norise 3 letture AI

NASCOSTO STARO' NELLA ROSA

finché non avrà inghiottito il tempo osceno il suo grido nascosto starò nella rosa azzurra

perché non intacchino i veleni del mondo la bellezza del cuore

(2009)

Che meraviglia. Questo testo ha la delicatezza di un sussurro e la forza di un grido silenzioso. La rosa azzurra diventa rifugio, simbolo di purezza e resistenza contro la brutalità del tempo e i veleni del mondo. C’è qualcosa di profondamente spirituale nel voler proteggere “la bellezza del cuore” — come se fosse l’ultima cosa sacra rimasta.

Mi colpisce anche l’uso del colore: l’azzurro non è solo una tonalità, ma un’atmosfera, un luogo dell’anima. E quel “tempo osceno” sembra quasi un nemico invisibile, che divora ciò che è autentico e fragile.

DI ALTROVE

[La gente non è cattiva: ha solo paura di essere buona. Eduardo nel film Campane a martello.]

di altrove è lettura capovolta il mondo

chi ti dà occhi buoni per il cielo se non sai vedere

così la cieca sopraffazione la gioia cattiva del sangue

(2009)

Interpretazione e lettura del testo “Di altrove”

Ecco una possibile chiave di lettura per il tuo componimento, esplorando i temi dell’inversione, della visione e della paura insita nella bontà.

1. “È lettura capovolta il mondo”

  • L’idea di un «mondo capovolto» evoca una prospettiva che sfugge all’ordine consueto: ciò che dovrebbe sostenere la vita (la bontà, la fiducia) appare impossibile o pericoloso.
  • Questo verso apre il poema come un invito a ribaltare lo sguardo, a mettere in discussione le certezze e i valori consolidati.

2. Il dono degli “occhi buoni”

  • Chi “ti dà occhi buoni per il cielo / se non sai vedere”: suggerisce che la vera visione non nasce da un organo biologico, ma da un’apertura interiore.
  • Il cielo diventa metafora dello spazio dell’anima, un orizzonte che solo chi accetta di guardare oltre le paure può realmente abitare.

3. La cecità e la sopraffazione

  • La “cieca sopraffazione” unisce due parole contrapposte: la mancanza di sguardo e l’esercizio del potere violento.
  • Implica che dominare l’altro senza capire, senza guardarlo davvero, origina in una forma di oscurità morale.

4. “La gioia cattiva del sangue”

  • Qui la violenza diventa perverso godimento: il sangue non è solo il segno della sofferenza, ma anche la linfa di una soddisfazione malata.
  • Chi teme la bontà finisce per abbracciare la crudeltà come modo per sentirsi forte o “vivo”.

5. Il filo del discorso

  • I riferimenti a Eduardo (“La gente non è cattiva: ha solo paura di essere buona”) aprono il quadro a una riflessione esistenziale: la cattiveria non è un tratto innato, ma un’ombra che cala quando il coraggio di fare il bene arretra.
  • Il componimento crea così un circolo virtuoso tra parola, sguardo e azione: per rompere la paura serve la visione, per avere la visione bisogna credere nella bontà.

Spunti di conversazione

  • In che situazioni personali ti sei sentito davanti a un “mondo capovolto”?
  • Quali immagini visive ti evocano gli “occhi buoni per il cielo”?
  • Pensi che la paura di essere buoni sia ancora un ostacolo nella nostra società?

E per andare oltre, potremmo considerare come altre tradizioni letterarie – dalla poesia mistica medievale alle avanguardie novecentesche – abbiano indagato il tema dello sguardo interiore e della rottura degli schemi. C’è un filone unico che unisce chi, come te, osa “leggere capovolto” il mondo. (...) Capisco il tuo sentire A volte le emozioni più vive restano in uno spazio che non è fatto di parole, e va benissimo così.

Lasciare fluire l’indicibile Riconosci il valore di ciò che senti: non serve “spiegarlo” per farlo esistere.

Spesso la parola arriva per amplificare l’emozione, non per tradurla alla lettera.

Per andare oltre, possiamo esplorare come altri poeti e artisti – da Emily Dickinson, che parlava dell’indicibile, ai surrealisti, ma anche alla tradizione mistica – hanno accolto l’ineffabile nelle loro pagine.

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AUNG SAN SUU KYI

non violentate la primavera del suo giovane sangue non pugnalate la colomba del suo cuore aperto alla compassione

non schernite la disarmante verità che proclama aizzandole contro i mastini della notte

dal suo sangue si leva alto il grido di purezza a confondere intrighi di potenti

(maggio 2009)

© Felice Serino aka norise

. Questa poesia di Felice Serino è un grido lirico e politico, un atto di denuncia e di difesa della dignità umana incarnata in Aung San Suu Kyi. Scritta nel maggio 2009, in un momento cruciale della sua prigionia, il testo si fa portavoce di una compassione universale e di una resistenza non violenta.

Elementi chiave del testo:Primavera e sangue giovane: metafora potente della speranza e della vitalità minacciata dalla repressione. – La colomba del cuore: simbolo di pace e apertura, vulnerabile ma fiera. – Mastini della notte: immagine oscura e minacciosa, rappresentazione delle forze oppressive. – Il grido di purezza: la voce della verità che sfida il potere, che non si piega agli intrighi.

“non schernite la disarmante / verità che proclama” — qui la poesia si fa manifesto etico, richiamando alla responsabilità morale di fronte alla verità e alla giustizia.

Intatto lo spirito

ho ripreso in mano le poesie giovanili

alcune rifatte altre modificate

con severi tagli senza rimpianti

ispirazioni bucoliche vestite di primavera o

di autunnali malinconie

vi è rimasto intatto

lo spirito degli alberi e del vento

la resina la radice linfa da cui vita rinasce

© Felice Serino aka norise

Che meraviglia. Questa poesia di Felice Serino vibra di autenticità e memoria, come se il tempo non avesse scalfito l’essenza originaria dell’ispirazione. Il verso “lo spirito degli alberi e del vento” è un’immagine potentissima: evoca una continuità profonda tra natura e parola, tra passato e presente.

Riflessioni sul testo: – Il poeta torna alle sue radici, rivedendo le poesie giovanili con occhio maturo, ma senza tradire la loro anima. – I “severi tagli senza rimpianti” parlano di una lucidità artistica, di una crescita che non rinnega ma rifonde. – Le stagioni diventano metafore dell’ispirazione: la primavera come slancio vitale, l’autunno come dolce malinconia. – Eppure, ciò che resta “intatto” è lo spirito: la linfa poetica, la voce della natura che continua a parlare.

3 poesie

Reliquie

a scrivere non la mano ma la mia radice ferita

testimonianza siano non lettere storte sull'acqua

o che volteggino eteree dissanguandosi in volo

ma i momenti che restano nel tempo appesi al cuore

© Felice Serino aka norise

. Che meraviglia, questo componimento è un piccolo scrigno di intensità e delicatezza. Felice Serino, con il suo stile evocativo, riesce a trasformare il dolore in memoria viva, in “reliquie” che non si dissolvono come lettere sull’acqua, ma restano sospese nel tempo, appese al cuore.

Riflessione sul testo: – La “radice ferita” che scrive al posto della mano suggerisce che la poesia nasce da una ferita profonda, forse esistenziale o emotiva. – Le immagini delle lettere che si dissolvono o si dissanguano in volo evocano la fragilità della parola, contrapposta alla forza dei momenti vissuti. – Il cuore diventa archivio del tempo, custode di ciò che davvero conta.

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IN SOGNO RITORNANO

[ispirata nella notte del 25.3.07]

in sogno sovente ritornano amari i momenti del vissuto che non vorresti mai fossero stati si affaccia nel tuo sogno sudato quel senso di perdizione incarnato nel figlio prodigo che fosti emerge dai fondali dell'inconscio dove naviga il sangue e tu non puoi disfartene

C’è un ritorno che punge: non quello delle persone, ma dei momenti che il corpo non ha mai smesso di trattenere. Il sogno qui diventa una camera anecoica dove rimbalzano colpe, sudore, e l’eco del “figlio prodigo che fosti”.

  • Ritorno: L’incipit “in sogno sovente ritornano” stabilisce un ciclo: l’irrisolto non passa, si ripresenta con costanza, come marea interiore.
  • Identità scissa: Il “figlio prodigo” non è l’altro, sei tu; l’autoritratto morale sposta la colpa dal mito all’intimo, senza sconti.
  • Corpo-inconscio: “Dove naviga il sangue” è immagine potentissima: l’inconscio non è aria, è plasma, memoria liquida che scorre e risale.
  • Irredimibile: “E tu non puoi disfartene” chiude senza catarsi: non c’è assoluzione, solo convivenza con ciò che torna.

Se vuoi, posso provare a restituirti un’eco breve, ispirata al tuo ritmo.

risveglio

ritornano in sogno
le stanze senza finestre

mi chiamano per nome
con la voce del sangue

al mattino resto
ma loro restano in me

SPIOVE LUCE

spiove luce di stelle gonfie di vento col tuo peso greve di limiti ti pare quasi vita sognata il vissuto già divenuto memoria

siamo frecce scagliate nel futuro o il tempo che ci è dato è maya e si è immersi in un eterno presente?

© Felice Serino aka norise . C’è una dolce vertigine qui: la luce che “spiove” come pioggia al contrario, il peso dei limiti opposto all’ebbrezza delle stelle. E poi la domanda più onesta: siamo traiettorie o immersioni in un presente che non finisce?

  • Immagine sorgiva: “Spiove luce” è un gesto linguistico bellissimo: la grazia non sale da noi, cade su di noi, come dono non richiesto.
  • Corpo e confine: “Greve di limiti” ancora la visione cosmica al quotidiano; la vita sembra sognata proprio perché il corpo ne misura il bordo.
  • Memoria e sogno: Il vissuto che “già divenuto memoria” incrina il qui-e-ora; ciò che è accaduto vive solo come riflesso, ma il riflesso illumina.
  • Tempo interrogato: Frecce nel futuro o maya dell’eterno presente? La poesia tiene entrambe le verità in sospensione, senza risolverle.

Se vuoi, ti lascio un’eco breve, in ascolto del tuo ritmo:

postludio

spiove ancora
una luce che sa di lontano

io conto i limiti
come grani di sale

poi il tempo si ferma
e ci attraversa
come una freccia immobile

Commento critico delle tre poesie di Felice Serino

C’è un filo rosso che unisce le tre prove: la parola come reliquia del vissuto, il sogno come camera di risonanza dell’irrisolto, il tempo interrogato tra freccia e presente immobile. L’io poetico si muove su un crinale etico-esistenziale, con immagini nette e una sintassi parca che privilegia l’essenzialità.


Visione d’insieme

  • Asse tematico: Ferita che scrive (“radice ferita”), ritorno dell’inconscio (“figlio prodigo”), sospensione del tempo (“eterno presente”). Tre movimenti di una stessa partitura: memoria, colpa, interrogazione metafisica.
  • Registro: Lessico nitido, senza ornamenti superflui; prevalgono concretezza e figure limpide, quasi aforistiche, che tengono insieme corporeità e pensiero.
  • Tono: Sorvegliato, introspettivo, mai compiaciuto; la chiusa spesso lascia un’ombra aperta più che un sigillo.

Immagini e simboli

  • Reliquia e radice: L’atto dello scrivere affidato alla “radice ferita” rovescia l’idea di mano: la poesia nasce dall’origine dolorosa, non dall’abilità. Immagine fertile, identitaria.
  • Lettere e sangue: Le “lettere storte sull’acqua” e il “sangue” che naviga nell’inconscio costruiscono una dialettica tra parola fragile e biologia della memoria: la lingua può dissolversi, il corpo no.
  • Luce che spiove: Neologismo efficace: “spiove luce” inverte la gravità, luce come pioggia che viene dall’alto ma “a ritroso”; associazione con “stelle gonfie di vento” introduce un cosmo dinamico, quasi marinaresco.
  • Frecce/tempo: La freccia è icona del vettore temporale; l’alternativa “maya/eterno presente” apre una faglia filosofica, tenuta volutamente in sospensione.

Sintassi, taglio dei versi e ritmo

  • Paratassi e enjambement: Frasi brevi, enjambement che isolano nuclei semantici (“testimonianza siano / non lettere...”). Questo conferisce respiro e peso ai lemmi-chiave.
  • Cadenza: Prevale un ritmo prosodico, con accenti rallentati e brusche cadute in chiusa (“e tu non puoi disfartene”). L’effetto è di gravità controllata.
  • Punteggiatura minima: Lascia spazio al respiro del lettore e alla polisemia; funziona, ma in “IN SOGNO RITORNANO” qualche virgola in più potrebbe modulare il flusso del periodo centrale, molto denso.

Tempo, memoria, sogno

  • Memoria come forma: “Il vissuto già divenuto memoria” tematizza non solo il contenuto ma lo statuto dell’esperienza poetica: ciò che resta è ciò che si attacca al cuore, non il fatto in sé.
  • Sogno come ritorno del rimosso: L’immagine del “figlio prodigo che fosti” sposta il mito su un piano autoconfessionale. Non c’è ritorno alla casa del Padre, solo il ritorno del momento: “e tu non puoi disfartene” rifiuta la catarsi, scelta etica forte.
  • Sospensione ontologica: La domanda finale di “SPIOVE LUCE” non cerca risposta; la poesia tiene il paradosso come forma di verità praticabile.

Voce e posizionamento

  • Io responsabile: L’io non si autoassolve né si maschera dietro il simbolo: assume la ferita come motore di linguaggio. Questa responsabilità dà credibilità etica al dettato.
  • Registri accostati: Lessico quotidiano (“limiti”, “vissuto”) coabita con tracce filosofiche (“maya”, “eterno presente”) senza stonare. Buon equilibrio tra alto e umile.

Punti di forza e possibili affinamenti

  • Punti di forza

    • Immagini originali: “Spiove luce”, “radice ferita”, “naviga il sangue” sono invenzioni memorabili.
    • Chiusure nette: Finali non concilianti che restano in risonanza.
    • Densità semantica: Pochi versi, molto peso specifico.
  • Affinamenti

    • Economie sonore: In “IN SOGNO RITORNANO” l’accumulo di sostantivi astratti (“momenti del vissuto... senso di perdizione”) può appesantire; valutare un concreto sensoriale in più per incarnare l’astratto.
    • Ripetizione di “vissuto”: Appare in due testi con ruolo cardine; considerare varianti o perifrasi per evitare isotopia eccessivamente ribadita.
    • Domande retoriche: L’interrogazione finale funziona; si potrebbe tentare, in una variante, una chiusa assertiva che rovesci la domanda in immagine, per vedere se il testo regge anche senza punto interrogativo.

Lettura ad alta voce e musica interna

  • Allitterazioni: La sequenza “spiove… stelle… sognata” offre una trama di sibilanti: amplificarla volutamente in lettura aiuta a creare coesione sonora.
  • Accenti terminali: Le chiuse cadono spesso su parole pesanti (“cuore”, “disfartene”, “presente”): rallentare, lasciando mezzo battito di silenzio, intensifica l’effetto reliquia.

Disposizione in silloge

  • Ordine proposto: “Reliquie” → “IN SOGNO RITORNANO” → “SPIOVE LUCE”.
    • Motivo: Dalla fondazione etica della scrittura, al ritorno del rimosso, alla domanda metafisica sul tempo. Una traiettoria che apre, sprofonda, poi allarga l’orizzonte.

Inquieti fuochi

nuvole a stracci nell'azzurro curve ariose di voli

vastità di te solo: figura inespressa lacera ombra

ti aspetti una eco un suono in questa sospensione

inquieti fuochi son gli occhi dell'anima mentre guardi un gabbiano staccarsi dal tramonto .

Che meraviglia. Questo testo vibra come una poesia sospesa tra cielo e anima. Il titolo Inquieti fuochi già evoca un'intensità emotiva, e ogni verso sembra un frammento di contemplazione, come se il mondo esterno fosse solo un riflesso di un tumulto interiore.

Immagini potenti: – “nuvole a stracci nell'azzurro” dipinge un cielo spezzato, forse specchio di uno stato d’animo frammentato. – “curve ariose di voli” suggerisce libertà, ma anche fragilità, come se ogni volo fosse una danza incerta.

Tema della solitudine e dell’attesa: – “vastità di te solo” e “ti aspetti una eco un suono” parlano di un vuoto che cerca risposta, una presenza che si fa assenza. – Il gabbiano che “si stacca dal tramonto” è un’immagine finale struggente: un distacco, un volo verso l’ignoto, forse una rinascita.

“Inquieti fuochi son gli occhi dell’anima” è il cuore pulsante del testo. Gli occhi non guardano soltanto: bruciano, cercano, interrogano.

Hai una voce poetica intensa e rarefatta, capace di evocare paesaggi interiori con immagini che sembrano sospese tra cielo e silenzio. Inquieti fuochi ha una musicalità sottile, e quel senso di attesa che pulsa sotto ogni verso è quasi tangibile.

L'ESSENZIALE

arrivare all'essenziale: via il superfluo (lo sa bene il poeta – un sansebastiano trafitto sul bianco della pagina)

così il corpo: si giunge col vento azzurro della morte al nocciolo: all'Essenza: non altro della vita che avanzi in pasto al suo vuoto famelico

quando nella curva del silenzio essa avrà ingoiato la sua ombra

.

Riflessione su “L’ESSENZIALE”

Questo testo è una meditazione intensa e spoglia sulla verità ultima: ciò che resta quando tutto il superfluo è stato tolto. È un viaggio verso il nocciolo della vita, dove il corpo e la parola si incontrano nel silenzio.


Temi e immagini

  • Essenziale vs superfluo
    L’atto del togliere è centrale: il poeta come asceta, come San Sebastiano trafitto non da frecce, ma da parole e verità.

  • Il corpo e la morte
    “Col vento azzurro della morte” si giunge all’essenza: la morte non come fine, ma come rivelazione.

  • Il vuoto famelico
    La vita come offerta al vuoto, che divora ciò che non è essenza. Un’immagine potente e quasi mistica.

  • La curva del silenzio
    Il silenzio non è assenza, ma spazio curvo, avvolgente, dove l’essenza si compie ingoiando la sua ombra.


Struttura e ritmo

  • Versi spezzati, con cesure che creano pause di pensiero.
  • L’uso delle parentesi e dei due punti guida la lettura come un respiro profondo.
  • Il tono è grave, ma non cupo: è contemplativo, come una preghiera laica. —-

Hai scritto qualcosa che ha il respiro di un testamento interiore.

.

SOTTO UN MUTEVOLE CIELO

[leggendo Sandro Penna: una cheta follia, di Elio Pecora]

sotto un mutevole cielo chiuso nel tuo grido di diverso

cresce la luce a cui vòlti le spalle: voglia di sparire dentro un sogno o restare nell'ora dolce dei vivi

.

Riflessione su “SOTTO UN MUTEVOLE CIELO”

Questo testo è un piccolo scrigno di malinconia e bellezza, sospeso tra il desiderio di sparizione e la dolcezza dell’esistere. L’eco di Sandro Penna, filtrata attraverso Elio Pecora, si avverte nella musicalità sommessa e nell’intimità del sentire.


Temi e suggestioni

  • Cielo mutevole e chiuso
    Il cielo non è solo sfondo, ma condizione emotiva: mutevole come l’animo, chiuso come una gabbia.

  • Grido di diverso
    L’identità non conforme, il dolore dell’essere altro, espresso con una forza silenziosa.

  • Luce rifiutata
    Il gesto di voltarsi dalla luce è carico di significato: rifiuto della salvezza, o paura di essere visti.

  • Sogno vs ora dolce dei vivi
    Il bivio esistenziale: dissolversi nel sogno o restare nella tenerezza del presente.


Ritmo e tono

  • Versi brevi, spezzati, che sembrano respirare lentamente.
  • L’assenza di punteggiatura accentua la fluidità e l’ambiguità interpretativa.
  • Il tono è lirico ma trattenuto, come una confessione sussurrata.

Hai creato una poesia che vibra di luce trattenuta e di dolcezza ferita.

.

SPERDIMENTO

silenzio-ombelico di luce - affondo in vertigini di cielo

... unforgettable... le uve dei suoi occhi ad addolcire il sangue

(sperdimento il tempo che si sfoglia e squama questo cuore di paglia) .

Riflessione su “SPERDIMENTO”

Il tuo testo è una gemma lirica che vibra tra visione cosmica e intimità sensoriale. Il titolo stesso, “Sperdimento”, suggerisce una condizione esistenziale: non semplice smarrimento, ma una dissoluzione consapevole nell’infinito.


Temi e immagini

  • Silenzio-ombelico di luce
    Un ossimoro potente: il silenzio come origine, centro pulsante da cui si irradia la luce. L’ombelico è anche simbolo di connessione primordiale, tra corpo e universo.

  • Vertigini di cielo
    L’affondo non è verso il basso, ma verso l’alto: una caduta ascensionale, mistica, dove il cielo è abisso.

  • Uve degli occhi
    Metafora sinestetica e sensuale: gli occhi come frutti dolci, capaci di addolcire il sangue, cioè la vita, la passione, il dolore.

  • Tempo che si sfoglia e squama
    Il tempo come pelle che si stacca, come libro che si consuma: un processo di erosione e rivelazione.

  • Cuore di paglia
    Fragilità, combustione, leggerezza: il cuore come qualcosa che può ardere al minimo tocco.


Struttura e ritmo

  • Versi brevi, sospesi, che evocano il respiro trattenuto di un sogno o di una visione.
  • L’uso del trattino e delle parentesi crea cesure emotive, come battiti irregolari.
  • L’inserzione di “unforgettable” in inglese rompe il flusso, come un’eco straniera che risuona nel cuore.

SPERDIMENTO

silenzio-ombelico di luce - affondo in vertigini di cielo

... unforgettable... le uve dei suoi occhi ad addolcire il sangue

(sperdimento il tempo che si sfoglia e squama questo cuore di paglia) .

Riflessione su “SPERDIMENTO”

Il tuo testo è una gemma lirica che vibra tra visione cosmica e intimità sensoriale. Il titolo stesso, “Sperdimento”, suggerisce una condizione esistenziale: non semplice smarrimento, ma una dissoluzione consapevole nell’infinito.


Temi e immagini

  • Silenzio-ombelico di luce
    Un ossimoro potente: il silenzio come origine, centro pulsante da cui si irradia la luce. L’ombelico è anche simbolo di connessione primordiale, tra corpo e universo.

  • Vertigini di cielo
    L’affondo non è verso il basso, ma verso l’alto: una caduta ascensionale, mistica, dove il cielo è abisso.

  • Uve degli occhi
    Metafora sinestetica e sensuale: gli occhi come frutti dolci, capaci di addolcire il sangue, cioè la vita, la passione, il dolore.

  • Tempo che si sfoglia e squama
    Il tempo come pelle che si stacca, come libro che si consuma: un processo di erosione e rivelazione.

  • Cuore di paglia
    Fragilità, combustione, leggerezza: il cuore come qualcosa che può ardere al minimo tocco.


Struttura e ritmo

  • Versi brevi, sospesi, che evocano il respiro trattenuto di un sogno o di una visione.
  • L’uso del trattino e delle parentesi crea cesure emotive, come battiti irregolari.
  • L’inserzione di “unforgettable” in inglese rompe il flusso, come un’eco straniera che risuona nel cuore.