compagnia di persone per le quali non sarebbe così “salutare” trovarsi insieme. Per questo c'è Link Killer.

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Risonanze La legge sulla risonanza è chiarissima e dice che tutto ciò che fa parte della nostra vita è la testimonianza di una circostanza analoga nel nostro pensiero. Un primo esempio su tutti è il diapason che vibra in risposta ad un suono ambientale a patto però se quest’ultima ha una frequenza uguale alla propria frequenza di risonanza. Un secondo esempio semplicissimo: la radio. Una radio che trasmette in FM non può essere ascoltata in AM e viceversa. L’uomo non è un diapason tantomeno una radio che trasmette programmi ma anch’esso ha bisogno di vibrazioni uguali per poter stare sulla stessa lunghezza d’onda. Ognuno di noi, nessuno escluso può percepire solo quelle cose della realtà per i quali possiede una buona capacità di risonanza. Continuiamo con gli esempi: se sto leggendo un libro, credo di capirlo fino all’ultima pagina sebbene di quanto sto leggendo posso percepire solo quello che si trova in armonia con il mio stato di coscienza in quel preciso momento. Rileggendo quel libro dopo molti anni la coscienza a distanza di tempo si è ampliata e percepisco il contenuto del libro molto meglio che durante l’ultima lettura. La risonanza è dentro di noi e noi siamo la chiave per aprire la porta alle nostre percezioni interiori. E’ tutto come noi vogliamo che le cose accadano. Il mondo “esterno” quello quotidiano è uno specchio in cui ognuno di noi vive se stesso. Ergo per cui siamo ciechi e sordi perché preferiamo guardare ciò che accade fuori piuttosto che a quello che accade dentro. Possiamo modificare e configurare il mondo in base alle proprie idee, senza usare forze eccessive. Se riusciamo a fare questo… Eureka!! Ce l’abbiamo fatta perché siamo riusciti a modificare a nostro piacimento il mondo esterno. Questa…risonanza è un campanello d’allarme che per forza deve suonare per avvertirci che ciò che vediamo fuori non è altro che ciò che vediamo dentro quindi è necessario correre ai ripari e iniziare un bel cammino di lettura della propria capacità di stare sempre sintonizzati su noi stessi, AM o FM non fa differenza perché è esserci che ha valore.

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Ricettina per le festività La storia di questa ricetta è molto antica, risale addirittura al XVII secolo. Il panettone classico come fosse la torta sacher. Paese di origine: Austria. Una dolce che molti regnanti dell'impero austriaco preferivano sopra tutti gli altri dolci. Il panettone era già stato creato qualche secolo prima quindi non rimaneva che unire in una fantastica commistione di sapori anche la torta sacher. Come procedere per preparare questo dolce? Tagliate il panettone in fette orizzontali di circa 1 cm. Nel frattempo scaldate la panna e il miele in una pentola ma assicuratevi che non raggiungano il livello di ebollizione. A seguire usando il coppa pasta ricavate dei dischi di medie dimensioni e cominciate a farcire con marmellata di albicocche e pezzetti di albicocche fino a comporre tre strati. Lasciate scaldare per circa 3 minuti, quindi, una volta che la miscela è calda e omogenea togliete dal fuoco e cospargete di cioccolato come se non ci fosse un domani. Versate la crema sul panettone ma state attenti a non lasciare scoperto nessun lato. Infine riponete tutto in frigorifero e lasciate raffreddare fino al momento in cui è pronto per essere servito. E poi dicevano che gli austriaci non sapevano cucinare i dolci...

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La farinata ligure Quest’oggi vi voglio parlare di una ricetta ligure: la farinata. Voglio però scoprire insieme a voi quali sono le origini storiche di questo piatto molto gustoso. Ancestralmente e quindi facciamo un salto all’indietro nel tempo piu’ o meno durante il periodo dell’antica Grecia, questo piatto viene fatto derivare nella leggenda da Ulisse che durante l’assedio di Troia, avendo finito le scorte di cibo, decise di cuocere quello che rimaneva, l’olio e la farina di ceci, dentro i grandi scudi dei suoi guerrieri. Si narra che il “Testou” con cui ancora oggi si cuoce la prelibatezza, fosse il nome con cui i guerrieri achei indicavano il loro scudo. La storia però non finisce qui. La farinata diventa un piatto comune ovunque la Repubblica abbia voce in capitolo, il piatto è universale in Liguria e sembra che gli stessi saraceni ne apprezzassero il gusto e pure lo stesso Dragut, il più feroce pirata del Mediterraneo, durante la sua prigionia a Genova ne facesse scorpacciate, prima che Andrea Doria lo mettesse ai ferri su una galea. Nel 1507 però abbiamo un’altra tappa di questo invincibile piatto: Genova che guardava con un certo dispetto la crescente fortuna di Savona, decide di annientare la città e sottometterla al suo dominio con le cattive maniere. Andrea Doria dà così ordine di interrarne il porto e di costruire una fortezza con i cannoni puntati verso la città. Qualcuno ha a quel punto la brillante idea di usare la farina di ceci. Una trovata geniale che rimarrà segno distintivo della cucina di Savona e della vicina Albisola: La farinata di ceci. La farinata si può considerare come un piatto povero ma ricco di sapori ineguagliabili tanto che molti liguri ma soprattutto genovesi immigrati in sud America espansero la conoscenza di questa ricetta anche in quei luoghi lontani e sconosciuti ottenendo dei grandi successi. Gli ingredienti sono 4: farina di ceci, acqua, sale e olio d’oliva. Per farla breve, la farinata è uno di quei piatti che incarnano fino in fondo l’anima della tradizione gastronomica genovese: semplice, saporita, sorprendente, e richiedente in realtà più pazienza di quanto si creda. L’impasto di acqua e farina da cui nasce deve infatti riposare per almeno 4 ore prima di andare in forno; ma per le cose buone, si sa, vale la pena aspettare.

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Intelligenza artificiale = disoccupazione Con l'intelligenza artificiale l'addio a 300 milioni posti di lavoro è quasi assicurata e stiamo parlando su scala globale. Il problema che sta alla base è chi darà lavoro a questi potenzialmente 300 milioni di disoccupati? Se ne parlerà tra qualche anno ma come stanno andando le cose in questo Paese ancora per almeno dieci anni di soluzioni, di imprevisti e probabilità non ce le toglie nessuno. La tecnologia è praticamente inarrestabile anche se palesemente si evidenziano troppe assenze e fughe di cervelli verso lidi piu' remunerativi e redditizi per evitare di rimanere in un Paese dove oramai nemmeno la Strumentalizzazione e la politicizzazione delle categorie che lavorano in questi settori riesce a contenere. Il mercato dell'intelligenza artificiale in Italia è cresciuto del +27% nel 2021, raggiungendo quota 380 milioni di euro, un valore raddoppiato in appena due anni, per il 76% commissionato da imprese italiane (290 milioni di euro), per il restante 24% come export di progetti (90 milioni di euro). Dati alquanto pericolosi perché mettono a repentaglio la vita professionale futura di molti lavoratori o quantomeno con rischi di ridimensionamento del personale nei settori agricoli, sussistenza, artigiani e addetti stampa. Aspettiamoci migliorie ed aggiornamenti perché come sopra citato la tecnologia non deve fermarsi ma quando capiremo che abbiamo scelto l'IA per svolgere meglio i nostri compiti e le nostre mansioni quotidiane forse ce ne pentiremo, l'IA sarà dappertutto.

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Dacci oggi i nostri algoritmi quotidiani Gli algoritmi sono programmi informatici che cercano indizi per restituirti esattamente ciò che desideri. Gli algoritmi sono i processi informatici e le formule che trasformano le tue domande in risposte. Attualmente gli algoritmi di Google si basano su oltre 200 segnali univoci o “indizi” che consentono di intuire che cosa stai realmente cercando. Questi segnali includono elementi quali i termini presenti nei siti web, l’attualità dei contenuti, l’area geografica e il PageRankLa scoperta degli algoritmi proviene dalle origini dell’aritmetica che avvenne, parallelamente, sia nel mondo occidentale (babilonese) sia nel mondo orientale (India e Cina) intorno al 2000 a.C. L’esigenza che gli antichi sentivano come utile per i loro scopi commerciali pare sia stata quella di composizione e scomposizione di un numero nei suoi fattori. Oggi gli algoritmi governano il modo in cui l’informazione digitale viene costruita, e lo fanno con vari sistemi di misura. Infatti gli algoritmi sono ormai tra noi, incuneati in molte attività umane e tutta l’informazione digitale usata dai singoli utenti (ma anche dalle imprese) si basa sulla valutazione (e misurazione algoritmica) di quattro parametri: popolarità, autorevolezza, reputazione e previsione comportamentale. Gli algoritmi tendono quasi sempre a prevaricare sui nostri pensieri e a determinare la materializzazione degli stessi. Si potrebbero elencare un’infinità di esempi dal campo dell’informazione a quello economico e finanziario, politico, sociale dove la funzione di tali algoritmi evidenziano la tendenza a indirizzare la nostra attenzione verso notizie che stimolano le nostre paure irrazionali, le nostre abitudini malsane. Gli algoritmi sono un riflesso di noi. Stanno mappando i comportamenti e le tendenze umane naturali – ciò che clicchiamo, per cosa ci indigniamo, ciò che ci piacerà. Fanno parte di noi. Inavvertitamente abbiamo creato un sistema multimediale che “monetizza” i nostri difetti. Uno dei principali svantaggi degli algoritmi è che essi, a meno di autori molto critici e che si affidano ad altri per la loro valutazione, riproducono i pregiudizi di chi li crea. Gli algoritmi sbattono la porta in faccia a milioni di persone, spesso per le ragioni più insulse, e non offrono possibilità di appello. Nel mondo del lavoro gli algoritmi sono presenti in maniera massiccia quando si parla di assunzioni di personale. Nella selezione del personale vengono impiegati “algoritmi discriminatori” per il personale da assumere che rigettano automaticamente le domande di lavoro avanzate da determinate classi sociali. Non sempre però gli algoritmi mirano dritto all’obiettivo.

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Perché Topolino? Quando mi chiedono come mai a 56 anni suonati leggo ancora Topolino, non mi è mai facile rispondere. E' innegabile ed è la storia della Walt Disney che lo illustra che Topolino nato negli Stati Uniti d'America il 13 gennaio 1930, è un fumetto per adulti e non per soli bambini o ragazzini. Vado in edicole ogni settimana il mercoledì mattina perché il topo piu' famoso al mondo è la che mi aspetta e vuole essere letto. Lo leggevo ancor prima di imparare a leggere, a dire il vero, come so che facevano in tanti. E questo dovrebbe dirla lunga sull’eterno dibattito che vede contrapposti quelli che dicono che il fumetto si legge e quelli che affermano che invece si guarda. Ad ogni modo questa cosa dell'essere affezionati non è per niente motivo di vergogna anzi è con estremo orgoglio che leggo Topolino perché il fumetto non ha nulla di banale ed ha un bagaglio di cultura vastissimo. Quindi attenzione a quando veniamo denigrati con la frase: “Ma dove l'hai letto su Topolino?” Probabilmente non ci sarà malizia ma la battuta lascia intendere che quella persona non ha mai letto Topolino. La lingua di Topolino, per esempio, raggiunge infatti dei livelli di raffinatezza che ben pochi fumetti riescono a raggiungere. Come scrive Roberto Gagnor, Topolino è l’esempio perfetto di cos’è un prodotto culturale di massa: qualcosa che mischia la cultura “bassa” con quella “alta”. Topolino è leggere ed imparare molte cose sorridendo e trascorrendo qualche ora di relax. Topolino se non ci fosse bisognerebbe inventarlo.

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