LADRO DI PAROLE
[l'ispirazione della poesia]
la farfalla immagine-pensiero
sotto la volta del bicchiere
-della cattura l'ebbrezza ma d'un solo
attimo e poi il volo...-
la destrezza nel carpirne la luce
frangente nei colori -
l'inavvertito suono
(2011)
Riflessione iniziale
Questa poesia ha un tono delicato e nervoso insieme: la farfalla come immagine-pensiero cattura un istante di luce, bellezza e perdita, e il linguaggio frammentato aumenta la sensazione di sorpresa e rarefazione.
Traduzione in inglese
the butterfly image-thought
under the dome of the glass
—of capture the intoxication but of a single
moment and then the flight…—
the skill in seizing its fractured
light in the colours —
the unobtrusive sound
Interpretazione breve
- Tema: la fragilità dell’istante creativo e il confronto tra prigionia effimera e libertà del volo.
- Immagine centrale: la farfalla come pensiero visivo che si può “catturare” solo per un lampo; il bicchiere funziona da microcosmo che concentra luce, colore e suono.
- Struttura e tono: versi spezzati e punteggiatura minimale creano sospensione e ritmi frammentari che rispecchiano il soggetto. L’uso di parole come “ebbrezza”, “destrezza”, “frangente” e “inavvertito” dona intensità sensoriale.
Piccoli suggerimenti di revisione
- Valutare se uniformare la punteggiatura per guidare il respiro del lettore (più pause o più sospensioni).
- Considerare la sostituzione di qualche trattino con versi liberi per chiarire se i segni sono pause emotive o tecniche.
- Se si vuole enfatizzare la perdita, aggiungere un ultimo verso che chiuda il circuito immagine → esperienza → assenza.
Versione alternativa proposta (leggibile come testo unico)
la farfalla immagine-pensiero
sotto la volta del bicchiere:
della cattura l'ebbrezza, ma d'un solo attimo — e poi il volo.
la destrezza nel carpirne la luce frangente nei colori,
l'inavvertito suono.
ALEPH
nell'oltre non c'è ombra
-lo sai- ombra che ti possa
nascondere allo sguardo
è una chiarità che t'attraversa
non come qui che guardi
per speculum in aenigmate
lì non si consultano dizionari
né atlanti: sei tu la biblioteca
il motore di ricerca
-alfabeto voce conoscenza- :
nel Tutto tu sei e tutto
è te – (l'aleph del poeta cieco)*
è dove ti si svela ogni
contrario – la vita non è prima
della morte
*Jorge Luis Borges
(2011)
Accolgo il testo come una meditazione lucida sul vedere totale e sulla lingua come luogo di essere.
Apprezzamento
- Immagine centrale forte: la chiarità che attraversa sostituisce perfettamente l'ombra come tema principale.
- Risonanza intellettuale: l'uso di riferimenti a biblioteca e motore di ricerca rende antico e moderno contemporanei.
- Economia espressiva: versi brevi e cesure nette mantengono tensione e concentrazione.
Lettura
- Il poema costruisce un percorso dall'assenza di oscurità verso l'identità totale dove il soggetto coincide con il Tutto.
- La metafora della biblioteca trasferisce responsabilità conoscitiva sul singolo parlante.
- La chiusa rovescia il rapporto tempo/contrario stabilendo che la vita e la morte non seguono un ordine gerarchico.
Suggerimenti di revisione
- Semplificare punteggiatura per aumentare il flusso e lasciare che le immagini si dispieghino.
- Rafforzare la cesura intorno al verso che introduce l'aleph per dargli più rilievo.
- Valutare l'uso del latino speculum in aenigmate per chiarezza del lettore o mantenere l'arcaismo come scelta intenzionale.
- Posizionare la citazione di Borges come nota finale separata per non interrompere il tono lirico.
Versione lievemente rivista
ALEPH
nell'oltre non c'è ombra
lo sai ombra che ti possa
nascondere allo sguardo
è una chiarità che t'attraversa
non come qui che guardi
per speculum in aenigmate
lì non si consultano dizionari
né atlanti sei tu la biblioteca
il motore di ricerca
alfabeto voce conoscenza
nel Tutto tu sei e tutto
è te l'aleph del poeta cieco
è dove ti si svela ogni
contrario la vita non è prima
della morte
Jorge Luis Borges
CONGETTURE
si vive per
approssimazione
si sta come
d'autunno...
di ungarettiana memoria
o
dall'origine
scollàti dal cielo
a vestire la morte
fino
al fiume di luce che
ci prenderà e saremo
un'altra cosa...
congetture
ma lasciatemi sognare
un sogno che non pesa
(2011)
.
Il testo trasmette precarietà e desiderio di leggerezza con immagini nette e un finale che chiede spazio al sogno.
Apprezzamento
- Immagini forti: la frase “si vive per approssimazione” apre con immediatezza esistenziale.
- Risonanza letteraria: il richiamo a Ungaretti conferisce profondità e memoria poetica.
- Contrasto efficace: la tensione tra morte e fiume di luce crea uno spostamento emotivo potente.
Lettura
- Il verso iniziale stabilisce una condizione esistenziale incerta che si riverbera nell'intera poesia.
- L'ellissi e le interruzioni di rigo lavorano sull'attesa e sul frammento come misura del pensiero.
- L'immagine di origine scollata dal cielo e l'atto di “vestire la morte” condensano mito e corporeità in poche parole.
- La chiusa trasforma la medesima precarietà in desiderio di sollievo attraverso il sogno.
Suggerimenti di revisione
- Snellire la punteggiatura per aumentare la scansione ritmica e lasciare che le immagini parlino da sole.
- Valorizzare la cesura tra “congetture” e l'appello finale facendo diventare la parola un'isola più netta.
- Semplificare alcune vocalizzazioni (per esempio usare scollati invece di varianti accentate) per una lettura più fluida.
- Mantenere la forza finale di “un sogno che non pesa” come chiusura immagine e titolo morale del verso.
Versioni
Versione lievemente rivista
CONGETTURE
si vive per approssimazione
si sta come d'autunno
di Ungaretti memoria
dall'origine scollati dal cielo
a vestire la morte
fino al fiume di luce
che ci prenderà e saremo
un'altra cosa
congetture
lasciatemi sognare
un sogno che non pesa
Traduzione inglese essenziale
CONJECTURES
we live by approximation
we stand like in autumn
of Ungaretti memory
from origin unglued from the sky
to clothe death
until the river of light
takes us and we will be
something else
conjectures
let me dream
a dream that does not weigh
COME UN IRRADIARSI DI CIELI
Amore è una parola a rischio
Nelo Risi
.
Amore è
come un irradiarsi di cieli
anteriori
esaltazione al calor bianco
o
pane impastato con lacrime
un lungo lungo gemito più
che sospiro di vento e foglie
casa del sole e delle ombre
dove disarmato
è il cuore
(2011)
.
COME UN IRRADIARSI DI CIELI: analisi e riflessioni
La poesia esplora l’amore come esperienza simultaneamente luminosa e dolorosa, capace di elevarci in spazi infiniti e di radicarci nel tempo delle lacrime.
Immagini e simboli chiave
“irradiarsi di cieli anteriori”
evoca un’espansione verso dimensioni primordiali, un amore che precede il tempo
“calor bianco”
tensione assoluta tra calore e purezza, un’energia che scioglie e brucia
“pane impastato con lacrime”
un’unione concreta di nutrimento e sofferenza, simbolo di un amore quotidiano e insieme sacro
“lungo lungo gemito”
suono che trascende il vento e le foglie, un’emozione prolungata e profonda
“casa del sole e delle ombre”
luogo duplice dove convivono luce e buio, gioia e dolore
“dove disarmato è il cuore”
conclusione che celebra la resa totale, l’abbandono alle forze dell’amore
Interpretazioni possibili
L’amore come esperienza trascendentale
un’uscita dai confini del sé verso un «cielo anteriore», prima della nascita
La dualità luce-ombra
la convivenza di calore e freddo, gioia e lacrime, in un unico spazio interiore
Corpo e spiritualità
il pane e le lacrime combinano dimensione materiale e mistica
Il cuore disarmato
resa ultima davanti a un sentimento che non ammette difese
FRAGILE PALPITO
in una selva di gridi
come lepre braccata
dal tuo incondizionato amore:
Tu che governi i cieli
“bisogno” hai di me?
perché pungoli questo
fragile palpito
fino al sonno della morte?
(2011)
.
FRAGILE PALPITO: analisi e riflessioni
La poesia esplora l’equilibrio tra amore incondizionato e vulnerabilità, trasformando il sentimento in una caccia in cui la preda è il proprio “fragile palpito”.
Immagini e simboli chiave
“selva di gridi”
evoca un caos emotivo che circonda il cuore, un bosco di suoni interni in cui ci si smarrisce
“lepre braccata”
simboleggia la parte più indifesa del poeta, inseguita da un affetto totalizzante
“Tu che governi i cieli”
suggerisce una figura trascendente o divina, capace di dominare ogni cosa
“bisogno hai di me?”
rovescia la dinamica tradizionale: non è il cuore ad aver bisogno dell’amore, ma è l’amore stesso a richiedere il cuore
“fragile palpito”
il battito incerto e precario, emblema di vita e tensione emotiva
“sonno della morte”
chiude il cerchio: l’amore estremo spinge il cuore verso un riposo eterno
Interpretazioni possibili
- L’amore come forza predatoria
il sentimento totalizzante diventa caccia che logora la parte più vulnerabile di chi ama
- Il divino e il bisogno reciproco
mettere in scena un Dio bisognoso del cuore umano, capovolgendo il rapporto creatore–creatura
- Fragilità dell’esistenza
il palpito come metafora della precarietà della vita, sospesa tra passione e morte
INVERNI
quanti ancora ne restano
nel conto apparente degli anni
incorniciati nella finestra i rami
imperlati di gelo e la coltre
candida che copre
anche il silenzio dei morti
immacolato manto
come una immensa pagina bianca
la immagini graffiata da
due righe di addio
il sangue delle parole già
rappreso mentre
è lo spirito a spiare da un
lembo del cielo
(2010)
.
INVERNI: Riflessioni sul gelo e sul silenzio
La poesia cattura l’attimo sospeso dell’inverno, dove il tempo si fa visibile nei cristalli di brina, nella neve che seppellisce ogni suono e nella tensione tra vita e morte. Il bianco immacolato diventa pagina su cui resta impresso solo un graffio di dolore, un addio che non si cancella.
Immagini e simboli chiave
i rami “imperlati di gelo”
evocano il peso dell’attesa e la fragilità di ciò che resiste al freddo
la “coltre candida” che soffoca persino il silenzio dei morti
suggerisce un oblio gelido, un riposo che non concede parole
il “manto” come pagina bianca
trasforma il paesaggio in un libro aperto, pronto a essere ferito da segni dolorosi
“due righe di addio” graffiate nel bianco
offrono un contrasto netto tra purezza e lacerazione emotiva
lo “spirito a spiare da un lembo del cielo”
invita a guardare l’inverno non solo come stagione, ma come stato dell’anima
.
COSA RESTERA'
siamo mistero a noi stessi
cosa resterà quando dopo
di noi sarà a sopravvivere
finanche l'albero
vetusto del giardino di fronte
e le suppellettili e i cari libri
la tua la mia storia
scritta sull'acqua
(2010)
Che poesia intensa e delicata. Cosa resterà evoca il senso di impermanenza e la fragilità della memoria umana. Il contrasto tra ciò che sopravvive — l’albero vetusto, gli oggetti, i libri — e ciò che svanisce — la storia personale, “scritta sull’acqua” — è struggente.
Alcuni spunti di riflessione:
– “Siamo mistero a noi stessi” apre con una verità profonda: l’identità è sfuggente, persino per chi la vive.
– “Scritta sull’acqua” è una metafora potente: ciò che è scritto sull’acqua non può durare, non può essere conservato. È il destino di molte storie intime, che non lasciano traccia.
.
SOGNO BAGNATO
[dalla parte dei traditi ed uccisi]
vedere l'angelo
della morte
entrare nel mio sogno
ed io riverso
sul selciato
lo stupore del sangue
le viscere nelle mani
“tu quoque brute”
... per mano di chi
si credeva amico
(2010)
.
Analisi del testo “SOGNO BAGNATO”
Atmosfera e tono
Il componimento apre su un paesaggio onirico deteriorato dal violento ingresso dell’angelo della morte. La tensione resta sospesa tra incubo e realtà, evocando uno stato di terrore quasi sacro.
- Personificazione: “angelo della morte” dà volto e volontà a un’entità astratta.
- Effetto shock: la descrizione del sangue e delle viscere amplifica la brutalità del tradimento.
- Latinismo: “tu quoque brute” rinvia al famoso grido di Cesare, condensando il senso di amicizia tradita in una formula carica di storia.
Temi e simboli
- Tradimento e violenza: l’amico-divenuto-carnefice trasforma il sogno in carneficina.
- Sogno vs realtà: la dimensione onirica crolla di fronte allo svelamento del peggiore dei segreti.
- Morte rito d’iniziazione: il passaggio dallo stato di incoscienza al riconoscimento della brutalità umana.
DAI CIELI DEL SOGNO
precipitare dai cieli del sogno
fino all'età adulta
richiami di sapori
di voci l'odore
del mare inalare il vento
salato sibilante sotto
le porte -
gibigiane echi
liturgie
di memorie
l'iniziazione del sesso
i segreti
cieli dell'adolescenza
passati come in sogno
(2010)
.
Breve analisi del testo
Atmosfera onirica e passaggio all’età adulta
Il componimento si apre con un’immagine forte: il “precipitare dai cieli del sogno” evoca la caduta dall’innocenza verso la concretezza dell’età adulta. Quel “fino all’età adulta” diventa soglia tra visione e realtà, un momento carico di nostalgia e tensione.
Le immagini sensoriali
- “richiami di sapori / di voci l’odore”: sinestesia che mescola tatto, gusto e udito
- “del mare inalare il vento salato sibilante”: l’elemento naturale come veicolo di memoria
- “gibigiane echi / liturgie di memorie”: eco di rituali interiori, rievocazione di gesti antichi
Temi e simboli
- Sogno vs realtà: dalla leggerezza del volo onirico alla gravità del quotidiano
- Iniziazione e segreti: l’adolescenza vista come rito di passaggio, con le sue scoperte e tabù
- Memoria e liturgia: la costruzione dell’identità attraverso ricordi ritualizzati
DENTRO SILENZI D'ACQUE
sul lago s'è alzata la luna
dentro silenzi d'acque
è dolce la luce
nel respiro
delle foglie una smania che dilania
abbraccia i contorni della notte
(2010)
C’è una quiete che vibra in questi versi: la luna che si alza sul lago, la luce dolce, e poi quella “smania che dilania” che incrina il silenzio. È una notte tattile: le foglie respirano, la luce abbraccia, i contorni della notte prendono corpo. Mi piace il contrasto netto tra dolcezza e inquietudine: come se l’acqua custodisse pace in superficie mentre sotto pulsa un desiderio irrisolto.
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Notturno d’acqua
C’è un viaggio naturale in ciò che hai scritto: ascesa, culmine, dissolvenza. Ti propongo un piccolo trittico che conserva la tua dolcezza luminosa e quella smania che dilania, come un filo teso sotto il lago.
Struttura in tre quadri
Ascesa: Lentezza del sorgere. La luna lascia la riva e scioglie i bordi del buio.
- Immagini: tremolio, vetro, alito di foglie, primo riflesso.
- Timbro: attesa sospesa, pudore.
Culmine: La luce tocca tutto, la smania affiora.
- Immagini: cerchio pieno, schiena del lago, nervatura delle foglie.
- Timbro: dolce ferocia, chiarezza che brucia.
Dissolvenza: La notte riassorbe, resta il battito.
- Immagini: alone, cenere di luce, passo che si allontana.
- Timbro: resa quieta, eco.
Leitmotiv: la “smania” come respiro che passa dalle foglie all’acqua e poi al cuore, ricomparendo con parole-soglia (respiro, contorno, abbraccio).
Bozze dei tre testi
Ascesa
sul margine dell’acqua
sale la luna
un tremolio sottile
apre il vetro del lago
nel respiro delle foglie
un nome non detto
spinge piano
i contorni della notte
Culmine
la luce è piena
dolce e feroce
abbraccia la schiena del lago
una smania che dilania
risale le nervature
e chiede tutto
senza rumore
Dissolvenza
si allenta il cerchio
la luna fa cenere
del suo chiarore
resta un passo nell’acqua
un filo di respiro
che torna alle foglie
e tace