from informatica
GUIDA PER RIPRISTINARE IL GRUB SU LINUX
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#linux #IloveLinux #grub
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from laudatosilivorno1
Niente di questo mondo ci risulta indifferente
Più di cinquant’anni fa, mentre il mondo vacillava sull’orlo di una crisi nucleare, il santo Papa Giovanni XXIII scrisse un’Enciclica con la quale non si limitò solamente a respingere la guerra, bensì volle trasmettere una proposta di pace. Diresse il suo messaggio Pacem in terris a tutto il “mondo cattolico”, ma aggiungeva « nonché a tutti gli uomini di buona volontà ». Adesso, di fronte al deterioramento globale dell’ambiente, voglio rivolgermi a ogni persona che abita questo pianeta. Nella mia Esortazione Evangelii gaudium, ho scritto ai membri della Chiesa per mobilitare un processo di riforma missionaria ancora da compiere. In questa Enciclica, mi propongo specialmente di entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune.
Otto anni dopo la Pacem in terris, nel 1971, il beato Papa Paolo VI si riferì alla problematica ecologica, presentandola come una crisi che è « una conseguenza drammatica » dell’attività incontrollata dell’essere umano: « Attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, egli rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione ».2 Parlò anche alla FAO della possibilità, « sotto l’effetto di contraccolpi della civiltà industriale, di […] una vera catastrofe ecologica », sottolineando « l’urgenza e la necessità di un mutamento radicale nella condotta dell’umanità », perché « i progressi scientifici più straordinari, le prodezze tecniche più strabilianti, la crescita economica più prodigiosa, se non sono congiunte ad un autentico progresso sociale e morale, si rivolgono, in definitiva, contro l’uomo ».3
San Giovanni Paolo II si è occupato di questo tema con un interesse crescente. Nella sua prima Enciclica, osservò che l’essere umano sembra « non percepire altri significati del suo ambiente naturale, ma solamente quelli che servono ai fini di un immediato uso e consumo ».4 Successivamente invitò ad una conversione ecologica globale.5 Ma nello stesso tempo fece notare che si mette poco impegno per « salvaguardare le condizioni morali di un’autentica ecologia umana ».6 La distruzione dell’ambiente umano è qualcosa di molto serio, non solo perché Dio ha affidato il mondo all’essere umano, bensì perché la vita umana stessa è un dono che deve essere protetto da diverse forme di degrado. Ogni aspirazione a curare e migliorare il mondo richiede di cambiare profondamente gli « stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società ».7 L’autentico sviluppo umano possiede un carattere morale e presuppone il pieno rispetto della persona umana, ma deve prestare attenzione anche al mondo naturale e « tener conto della natura di ciascun essere e della sua mutua connessione in un sistema ordinato ».8 Pertanto, la capacità dell’essere umano di trasformare la realtà deve svilupparsi sulla base della prima originaria donazione delle cose da parte di Dio.9
Il mio predecessore Benedetto XVI ha rinnovato l’invito a « eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell’economia mondiale e di correggere i modelli di crescita che sembrano incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente ».10 Ha ricordato che il mondo non può essere analizzato solo isolando uno dei suoi aspetti, perché « il libro della natura è uno e indivisibile » e include l’ambiente, la vita, la sessualità, la famiglia, le relazioni sociali, e altri aspetti. Di conseguenza, « il degrado della natura è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana ».11 Papa Benedetto ci ha proposto di riconoscere che l’ambiente naturale è pieno di ferite prodotte dal nostro comportamento irresponsabile. Anche l’ambiente sociale ha le sue ferite. Ma tutte sono causate in fondo dal medesimo male, cioè dall’idea che non esistano verità indiscutibili che guidino la nostra vita, per cui la libertà umana non ha limiti. Si dimentica che « l’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé. L’uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura ».12 Con paterna preoccupazione ci ha invitato a riconoscere che la creazione risulta compromessa « dove noi stessi siamo le ultime istanze, dove l’insieme è semplicemente proprietà nostra e lo consumiamo solo per noi stessi. E lo spreco della creazione inizia dove non riconosciamo più alcuna istanza sopra di noi, ma vediamo soltanto noi stessi ».13
from laudatosilivorno1
Testo dell'Enciclica “Laudato Si'” #1
« Laudato si’, mi’ Signore », cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: « Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba ».1
Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che « geme e soffre le doglie del parto » (Rm 8,22). Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora.
from 54rv36u
Da un po' di anni ho questa suoneria sul cellulare quando mi chiama mia moglie; l'ho “creata” estrapolando dei versi dalla canzone di Elton John “I'm still standing” ed editandola con Audacity. L'ho trovata calzante, mi piace. Mia moglie ha subito una mastectomia del seno sx per un carcinoma infiltrante nel gennaio 2017 passando poi per tutta la trafila prevista dalla chemio terapia che l'ha veramente “provata”. Io all'inizio l'ho presa male ma male male male. Lei invece, spaventata questo sì, ha affrontato, passatemi il termine, “di petto” la situazione ed anche con il supporto del nostro terapeuta ha accettato, introiettandolo, il principio di realtà, il “qui e ora”. Ma ne è uscita bene, pian piano sempre più fiduciosa e aperta al mondo. Dopo 5 anni di esami confortanti “Alien” si è invece ripresentato, una recidiva posizionata nella stessa zona ma dietro ad una costola e questa volta in modo inoperabile perché adiacente alla pleura. L'immunoterapia sta facendo miracoli, Alien si è da subito ridotto ed ora è irrilevabile. Certo, è stato preso in tempo e certo, di tumore ci si cura ma non si guarisce, occorre sempre stare in allarme; ecco perché la periodica Tac (ora passata a 5 mesi di distanza) è sempre vissuta con tensione che si scioglie quando l'esito è poi ok. Per altri 4 mesi si vive molto molto bene, pur con le limitazioni del caso, per poi, avvicinandosi la data della successiva Tac, aumentare comprensibilmente il tasso di “fibrillazioni”, di inespressi “e se?” Un passo alla volta, un passo alla volta. Dedico questa riflessione a chi ne possa aver bisogno.
from Novità in libreria
Qualche titolo per finire la seconda settimana di marzo.
NARRATIVA:
SAGGISTICA:
INFANZIA E RAGAZZI:
from PIXEL THROUGH YEARS
Fino agli anni ‘70, i videogiochi erano un fenomeno ristretto a laboratori di ricerca, ambienti universitari o, al massimo, alle rumorose sale arcade dove titoli come Pong e Space Invaders stavano già attirando migliaia di giocatori. Ma l’arrivo della Magnavox Odyssey (1972) e, poco dopo, dell’Atari 2600 (1977), cambiò tutto: il videogioco diventò un elemento domestico, familiare e, soprattutto, parte integrante della cultura pop.
In questo articolo esploreremo non solo come queste console abbiano cambiato le abitudini delle persone, ma anche come abbiano influenzato TV, cinema, musica, creato le prime polemiche sociali e dato vita a nuove forme di intrattenimento competitivo.
Nel 1972, il videogioco era ancora considerato un passatempo da bar, un'esperienza sociale legata ai cabinati arcade. Tuttavia, la Magnavox Odyssey introdusse un concetto radicalmente nuovo: i videogiochi potevano essere giocati a casa, in famiglia.
Quando la Magnavox Odyssey arrivò sul mercato, il concetto di “videogioco domestico” era talmente nuovo che molte famiglie non sapevano neanche come utilizzarla. Magnavox organizzò dimostrazioni nei negozi per spiegare come funzionava la console e, in molte pubblicità, veniva evidenziato che fosse un’esperienza pensata per tutta la famiglia, compresi i genitori.
🔹 Un dettaglio poco noto: molte famiglie americane rimasero sorprese dal fatto che la console non emettesse alcun suono! Essendo completamente analogica, l'Odyssey non poteva generare effetti audio come le future console, rendendo l'esperienza molto meno immersiva rispetto ai cabinati arcade.
Quando l'Atari 2600 arrivò nel 1977, l'interesse per i videogiochi domestici era ormai cresciuto esponenzialmente. Rispetto all’Odyssey, l'Atari offriva una libreria di giochi più ricca, con grafica colorata, effetti sonori e una community nascente di appassionati.
L'elemento che rese l'Atari 2600 un fenomeno globale fu l'uscita di Space Invaders nel 1980, un titolo che spinse milioni di persone ad acquistare la console. Questo portò a una trasformazione sociale radicale:
🔹 Prima di Space Invaders, i videogiochi erano considerati una novità tecnologica.
🔹 Dopo Space Invaders, i videogiochi erano diventati un passatempo quotidiano.
Negli anni '70 e '80, i videogiochi iniziarono a lasciare il segno anche su altri media.
Con il successo dell’Atari 2600, i videogiochi divennero parte della cultura pop. Alcuni esempi:
🔹 Curiosità: La pubblicità dell’Atari 2600 con E.T. (1982) è considerata una delle peggiori della storia, a causa della pessima qualità del gioco che contribuì al crollo del mercato videoludico nel 1983.
Ogni nuova tecnologia porta con sé preoccupazioni e critiche. I videogiochi non fecero eccezione.
Negli anni ‘80, giornali e telegiornali iniziarono a diffondere l’idea che i videogiochi potessero essere pericolosi per i bambini. Le principali accuse erano:
– Causa di isolamento sociale
– Dipendenza da videogiochi
– Distrazione dagli studi
Un caso emblematico fu la campagna anti-videogiochi del senatore americano Paul Trible, che nel 1982 propose una regolamentazione più severa sui contenuti videoludici, sostenendo che i giochi violenti (come Space Invaders) potessero rendere i bambini aggressivi.
🔹 Curiosità: Negli anni ‘80 circolava la diceria secondo cui Pac-Man causasse attacchi epilettici, portando alcune sale giochi a vietarlo temporaneamente.
L’Atari 2600 diede vita ai primi tornei videoludici, segnando l’inizio degli eSports. Il più famoso fu il “Space Invaders Championship” del 1980, organizzato da Atari, con oltre 10.000 partecipanti.
🔹 Fatto interessante: Il vincitore, Rebecca Heineman, divenne in seguito una famosa sviluppatrice di videogiochi, lavorando su titoli come Fallout.
Oggi, i videogiochi sono parte della nostra vita quotidiana. Ma senza l’Odyssey e l’Atari 2600, il gaming moderno probabilmente non esisterebbe. Questi sistemi hanno:
✅ Reso il videogioco un fenomeno casalingo
✅ Influenzato cinema, TV e musica
✅ Creato le basi per gli eSports
✅ Ispirato le prime discussioni sociali sul gaming
🔹 Curiosità finale: Nel 2022, una Magnavox Odyssey originale è stata venduta all’asta per 5.000 dollari, dimostrando quanto sia ancora oggi apprezzata dai collezionisti.
from CASERTA24ORE
Sparanise. Convegno del giornalista Palmesano il 17 maggio
Si terrà nella cittadina dell'Agro Caleno una manifestazione anticamorra a cura del giornalista Enzo Palmesano. L'evento sulla falsariga di quello tenutosi a Calvi Risorta nella sala consiliare, si terrà se non ci saranno intoppi, il prossimo 17 maggio.“Lo scenario – fanno sapere gli organizzatori in una nota stampa – è quello dell’Agro caleno: appunto Sparanise, Calvi Risorta e Pignataro Maggiore, famigerati paesi in varie stagioni tutti e tre sciolti per mafia. Interverrà, tra gli altri, Salvatore Minieri, giornalista professionista e scrittore (autore del libro “Pascià – Il clan dei casalesi è nato in una discoteca”, Edizioni Italia), che illustrerà le inchieste giornalistiche sul territorio e i motivi dello scioglimento di Sparanise. Conclusioni di Sergio Tanzarella, professore ordinario di Storia della Chiesa alla Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli (Sezione San Luigi), curatore del volume “Raffaele Nogaro – 90 anni di radicale mitezza” e autore del libro “Don Peppino Diana – Un prete affamato di vita”, pubblicati entrambi dalla casa editrice “Il Pozzo di Giacobbe”. L’atteso discorso del prof. Sergio Tanzarella conterrà ampi riferimenti all'impegno del vescovo emerito Raffaele Nogaro e al martirio di don Peppe Diana”.
from chiaramente
L'unico modo per guarire è a volte lasciare che la sofferenza colmi le nostre debolezze come la sabbia e il detrito di una morena riempiono un crepaccio. Non ho altra risposta al chiedermi cosa farei di diverso oggi da dieci anni fa. Non c'è altro rimedio a certe malattie che l'ottusa perseveranza del tempo e il lasciare che sia.
from Magia
🖊️ Pensieri
La gentilezza non è un gesto straordinario, ma uno sguardo che vede ciò che spesso passa inosservato, un sorriso silenzioso, un grazie appena sussurrato. La gentilezza è ascoltare le parole degli altri, anche quelle non dette, senza giudicare e lasciare che l’altro si racconti senza fretta. La gentilezza è il tempo che dedichi, è avere il coraggio di rallentare, di scegliere il dialogo o anche il silenzio.. La gentilezza è la delicatezza, di chi sa che le parole possono curare, ma anche ferire, saper scegliere la via che lascia meno cicatrici, è un gesto disinteressato, una parola, una piccola attenzione, di chi sa anche semplicemente ascoltare.
from Alviro
C’era ancora tanto da dire. C’era. Tempo passato. Come le occasioni. Come te.
Ma io... io ho fatto la cosa più codarda del mondo: ti ho amato in silenzio. E poi ti ho lasciato andare con ancora più silenzio. Non uno scatto, non una scena. Nemmeno un litigio epico con pioggia e orchestra.
Solo la porta che si richiude. E io, che non ho nemmeno avuto il coraggio di guardare indietro.
Hai presente quei sogni che sembrano veri, che ti svegli col cuore che batte come un tamburo, e ti serve un caffè doppio e due bugie per ricominciare la giornata? Ecco. Tu sei quel sogno lì. Solo che io non mi sono mai davvero svegliato.
Sento ancora il suono della tua risata. Fastidiosamente viva. Come una notifica che non si può silenziare. Mi hai lasciato dentro un’eco. Una specie di “ti amo” che rimbalza, ma senza più nessuno che lo raccolga.
E le parole? Ah, le parole. Sono arrivate tutte dopo. Quando non servivano più. Quando ormai parlavo con il tuo ricordo, non con te.
Ti penso nel cielo stellato. Sì. Ma anche nel supermercato, quando vedo i biscotti che ti piacevano. Nella macchina accesa mentre aspetto qualcuno che non arriva. Nella piega del cuscino che a volte somiglia al tuo profilo.
E tu? Sei sparita bene. Come fanno le donne forti: senza fare rumore, ma lasciando dietro un’esplosione silenziosa.
E io... Io ti conservo. Nel cognome che porto. Nelle parole che non dico. In quella parte del cuore che ormai ho affittato alla memoria. _____________________________________________ Ci sono amori che non finiscono. Si mimetizzano nel tempo. E diventano il metro con cui misuri tutto ciò che verrà dopo. _____________________________________________
from Alviro
Solo un giorno. Uno. Neanche abbastanza per litigare — pensa che lusso. Un giorno bastò per farmi sentire viva. E un bacio… Quel bacio era un’onda, sì. Furtiva, liquida. Notturna. Blu. Insomma, praticamente una poesia d’acqua. Ma anche uno tsunami emotivo con tanto di postumi.
E ora? Ora sono qui. In mezzo a statue ingessate da secoli, che almeno hanno la decenza di restare dove le metti. Tu no. Tu eri una promessa che ha fatto retromarcia col freno a mano tirato. E nemmeno uno specchietto per salutare.
Mi dici che mi pensi. Che mi vedi nelle nuvole, nei campi, nelle farfalle. Ma ti pare? Io voglio essere nei tuoi progetti, mica in metafore da cioccolatino. Voglio essere sabato sera, non domenica pomeriggio.
Eppure… A bacio estinto, mi si scolpì un sorriso. È vero. E non è nemmeno male, sai? Mi sta bene. Fa pendant con la dignità che ho cucito a mano dopo che te ne sei andato.
Forse ero io che cercavo eternità in un momento. Tu cercavi il momento e basta.
E adesso sto qui. Statua tra statue. Regina di un giardino che non fiorisce mai allo stesso modo. Ma che almeno non mente. Non scompare.
E mentre penso a tutto questo, mi viene da ridere. E poi da piangere. E poi da ridere di nuovo. Che è il modo più elegante di accettare il fatto che ti ho amato. _________________________________________________________________ A volte le storie che ci spezzano il cuore sono le stesse che ci insegnano a tenerlo in mano senza tremare. A volte l’amore non finisce, semplicemente cambia forma. Diventa eco, sguardo, o una battuta che fa ancora male — anche se ci ridiamo sopra. _________________________________________________________________
from Novità in libreria
Un'altra carrellata di libri marzolini!
NARRATIVA:
NOIR, GIALLI E THRILLER:
SAGGISTICA:
INFANZIA E RAGAZZI:
from Bymarty
🖋️Ieri, 6 mesi fa, da quell'esperienza, oggi mi sento un po' confusa, stanca, ho avvertito tanto la vicinanza di chi mi ha mandato un pensiero, un abbraccio, una parola, una faccina, parole profonde di incoraggiamento, da chi ha vissuto o vive questa situazione o non so più come definirla! Malattia? Ufficialmente lo sono, mi si riconosce per un codice di esenzione con cui posso usufruire dei medicinali, che sono abbastanza costosi e qualche visita di controllo se i tempi di attesa me lo consentono! Ringrazio davvero tutti, lontani vicini, reali, virtuali, io vivo anche di queste piccole dimostrazioni di affetto, vicinanza, amicizia...La strada è ancora lunga, la paura ormai è mia compagna di viaggio, ma ho anche dalla mia parte la speranza, la forza, la consapevolezza che lentamente sta venendo fuori, nn si può essere mai preparati ad affrontare situazioni del genere, non c'è un manuale da seguire, bisogna solo avere tanta forza e voglia di lottare di non lasciarsi sopraffare dai momenti bui, dalle incertezze che ci sono e ci saranno! Ho ancora albe e tramonti davanti a me, la luna da osservare, nuovi orizzonti da raggiungere, un figlio da amare, da crescere, una famiglia, amici, alcuni preziosi e me stessa da curare e accompagnare in questo cammino!
from Dedicato ad Azzurra
Le cose sono come sono. Soffriamo perchè le avevamo immaginate diversamente
Jodorowsky
Avverto un senso di rassegnazione in questa frase. Mi sembra una frase drastica: “le cose sono come sono”, come se non potessero mai cambiare. Certo, le cose sono sempre diverse da come ce le immaginiamo. Ed è vero che soffriamo per questo. Perché la realtà è sempre più grande della nostra immaginazione. Forse non possiamo capire la realtà, possiamo solo immaginarla. E se è vero che soffriamo per questa distanza che avvertiamo, è altrettanto vero che ci è data la possibilità di stupirci, di sorprenderci, di meravigliarci e di esclamare: che bello!
from Recensioni giochi PC, PlayStation e Xbox
Dead Island 2 non è un gioco che chiede il permesso di esistere. Esplode sulla scena come una bottiglia molotov lanciata contro un'orda di zombie, con un'energia caotica e un'anima brutalmente satirica. Dimenticate le classiche apocalissi malinconiche e il senso di disperazione che permea tanti giochi di zombie: qui c'è il sole accecante di Los Angeles, ci sono missioni esilaranti e, soprattutto, un sistema di combattimento che trasforma ogni scontro in un balletto di distruzione.
Il cuore pulsante del gioco è il sistema di combattimento corpo a corpo, che raggiunge un livello di brutalità e soddisfazione raramente visto nei titoli del genere. Ogni colpo si sente, ogni impatto lascia il segno. La meccanica “FLESH” (Fully Locational Evisceration System for Humanoids) permette di smembrare i non morti in modi realistici e raccapriccianti: colpire una gamba può farli crollare, spaccare una mascella significa vederli avanzare barcollando con la lingua penzolante. Il livello di dettaglio è quasi grottesco, ma è difficile non rimanerne affascinati.
L'uso delle carte abilità aggiunge un ulteriore livello di personalizzazione. Non si tratta solo di statistiche: alcune modificano radicalmente lo stile di gioco. Ad esempio, una carta permette di curarsi eliminando gli zombie in modo brutale, incentivando uno stile di gioco aggressivo e adrenalinico. Questa meccanica impedisce al gioco di diventare monotono e spinge il giocatore a sperimentare.
Los Angeles, o meglio “HELL-A”, è il palcoscenico perfetto per questa carneficina. Non è un open world classico, ma una serie di aree connesse tra loro, ognuna delle quali con una personalità unica. Le ville di Beverly Hills nascondono storie macabre di ex-celebrità ormai divorate dal loro ego (e dagli zombie), mentre Venice Beach è un mix perfetto tra il paradiso dei surfisti e l’inferno dei non morti. Ogni angolo di questa città decadente racconta qualcosa, spesso con una vena ironica che prende in giro la cultura superficiale di Los Angeles.
Un momento che mi ha colpito è stata una missione in cui si doveva organizzare una festa di zombie per un influencer che voleva “l’evento definitivo”. Il risultato? Un massacro con musica EDM a tutto volume e una piscina riempita di budella. Questo tipo di umorismo dissacrante rende il gioco molto più memorabile di tanti altri titoli horror che si prendono troppo sul serio. A proposito di esperienze memorabili, chi è alla ricerca di titoli di nuova generazione potrebbe voler considerare di comprare giochi PS5, dove si trovano giochi che offrono un'immersione e un impatto visivo davvero unici.
Giocare in solitaria è un’esperienza intensa, ma il vero divertimento emerge quando si entra in partita con amici o sconosciuti. Il matchmaking funziona in modo fluido, permettendo di unirsi ad altri senza problemi. C'è qualcosa di straordinariamente appagante nel coordinarsi per eliminare un’orda con attacchi combinati o nel ridere insieme quando un piano ben congegnato fallisce miseramente.
Un aspetto meno noto, ma che ho apprezzato molto, è la fisica dei combattimenti in cooperativa: i corpi degli zombie reagiscono realisticamente ai colpi, creando momenti esilaranti. In una partita, un mio compagno ha colpito un non morto con una mazza elettrificata proprio mentre io gli davo fuoco: l’effetto è stato un’esplosione di fulmini e fiamme che ha trasformato la creatura in un falò ambulante.
Uno dei punti più discussi di Dead Island 2 è stato il suo lancio esclusivo su Epic Games Store. Certo, le critiche alla piattaforma sono legittime, ma spesso si dimentica di valutare il gioco per quello che offre. Se si riesce a mettere da parte questa polemica, il titolo dimostra di essere uno dei migliori esponenti del genere action-zombie degli ultimi anni.
Dead Island 2 non cerca di rivoluzionare il genere, ma perfeziona la formula con stile, umorismo e un gameplay solido. È un gioco che celebra il caos e il divertimento sopra ogni cosa, offrendo un'esperienza memorabile per chi ama il genere. Se vi piace l’idea di trasformare Los Angeles in un campo di battaglia per non morti, questo gioco merita sicuramente la vostra attenzione.
from jens
Ore 15. L'ora nona. È insolitamente buio e Pilato fa accendere qualche altra luce. “Non riesci a vedere la mano che hai davanti agli occhi”, scherza la moglie, che ha preso posto accanto a lui davanti a una tavola riccamente imbandita. Sembra stanca. È stata una lunga giornata e non ha dormito bene.
Nello stesso momento, non lontano da loro, uno dei tre crocifissi pronuncia la sua ultima parola sotto un cielo nuvoloso. Invoca il suo Dio. Poi muore.
Anche la sua sorte diventerà un argomento alla tavola di Pilato, perché ora la padrona di casa chiede al marito: “E – com'è andata la giornata?
Pilato si sfrega la fronte. Dice: “L'intera giornata è stata incentrata su un predicatore ebreo chiamato Gesù di Nazareth. In realtà non volevo dedicare molto tempo a lui. Lo volevo solo mandare via insieme ai suoi accusatori. Lasciare che decidessero loro stessi su di lui. Ma si trattava di una rivolta e di un reato capitale. Quindi non avevo scelta. Poi ho parlato con questo Gesù. Egli mise sfacciatamente in dubbio il mio potere. Questo potere mi era stato dato solo dall'alto. Con “dall'alto”, però, probabilmente non intendeva Roma, ma il Dio giudeo. Questo Gesù aveva comunque una strana idea del potere e del dominio. Era un re, ma il suo regno non era di questo mondo. Quindi non era interessato al potere politico in quanto tale, ma a qualche rozza fantasia religiosa che non capivo bene”.
Pilato racconta che all'inizio non gli importava nulla di tutta la faccenda e che poi è stato colto da uno strano senso di giustizia. Aveva cercato di far assolvere questo Gesù. Non voleva semplicemente far passare un'accusa così ingiusta.
E racconta come alla fine fallì: gli influenti giudei lo avevano sfacciatamente minacciato che lo avrebbero accusato di infedeltà all'imperatore se avesse rilasciato Gesù. “Erano decisi a vederlo crocifisso”. “Non è strano?”, dice la moglie di Pilato dopo aver riflettuto un po'. “Tu hai interrogato questo Gesù. Sei un governatore. Dotato di molto potere e non timido nell'usarlo per far fare alla gente la tua volontà. Sei un uomo libero. Ben lontano dal rango dei prigionieri o degli schiavi.
Eppure, alla fine, avevi le mani legate. Dovevi ballare al loro ritmo. Questo Gesù di Nazareth invece: è alla tua mercé. Arrestato e minacciato di morte. Eppure ha conservato la sua libertà. Che cosa ti ha detto “Il mio regno non è di questo mondo”?
“È proprio così che si è comportato. Come qualcuno che distaccato dalle costrizioni di questo mondo. Come qualcuno che ha qualcosa di completamente qualcosa di completamente diverso e, comunque vada, se lo tiene stretto”.
“Si preoccupava della verità”, dice ora Pilato. Gesù di Nazareth gli aveva detto che era per questo che era nel mondo. Coloro che erano di questa verità avrebbero ascoltato la sua voce e lo avrebbero seguito. Pilato prende un altro pezzo di focaccia, poi aggiunge: “Uno strano motivo per prendere la morte su di sé. Probabilmente quest'uomo avrebbe potuto ancora potuto salvarsi. Avrebbe potuto dire che avrebbe ritrattato. Non avrebbe voluto fare confusione e si sarebbe ripreso tutto. Ma chiunque venga nel mondo per portare la verità probabilmente si aggrappa anche a qualcosa di simile alla verità. – Che cos'è la verità? Gli ho detto. E credo che abbia capito che io trovo che penso sia piuttosto folle morire per una verità quando si può semplicemente cedere un po' e modificare un po' la propria verità. modificare la propria verità. Verità – che cos'è?”.
“Non voglio fare filosofia”, risponde la moglie, ”ma non pensi che potresti averlo detto solo per legittimarti? Non hai preso una decisione su di lui in base a ciò che ti sembrava vero, altrimenti ora sarebbe in giro o impegnato a preparare questa Pasqua ebraica.
Fin dall'inizio hai evitato di esprimere un giudizio chiaro su di lui. Inoltre, hai espresso il tuo giudizio non come una decisione personale, ma come un male necessario. Ma anche chi non prende una decisione prende una decisione. Se non prendi una decisione, una decisione viene presa per te. Non so molto di politica e di potere, Pilato, ma è così che deve essere, o le tue parole avrebbero salvato una vita e ristabilito la giustizia?”
Pilato si difende: “Ho provato tutto. Ho detto apertamente agli accusatori giudei che non vedevo alcuna colpa. Ho persino ricordato loro la tradizione di liberare un prigioniero durante la Pasqua ebraica, dando così la possibilità di abbandonare il loro piano. Non avrebbero perso nemmeno un po' della loro reputazione. Ma è stato un fallimento colossale. Ne approfittarono subito per far uscire di prigione un terrorista.
Ripetei ancora una volta che non avevo trovato alcuna colpa in lui. Portai ancora una volta Gesù davanti ai suoi accusatori. I miei soldati lo avevano già picchiato duramente. 'Ecco, che uomo!' dissi loro, sperando che lo guardassero davvero, questa povera e bizzarra figura che non doveva in alcun modo essere una minaccia per loro”.
“A volte mi chiedo”, dice sua moglie, ”se è questo che manca al mondo. Che guardiamo davvero, che vediamo davvero gli altri come persone. Il povero verme che sta davanti a te come prigioniero, torturato e minacciato di morte è un essere umano fatto di carne e sangue come te e me”.
Pilato risponde: “Un bel pensiero, ma impossibile, mia cara. 'Ecco, che uomo! Se lo dicessimo ai combattimenti dei gladiatori, non ci sarebbero più combattimenti, anche se i gladiatori stessi sono spesso molto orgogliosi di sé nonostante la paura della morte.
Ecco, che uomo! Se lo prendessimo sul serio prima che qualcuno invada un territorio senza tenere conto delle persone che lo abitano, allora non ci sarebbero più conquiste. Cosa sarebbe Roma senza conquiste? Ecco, che uomo!”. Se dovessimo prendere sul serio questa affermazione, quando un altro potente mette a tacere un avversario politico o lo elimina completamente, allora nemmeno l'imperatore sarebbe al sicuro dal giudizio del mondo. No, alla fine non è quello che intendevo. – Si sta facendo tardi. Parliamo di qualcos'altro domani”.
Con queste ultime parole, si alza e lascia la moglie a tavola. Più tardi, quella sera, Giuseppe d'Arimatea si presenta a Pilato e lo prega di permettergli di seppellire il corpo del crocifisso Gesù di Nazareth. Pilato è sorpreso, lo permette e poi va a letto. Ma quella notte egli stesso dorme male. Sogna di trovarsi da solo in una stanza vuota. Una vastità indefinibile lo circonda. Come se non fosse del tutto se stesso, si vede dall'alto. “Un povero verme”, pensa Pilato nel suo sogno. E poi sente una voce forte in lontananza: “Ecco, che uomo!”.
Abbiamo accompagnato Pilato e sua moglie per un po'. È un gioco mentale. Non sappiamo come Pilato stesso abbia pensato in seguito alla sentenza che aveva emesso, anche se i Vangeli ne danno accenni e diverse leggende al di fuori dei Vangeli trattano l'argomento. Come il dialogo tra Pilato e sua moglie anche il dialogo tra Pilato e Gesù affronta grandi temi della vita. Si tratta di libertà, verità e umanità.
Libertà e verità vanno di pari passo. Gesù, il prigioniero che in realtà è libero, parla a Pilato della verità. Dice: “Sono nato e venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità. Chi è dalla verità ascolta la mia voce”. Pilato, l'uomo libero che in realtà è prigioniero, non vuole sapere questa verità. Risponde: “Che cos'è la verità?” e sembra come noi oggi: di fronte al sovraccarico di informazioni e alla disinformazione, scrolliamo le spalle e diciamo: ‘Che cosa possiamo sapere con certezza?’ Oppure: “Come faccio a sapere se c'è un Dio o no?”. Allora è meglio non occuparsene affatto.
Quando si parla di verità, generalmente si pensa alle scoperte e alle prove scientifiche. La verità di Gesù va ben oltre. Si tratta di qualcosa di più della questione se la terra è rotonda o piatta, o se un'elezione o una prova è falsificata o meno.
Anche se queste domande sono ovviamente immensamente importanti e possono determinare il corso della vita di una persona. La verità di Gesù va oltre.
È fondamentale. La verità per cui è venuto nel mondo rompe la monodimensionalità di questo mondo. È una liberazione da catene che spesso possiamo solo intuire. Laddove la nostra finitezza ci impedisce di fare la cosa giusta, anche se la conosciamo meglio, Gesù spezza queste catene. Perché attraverso di lui la finitezza è superata. Non siamo definiti da ciò che siamo considerati qui sulla terra. La nostra vera umanità contiene molto di più: è caratterizzata fino in fondo dall'amore di Dio. Gesù porta nel mondo la verità tra l'uomo e Dio. Egli incarna la verità della colpa umana e del perdono divino, dell'amore e dell'eternità. Questa verità ci rende liberi. Ci dà la speranza che non è mai inutile agire nel modo che abbiamo riconosciuto come giusto, anche se il mondo a volte lo fa sembrare inutile. Questa verità ci rende liberi, perché parla delle persone come dovremmo vederli realmente.