Nucleare di nuova generazione (con vecchi problemi).
In questo momento storico la questione dell’approvvigionamento energetico è fortemente legata alla necessità di ottenere energia da fonti che non compromettano ulteriormente il riscaldamento globale e che garantiscano la sostenibilità ambientale. Nella realtà dei fatti, l’abbandono delle energie fossili unitamente a speculazioni finanziarie sugli asset energetici fanno temere gravi difficoltà nel soddisfare le richieste energetiche dei paesi più sviluppati e queste preoccupazioni hanno riportato l’energia nucleare al centro del dibattito politico italiano, dopo ben due referendum che l’avevano bandita.
Oggi il nucleare si (ri)presenta a livello internazionale come un contributo irrinunciabile per risolvere la questione energetica promettendo un basso impatto ambientale. Un nucleare basato su tecnologie di nuova generazione che non hanno nulla da spartire con quelle utilizzate negli impianti che provocarono i terribili incidenti del passato.
Alcune aziende sono al lavoro su una nuova generazione (la quarta) di reattori denominati SMR (Small Modular Reactors), la maggior parte dei quali usa fluidi di raffreddamento diversi dall’acqua. Il progetto è di realizzare reattori con potenze che variano da poche decine di megaWatt, rivolti ad esempio ai trasporti marini, fino a versioni da 200-300-500 megaWatt, capaci di alimentare le reti elettriche nazionali.
Per fare un confronto: i sei reattori di Fukushima erano di grandezze diverse e producevano ciascuno dai 400 ai 1000 megaWatt e prima dell’incidente erano in progetto due ulteriori reattori per ulteriori 2800 megaWatt complessivi.
Le minori dimensioni dei reattori SMR dovrebbero consentire la standardizzazione del progetto e una riduzioni dei costi di realizzazione. Inoltre, aspetto cruciale, se malauguratamente dovesse capitare un incidente, le conseguenze sarebbero limitate.
Il nuovo nucleare si presenta quindi come “piccolo” e “green” e trova risonanza internazionale in vari esponenti politici tra i quali il ministro italiano della transizione ecologica Roberto Cingolani.
Per approfondire: reattori di IV Generazione
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Reattore_nucleare_di_IV_generazione
Ihttps://www.enea.it/it/centro-ricerche-brasimone/attivita-di-ricerca/divisione-di-ingegneria-sperimentale/i-reattori-di-iv-generazione
http://www.associazioneitaliananucleare.it/dagli-small-modular-reactors-limpulso-al-futuro-del-nucleare/
I fautori del nucleare di nuova generazione non possono però ignorare le esigenze di sicurezza e sostenibilità; le domande sul tavolo rimangono le solite: quali rischi ci sono per le persone e l’ambiente? I costi compensano i benefici?
Sul fronte sicurezza va rilevato che, trattandosi di tecnologie nuove, l’esperienza è tutta da costruire. Ovviamente si tratta di un aspetto comune in ogni tipo di innovazione (nessuno nasce “imparato”) ma le criticità legate comunque all’utilizzo di materiale radioattivo devono far alzare il livello di attenzione. Inoltre, lo stoccaggio delle scorie, anche se in quantità limitate, rimane un aspetto da non trascurare.
Per quanto riguarda l’aspetto economico, vi sono grosse incertezze sui costi reali, visto che i budget stimati potrebbero aumentare notevolmente proprio in ragione di tecnologie ancora da sperimentare. Se guardiamo alle attuali esperienze relative alla realizzazione dei reattori EPR (European Pressurized Reactor) di generazione III+ il problema dei costi si materializza in maniera eclatante.
Viene spesso citato come esempio il caso del nuovo reattore in costruzione dal 2007 nella centrale nucleare di Flamanville (Francia). L’impianto sarebbe dovuto costare cinque miliardi di euro e concludersi nel 2014 e si è arrivati ad una spesa pari a diciannove miliardi e dovrebbe diventare operativo nel 2022 (altre fonti parlano di un budget che nel corso del tempo è schizzato da 3 a 12 miliardi ma rimane un fattore moltiplicativo di 4 volte). Nella stessa situazione si trovano impianti analoghi in costruzione in altri paesi (vedi impianto di Olkiluoto in Finlandia).
Per approfondire: Reattore EPR-centrale nucleare di Flamanville
https://www.esquire.com/it/lifestyle/tecnologia/a33518976/reattore-nucleare-francia-flamanville/
https://www.neimagazine.com/news/newsasn-approves-edfs-proposed-remedy-for-flamanville-epr-nozzle-design-faults-9189566
La stima dei costi è un problema di difficile soluzione anche per la realizzazione di reattori SMR con valutazioni già molto variabili in partenza, senza quindi contare eventuali incrementi in corso d’opera.
https://www.lescienze.it/news/2013/05/29/news/piccoli_reattori_modulari-1673078/
Banalmente, propongo un calcolo decisamente molto semplice. Una delle tante valutazione dei costi per gli SMR parla di un range tra 1 e 2 miliardi di euro per ottenere una potenza che alimenti tra 50 e 100 mila famiglie. Se questa ipotesi è vera si tratterebbe (nel caso migliore!) di un costo di 10.000 euro a famiglia, costo che equivale a quello di un impianto a pannelli solari di taglia famigliare.
Con numeri difficili da pianificare e mantenere, con benefici così dubbi, vale veramente la pena di continuare sulla strada del nucleare?
Ho molte perplessità sull’opportunità e la fattibilità dei progetti del “nuovo nucleare“ e condivido tante delle critiche espresse su questo tema. https://www.qualenergia.it/articoli/perche-nuovo-nucleare-altra-arma-distrazione-dalle-rinnovabili/
Personalmente ritengo che l’approccio migliore alla questione energetica sarebbe quello di abbandonare definitivamente le tecnologie nucleari, cioè mettere uno stop sia alla progettazione che alla costruzione di nuovi impianti, senza nessun riguardo per quale sia la generazione che li identifica, e dedicare invece ogni risorsa economica e intellettuale ad altre tecnologie.
Sono consapevole che anche il ricorso massiccio alle energie rinnovabili presenti aspetti controversi. Il fotovoltaico, l’eolico, ecc, devono comunque fare i conti con la loro sostenibilità economica, con lo smaltimento dei materiali giunti a fine vita, con il consumo di suolo, ma ritengo sarebbe più sensato dirottare la ricerca scientifica per migliorare queste tecnologie, piuttosto che nutrire nostalgia per il nucleare. Mi riferisco, solo a titolo di esempio, ai pannelli fotoelettrici semitrasparenti che potrebbero essere usati al posto del vetro negli infissi oppure installati in aree agricole consentendo le coltivazioni sotto di loro.
https://www.unimib.it/comunicati/fotovoltaico-integrato-negli-edifici-futuro-e-green
Va bene il “mix-energetico” ma guardiamo al futuro. Il nucleare è passato.