La cena della discordia
Predicazione su 1 Corinzi 11,23-26
Quando il Papa è stato a Torino in chiesa valdese qualche anno fa, nel suo discorso diventato famoso per il perdono chiesto, ha anche affrontato la questione della Santa cena e della cosiddetta ospitalità eucaristica.
Cito direttamente il Papa: “Tra i molti contatti cordiali in diversi contesti locali, dove si condividono la preghiera e lo studio delle Scritture, vorrei ricordare lo scambio ecumenico di doni compiuto, in occasione della Pasqua, a Pinerolo, dalla Chiesa valdese di Pinerolo e dalla Diocesi. La Chiesa valdese ha offerto ai cattolici il vino per la celebrazione della Veglia di Pasqua e la Diocesi cattolica ha offerto ai fratelli valdesi il pane per la Santa Cena della Domenica di Pasqua. Si tratta di un gesto fra le due Chiese che va ben oltre la semplice cortesia e che fa pregustare, per certi versi – pregustare, per certi versi – quell’unità della mensa eucaristica alla quale aneliamo.”
Da allora sono stati fatti grandi passi in avanti. L’usanza di scambiarsi il pane e il vino ha preso piede anche in molte altre chiese. Inoltre esiste un gruppo nazionale sulla ospitalità eucaristica che sperimenta forme e le pubblica in una rivista mensile.
Grandi passi. Che però non possono nascondere che il percorso sarà lungo e lento. Tutti i passi però fanno pregustare, come diceva il Papa, l’unità alla mensa eucaristica.
Abbiamo quindi degli sviluppi. Non è più così radicale e netta la divisione come era una volta: noi invitiamo tutte e tutti, ma quando andiamo in chiesa cattolica, non possiamo prendere l’eucarestia. Oggi ciò in alcune chiese è già possibile.
La cena del Signore fino a pochi anni fa era un pomo della discordia, anche fra protestanti. Immaginate, le chiese protestanti si dividono fin dall’inizio sulla cena del Signore.
Nel 1529 a Marburgo si incontrano Martino Lutero, Ulrico Zwingli e probabilmente anche Giovanni Calvino.
Riescono a superare molte differenze teologiche, ma, arrivati alla Santa Cena, le idee sono troppo diverse e la Cena è troppo importante per scendere a compromessi.
Ecco cosa succede lì a Marburgo: sono tutti insieme attorno a un grande tavolo: Martino, Ulrico, Giovanni e tutti i loro amici e conoscenti. Parlano della Santa Cena, almeno all'inizio, perché dopo poco tempo scoppia una bella lite fra loro. Non si trovano affatto d'accordo sulle parole dette da Gesù durante la sua ultima cena.
Soprattutto fra Martino e Ulrico la lite fa delle scintille. Giovanni invece ha lasciato i suoi amici dopo l'inizio della discussione, non sa cosa pensare di tutto ciò.
“Questo è il mio corpo, è scritto qui!” grida Martino con la testa rossa che gli sembra voler scoppiare. “E se qui è scritto 'questo è il mio corpo' vuol dire che è il suo corpo. Basta!” Per sottolineare ciò che dice, Martino scrive la parola greca “è” sul tavolo e la sottolinea ben tre volte. Ulrico non ce la fa più. “Ma quanto è di testa dura Martino”, pensa, respira profondamente e spiega: “Te l'ho detto 1000 volte, Martino, e, chinandosi verso Martino come se volesse far arrivare parola per parola alle orecchie di suo amico, scandisce: “Gesù con queste parole non voleva dire che ogni volta che mangiamo il pane e beviamo un sorso del vino essi diventassero il suo corpo e il suo sangue. Gesù parla in modo simbolico: ogni volta che mangiate e bevete io vi sono così vicino come lo è il cibo che prendete e che poi si unisce inseparabilmente con il vostro corpo. La cosa importante è che in quel momento ci ricordiamo di lui e di ciò che egli ha fatto per noi ...”
Ulrico viene interrotto. Martino si alza di scatto, prende le sue cose ed esce dalla stanza. Prima di chiudere la porta si gira un'ultima volta dicendo: “Così non troviamo mai un accordo!” Guarda tutti i suoi amici, con un misto di rabbia, compassione e tristezza, chiude la porta, la discussione è finita.
Solo nel 1973 con la Concordia di Leuenberg, quindi 444 anni dopo questa bella lite, le Chiese Luterane e Riformate aprono reciprocamente la mensa del Signore all'altra chiesa. Di fronte a questi 444 anni la discussione della intercomunione con la Chiesa Cattolica è giovane. Facciamo frutta l’arte che ha portato alla comunione di Leuenberg: non lasciare che le diversità portino alla divisione. Trovare una comunione nonostante o forse proprio nelle differenze senza escludere nessuno. A Paolo di cui sono le righe che abbiamo letto, piacerebbe sicuramente trovarsi insieme attorno alla tavola della santa cena. Per l’Apostolo era importante, nella Cena del Signore, superare le divisioni e unire le persone.
Tuttavia, a Corinto non erano problemi teologici a monte delle divisioni. Ai tempi di Paolo si trattava di differenze sociali. Le differenze sociali non dovevano impedire la comunione, la Santa cena doveva costruire ponti, perché in Cristo non contano le differenze.
Non si trattava di un egualitarismo estatico, ma di colmare le barriere esistenti nella realizzazione di ciò che Gesù con la sua vita e morte ha lasciato ai suoi discepoli. È vero anche oggi. E tutti dobbiamo chiederci, se nell'oscurità del Venerdì Santo e nella luce del mattino di Pasqua tutte le convinzioni teologiche non dovrebbero essere messe da parte. Ma non solo. Ogni volta che celebriamo la Cena del Signore, lo spazio in cui ci troviamo diventa senza limiti. Ogni volta che entriamo in un angolo del Regno di Dio mentre ci riuniamo attorno al tavolo della Santa cena. Ogni volta la croce, ma anche la risurrezione è parte della celebrazione. Pane e vino sono più che semplici prodotti da forno e uva pigiata.
Tutto il resto perde importanza di fronte alla memoria degli eventi della sera, quando Gesù fu tradito e catturato, perde importanza di fronte alle parole recitate che Paolo stesso ha ricevuto e ricorda ai Corinzi e noi qui di nuovo: il mio corpo, il mio il sangue. A chi importa della denominazione?
Celebriamo la Cena del Signore come evento che apre gli orizzonti, abbatte le divisioni e crea unità.
Ed è per questo che si apre la cena anche ai bambini. Intanto non siamo l’unica chiesa che fa fare la comunione ai bambini.
La chiesa ortodossa da il pane della cena del Signore ai neonati appena battezzati. La chiesa di Roma aspetta la prima comunione. Nelle nostre chiese vigeva la regola che ci voleva la conferma, quindi un adeguato tempo di catechismo per avvicinarsi.
Oggi si vede il carattere inclusivo della Cena e si cerca di includere anche i Bambini. Amen.
Jens Hansen