Dov'è Dio?
Predicazione su 1 Re 8,22-24.26-28
Nota: per ragioni tecniche oggi non c'è la registrazione dell'audio.
Lontano ... lontano ... a volte Dio sembra tanto lontano, troppo lontano. Potremmo pensare che fossero i momenti difficili in cui Dio ci sembra lontano anni luce, tempi in cui Egli ci lascia soli.
Infatti, i salmi sono pieni anche dell’accusa che Dio ci lascia soli quando ci troviamo nei guai. Il Salmo 22 con il suo “Dio mio perché mi hai abbandonato?” è solo l’esempio più evidente e noto.
Ma è davvero così che sia proprio la sofferenza, la malattia, il fatto che la vita vada storta ci allontani da Dio, o meglio, ci faccia pensare che Dio fosse lontano?
A me piace pensare che non è così. Basti pensare al famoso e commovente racconto delle impronte nella sabbia dove la persona chiede a Dio: perché mi hai lasciato solo? Per farsi rispondere: non ti ho lasciato solo, ti ho portato sulle mie spalle.
Penso che il rischio di sentire Dio lontano, non lo corriamo tanto nei momenti difficili in cui sembriamo abbandonati da Dio, ma che, al contrario, lo corriamo proprio quando stiamo bene.
Non è raro che Dio per me non conta, non è presente nella vita normale di tutti i giorni, quando tutto va per il verso giusto. La sua presenza in tutto il tram tram della vita quotidiana sembra stranamente svanire, e la sua parola nelle mie orecchie, che ho sentito ancora domenica durante il culto, è a malapena nella mia memoria.
Non sono le situazioni insolite che fanno dimenticare Dio, ma l'attività quotidiana che lo fa passare in secondo piano, non perché Dio non ci sia ma perché pensiamo di non aver bisogno di lui, come se Dio servisse solo quando stiamo male.
Povera immagine del Dio, che deve intervenire solo quando sto male e la cui presenza non è percepita quando sto bene. Dio degradato a un essere supremo confezionato a mio bisogno, anziché essere Colui con cui mi relaziono e da cui mi faccio ispirare per concretizzare la sua volontà in tutti gli ambiti della vita.
Il problema è che, allontanandoci da Dio, comunque rimane in noi una sensazione strana: sembra mancare qualcosa nella vita.
Non possiamo liberarci dal nostro essere immagine e somiglianza di Dio. Dio ci ha creati così, a immagine e somiglianza. Dio ci ha creati per una relazione intima e stretta, per fare di noi i suoi vicari sulla terra. Vuole relazione, non qualche preghierina ogni tanto. Vuole esserci nella mia vita e perciò la Bibbia è un libro pieno di un Dio che per amore ci dice: “mi manchi”.
Noi, lasciando Dio nell’angolo del pompiere che deve solo intervenire quando serve, abbiamo quindi comunque questa sensazione vaga di qualcosa o qualcuno che ci manchi. E cerchiamo dappertutto per riempire in qualche modo questa sensazione, questa mancanza.
Ciò ci spinge in tutte le direzioni. Cerchiamo Dio ovunque.
Il sociologo tedesco Christoph Deutschmann per esempio lo dice chiaramente: il capitalismo è diventato una religione, perché utilizza un linguaggio di fede.
La dichiarazione di Accra del 2004 in cui le nostre chiese a livello mondiale hanno preso posizione contro il neoliberismo che schiaccia i deboli dice: “Si tratta di un’ideologia che pretende di non avere alternative (verità!), che esige un flusso senza fine di sacrifici da parte dei poveri e del creato. Avanza la falsa promessa di essere in grado di salvare il mondo per mezzo della creazione di ricchezza e prosperità, pretendendo di avere signoria sulla vita e esigendo una devozione totale, il che equivale ad una idolatria.”
Allora, come rendere presente e visibile Dio nella società?
Il Re Davide, padre del Re Salomone, si è posto questa domanda rispondendo ad essa con la costruzione del Tempio di Gerusalemme, che suo figlio Salomone è finalmente in grado di inaugurare.
Crea così un santuario centrale, che non solo diventa un luogo di pellegrinaggio, ma si ancora anche, per la sua architettura e per la sua posizione centrale, nella coscienza del popolo.
L'edificio è luogo della presenza Dio stesso, questo Dio invisibile, in mezzo alla sua gente, il Dio che non può e non vuole essere raffigurato, ecco riceve una casa che lo rende toccabile nel vero senso della parola.
Dove, se non qui, a casa sua, si può essere sicuri di incontrarlo?! Questo è anche il motivo per cui gli ebrei in esilio hanno avuto grossi problemi a mantenere la loro fede. Il Tempio distrutto ha lasciato delle ferite profonde. Si sono sentiti come se Dio si fosse ritirato e non più presente.
Anche il cristianesimo dopo i primi tempi in cui si incontrava nelle case, ha cercato di ancorare Dio ai monumenti e, di conseguenza, anche la fede cristiana. Sono state create grandi cattedrali. In realtà, ogni singolo campanile di una chiesa, per quanto piccolo, è un segno tangibile che ci fa alzare lo sguardo verso il cielo e ci ricorda che Dio ha preso casa in mezzo a noi. Ma può anche illuderci come se dovessimo cercare Dio lassù in un non meglio definito cielo e non qui sulla terra in mezzo a noi dove Dio ama stare.
Ora viviamo in un momento in cui questi stessi segni hanno perso il loro ruolo. Sempre più chiese vengono abbandonate, anzi talvolta anche abbattute. Molti dicono che così Dio stesso si allontana da noi, ma penso che ciò non sia vero. Perché Dio non lega la sua presenza ad un luogo. Allo stesso modo anche la festa dell'Ascensione può essere una metafora fraintesa: Dio è andato altrove e questo mondo è lasciato a se stesso. Dio è sopra ogni cosa e non è più raggiungibile.
Come Salomone, molti oggi chiedono: ma è proprio vero che Dio abiterà sulla terra?
In un momento in cui non siamo più disposti a costruire monumenti a Dio come Davide, dobbiamo trovare altre risposte alle domande e ai bisogni della gente. Forse non sono cosi visibili come tutte le cattedrali e le chiese, ma potrebbero essere un'opportunità per mantenere viva la fede.
In realtà, Salomone è consapevole di questa possibilità quando inaugura il Tempio di Gerusalemme. Perché sa che Dio non ha bisogno di un edificio per stare vicino all'uomo. Più delle pietre valgono le parole che Salomone esprime: Dio mio, abbi riguardo alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, ascolta il grido e la preghiera che oggi il tuo servo ti rivolge.
Forse non è un caso che L'Ascensione segua la domenica Rogate, pregate. Dove vive Dio? Una possibile risposta sarebbe: né in cielo né in terra. Vive nelle conversazioni che ho con lui.
Ed ecco, la via per rendere visibile Dio nel mondo, è renderlo visibile dagli effetti che la sua presenza fa. E’ questa la “ricetta” di successo della fede cristiana sin dagli inizi. I discepoli non hanno mai detto di aver visto la risurrezione o di credere nella risurrezione. Loro hanno apertamente parlato e concretizzato nella vita quanto il risorto ha cambiato in loro.
La loro testimonianza non era vuota, ma invitava: vedi come può cambiare la tua vita se segui il risorto come lo faccio io. Il mondo può diventare un luogo migliore.
Ascensione significa che Dio lega la sua presenza alla nostra testimonianza, a noi e a come lo rendiamo visibile. Se siamo nel mondo e del mondo Dio non si vede in noi, se siamo mondo e una spina profetica nel fianco in parole e azione, allora la gente vede Dio che opera in noi e per mezzo di noi, la gente vede la nostra relazione con Dio e vede che Dio non è relegato ai margini della nostra vita.
Jens Hansen