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from Alviro

Le persone vere spaventano. Sì. Perché? Perché dicono. Perché parlano. Perché le parole escono nude, senza scudo, senza maschera, e la gente indietreggia. La sincerità brucia. L’onestà è un coltello che taglia l’aria, che squarcia il silenzio comodo, le mezze verità, i sorrisi di circostanza.

E allora? Allora restano sole. Sole con le loro parole crude, sole con i loro occhi che non abbassano, sole perché il mondo preferisce le bugie morbide, le frasi smussate, i discorsi che non feriscono, che non svegliano, che non costringono a pensare.

Ma loro parlano. Sempre. Anche quando tacciono, parlano. Perché il silenzio di chi è vero è più forte di mille parole vuote. E allora la gente ha paura. Paura di quella libertà, di quel movimento interiore che non si ferma, che non si piega, che non si vende—libertà di muoversi, di essere, di esistere senza catene, senza finzioni.

Eppure, anche nella solitudine, c’è una forza. Una forza che non chiede permesso, che non cerca approvazione. Una forza che dice: Io sono qui, così, e se ti spaventa, è perché forse hai paura di essere vero anche tu.

 
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from Alviro

Oh, il tramonto... quel sospiro dorato che sfiora il cielo, come un addio malinconico ma pieno di promesse. I colori si sciolgono, si confondono, rosa che diventa viola, arancio che si fa ombra, e tutto è così effimero, così dolcemente struggente. È come un abbraccio della sera, un bisbiglio che dice: “Non temere, domani ci sarà un'altra luce.”

E io resto lì, con il cuore sospeso tra il finire e il ricominciare, perché la fine non è mai davvero la fine, no? È solo un momento di passaggio, un respiro tra un capitolo e l’altro. Il sole si nasconde, ma non sparisce, no, mai. Si prepara, si veste di notte, per poi tornare più splendente che mai, con l’alba che è come un sorriso fresco sul viso del mondo.

Che meraviglia, pensare che ogni giorno è un ciclo di bellezza, di attesa, di rinascita. E io, piccola damigella in questo grande palcoscenico, mi perdo in questi pensieri, tra nuvole che sembrano seta e vento che canta storie d’amore e di eternità.

Perché sì, il tramonto è una fine... ma che dolce, dolce fine, se subito dopo arriva il sipario di un nuovo inizio. 🌸

 
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from morsunled

2025 KTM Enduro Models Full Specs and Features Breakdown

KTM’s 2025 Enduro lineup redefines off-road excellence from the ground up. Designed for riders who demand peak performance in diverse terrain—from tight single-track to open desert roads—this new series offers a finely tuned balance of power, agility, and durability. Whether you're drawn to the raw torque of a two-stroke or the refined broad power of a four-stroke, here’s a deep dive into the specs and standout features across the 2025 KTM Enduro range.

🏍️ Engine Lineup: Two-Stroke & Four-Stroke Options The 2025 lineup offers engines tailored to every style of enduro rider:

250 EXC TPI & 300 EXC TPI: These two-stroke models feature KTM's signature TPI (Transfer Port Injection), delivering featherlight power with fuel efficiency and easy starting. The 300 EXC TPI provides ample torque for technical sections, while the 250 offers a high-revving rush.

250 EXC-F, 350 EXC-F, and 500 EXC-F: These four-strokes are powered by KTM’s newest SOHC engines, balancing smooth throttle response and rich midrange torque. The 350–ideal for all-day trails–marries the lightness of the 250 with the grunt of the 500 for versatile performance.

Every model uses a five-speed gearbox and features refined engine mapping for smoother power delivery, optimized cold starts, and compliance with Euro 5+ and EPA emissions standards.

🛠️ Chassis & Suspension Enhancements At the heart of the 2025 Enduro series lies a redesigned chassis built for agility and endurance. The updated chrome-moly frame offers better flex characteristics without adding weight, striking the perfect balance between stiffness and rider feedback.

Riding on the latest WP XPLOR USD forks and WP XACT rear shock, the bikes benefit from race-derived internals, adjustable clamping, and clickers to fine-tune rebound and compression. Whether you're navigating rocky climbs or flowing trails, suspension travel and shock absorption are newly dialed for confidence and control.

🎨 Ergonomics & Rider Interface KTM’s 2025 EXC models offer rider ergonomics refined for comfort and control. Narrower plastics and a reshaped seat profile improve grip and movement while standing or crouching. The digital instrument panel features a sharper TFT display with modes, diagnostics, and compatibility with KTM’s MyRide app.

Mass centralization and reduced weight—down to approximately 102 kg for smaller models—enhance responsiveness, agility, and endurance during long rides. KTM moto

💡 Advanced Lighting System KTM has equipped the 2025 Enduro lineup with a modern LED lighting package designed for night and dual-sport use. Each model comes with a dual-beam KTM LED headlight, housed in a rugged, waterproof casing. With crisp high and low beams plus built-in daytime running lights (DRLs), this system offers a broad, long-reach beam pattern engineered to illuminate technical trails, highway stretches, or rally stages under low-light conditions. The lighting package also meets DOT/ECE regulations, providing street-legal usability with crisp cutoff patterns and bright LED rear/tail lights for enhanced awareness and compliance during road travel.

🧩 Electronics & Rider Aids Electronics on the 2025 EXC models are significantly improved:

Ride Mode Selector: Switch between terrain-oriented throttle maps such as Rain, Trail, and Race.

Traction Control: Fine-tune traction levels for sand, mud, and paved roads.

Improved ECU: Offers faster boot-up, smarter fuel mapping, and smoother throttle-off behavior.

These upgrades ensure that riders can tweak performance live on the trail without sacrificing reliability or usability.

🔒 Rugged Build & Durability Built to endure hours of trail abuse, these Enduros come stock with robust parts:

Steel skid plates protect against rocks and stumps.

Handguards guard levers and controls.

High-grade seals and gaskets protect against water splashes and mud.

Lightweight lithium-ion batteries reduce overall weight and enhance power delivery.

Every component is engineered for maximum longevity in all riding conditions.

 
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from Blog Zero

di Omer Bartov

N.d.T.: Questa è la traduzione italiana di “I’m a Genocide Scholar. I Know It When I See It.”, l'articolo originale è reperibile sul sito del New York Times dove è stato pubblicato il 15 luglio 2025). Si ringrazia Helena Janeczek per il link dono

Il dottor Bartov è professore di studi sull'Olocausto e sul genocidio alla Brown University.

Un mese dopo l'attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023, ritenevo che esistessero prove che l'esercito israeliano avesse commesso crimini di guerra e potenzialmente crimini contro l'umanità nella sua controffensiva su Gaza. Tuttavia, contrariamente alle accuse dei critici più accaniti di Israele, le prove non mi sembravano sufficienti per configurare il crimine di genocidio.

Nel maggio 2024, le forze di difesa israeliane avevano ordinato a circa un milione di palestinesi rifugiati a Rafah, la città più meridionale e l'ultima relativamente indenne della Striscia di Gaza, di trasferirsi nella zona costiera di Mawasi, dove non c'erano quasi ripari. L'esercito ha quindi proceduto alla distruzione di gran parte di Rafah, un'impresa compiuta in gran parte entro agosto.

A quel punto non sembrava più possibile negare che il modello delle operazioni dell'IDF fosse coerente con le dichiarazioni che denotavano l'intenzione genocida espressa dai leader israeliani nei giorni successivi all'attacco di Hamas. Il primo ministro Benjamin Netanyahu aveva promesso che il nemico avrebbe pagato un “prezzo enorme” per l'attacco e che l'IDF avrebbe ridotto in macerie le zone di Gaza dove operava Hamas, e aveva invitato “gli abitanti di Gaza” ad “andarsene subito perché avremmo agito con forza ovunque”.

Netanyahu aveva esortato i suoi cittadini a ricordare “ciò che Amalek vi ha fatto”, una citazione che molti hanno interpretato come un riferimento alla richiesta contenuta in un passo biblico che esorta gli israeliti a “uccidere uomini e donne, bambini e neonati” del loro antico nemico. Funzionari governativi e militari hanno affermato di combattere “animali umani” e, in seguito, hanno chiesto il “totale annientamento”. Nissim Vaturi, vice presidente del Parlamento, ha dichiarato su X che il compito di Israele deve essere quello di “cancellare la Striscia di Gaza dalla faccia della terra”. Le azioni di Israele possono essere interpretate solo come l'attuazione dell'intenzione espressa di rendere la Striscia di Gaza inabitabile per la popolazione palestinese.

Credo che l'obiettivo fosse, e rimanga tuttora, quello di costringere la popolazione ad abbandonare completamente la Striscia o, considerando che non ha dove andare, di debilitare l'enclave attraverso bombardamenti e gravi privazioni di cibo, acqua potabile, servizi igienici e assistenza medica, in modo tale da rendere impossibile ai palestinesi di Gaza mantenere o ricostituire la loro esistenza come gruppo. La mia conclusione inevitabile è che Israele sta commettendo un genocidio contro il popolo palestinese.

Essendo cresciuto in una famiglia sionista, avendo vissuto la prima metà della mia vita in Israele, avendo prestato servizio nell'IDF come soldato e ufficiale e avendo trascorso gran parte della mia carriera a fare ricerche e a scrivere sui crimini di guerra e sull'Olocausto, è stata una conclusione dolorosa da raggiungere, a cui ho resistito il più a lungo possibile. Tuttavia, insegno genocidio da un quarto di secolo. So riconoscere un genocidio quando lo vedo.

Questa non è solo la mia conclusione. Un numero crescente di esperti in studi sul genocidio e diritto internazionale ha concluso che le azioni di Israele a Gaza possono essere definite solo come genocidio. Lo stesso hanno fatto Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per la Cisgiordania e Gaza, e Amnesty International. Il Sudafrica ha presentato una causa per genocidio contro Israele alla Corte internazionale di giustizia.

Il continuo rifiuto di questa definizione da parte di Stati, organizzazioni internazionali ed esperti giuridici e accademici causerà un danno incalcolabile non solo alla popolazione di Gaza e di Israele, ma anche al sistema di diritto internazionale istituito sulla scia degli orrori dell'Olocausto, concepito per impedire che tali atrocità si ripetano mai più. È una minaccia alle fondamenta stesse dell'ordine morale da cui tutti dipendiamo.

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Il crimine di genocidio è stato definito nel 1948 dalle Nazioni Unite come “l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale”. Nel determinare cosa costituisce genocidio, quindi, dobbiamo sia stabilire l'intenzione sia dimostrare che essa viene messa in atto. Nel caso di Israele, tale intenzione è stata espressa pubblicamente da numerosi funzionari e leader. Ma l'intenzione può anche essere dedotta da un modello di operazioni sul campo, e questo modello è diventato chiaro nel maggio 2024 – e da allora è diventato sempre più chiaro – con la distruzione sistematica della Striscia di Gaza da parte dell'IDF.

La maggior parte degli studiosi di genocidio è cauta nell'applicare questo termine agli eventi contemporanei, proprio a causa della tendenza, fin dalla sua coniazione da parte dell'avvocato ebreo-polacco Raphael Lemkin nel 1944, ad attribuirlo a qualsiasi caso di massacro o disumanità. Alcuni sostengono infatti che la categorizzazione dovrebbe essere completamente abbandonata, perché spesso serve più a esprimere indignazione che a identificare un crimine particolare.

Tuttavia, come ha riconosciuto Lemkin e come hanno successivamente concordato le Nazioni Unite, è fondamentale poter distinguere il tentativo di distruggere un particolare gruppo di persone da altri crimini previsti dal diritto internazionale, come i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità. Questo perché, mentre altri crimini comportano l'uccisione indiscriminata o deliberata di civili in quanto individui, il genocidio denota l'uccisione di persone in quanto membri di un gruppo, con l'obiettivo di distruggere irreparabilmente il gruppo stesso in modo che non possa mai ricostituirsi come entità politica, sociale o culturale. Inoltre, come ha segnalato la comunità internazionale adottando la convenzione, spetta a tutti gli Stati firmatari impedire tali tentativi, fare tutto il possibile per fermarli mentre sono in corso e punire successivamente coloro che hanno commesso questo crimine tra i crimini, anche se è stato commesso all'interno dei confini di uno Stato sovrano.

La designazione ha importanti ripercussioni politiche, giuridiche e morali. Le nazioni, i politici e il personale militare sospettati, incriminati o riconosciuti colpevoli di genocidio sono considerati al di fuori dell'umanità e possono compromettere o perdere il loro diritto di rimanere membri della comunità internazionale. Una sentenza della Corte internazionale di giustizia che dichiara che un determinato Stato è coinvolto in un genocidio, soprattutto se applicata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, può portare a severe sanzioni.

I politici o i generali accusati o riconosciuti colpevoli di genocidio o di altre violazioni del diritto internazionale umanitario dalla Corte penale internazionale possono essere arrestati al di fuori del loro paese. E una società che tollera o è complice del genocidio, qualunque sia la posizione dei suoi singoli cittadini, porterà questo marchio di Caino a lungo dopo che le fiamme dell'odio e della violenza si saranno spente.

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Israele ha negato tutte le accuse di crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio. L'IDF afferma di indagare sulle segnalazioni di crimini, anche se raramente ha reso pubblici i risultati delle sue indagini e, quando sono state riconosciute violazioni della disciplina o del protocollo, ha generalmente inflitto lievi reprimende al proprio personale. I leader militari e politici israeliani descrivono ripetutamente l'IDF come un'organizzazione che agisce nel rispetto della legge, affermano di aver avvertito la popolazione civile di evacuare i luoghi che stavano per essere attaccati e accusano Hamas di usare i civili come scudi umani.

In realtà, la distruzione sistematica a Gaza non solo delle abitazioni ma anche di altre infrastrutture – edifici governativi, ospedali, università, scuole, moschee, siti del patrimonio culturale, impianti di trattamento delle acque, aree agricole e parchi – riflette una politica volta a rendere altamente improbabile la rinascita della vita palestinese nel territorio.

Secondo una recente indagine di Haaretz, si stima che 174.000 edifici siano stati distrutti o danneggiati, pari al 70% di tutte le strutture della Striscia. Finora, secondo le autorità sanitarie di Gaza, sono state uccise più di 58.000 persone, tra cui oltre 17.000 bambini, che costituiscono quasi un terzo del totale delle vittime. Più di 870 di questi bambini avevano meno di un anno.

Più di 2.000 famiglie sono state sterminate, secondo le autorità sanitarie. Inoltre, 5.600 famiglie contano ora un solo sopravvissuto. Si ritiene che almeno 10.000 persone siano ancora sepolte sotto le macerie delle loro case. Più di 138.000 sono rimaste ferite e mutilate.

Gaza ha ora il triste primato di avere il più alto numero di bambini amputati pro capite al mondo. Un'intera generazione di bambini sottoposti a continui attacchi militari, alla perdita dei genitori e alla malnutrizione cronica subirà gravi ripercussioni fisiche e mentali per il resto della propria vita. Altre migliaia di persone affette da malattie croniche hanno avuto poco accesso alle cure ospedaliere.

L'orrore di ciò che sta accadendo a Gaza è ancora descritto dalla maggior parte degli osservatori come una guerra. Ma questo è un termine improprio. Nell'ultimo anno, l'IDF non ha combattuto contro un corpo militare organizzato. La versione di Hamas che ha pianificato e portato a termine gli attacchi del 7 ottobre è stata distrutta, anche se il gruppo indebolito continua a combattere le forze israeliane e mantiene il controllo sulla popolazione nelle zone non controllate dall'esercito israeliano.

Oggi l'IDF è principalmente impegnata in un'operazione di demolizione e pulizia etnica. È così che l'ex capo di gabinetto e ministro della Difesa di Netanyahu, il falco Moshe Yaalon, ha descritto a novembre sulla tv israeliana Demcrat TV e in successivi articoli e interviste il tentativo di ripulire il nord di Gaza dalla sua popolazione.

Il 19 gennaio, sotto la pressione di Donald Trump, a un giorno dal suo ritorno alla presidenza, è entrato in vigore un cessate il fuoco che ha facilitato lo scambio di ostaggi a Gaza con prigionieri palestinesi in Israele. Tuttavia, dopo la violazione del cessate il fuoco da parte di Israele il 18 marzo, l'IDF ha messo in atto un piano ampiamente pubblicizzato per concentrare l'intera popolazione di Gaza in un quartiere del territorio suddiviso in tre zone: la città di Gaza, i campi profughi centrali e la costa di Mawasi, all'estremità sud-occidentale della Striscia.

Utilizzando un gran numero di bulldozer e enormi bombe aeree fornite dagli Stati Uniti, l'esercito sembra voler demolire ogni struttura rimasta e stabilire il controllo sugli altri tre quarti del territorio.

Ciò è facilitato anche da un piano che prevede – in modo intermittente – la fornitura di aiuti limitati in alcuni punti di distribuzione sorvegliati dall'esercito israeliano, attirando la popolazione verso sud. Molti abitanti di Gaza vengono uccisi nel disperato tentativo di procurarsi del cibo e la crisi alimentare si aggrava. Il 7 luglio, il ministro della Difesa israeliano Katz ha dichiarato che l'IDF avrebbe costruito una “città umanitaria” sulle rovine di Rafah per ospitare inizialmente 600.000 palestinesi della zona di Mawasi, che sarebbero stati riforniti da organismi internazionali e non avrebbero potuto lasciare la città.

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Alcuni potrebbero descrivere questa campagna come pulizia etnica, non genocidio. Tuttavia, esiste un legame tra questi crimini. Quando un gruppo etnico non ha un luogo dove andare ed è costantemente spostato da una cosiddetta zona sicura all'altra, bombardato senza tregua e affamato, la pulizia etnica può trasformarsi in genocidio.

È stato il caso di diversi genocidi ben noti del XX secolo, come quello degli Herero e dei Nama nell'Africa sud-occidentale tedesca, oggi Namibia, iniziato nel 1904; quello degli armeni durante la prima guerra mondiale; e, naturalmente, anche l'Olocausto, iniziato con il tentativo tedesco di espellere gli ebrei e finito con il loro sterminio.

Ad oggi, solo pochi studiosi dell'Olocausto – e nessuna istituzione dedicata alla ricerca e alla commemorazione – hanno lanciato l'allarme che Israele potrebbe essere accusato di crimini di guerra, crimini contro l'umanità, pulizia etnica o genocidio. Questo silenzio ha reso ridicolo lo slogan “Mai più”, trasformandone il significato da affermazione di resistenza alla disumanità ovunque essa sia perpetrata a scusa, addirittura a carta bianca per distruggere gli altri invocando il proprio passato di vittima.

Questo è un altro dei tanti costi incalcolabili dell'attuale catastrofe. Mentre Israele sta letteralmente cercando di cancellare l'esistenza palestinese a Gaza e sta esercitando una violenza crescente contro i palestinesi in Cisgiordania, il credito morale e storico di cui lo Stato ebraico ha goduto fino ad ora si sta esaurendo.

Israele, creato sulla scia dell'Olocausto come risposta al genocidio nazista degli ebrei, ha sempre insistito sul fatto che qualsiasi minaccia alla sua sicurezza deve essere vista come potenzialmente in grado di portare a un altro Auschwitz. Questo fornisce a Israele la licenza di dipingere coloro che considera suoi nemici come nazisti, un termine utilizzato ripetutamente dai media israeliani per descrivere Hamas e, per estensione, tutti i gazawi, sulla base dell'affermazione popolare che nessuno di loro è “estraneo”, nemmeno i bambini, che da grandi potrebbero diventare militanti.

Non si tratta di un fenomeno nuovo. Già durante l'invasione israeliana del Libano nel 1982, il primo ministro Menachem Begin paragonò Yasir Arafat, allora rifugiato a Beirut, ad Adolf Hitler nel suo bunker di Berlino. Questa volta, l'analogia viene utilizzata in relazione a una politica volta a sradicare e rimuovere l'intera popolazione di Gaza.

Le scene di orrore quotidiane a Gaza, dalle quali l'opinione pubblica israeliana è protetta dall'autocensura dei propri media, smascherano le menzogne della propaganda israeliana secondo cui questa sarebbe una guerra di difesa contro un nemico simile ai nazisti. Si rabbrividisce quando i portavoce israeliani pronunciano spudoratamente lo slogan vuoto secondo cui l'IDF sarebbe “l'esercito più morale del mondo”.

Alcune nazioni europee, come Francia, Gran Bretagna e Germania, nonché il Canada, hanno protestato debolmente contro le azioni israeliane, soprattutto dopo la violazione del cessate il fuoco a marzo. Tuttavia, non hanno sospeso le forniture di armi né intrapreso molte misure economiche o politiche concrete e significative che potrebbero dissuadere il governo di Netanyahu.

Per un certo periodo, il governo degli Stati Uniti sembrava aver perso interesse per Gaza, con il presidente Trump che inizialmente aveva annunciato a febbraio che gli Stati Uniti avrebbero preso il controllo di Gaza, promettendo di trasformarla nella “Riviera del Medio Oriente”, per poi lasciare che Israele continuasse la distruzione della Striscia e rivolgere la sua attenzione all'Iran. Al momento, si può solo sperare che Trump faccia nuovamente pressione sul riluttante Netanyahu affinché raggiunga almeno un nuovo cessate il fuoco e ponga fine alle uccisioni incessanti.

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In che modo il futuro di Israele sarà influenzato dall'inevitabile demolizione della sua incontestabile moralità, derivata dalla sua nascita dalle ceneri dell'Olocausto?

La leadership politica israeliana e i suoi cittadini dovranno decidere. Sembra esserci poca pressione interna per il cambiamento di paradigma urgentemente necessario: il riconoscimento che non c'è altra soluzione a questo conflitto se non un accordo israelo-palestinese per condividere la terra secondo i parametri concordati dalle due parti, che si tratti di due Stati, uno Stato o una confederazione. Anche una forte pressione esterna da parte degli alleati del Paese sembra improbabile. Sono profondamente preoccupato che Israele persista nel suo percorso disastroso, trasformandosi, forse in modo irreversibile, in uno Stato autoritario di apartheid a tutti gli effetti. Come ci ha insegnato la storia, Stati di questo tipo non durano a lungo.

Sorge un'altra domanda: quali conseguenze avrà l'inversione morale di Israele sulla cultura della commemorazione dell'Olocausto e sulla politica della memoria, dell'istruzione e della ricerca, quando così tanti dei suoi leader intellettuali e amministrativi hanno finora rifiutato di assumersi la responsabilità di denunciare la disumanità e il genocidio ovunque si verifichino?

Coloro che sono impegnati nella cultura mondiale della commemorazione e della memoria costruita attorno all'Olocausto dovranno confrontarsi con un giudizio morale. La più ampia comunità di studiosi del genocidio – coloro che si occupano dello studio comparato del genocidio o di uno qualsiasi dei molti altri genocidi che hanno segnato la storia dell'umanità – si sta ora avvicinando sempre più a un consenso sul definire gli eventi di Gaza come un genocidio.

A novembre, a poco più di un anno dall'inizio della guerra, lo studioso israeliano di genocidio Shmuel Lederman si è unito al coro crescente di opinioni secondo cui Israele era impegnato in azioni genocidarie. L'avvocato internazionale canadese William Schabas è giunto alla stessa conclusione lo scorso anno e ha recentemente descritto la campagna militare di Israele a Gaza come “assolutamente” un genocidio.

Altri esperti di genocidio, come Melanie O'Brien, presidente dell'Associazione Internazionale degli Studiosi del Genocidio, e lo specialista britannico Martin Shaw (che ha anche affermato che l'attacco di Hamas era genocida), sono giunti alla stessa conclusione, mentre lo studioso australiano A. Dirk Moses della City University di New York ha descritto questi eventi nella pubblicazione olandese NRC come un “mix di logica genocida e militare”. Nello stesso articolo, Uğur Ümit Üngör, professore presso l'Istituto NIOD per gli studi sulla guerra, l'Olocausto e il genocidio con sede ad Amsterdam, ha affermato che probabilmente ci sono studiosi che ancora non pensano che si tratti di genocidio, ma “non li conosco”.

La maggior parte degli studiosi dell'Olocausto che conosco non condivide, o almeno non esprime pubblicamente, questa opinione. Con poche eccezioni degne di nota, come l'israeliano Raz Segal, direttore del programma di studi sull'Olocausto e il genocidio alla Stockton University nel New Jersey, e gli storici dell'Università Ebraica di Gerusalemme Amos Goldberg e Daniel Blatman, la maggior parte degli accademici che si occupano della storia del genocidio nazista degli ebrei è rimasta notevolmente in silenzio, mentre alcuni hanno apertamente negato i crimini di Israele a Gaza o hanno accusato i loro colleghi più critici di incitamento all'odio, esagerazioni selvagge, avvelenamento del pozzo e antisemitismo.

A dicembre lo studioso dell'Olocausto Norman J.W. Goda ha affermato che “accuse di genocidio come queste sono state a lungo utilizzate come foglia di fico per contestare più ampiamente la legittimità di Israele”, esprimendo la sua preoccupazione che “abbiano sminuito la gravità della parola genocidio stessa”. Questa “calunnia di genocidio”, come l'ha definita il dottor Goda in un saggio, “utilizza una serie di tropi antisemiti”, tra cui “l'accostamento dell'accusa di genocidio all'uccisione deliberata di bambini, le cui immagini sono onnipresenti sulle ONG, sui social media e su altre piattaforme che accusano Israele di genocidio”.

In altre parole, mostrare immagini di bambini palestinesi fatti a pezzi da bombe fabbricate negli Stati Uniti e lanciate da piloti israeliani è, secondo questa visione, un atto antisemita.

Più recentemente, il dottor Goda e Jeffrey Herf, stimato storico europeo, hanno scritto sul Washington Post che “l'accusa di genocidio lanciata contro Israele attinge a profondi pozzi di paura e odio” che si trovano nelle “interpretazioni radicali sia del cristianesimo che dell'islam”. Essa “ha spostato il disprezzo per gli ebrei come gruppo religioso/etnico allo Stato di Israele, che descrive come intrinsecamente malvagio”.

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Quali sono le ramificazioni di questa frattura tra studiosi di genocidio e storici dell'Olocausto? Non si tratta solo di una disputa accademica. La cultura della memoria creata negli ultimi decenni intorno all'Olocausto comprende molto più del genocidio degli ebrei. È arrivata a svolgere un ruolo cruciale nella politica, nell'istruzione e nell'identità.

I musei dedicati all'Olocausto sono serviti da modello per la rappresentazione di altri genocidi in tutto il mondo. L'insistenza sul fatto che le lezioni dell'Olocausto richiedono la promozione della tolleranza, della diversità, dell'antirazzismo e del sostegno ai migranti e ai rifugiati, per non parlare dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, è radicata nella comprensione delle implicazioni universali di questo crimine nel cuore della civiltà occidentale al culmine della modernità.

Screditare gli studiosi di genocidio che denunciano il genocidio di Israele a Gaza come antisemita minaccia di erodere le fondamenta degli studi sul genocidio: la necessità continua di definire, prevenire, punire e ricostruire la storia del genocidio. Suggerire che questo sforzo sia invece motivato da interessi e sentimenti maligni, che sia guidato proprio dall'odio e dal pregiudizio che sono stati alla base dell'Olocausto, non solo è moralmente scandaloso, ma apre anche la strada a una politica di negazionismo e impunità.

Allo stesso modo, quando coloro che hanno dedicato la loro carriera all'insegnamento e alla commemorazione dell'Olocausto insistono nell'ignorare o negare le azioni genocidarie di Israele a Gaza, minacciano di minare tutto ciò che gli studi e la commemorazione dell'Olocausto hanno rappresentato negli ultimi decenni. Vale a dire la dignità di ogni essere umano, il rispetto dello Stato di diritto e l'urgente necessità di non lasciare mai che l'inumano conquisti i cuori delle persone e guidi le azioni delle nazioni in nome della sicurezza, dell'interesse nazionale e della pura vendetta.

Ciò che temo è che, all'indomani del genocidio di Gaza, non sarà più possibile continuare a insegnare e ricercare l'Olocausto come abbiamo fatto finora. Poiché l'Olocausto è stato invocato senza sosta dallo Stato di Israele e dai suoi difensori per coprire i crimini dell'IDF, lo studio e la memoria dell'Olocausto potrebbero perdere la loro pretesa di occuparsi di giustizia universale e ritirarsi nello stesso ghetto etnico in cui hanno avuto inizio alla fine della seconda guerra mondiale, come preoccupazione marginale dei resti di un popolo emarginato, un evento etnicamente specifico, prima di riuscire, decenni dopo, a trovare il loro giusto posto come lezione e monito per l'umanità intera.

Altrettanto preoccupante è la prospettiva che lo studio del genocidio nel suo complesso non sopravviva alle accuse di antisemitismo, lasciandoci senza quella comunità fondamentale di studiosi e giuristi internazionali che si schiera in prima linea in un momento in cui l'ascesa dell'intolleranza, dell'odio razziale, del populismo e dell'autoritarismo minaccia i valori che erano al centro degli sforzi accademici, culturali e politici del XX secolo.

Forse l'unica luce alla fine di questo tunnel molto buio è la possibilità che una nuova generazione di israeliani affronti il proprio futuro senza rifugiarsi nell'ombra dell'Olocausto, anche se dovrà sopportare la macchia del genocidio perpetrato a Gaza in suo nome. Israele dovrà imparare a vivere senza ricorrere all'Olocausto come giustificazione per l'inumano. Questo, nonostante tutte le terribili sofferenze a cui stiamo assistendo, è un aspetto prezioso e, a lungo termine, potrebbe aiutare Israele ad affrontare il futuro in modo più sano, razionale, meno timoroso e violento.

Ciò non servirà a compensare l'incalcolabile numero di morti e le sofferenze dei palestinesi. Tuttavia, un Israele liberato dal peso schiacciante dell'Olocausto potrebbe finalmente accettare l'inevitabile necessità che i suoi sette milioni di cittadini ebrei condividano la terra con i sette milioni di palestinesi che vivono in Israele, a Gaza e in Cisgiordania in pace, uguaglianza e dignità. Questo sarà l'unico giusto compromesso.

 
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from lucianoaruta

Con sommo piacere, mi presento a voi: sono Luciano Aruta, un docente di Economia Aziendale di scuole superiori.

In questo mio novello blog, avrò il privilegio di condividere con voi approfondimenti e riflessioni su molteplici tematiche inerenti l'economia e la cultura.

Spero vivamente che questo percorso di conoscenza e dialogo possa coinvolgere un vasto uditorio.

#economia

 
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from angolo cottura

Ingredienti 4 pomodori rossi da riso 150 g riso arborio 1 spicchio aglio basilico fresco, 4-5 foglie olio d'oliva q.b. sale fino q.b. 4 patate

Come prima cosa è necessario svuotare tutti i pomodori della loro polpa. Con un coltello tagliamo la calotta del pomodoro e teniamola da parte. Incidiamo la circonferenza del pomodoro. Per aiutarci possiamo realizzare anche più tagli. Non preoccupiamoci se risulterà un po’ duro, piano piano si svuoterà, facciamo solo attenzione a non rompere la buccia esterna. Dopo aver inciso bene il pomodoro, svuotiamolo con l’aiuto di un cucchiaio. Versiamo la polpa dei pomodori in una ciotola capiente. Dopo aver svuotato tutti i pomodori, con una forchetta schiacciamo bene la polpa. Con un colino, passiamo il riso sotto l’acqua e aggiungiamolo alla polpa dei pomodori insieme al basilico tagliato a pezzetti, l’aglio a fettine o tritato e il sale. Se lo gradiamo possiamo aggiungere anche il pepe macinato. Mescoliamo bene e lasciamo insaporire il tutto per 30 minuti o 1 ora. Mi raccomando, questo passaggio è fondamentale! Mentre il riso insaporisce, peliamo e tagliamo le patate a cubetti. Trasferiamole in acqua fredda e saliamo. Facciamo riposare per 30 minuti. Trascorso il tempo di riposo, trasferiamo i pomodori vuoti in una teglia foderata con carta forno. Riempiamoli con il composto di riso e aggiungiamo tutto il sughetto. Non riempiamo i pomodori eccessivamente, il riso in cottura si gonfierà e aumenterà il suo volume. Aggiungiamo le patate precedentemente scolate e asciugate con carta da cucina. Saliamo le patate e aggiungiamo l’olio. Chiudiamo i pomodori con le loro calotte. Inforniamo a 180 °C per 45 minuti in forno ventilato oppure in forno statico a 190 °C. I nostri pomodori sono pronti! Lasciamoli intiepidire 5-10 minuti prima di servirli!

https://www.fattoincasadabenedetta.it/ricetta/pomodori-con-riso/

#primi

 
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from Revolution By Night

Qualche sparuto studente sceglie di non presentarsi all'orale della maturità come gesto di protesta nei confronti di un intero sistema scolastico inadeguato, anacronistico e incapace di formarli e prepararli al mondo di oggi e a quello che verrà.

Come al solito schiere di boomer sbraitanti si scagliano contro le nuove generazioni, incapaci, a loro dire, di stare al mondo e di affrontare la realtà (quella costruita da loro stessi e a loro misura) e di adattarsi alle logiche della modernità (una modernità novecentesca). Ma le critiche vengono proprio da una generazione di persone che vivono di e nel passato e che non hanno capito nulla del mondo di oggi (infatti fanno di tutto per distruggerlo e per distruggerci) e in particolare di quello dei giovani. In Italia, tanto per cambiare, più che in molti altri Paesi europei.

Ho due figli 20enni, buoni studenti e responsabili. Loro e i loro coetanei dicono più o meno tutti la stessa cosa delle scuole superiori, il disagio è generalizzato: nelle scuole superiori dirigenti e docenti sono letteralmente ossessionati dal programma e dai voti. Non esiste altro. Eppure la scuola è altro. Imperativo categorico assoluto è finire meticolosamente il programma, anche se è sconfinato. Chi riesce a stare dietro ad un ritmo da criceto nella ruota si salva, comunque a fatica, ma rinunciando a parte della vita che un adolescente ha il diritto e il dovere di fare al di fuori della scuola. Gli altri, la maggioranza, annaspano, vanno in crisi e si rifugiano in un silenzioso rifiuto. Le parole ansia, stress, angoscia ricorrono sempre nei loro discorsi. Personalmente lo trovo allucinante, gravissimo.

Ho fatto le superiori negli anni '80, tornavo a casa alle 13, studiavo 2/3 ore e poi uscivo con gli amici, tutti i pomeriggi. Mi sono diplomato con un buono voto, senza troppa fatica e godendomi la mia età. Stress e ansia erano concetti sconosciuti.

Negli istituti superiori oggi si fanno 30h/settimana. In quelli dove non si va al sabato, l'orario è 8-14. Si arriva a casa alle 14.30, o più tardi per chi vive fuori città, e si deve ancora pranzare. Ma non c'è tempo per tirare il fiato. I professori, evidentemente affetti da gravi disturbi psicologici, danno i compiti a casa. Compiti a casa di ogni materia... dopo 6 ore di lezione in classe. Deliranti. Ed è una mania tutta italica.

Il Ministero richiede 2/3 valutazioni a quadrimestre per ogni materia. Gran parte dei professori ne fanno 4 o 5, alcuni addirittura 7. Poi ci sono i recuperi per quelli che devono rimediare. Le verifiche si accavallano: 3 a settimana, talvolta 4 e non raramente anche con 2 compiti in classe lo stesso giorno. Allora i ragazzi cercano il dialogo, chiedono di abbassare il ritmo (oggettivamente forsennato) e il numero di prove, perché non ce la fanno. La risposta è invariabilmente da malati di mente: “Dobbiamo finire il programma e io devo essere sicura/o che voi studiate sempre”. Queste parole, se possono andare bene, forse, nella scuola dell'obbligo, a partire dalla 3^ superiore sono da TSO immediato. Trattiamo ragazzi prossimi all'età adulta come dei mocciosi. E la colpa sarebbe loro?!

Non basta. Già a partire dalla 4^ lo spauracchio della maturità è usato come un'arma affilata per alimentare panico, ansia da prestazione e stress, da cui sono funestati in primis i professori, che a loro volta scaricano senza alcun filtro, o remora, sui ragazzi. L'ho constatato personalmente seguendo 10 anni di superiori dei miei due figli.

Conta soltanto il voto, questa è la critica dei ragazzi. Hanno ragione, non importa se quel voto non rispecchia la tua reale preparazione e comprensione della materia. Non può farlo, date le condizioni da manicomio nelle quali uno studente deve e vuole fare il suo dovere.

L'Istituto Superiore di Sanità ci dice che negli ultimi 5 anni in Italia c'è stato un boom nell'uso di psicofarmaci e antidepressivi tra i giovani nella fascia 15-26 anni. Certamente la scuola non è l'unica responsabile ma sarebbe da deficienti pensare che non abbia alcun ruolo il luogo dove ragazzi passano buona parte della giornata e dove si pretende maniacalmente che siano iper-performanti.

I commenti generalizzati dei boomer fuori tempo massimo e degli psicologi d'accatto da salotto TV alla Crepet, ignoranti, supponenti e paternalistici mi fanno prudere le mani.

Now playing: “Snow (Hey Oh)” Stadium Arcadium – Red Hot Chili Peppers – 2006

 
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from Alviro

—siamo polvere che trema— frammenti di luce stanca— le stelle ci sputano addosso e ridono— muoiono— si sbriciolano— e noi? noi aggrappati a questo sasso umido— piccoli— piccolissimi— a sussurrarci bugie di grandezza—

(ma il vento cosmico ci trascina via come briciole—)

i nostri drammi?— un battito d’ali— un sospiro— e poi?— nulla— eppure ci straziamo— ci mordiamo— come se fossimo eterni— come se contassimo—

(le stelle non sanno— non gli importa—)

forse— se guardassimo dall’alto— se sentissimo il vuoto tra un atomo e l’altro— ci perdoneremmo— ci prenderemmo per mano— due ombre tremolanti— due granelli— che cadono insieme—

(prima che il buio ci inghiotta—)

—ma no— preferiamo l’odio— preferiamo scavare abissi tra di noi— come se fossimo più del fango— più della cenere—

(ridicoli— magnificamente ridicoli—)

—ah— se solo capissimo— se solo—

 
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from norise 2

RECENSIONE ALLA SILLOGE DI FELICE SERINO “IN SOSPESO DIVENIRE”, 2013

al di fuori di me -

io stesso luogo-non-luogo –

mi espando

Così, Felice Serino, dà alla luce l’ultima breve ma intensa silloge, “In sospeso divenire – Poesie dell’impermanenza”, titolo alquanto suggestivo e che, in pochi tratti descrive il ruolo stesso del poeta-uomo, dello scrittore, considerato per antonomasia il saggio, il pensatore, conscio d’una realtà fuggevole e capace, pertanto, di ravvisarne gli atomi in una sincrasi eclettica, unendo particelle e parole con una palpabilità maniacale. Ho parlato di“saggio” per un motivo ben preciso. Leggendo il Serino, m’è parso di risentirela lontana eco del Dao Dezi di Lao Tsu, saggio cinese che – nella succitata opera – scrisse una ben precisa frase: “Per questo il santo permane nel mestiere del non agire e attua l'insegnamento non detto. […]. Compiuta l'opera egli non rimane e proprio perché non rimane non gli vien tolto”. Si noti che la parola “Saggio” e “Santo” hanno, nel Tao TeChing, la stessa funzione di soggetto. Come per queste “poesie dell’impermanenza”, il Serino ha la funzione di lasciare un’impronta, un segno lieve “in sospeso divenire”, per l’appunto, per poi partirsi, allontanandosi dopo aver detto. Il suo è un divenire lasciato ad altri, un qualcosa di incompiuto ma capace di tessere trama e ordito con una originalità impertinente, tra figure retoriche e costrutti semantici ridotti all’essenziale, eppure talmente precisi da centrare il cuore del bersaglio:

in trasognato sfarti figura

-quasi rito-

t’invetri

incielata diafana

qui troviamo qualcosa di molto raro, quasi una sorta di gioco di parole e reinventati neologismi privi di peccato ma che trascendono all’interno di un Locus amoenus racchiuso nell’utopia e nella stagione di una vetrina al di fuori del tempo.

Il Serino però è un treno in corsa lungo diverse stazioni, sfiora emozioni di ogni sorta e non placa sicuramentela propria sete nella forra dei giochi della parola propriamente detta. Egli si fa anche semplicità negli occhi e nei sogni di una bambina, diventa foriero dei cambiamenti dell’animo… si fa madre e poi muore alla vita.

Senza voler troppo aggiungere, per non guastare del lettore la sorpresa, il poeta Serino disvela e tributa la seconda parte dell’opera ai suoi amori, quelli familiari come quelli letterari, finanche alle letture di Ungaretti, Merini e Ginsberg. È una nota che suona differente in ogni tasto, il Serino e in questa breve silloge dà prova di quanta musica possa vantarsi l’animo umano, un Pathos capace di elevare o, talvolta, di colpire, lasciando senza parole attraverso la bellezza e l’irripetibilità delle sue dinamiche.

Di Marco Nuzzo

e-book realizzato da poesieinversi.it

 
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from disattualizzando

L’Arte è la massima espressione dell’intelletto e della creatività umana: riesce a trasmettere concetti e sensazioni universali, pur essendo profondamente segnata dall’unicità individuale dell’artista. Esalta l’anima dell’artefice tanto quanto quella del fruitore, amplificando la propria qualità ed eccezionalità in modo significativo. Il concetto artistico è spesso nobilitato dal proprio tormento e sofferenza, che ne costituiscono l’autenticità più profonda, manifestata come pura emozione. Dolore e passione sono le fonti d’ispirazione più comuni, sebbene ogni artista le declini in modo personale, irripetibile, a volte contraddittorio. Tutto ciò che abbiamo ereditato nei secoli e nei millenni ha radici profonde, radici umane che, nonostante il tempo sia smisurato, saranno sempre valide ed attuali. Si tratta di condizioni scolpite nell’animo di ognuno di noi, portate alla luce da chi crea, da chi compone.

Nella maggior parte dei casi, il primo passo verso la realizzazione di un’opera degna di essere ricordata è proprio il liberarsi di quello stato d’animo controverso e incoerente che spaventa e intimorisce. Per chiarire il concetto, l’artista, è forse l’unica privilegiata persona che Pirandello non avrebbe ricoperto di maschere inutili, ridicole e ipocrite. Una volta liberato, l’artista deve unire alla propria anima, debole e indifesa, la bellezza artistica, l’unicità dell’eccellenza espressiva, creando un connubio eccezionale, comprensibile solo da chi si impegna davvero per coglierlo. Solo così nasce qualcosa di eterno e profondo, personale tanto quanto universale, affascinante e indimenticabile.

L’Artista non deve limitarsi a eseguire, studiare o copiare. Il suo compito più nobile, singolare e importante è cercare la chiave che risolva tutti i quesiti senza risposta, pur non possedendo né la chiave né le risposte, ispirandosi a ciò che è inspiegabile e irrisolvibile, valorizzando l’essenza dell’anima umana, che persiste nella ricerca e non nel traguardo.

Paul Gauguin la cercò, e lo dimostrò nella celebre opera “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?”. L’Artista sa che potrebbe non essere mai compreso, o esserlo troppo tardi. Sa che forse nemmeno lui riuscirà mai a comprendersi appieno. Ma è proprio l’impegno verso l’indagine emotiva, ideale, utopica o politica a rendere l’opera unica.

Il soggetto preso in considerazione, sia esso l’opera o il suo autore, diventa degno di essere condiviso, vantandosi quindi di essere fonte di ispirazione per chi vuole soffermarsi davvero, e non limitarsi a osservare superficialmente ciò che è esposto. Da quel momento ipotetico, l’Arte diventa eterna.

Secondo alcuni, l’Arte esiste prima ancora di essere ideata: l’Artista deve solo scoprire il canale giusto per farla nascere e vivere, strumentalizzando i propri sentimenti e le proprie emozioni, per poi indirizzarli al soggetto, quasi sempre ispirato da ciò che l’Artista conosce meglio di ogni altra cosa: se stesso.

Così Michelangelo Buonarroti, influenzato dalla filosofia neoplatonica, sosteneva che l’anima della scultura esistesse già nel blocco di marmo: lo scultore si limitava al nobile compito di liberarla, per darle vita e renderla eterna. Questo è il concetto di forma nel contenuto.

L’Arte sopravvive a tutto: millenni infiniti, interminabili guerre, catastrofi, malattie, regimi e ignoranza. È lo specchio di ogni società, il riflesso di ogni passaggio storico, umano ed artificiale. Racchiude in sé la complessità dell’essere universale e le sue peculiarità, abbattendo le barriere dello spazio e del tempo, ovunque ci si trovi nel mondo. Cessa di esistere solo per il singolo individuo, sorpassandolo concettualmente.

Ogni capolavoro diventa un simbolo. Ogni simbolo, nel tempo, diventa più di ciò che era al momento della creazione. Ma senza una folla di seguaci appassionati che crede in ciò che vede e sente, il simbolo perde valore, perde significato.

L’Arte odierna, che a mio avviso si limita a sopravvivere nella nostra contemporaneità, è una strumentalizzazione ignorante ed egoista di ciò che un tempo era eterno e universale, capace di nobilitare l’animo umano. Spesso è diventata solo un mezzo che permette di soddisfare desideri di denaro e notorietà, arricchendosi e costruendo una fama effimera. Un effetto collaterale ancor più dannoso si riflette sulla massa: il cattivo gusto si diffonde, rincoglionendo le menti e canalizzandole verso l’apparenza e l’abitudine, privandole della profondità e condannandole a una pigrizia artistica e a una curiosità misera per ciò che è diverso e sconosciuto. La mancanza di un’estetica collettiva è pericolosa quanto l’ignoranza e la cattiveria.

Prendendo atto di questo, ho coniato (in modo scherzoso, ma non troppo) un termine che accomuni questi pseudo-artisti e imprenditori del vuoto, distinguendoli dai veri geni creativi del passato e raramente del presente: “ARTESISMO”. Il significato è molto semplice, gli Artesisti sono tutti quegli pseudo-imprenditori conformisti che, per emanciparsi e arricchirsi, sfruttano l’Arte come mezzo, per poi minimizzarla non appena hanno ottenuto la notorietà.

Oggi la vera cultura è derisa, sminuita, il valore concettuale e artistico è stato sostituito dal banale, dal facile, dal veloce. La merda è spacciata per oro, l’oro ha perso il suo significato. L’Arte è diventata aperta a tutti. Tutti possono definirsi artisti, ma la maggior parte ha come unica legittimità solo la personale convinzione di esserlo.

Il ruolo del pensatore, in un’epoca superficiale, fittizia e frenetica come la nostra, dovrebbe essere ancora più valorizzato: per riuscire a far collimare l’individuo con il pensiero personale e collettivo, facendo da legante tra il bello e il pragmatico. Il suo grande obiettivo: confermare l’estetica passata e superata, creando le basi per un’estetica futura valida e competitiva. Musica, Pittura, Scultura, Letteratura e Filosofia creano, in ogni contesto storico, una rete culturale illimitata, nei contenuti e nella loro immortalità, percepita solo da chi si eleva al di sopra della mediocrità collettiva.

L’Arte, come il buon gusto, si comprende soprattutto attraverso l’abitudine al bello e la riflessione sulle emozioni che esalta, questo è il motivo per il quale l’Estetica di Kant, che un tempo si riteneva innata e universale, è oggi messa in grave pericolo da un’epoca opportunista e povera di valori umani.

Se oggi riuscissimo a coltivare questo vacillante, delicato ed indispensabile aspetto, potremmo ancora sperare nella nascita di qualcosa di valido e capace di durare nel tempo. Ma se l’Arte continuerà a essere sostituita da Artesismi e Artesisti, per questioni di vendibilità e profitto, non sapremo più riconoscere e comprendere l’importanza del passato. Perderemo la capacità di comprendere il motivo per cui tanti appassionati vivono con nostalgia il ricordo tangibile di epoche perdute, da preservare e da tramandare di generazione in generazione.

Questo possibile scenario futuro, lo identifico senza alcuna ironia come “morte dell’anima”. La morte dell’anima umana, scambiata per qualcos’altro.

 
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from Bymarty

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✍️ È una domenica di Luglio, pensieri, attese, conferme, speranze, illusioni e delusioni! Vorrei scrivere, raccontare, ma poi come adesso, le parole ci sono, ma arrivano e scappano via, i pensieri corrono veloci, confusi e a volte strani! Il tempo passa, scorre, vedo e catturo albe, tramonti, la mia luna, ne faccio immagini mie, riempio memoria, cuore, e quella voglia di fermare o rallentare il tempo, il mio tempo.. Aspetto conferme, speranze, parole che appaiono lontano, ma che darebbero pace ai miei pensieri e un po' di respiro al mio cuore! Così aspetto, lascio che questo tempo passi e quel giorno tanto atteso, quando arriverà, sarà uguale ad altri, diverso, ma forse nuovo, sarà un nuovo inizio comunque, nel bene, nel male, in una nuova attesa o percorso! In questo tempo di attesa, devo essere io a rallentare, ad isolare pensieri, a colmare vuoti, assenze, ma soprattutto devo ascoltare me stessa, la mia voce, il mio cuore, le mie ferite e pensare che quella cicatrice, rappresenta e mi rappresenta e sarà sempre un punto di partenza, una rinascita e forza, per continuare ad affrontare ogni giorno paure, dubbi, fragilità, che questa lotta al mio piccolo, grande ospite, ha lasciato! Così rallento, metto in pausa quella me, che nonostante tutto cerca conforto, presenza e normalità e aspetto di ritrovarmi, di ritrovare quella serenità, quella normalità, che spesso, volutamente, metto in pausa, per inseguire, cercare, chi forse, in questo momento non crede, in me, in noi.. Aspetto e osservando la luna, mi concedo un respiro diverso, silenzioso, lascio che il cinguettio si diffonda tra i miei pensieri e che il vento li porti via lontano, lontano...

 
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from Novità in libreria

NARRATIVA:

  • IL MIO NOME È EMILIA DEL VALLE di Isabel Allende (Feltrinelli). Figlia di una suora irlandese sedotta da un aristocratico cileno, Emilia Del Valle Walsh è una brillante e ribelle scrittrice, che nel 1891 è inviata per conto del San Francisco Examiner in Cile per coprire la guerra civile. La storia di una Santiago sul punto di scoppiare si intreccia con la vicenda personale di Emilia, tra il contatto con il padre naturale, e un amore sbocciato fra gli scontri della prima linea. Per saperne di più: scheda libro.
  • ZUCCHERO, AMORE E TANTI GUAI di Anna Zarlenga (Newton Compton). Sofia, detta Candy, esce con le amiche in un night, per cercare di dimenticare il fidanzato che l'ha lasciata. Complice l'alcool, ecco che Candy si rende protagonista di una situazione imbarazzante con il ballerino Christian, alias C. Strong. Poco male, Candy è sicura che non rivedrà mai più il ballerino ai piedi del quale è caduta... e invece i guai sono appena cominciati... Per saperne di più: scheda libro.
  • UN NUOVO INIZIO di Danielle Steele (Sperling & Kupfer). Il capo di un prestigioso studio cinematografico di Hollywood si ritrova sostituito all'improvviso, così decide di ricominciare una nuova vita nei pressi di Londra. La sua nuova assistente, però, potrà fare la differenza nella sua vita, per via di un suo manoscritto, perfetto per la trasposizione cinematografica. Per saperne di più: scheda libro.
  • IL VELO DI LUCREZIA di Carla Maria Russo (Neri Pozza). Firenze, 1464: lo scapestrato pittore Filippo Lippi, che ha preso i voti per sfuggire alla più nera miseria, incontra in un convento Lucrezia, figlia di un tintore. Una storia di bellezza, arte e amori proibiti. Per saperne di più: scheda libro.

NOIR, GIALLI E THRILLER:

  • SE IL CANE NON ABBAIA di Louise Hegarty (Mondadori). È la vigilia di capodanno e Abigail organizza la tradizionale cena con delitto per il compleanno di suo fratello Benjamin nella loro grande casa in Irlanda. Benjamin viene trovato morto nella sua stanza, chiusa dall'interno, dopo una serata strana, in cui i diversi invitati hanno chiacchierato, hanno bevuto e giocato d'azzardo. Un giallo della “camera chiusa”, in cui tutti sono sospettati. Per saperne di più: scheda libro.
  • IL PAPPAGALLO MUTO di Maurizio De Giovanni (Rizzoli). I Servizi hanno ancora bisogno di Sara Morozzi e Andrea Catapano, i due migliori agenti (ormai anziani). L'incarico dovrà essere svolto con le modalità della vecchia scuola: un indagine con intercettazioni personali, senza tecnologia. Sara e Andrea capiscono immediatamente che accettare quest'incarico potrebbe essere stato un errore fatale... Per saperne di più: scheda libro.
  • LA TATA di Helena Echlin (Nord). Solo la giovane tata armena sembra essere in grado di gestire l'irrequietezza di Stella, una bambina “difficile” di nove anni. Un brutto giorno, però, dopo essersi licenziata all'improvviso, la tata viene trovata morta annegata nella piscina. Incidente o gesto volontario? Da allora Stella mostra strani cambiamenti che inquietano sua madre Charlotte, la quale sembra essere l'unica a preoccuparsi. Per saperne di più: scheda libro.
  • IL LABIRINTO DEI DIECI SOSPETTI di C.B. Everett (Newton Compton). Dieci sconosciuti si risvegliano prigionieri di una casa, senza ricordare come ci sono arrivati: per uscire da lì, dovranno risolvere il caso di una ragazza scomparsa, ma un assassino si aggira fra di loro... potranno fidarsi gli uni degli altri? Per saperne di più: scheda libro.
  • LA CITTÀ DELLE ANIME SEPOLTE di Sara Di Furia (Newton Compton). Un thriller storico molto “nero” e macabro, ambientato a Napoli nel 1769. Tombe e fosse comuni si svuotano, i cadaveri si decompongono all'aperto, ma alcuni hanno visto i morti camminare per le strade. Nel panico da fine del mondo, un assassino approfitta della confusione per uccidere in modo orribile. Re Ferdinando IV affida le indagini al funzionario Guido Tucci, che si avvarrà della collaborazione di un frate Bianco della Giustizia e di un intelligente novizio. Per saperne di più: scheda libro.
  • LA VERITÀ SU JOSIE FAIR di Lisa Jewell (Neri Pozza). Due donne sono accomunate da molte coincidenze: nate lo stesso giorno, nello stesso anno, nella stessa città e addirittura nello stesso ospedale. Una di loro, Alix, è una famosa podcaster e decide di raccontare la vita dell'altra, Josie, nella sua quotidianità. Ma Josie nasconde qualcosa di oscuro che riguarda il marito molto più grande di lei, e forse c'è anche un passato di violenza che Josie stenta a confessare... Per saperne di più: scheda libro.

POESIA:

  • AVE MARIA PIENA DI RABBIA di Gloria Riggio (Becco Giallo). Una raccolta di poesie intimiste e taglienti, che raccontano storie di violenza, di desiderio, di silenzi, di corpi e di solitudini. Per saperne di più: scheda libro.
  • VOCI DI DONNE DAL NORD di Eva Ström, Linnea Axelsson e Ann Jäderlund (Crocetti). Una raccolta che unisce le poesie di tre poetesse nordiche, i cui temi riguardano l'ambiente e la natura, il rapporto del femminile con il mondo, il quotidiano e il sociale (la difficile vita del popolo lappone, colonizzato dai paesi scandinavi). Per saperne di più: scheda libro.

SAGGISTICA:

  • PAPA LEONE XIV di Saverio Gaeta (Salani). Una delle prime biografie ufficiali del nuovo Santo Padre, uscita a velocità record, 12 giorni dopo l'elezione. Per saperne di più: scheda libro.
  • LA VERITÀ È UN FUOCO di Angese Pini (Garzanti). Agnese ha tredici anni quando scopre che suo padre è stato un prete. Dopo ventisei anni, incomprensioni, segreti e storie taciute sono ora sviscerate e affrontate in questo memoir da Agnese Pini, direttrice de “La Nazione”. Per saperne di più: scheda libro.
  • A 2 ORE DA MILANO di Laura Zampetti (Mondadori Electa). Una raccolta di esperienze, luoghi e percorsi per chi ama trascorrere il fine settimana in libertà, senza andare troppo lontano da Milano. Per saperne di più: scheda libro.
  • TRADITI di Antonio Ingroia con Massimo Giletti (Piemme). Un dialogo tra l'ex magistrato (ora avvocato) Antonio Ingroia con il giornalista televisivo Massimo Giletti sull'esperienza della lotta alla mafia e al malaffare italiano: un atto d'accusa nei confronti della politica e delle storture del sistema giudiziario. Per saperne di più: scheda libro.
  • MIRACOLO MILANO di Renato Farina, fotografie di Andrea Crespi, interviste di Andrea Radic, prefazione di Vittorio Feltri (Mondadori Electa). Un volume fotografico sui cambiamenti urbanistici e architettonici della città di Milano, fin dalla metà degli anni '90, corredato da interviste, aneddoti e storie. Per saperne di più: scheda libro.
  • OLTRE I LIMITI di papa Francesco, prefazione di Carlo Ancelotti (Solferino). Una serie di riflessioni di papa Bergoglio sullo sport e sui suoi valori educativi. Per saperne di più: scheda libro.

RELIGIONE:

  • LA MERAVIGLIOSA STORIA DELLA CREAZIONE di Annette Langen, illustrazioni di Martina Hoffmann (Paoline). Albo illustrato che racconta i 7 biblici giorni che Dio ha dedicato alla creazione del mondo. Età di lettura: dai 5 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • SERVI GRATI, LIBERI, FRATERNI di Mario Delpini (Centro Ambrosiano). Raccolta di omelie dell'arcivescovo di Milano, tenute in occasione delle ordinazioni presbiteriali, diaconali e diaconali permanenti. Un omaggio al seminario arcivescovile. Per saperne di più: scheda libro.
  • BREVE STORIA DEI CONCILI di Alberto Guasco (San Paolo). I concili sono momenti chiave della storia della Chiesa, e questo volume passa in rassegna i duemila anni di vita cristiana, analizzandone gli snodi fondamentali, dal concilio di Gerusalemme, fino ai concili ecumenici di Nicea, Trento e Vaticano II. Per saperne di più: scheda libro.
  • VERSO ITACA di Luca Montini (Paoline). L'Odissea, con i suoi episodi e personaggi, rappresenta per don Luca Montini, docente di religione al Liceo “Veronica Gambara” di Brescia, un messaggio di attualità, di crescita spirituale e di stimolo personale per lui e per i suoi ragazzi. Per saperne di più: scheda libro.
  • L'ANIMA VIVE DI PAUSE di Pino Pellegrino (Sanpino). Sesto libretto della collana La fede legittimata: stavolta si parla della pausa come antidoto alla fretta che corrompe lo spirito. E in questo periodo estivo, è un tema importante. Per saperne di più: scheda libro.

INFANZIA E RAGAZZI:

  • A PANCIA IN GIÙ di Barbara Franco (Gribaudo). Per i bambini appena nati è importante trascorrere del tempo da svegli a pancia in giù, per sviluppare l'attività motoria e sensoriale. Questo kit contiene un gioco educativo, costituito da un tappetone con figure ad alto contrasto e un libro, dedicato ai genitori, con le ultime teorie scientifiche e consigli pratici. Età di lettura: per neonati. Per saperne di più: scheda libro.
  • C'È UN FURETTO NEL LETTO di Marica Bersan, illustrazioni di Claudio Cerri (Paoline). Nel lettino di Simone, dice suo papà, c'è una confusione tale che sembra essere passato un furetto. Simone lo cerca sopra e sotto le lenzuola, tra le coperte e i calzini abbandonati, ma il furetto non si trova! Una storia della buonanotte piena di immaginazione. Età di lettura: dai 3 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • Per i lettori dai 6 anni, De Agostini pubblica diversi libretti nella collana Io leggo da solo, tutti a firma di Irma Ruggiero: sono libri illustrati, con il testo in stampatello e storie avvincenti, divisi per difficoltà progressiva. Ecco i titoli che ho portato in libreria:
    • UN CAMPEGGIO... IN SALOTTO! (scheda libro): Chiara e Lavinia devono rinunciare al campeggio, ma il loro papà riesce a organizzare comunque la vacanza in salotto.
    • C'È UN ALIENO IN GIARDINO (scheda libro): la zia di Paolo ha una casetta sull'albero, dove si possono inventare tante storie sugli extraterrestri, ma un giorno, in giardino, compare uno strano essere con le antenne...
    • LA BICI PIÙ BELLA (scheda libro). Nonno Carmelo ha promesso a Bruna di partecipare alla gara ciclistica nonni-nipoti, ma ha prestato la bici allo zio... e adesso come farà Bruna a gareggiare?
    • IL PALLONE, CHE MAGIA! di Irma Ruggiero (scheda libro). Il Mister ha introdotto un nuovo elemento in squadra: una ragazza! Tutti pensano che le ragazze non giochino bene a calcio... sarà vero?
    • ALICETUTTOFARE (scheda libro): Alicetuttofare è un robot che esegue tutti gli ordini, e Maura vuole testarlo subito. Ma il giorno dopo la cucina è a soqquadro, chi sarà il responsabile?
    • UN COMPLEANNO MOSTRUOSO (scheda libro): tutto è pronto per la sua festa di compleanno, ma Nina ha appena perso un dentino... come farà a presentarsi agli amici invitati?
  • ELLA, VETERINARIA DI ANIMALI FANTASTICI. UN UNICORNO FERITO di Elizabeth Barféthy, illustrazioni di Annette Marnat (Mondadori). Ella trova un unicorno ferito, durante una gita con la scuola. Anche se non vuole farsi avvicinare, l'animale fatato ha bisogno del suo aiuto. Età di lettura: dai 6 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • MARTY MOOSE – TOPINO POSTINO di Claire Powell. Finalmente Marty Moose, topino pasticcione, è riuscito a realizzare il suo sogno e diventare un postino. Ed ecco, Marty combina subito un'infinità di guai: si perde nell'ufficio postale e litiga con un coniglio dentone che dice di essere l'impiegato del mese (da molti mesi). Età di lettura: dai 6 anni.
  • BUNNY CONTRO MONKEY – CHE LA BATTAGLIA ABBIA INIZIO di Jamie Smart (Salani). Un simpatico fumetto in cui il placido coniglietto Bunny si scontra con Monkey, una scimmia megalomane piombata all'improvviso nella foresta a portare scompiglio. Età di lettura: dai 7 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • QUEI MISTERIOSI GIOCATTOLI di Chiara Patarino (ÀncoraWow). Una serie di misteriosi peluches aiutano i bambini nei compiti e raccontano storie su misura. In realtà questi giocattoli registrano i dati personali dei bambini e li spiano. A che scopo? Tutto sembra essere sotto il controllo di un app di intelligenza artificiale... Un romanzo per riflettere sulle potenzialità e sui rischi di uno strumento ormai molto presente nelle nostre vite. Età di lettura: dai 9 anni. Per saperne di più: scheda libro.
  • TELL ME SOFTLY – DIMMELO SOTTOVOCE di Mercedes Ron (Salani). Un romanzo romantico dell'autrice di È COLPA MIA?: due fratelli, tornati nella vita di Kamila dopo tanti anni, innescano sconvolgimenti e disastrosi crolli di certezze. Età di lettura: dai 14 anni. Per saperne di più: scheda libro.
 
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from norise

Agli occhi del cielo

agli occhi del cielo padrone dei tuoi beni sarà la ruggine

quando avranno rovesciato i tuoi forzieri gli angeli della morte

e tu non avrai più nome

allora la tua casa vuota sarà preda della gramigna e di avvoltoi affamati

mentre a essere elevato sarà il plebeo che condivideva il pasto coi cani .

Giordano Genghini nel gruppo “Amiche e amici in Facebook” Come sempre sublime è questa tua lirica, Felice, e basterebbe la tua costante rinuncia (fonte di stima e lode da parte mia) ad accompagnare i tuoi versi con immagini a rappresentarne un chiaro indizio, e a testimoniare l'importanza che tu attribuisci alla poesia in quanto tale.. Ricca di riferimenti evangelici -ma anche tratti, forse – dall'antico mondo dell'Occidente – pur se tali riferimenti evangelici sono espressi creativamente e non esplicitamente (come avviene talora invece in Mario Luzi, per intenderci), questa tua lirica tocca, in modo mirabile e commovente – ma anche, per certi aspetti non privo di escatologici richiami che ricordano, ad esempio, il “Dies irae” o la sua rielaborazione nel “Requiem” di Mozart, il tuo testo poetico torna a porre a te stesso, e a noi tutti, l'interrogativo che spesso poni: è possibile che chi vive egoisticamente e solo per accumulare ricchezza non sia mai, in qualche modo, oltre questa vita, punito o comunque posposto al “plebeo / che condivideva il pasto coi cani”? La tua risposta è chiara. Spetta ad ognuno di noi dare la nostra, a ciò stimolati dal tuo testo che, pur essendo stilisticamente bellissimo, non mira certamente soprattutto ad essere apprezzato per questo suo pregio... .

Lidia Mandracchia La sorte di tanti espressa in modo così delicato e musicale da commuovere. Leggendo i tuoi versi e calandosi nella loro profondità si aprono mille interrogativi ai quali non si può dare risposta ,ma che ci invitano a riflettere intensamente. Grazie Felice, per questo tuo nuovo dono!

 
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from norise 2

RECENSIONE ALLA SILLOGE DI FELICE SERINO “IN SOSPESO DIVENIRE”, 2013*

al di fuori di me -

io stesso luogo-non-luogo –

mi espando

Così, Felice Serino, dà alla luce l’ultima breve ma intensa silloge, “In sospeso divenire – Poesie dell’impermanenza”, titolo alquanto suggestivo e che, in pochi tratti descrive il ruolo stesso del poeta-uomo, dello scrittore, considerato per antonomasia il saggio, il pensatore, conscio d’una realtà fuggevole e capace, pertanto, di ravvisarne gli atomi in una sincrasi eclettica, unendo particelle e parole con una palpabilità maniacale. Ho parlato di“saggio” per un motivo ben preciso. Leggendo il Serino, m’è parso di risentirela lontana eco del Dao Dezi di Lao Tsu, saggio cinese che – nella succitata opera – scrisse una ben precisa frase: “Per questo il santo permane nel mestiere del non agire e attua l'insegnamento non detto. […]. Compiuta l'opera egli non rimane e proprio perché non rimane non gli vien tolto”. Si noti che la parola “Saggio” e “Santo” hanno, nel Tao TeChing, la stessa funzione di soggetto. Come per queste “poesie dell’impermanenza”, il Serino ha la funzione di lasciare un’impronta, un segno lieve “in sospeso divenire”, per l’appunto, per poi partirsi, allontanandosi dopo aver detto. Il suo è un divenire lasciato ad altri, un qualcosa di incompiuto ma capace di tessere trama e ordito con una originalità impertinente, tra figure retoriche e costrutti semantici ridotti all’essenziale, eppure talmente precisi da centrare il cuore del bersaglio:

in trasognato sfarti figura

-quasi rito-

t’invetri

incielata diafana

qui troviamo qualcosa di molto raro, quasi una sorta di gioco di parole e reinventati neologismi privi di peccato ma che trascendono all’interno di un Locus amoenus racchiuso nell’utopia e nella stagione di una vetrina al di fuori del tempo.

Il Serino però è un treno in corsa lungo diverse stazioni, sfiora emozioni di ogni sorta e non placa sicuramentela propria sete nella forra dei giochi della parola propriamente detta. Egli si fa anche semplicità negli occhi e nei sogni di una bambina, diventa foriero dei cambiamenti dell’animo… si fa madre e poi muore alla vita.

Senza voler troppo aggiungere, per non guastare del lettore la sorpresa, il poeta Serino disvela e tributa la seconda parte dell’opera ai suoi amori, quelli familiari come quelli letterari, finanche alle letture di Ungaretti, Merini e Ginsberg. È una nota che suona differente in ogni tasto, il Serino e in questa breve silloge dà prova di quanta musica possa vantarsi l’animo umano, un Pathos capace di elevare o, talvolta, di colpire, lasciando senza parole attraverso la bellezza e l’irripetibilità delle sue dinamiche.

Di Marco Nuzzo

  • e-book realizzato da www.poesieinversi.it
 
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from norise

FELICE SERINO

POESIE

IN ONDIVAGHI SPAZI 2

29

Seguendo una scia

parole e parole -

vagheggi seguendo una scia d'ispirazione questa dove ti porta

sei come quel tronco in balia della corrente

30

Gli ultimi giorni di A.

povero fratello mio imbottito di morfina e ossigeno ad obnubilare il cervello ora vedi nei tuoi deliri acque che ti sommergono abissi che ti attraggono e fiamme che ti lambiscono e vorresti scappare ti strappi tubicini e flebo legato gridi verso un cielo denso di silenzi entro una infinita notte

(una luce breve si posa sul tuo viso di pietra)

(povero fratello mio non ti ha baciato nuova primavera)

31

Gli scomparsi

nel primo pomeriggio ti lasci dondolare sul filo di un dolce intontimento hai quasi la sensazione possa apparirti un tuo caro da un altrove in una luce spalmata intuita anche se gli scomparsi non sono a comando ci celano sono presenti magari nascosti tra le pieghe del divano

32

Su binari sconnessi

nei corridoi della mente scorre il sangue della verità anche se non lo riconosciamo o non vogliamo “vederlo”

il coltello nello zainetto scolastico la dice lunga su una giovinezza sviata e la famiglia? sorpassata va su binari sconnessi

o è 'allargata' in modo innaturale

33

Ritrovarsi

nascere in un altrove questo il morire -ferve la mente

“tutto si crea nulla si distrugge” sembra ti legga nel pensiero mentre poggi la testa nell'incavo della spalla

un volo mi si ferma negli occhi - penso agli anni andati: i tuoi non hanno sciupato questa luminosità del viso

certo lo sai anche tu: sognando lontananze ci ritroveremo

in un dove che non sappiamo

34

Ipnagogica

il mio doppio con le braccia d'aria s'inabissa nei fondali d'inconscio

35

Le tue ceneri

(ad A.)

una nube si specchia nel lago in pareidolie bizzarre le tue ceneri disperse nel roseto

anche tu a precedermi – io nel vortice degli anni

36

La lotta

all'alba continua l'eterna lotta dell'angelo

folgorato dagli strali lucenti “quello” si ritira ma per poco

per rimontare più agguerrito bava alla velenosa bocca

37

Sognare uno svolìo

arte e poesia tendono a cicatrizzare ferite

si bea il cuore di bellezza

sogna in fondo agli specchi uno svolìo di ali

(ispirata a “L'oisseau blu” 1909, di Maeterlinck: “...gli uccelli azzurri del sogno si nutrono di raggi di luna...”)

38

Una ridda la mente

una ridda la mente crocifissa al blasfemo

sarebbe forse un cadere in demenza meno devastante che questo abbuiarsi del sangue

mostro che come un gioco m'intrappola in un giro vizioso *

ah la non voluta offesa ricada su di me Signore ch'io resti trafitto sulla punta delle stelle

e il sangue ricami le parole: “Ti amo!”

  • affetto da DOC: disturbo ossessivo compulsivo

39

Epifanie

rifrangersi dei rinsanguati echi del divenire

40

Riconciliazione

Verbo fatto bambino nato in una mangiatoia Ti darai in pasto “questo è il mio corpo” sarai appeso ad una croce

Tu compassionevole ci vuoi simili a Te un dì trasfigurati noi nati da uno sputo nella polvere

o felice colpa!

41

La ripulsa

fioca luce emana la tua aura se il cuore non risponde a impulsi di perdono

per legge di contrappasso la tua ripulsa è un boomerang

42

Quel motivo

mi venisse almeno in sogno quel motivo che mi sfugge a ogni ora del giorno e che mi prende il cuore in una lacerante nostalgia

che sia di debussy o di vivaldi o chissà chi?

il non ricordare mi fa mutilato nell'anima

fantastico - un altr'anno se ne va - nell'ora meridiana me ne sto s'una panchina ancora calda di sole seguendo pareidolie in bianche nuvole

43

I difetti

usa le posate in modo non ortodosso infila la manica da sopra la spalla odia gli ombrelli e le filastrocche farsi fare la barba (acconsentirebbe da mani femminili!) deve dare la destra a chi gli cammina a fianco detesta la verbosità vuol sempre dire la sua e interrompe chi sta parlando (ma non pretende l'ultima parola) si accende per questioni di lana caprina fa ogni tanto 6-7 starnuti a raffica è affetto da DOC (disturbo ossessivo compulsivo)

44

Irriverente la mente

irriverente la mente del vegliardo scivola su osceni pensieri

impiccato all'albero più alto il puro ideale

che nutriva il fanciullo a specchio di cielo

45

Fotografie

affacciato sui ricordi da finestra che abbaglia:

vi si sfoglia il quaderno degli anni

ti risucchiano a imbuto gli io i tuoi fantasmi

46

Placebo

poi uscito dal dormiveglia alcune note ti affiorano alla mente che ti lasciano uno stato di grazia tutta la mattina

poco importa se si è trattato di autosuggestione o effetto placebo

47

Lo spartito (a Piergiorgio Frassati)

tendi l'orecchio

ascolta lo spartito che il Signore suona per te solo

48

Invocazione alla Vergine

stargate – Tu orifiamma - misericorde – Mater dulcissima - Avvocata

infinite voci per la Tua grazia

fluenti nell'infinito mare delle beatitudini

49

Corpo di luce

uscire da te stesso è un ritrovarti

non più guardare un orizzonte che “il guardo esclude”

la mente un'espansione dei sensi

là dove si perpetua la bellezza

avrai un corpo di luce

e potrai volare

28.1.25

50

Scomosciuti

le volte -rare- che l'incrocio il suo garbo è una mano che mi carezza il cuore

e il sorriso da 'gioconda' nel dare il buongiorno è balsamo – stato di grazia

rare le volte e si resta sconosciuti

come un'apparizione: è forse l'angelo che me la fa incontrare

rari gl'incontri che vanno a molcere questo scorcio d'anni

29.1.25

51

Sogno impossibile

un mare incantevole luccicante – piatto . la sensazione di voler trasferire quella visione fuori dal sogno . intatta – viva – con sottofondo incluso . poi riavermi da quella illusione . 30.1.25

52

L'inconoscibile

chi ci dice che non siamo feti nel grembo dell'universo

“tutta la natura geme delle doglie del parto”

lì nel tumulto del sangue si agitano le nostre emozioni

chi ci dice che non è il nostro Sé a sognarci

noi “materia” del possibile

5.2.25

53

Il nostro sì

noi “siamo” – a prescindere dal corpo di terra

che limita il volo sognato con ali di luce

essere vita non vuoto:

il nostro sì

9.2.25

54

In ondivaghi spazi

(visione)

in ondivaghi spazi lasciano tracce nella carne del cielo ali d'angeli

17.2.25

55

Lui mi conosce

Lui mi conosce più di quanto io non mi conosca

chi non ha scheletri non è di questo mondo

17.2.25

56

Poesia che nasci

ti levi dal letto di tenebra monco alfabeto e annaspi nella luce

veleggia la tua barchetta di carta tra perigliosi flutti

sognando un'itaca lontana

19.2.25

57

Ove bellezza ti levi

solare sangue vortica sul perno dell'esistere ove bellezza ti levi a scalzare la morte

21.2.25

58

Doppio celeste

l'uomo celeste l'uomo terreno:

l'essere sdoppiato – la sua ombra proiettata

nell'apparire

23.2.25


 
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