Svegliarsi presto la mattina, accendere il compiuter, farsi un caffè e fumare una sigaretta, questa è la mia rutin mattutina da quando non vado più a lavoro. Il compiuter è la mia porta su un vasto mondo che và oltre quello che fisicamente posso raggiungere, una macchina magica che racchiude in se tutti i mezzi analogici che ho incontrato nella mia vita per comunicare: il telefono, la radio, i giornali, le fotografie ed anche il biliardo e le carte. Mi piace anche metterci le mani, un pò come si faceva con il motorino dentro quei garage che erano delle piccole officine, adattarlo alle mie esigenze, personalizzarlo.
Anche io ho avuto la fascinazione per i compiuter belli e ganzi, poi delusa amaramente. Invecchiando ho realizzato che molte cose dalle macchine fotografiche ai compiuter dalle automobili ai televisori ecc.. ecc.. non servono per dimostrare quanto sei “ganzo” ma per fare cose, spesso quelle cose le puoi fare anche se non hai “l'oggetto” più bello o più alla moda anzi avere dei limiti ti porta ad essere creativo.
Un mezzo come il compiuter spesso lo sfrutti poco principalmente per i social le notizie i video, passivamente il web propone e tu ne usufruisci, mentre la vera sfida è iniziare a costruirlo il web produrre contenuti con le conoscenze che hai.
Di quali mezzi dipongo io? Lo scrivere, il fotografare, ma questi mezzi non devono essere fine a se stessi devono servire per raccontare, cosa? Le cose che sò che ho imparato in una vita.
Lucio Barabesi, Siena
Oggi è il giorno della memoria,
ognuno ha il suo modo di ricordare quella che è stata una delle cose più terribili dell'umanità.
ed io che sono appassionato di storie di fotografia e di fotografie mi ricordo di una fotografa, che dopo aver fotografato i campi di concentramento a smesso di fotografare per sempre, ha nascosto le sue fotografie in soffitta, e solo dopo tantissimi anni frugando nella soffitta i suoi cari hanno capito che cosa aveva visto.
Elizabeth “Lee” Miller, Lady Penrose una delle donne più belle del ventesimo secolo, fotomodella modella, a soli vent'anni si trasferì a Parigi per imparare il mestiere di fotografa, ed imparò da Man Ray al punto di mettersi in proprio.
Periodo pieno di conoscenze da Picasso ad Eduard Weston, in quegli anni Parigi era il centro intellettuale del mondo.
Allo scoppio delle seconda guerra mondiale divenne una delle poche fotoreporter donna accreditate a seguire il fronte dopo aver documentato i bombardamenti tedeschi su Londra.
Fu una delle prime persone ad entrare a Buchenwald e Dachau ed a documentare cosa trovarono .
La sua foto più iconica non è stata scattata da lei ma da David Scherman corrispondenti di Life che la ritrae mentre fà il bagno nella vasca di Hitler.
La sua vita è stata narrate da Serena Dandini nel libro “ La vasca del Furer” che consiglio di leggere .
Lucio Barabesi, Siena
21 gennaio 2022 Siena
-Foto di Nardospark@pixelfed.social-
Una delle differenze tra la fotografia europea e quella statunitense è questa
foto mia
Loro hanno sempre preferito i formati dei negativi grandi 10x15 cm o superiori e noi europei il 24X36 mm .
Questo ha delle conseguenze sulle immagini importanti.
Lucio Barabesi, Siena
21 gennaio 2022 Siena
-Foto di Nardospark@pixelfed.social-
Una delle differenze tra la fotografia europea e quella statunitense è questa
foto mia
Loro hanno sempre preferito i formati dei negativi grandi 10x15 cm o superiori e noi europei il 24X36 mm .
Questo ha delle conseguenze sulle immagini importanti.
TraTraTraTra pochi giorni compio 60 anni allora ho cambiato il telefono, soprattutto per una migliore fotocamera 😁, mi sto dando da TraTraTraTraTraTraTraTrafareTraTraTraTraTraTraTraTrafarefarefare perper configurarlo e mi diverto. vediamo che
Anzi dovrei dire il mio soprannome e non è esatto nemmeno quello, dovrebbe essere Roburrino, perchè Roburre era mio nonno.
Già dalle mie parti funziona così, ti prendi il diminuitivo del soprannome come se il tu babbo lo chiamano “Cacio” diventi come una mia vecchia amica “Cacina” o “locio” diventa “Locino” come il vigliolo del ex sindaco di San Quirico d'Orcia che se ne aveva anche a male se lo chimavi così.
Il mi nonno Pietro Barabesi è quello nel mezzo dietro e dietro ancora si vede la fabbrica dove a lavorato una vita. Mia nonna, l'aveve riconosciuta vero? E' quella con il mi zio incollo lei si chiamava Adelaide Cerretani ma in famiglia era “Mimma” o “Gemma e questo è un mistero di Roburre che non mi ha mai detto il perchè, non redo che lo sapesse nemmeno il mi babbo”.
Il mi Babbo Alessandro Barabesi detto Sandrino è quello con quella faccia a piglià pè il culo con le mani del su fratello Silvano sulle spalle poi c'è Fosco con le bretelle poi penso ma non ne sò sicuro Ferruccio di bianco vestito e in collo a nonna Silvana. Quindi sò, sei figlioli ecco dopo sta fotografia sono nati altri cinque: Piero, Olinto, un altra femmina zia..zia Carla e Roberto e Giancarlo. Dopo dichè il Prof Losappio di Montalcino sterilizzò la mi nonna adducendo motivi medici ma sotto sotto secondo me disse e sò troppi citti come fate a dargli da mangiare a tutti, anche perchè erano nati altri ma non sopravvissuti a lungo tranne Lucio da cui ho preso il nome che morì di leucemia a undici anni.
Da quella foto sono spariti tutti tranne Silvana che abita a Foligno.
Mi fà malinconia riguardarla ma li in quella foto ci sono storie vite che meritano di essere ricordate.
Il paese è Torrenieri d'Asso comune di Montalcino provincia di Siena e questa è una parte della mia famiglia i Barabesi.
Più proletari di così!
Lucio Barabesi, Siena
Questa pagina bianca mi affascina.
Credevo che una pagina bianca mi creasse angoscia, l'angoscia di non sapere come riempirla di qualcosa che potesse interessare agli altri, lo credevo come credevo che uscire dai “social importanti” fosse la morte civile, invece no non è così. E' come essere ritornato giovine con i capelli lunghi, i denti in bocca, senza tutti questi acciacchi che mi affliggono e la paura di non riuscire ad andare in pensione.
Questa pagina bianca è il nuovo mondo in cui mi sono gettato a capofitto nel momento in cui mi sono reso conto che nel web non ero più libero.
Non è semplice ricominciare, ci vuole la voglia di imparare e di sbagliare, io poi mi dimentico le cose se non le faccio tutti i giorni e non essendo uno che ha studiato informatica vado molto per tentativi.
Infatti mi gratto molto la zucca quando mi trovo di fronte a dei problemi, qui però ho un vantaggio, sono tra gli ultimi arrivati e ci sono molti che aiutano benevolenti anche con una certa quantità di pazienza.
Lucio Barabesi, Siena
Proviamo
Lucio Barabesi, Siena
Domenica, 14 Novembre 2021,
finalmente piove, per la campagna intorno alla città è una vera felicità, spero solo che non faccia come fa' ultimamente dei disastri. Una domenica iniziata pigra e che spero continui così, anche se avrei dovuto andare al mare a Follonica Beach per vedere i lavori in corso nella casina sulla spiaggia, ma con questo tempo farmi i 70 chilometri mi pare veramente troppo.
La casina sul mare non è di mia proprietà è di mia moglie e di suo fratello ereditata dal “Professore” ma io la amo molto anzi direi che è l'unica casa che amo, le altre sono abitazioni utili per vivere delle basi dove far crescere figli, andare a lavorare, scocciature e incazzature senza limiti, tasse da pagare. Lei invece ha una storia, un anima ben precisa e racchiude tutta la vita di mio suocero Bernardino Cappelli detto il professore perchè professore lo era davvero.
Io l'ho sempre chiamato così Professore, chiamarlo Bernardo mi sembrava una mancanza di rispetto, anche quando mi faceva incazzare e dire delle bestemmie cosmiche.