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from sottocutaneo

[sei]

Tenere nota di tutto, non perdere niente per strada, infilare la testa sotto la pelle come se fosse una coperta o l'addome, ma prima di tutto tenere traccia dello strumento, di fronte al flusso continuo dei dati rendersi conto che questo flusso continuo non è una comunicazione ma un'interfaccia: quando negli anni ottanta sognavamo di potere accedere ad ogni informazione non credevamo che questo sogno fosse il sogno di un'interfaccia: non pensavamo ai paywall, non pensavamo all'annichilimento, non pensavamo allo streaming, non pensavamo ai drm, non pensavamo al fatto che questa massa oceanica di cultura, arte, suono e immagine in movimento, questa barriera corallina interattiva ci avrebbe sovrastato con i cavi elettrici infilati dentro all'acqua, che saremmo stati presi dalle scosse, viviamo in una elettroterapia che ci attraversa la mente e il corpo quando siamo svegli e quando dormiamo, quando la proliferazione dei nostri sitmoli nervosi continua a fare scrittura dati nella rete, a prendere i suoi like le sue condivisioni e ogni interazione è una scossa nel sonno al nostro corpo che si tende e rilascia, contrae i muscoli e li fa andare, per questo siamo qua ad aspettare il prossimo aggiornamento di sistema, a vivere la prossima festa a condividere il nuovo modo di pensare, di consumare, di nascondere i propri materiali fakeali, non pensarsi nel momento della connessione, quando scompariamo dal mondo esistente per dare propagazione a quello interconnesso – ricordi quando gli avatar rimanevano bloccati spenti nel momento della disconnessione? oggi è il corpo di carne, il suo odore, la sua consistenza che resta come spenta nel momento della connessione, sulla sedia, sul divano, in coda al semaforo rosso, tutti corpi abbandonati che stanno vivendo vite infinite che non potranno possedere mai completamente, la mia narrativa è la presentazione del mio cadavere al mercato, la selezione degli organi migliori, la bancarella con lo spezzatino di quello che sarei stato, di quello che sarei anche, delle forme di me comunicabili, iperallestite per la masticazione collettiva – l'unica volta che essere masticati fa godere la carogna (il corsivo è mio) – non c'è corsivo – dicevo essere sotto questa massa oceanica di cultura e alzare gli occhi e vedere attraverso il traslucido i segni della struttura e vederne le falle, gli enormi boccaporti da cui fuoriescono sbocchi di informazione, conati di storia che riversano i loro liquidi fino a rivelare che – no, dài, era tutto qua? lol – l'umanità e la sua carneficina erano una dizione così rozza, una paratia così fragile e sottile? tutto questo millenario arricchirci di segni e significati serviva solo come base dati per addestrare una macchina che mi scimmiottasse e mi mostrasse il culo mentre sale sull'albero della conoscenza? quello che qua vuole dire – ho detto ieri in classe – è che io, che ho cinquantacinque anni, che sono stato ragazzo come voi, poi mi sono innamorato, ho fatto uno, due, tre figli, sono qua di fronte a voi come una persona adulta che sente già i dolori di quello che sarà dopo, ecco io, qua, quello che c'è dall'altra parte del muro ancora non lo so, questo muro con i cocci di vetro in cima, a fianco al quale ho camminato per cinquantacinque anni e che mi impedisce la vista, io non lo so cosa c'è dall'altra parte e morirò senza saperlo, questo vuole dire, ci sono altre domande, è chiaro a tutti? ricordatevi che alla maturità questo ve lo trovate, ma cosa ci sia di là io non lo so e finirò così, all'improvviso, come una falena qualunque, come un insetto, come una lucertola che perde la coda e poi non ricresce e finisce sul fondo della vasca da bagno e cerca di uscirne, di notte, per ore e ore e la mattina non c'è nessun rumore nell'appartamento e quella continua, per giorni, settimane, ma scivola sulle pareti, muove le sue zampettine, vede da sotto il limite entremo della vasca da bagno, ma scivola, cade e si trova sempre nella comfort zone della normalità, nella piana standard della sopravvivenza

 
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from Cooperazione Internazionale di Polizia

ARRESTO DI LATITANTI. NEGLI ULTIMI GIORNI CADONO NELLA RETE DEGLI INVESTIGATORI ITALIANI DUE RICERCATI IN BULGARIA E ALBANIA

Nei giorni scorsi, grazie alla attività di cooperazione internazionale di polizia, carabinieri e Polizia di Stato italiana hanno arrestato 2 latitanti, condannati a significative pene detentive, rispettivamente con l'ausilio delle Polizie bulgara e albanese.

A Genova è stato arrestato dalla Polizia di Stato e dall’Arma dei Carabinieri il latitante Gaspare Ofria.

Nipote del noto boss mafioso Gaetano Badalamenti, era destinatario di un provvedimento definitivo di condanna ad anni 6 e mesi 8 di reclusione.

Latitante da circa 2 anni, era stato condannato nel 2023 perchè doveva espiare un cumulo di pene relativo ad alcune condanne subite negli anni precedenti, tra cui una per bancarotta fraudolenta in concorso, un’altra per uso illecito di carte di credito in concorso, ed infine un’ultima per la violazione degli obblighi di assistenza familiare.

Dopo numerosi mesi d’indagine e grazie alle attività svolte dalla Polizia di Stato e dai Carabinieri, tra cui servizi di osservazione nei confronti dei familiari, è stato localizzato a Sofia, in Bulgaria, ove a seguito dell’emissione da parte della Procura della Repubblica di Genova di un Mandato di Arresto Europeo (MAE), su indicazione degli investigatori è stato tratto in arresto dalla Polizia bulgara in collaborazione con la Direzione Centrale della Polizia Criminale – Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia.

Dopo la convalida dell’arresto dall’Autorità Giudiziaria locale, è stato tradotto in Italia su un volo aereo, ed è atterrato a Roma-Fiumicino, ove gli investigatori del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, della Squadra Mobile di Genova e del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Genova, hanno eseguito nei suoi confronti il provvedimento definitivo emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Genova, trasferendolo in un istituto penitenziario.

A Caserta un latitante da 25 anni, albanese, condannato a 21 anni di carcere è stato arrestato dalla Polizia di Stato.

Al termine di attività di indagine durata circa un anno, condotta dal Servizio Centrale Operativo e dalla Squadra Mobile di Caserta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), il Dipartimento di Polizia Criminale albanese, in collaborazione con l’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza in Albania della Direzione Centrale della Polizia Criminale – Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, ha arrestato, nel suo Paese il 52 enne S.A.

L’uomo era irreperibile dal 2000.

E’ ritenuto essere l’organizzatore di un’associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, a carattere transnazionale, che ha trasportato, tramite imbarcazioni clandestine, cocaina dall’Albania all’Italia, destinata all’intero litorale domitio.

L’arrestato, secondo le risultanze investigative, avrebbe avuto un ruolo apicale nell’associazione, con il compito di organizzare il trasporto in ogni sua fase, dalla partenza dall’Albania, all’arrivo in Italia, sino al Napoletano, dove lo stupefacente veniva nascosto e custodito, prima di essere rivenduto.

#cooperazioneinternazionaledipolizia #ServizioperlaCooperazioneInternazionalediPolizia #Armadeicarabinieri #poliziadistato

 
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from lucazanini

[caffeine]

ai due lati della carozzabile del fungo bradiotrofico messo a dimora la musica di Stravinsky café Gaillac Paris 1923 per] esempio i fiati i] cordofoni con rimandi.[sono superatil sono] scarico fuori portata [l'inverno ha carte sottilissime catene di polli fritti ondemand l'inerzia delle stelle cartografate infilano sigle] [sabotaggi sub iudice road] again

 
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from cronache dalla scuola

Ieri ero in corridoio che parlavo con una collega, citavo gli hackathon, si parlava di didattica. Parlavo con lei e intanto controllavamo la classe in cui stavamo facendo lezione: un terzo della classe era chiusa dentro, si stava registrando mentre creavano un video in cui commentavano – a gruppi – le mappe dell'ultimo Limes. Un altro terzo della classe era in aula di fisica, espropriata, e stavano discutendo di quello che avevano ascoltato durante la manifestazione di Limes a Genova, e intanto si riprendevano con il cellulare. L'ultimo terzo era nell'aula di cooperative learning che organizzava altri materiali per questo blog che stiamo preparando in cui mettere i nostri lavori di riflessione sulla geopolitica contemporanea

e vedevo i ragazzi uscire e entrare dalle diverse classi, allestire materiali, venire a chiedere delucidazioni e – vabbè – ogni tanto distrarsi e dicevo, vedi, così dovrebbe essere più spesso la scuola, un cantiere per fare qualcosa, come gli hackathon e – niente – viene fuori che nessuno tra i colleghi con cui parlo anche dopo ne avesse mai visto uno di hackathon.

Poi dopo, durante un banale tradizionale compito in classe per prepararsi alla maturità, tipologia b & c, nel silenzio che c'è in classe, sento un collega nella classe a fianco che fa una lezione frontale su Napoleone e ne sento dei pezzi e penso che non è male, ci sono cose che nemmeno io sapevo, e penso – di nuovo – allo spreco di avere in una scuola docenti che in classi a fianco le une alle altre spesso spiegano esattamente le stesse cose, ognuno a suo modo, quando ogni tanto sarebbe così utile a tutti vedersi in una bella aula di storia o di letteratura dove due o tre docenti spiegano a due o tre classi, girano, si ascoltano fra di loro, si criticano e si aiutano.

Alla fine ricordo ai ragazzi il compito per lunedì: ognuno deve registrare venti secondi di suoni ambientali che ricordino l'inferno dantesco, intermezzati dalla loro voce che per pochi secondi legge un verso di Dante. Poi creino una playlist con i due file mp3 e li faremo andare in loop, spargiamo tutti e trenta i cellulari in giro in un ambiente e poi ci giriamo dentro, camminiamo in un ambiente sonoro dantesco e vediamo se ci viene qualche idea. Un gioco. Una trasposizione dal mondo reale a quello virtuale. Una denuncia al Mim. Qualche idea ci verrà in mente.

 
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from monosillabica

#socialità #felicità

Che ci sarebbe stato sciopero oggi ne parlavano anche i TG. Per questo, forse, c'è un'aria strana in giro. Una gogliardica rassegnazione, direi. Sì. Alcuni si lamentano, certo, ma i più accettano, sorridono, si scambiano battute scherzose sul destino infame, sono più attenti a ciò che li circonda, più empatici. Devo tornare a casa e, come tutti su quel binario, aspetto un treno che tarda sempre di più. Un ragazzo mulatto si avvicina con un bicchiere di carta in mano. We, non è che c'hai qualche spicciolo? Un accento alquanto milanese. E non siamo a Milano. Sbatto le palpebre per sopprimere una risata. No, mi spiace. Se ne va barcollando. Mi giro verso due ragazzi sulla tarda trentina che commentavano la scena. Li guardo e gli faccio uno spontaneo... Taaac! spezzo l'aria in diagonale, dall'alto verso il basso, con la mano tesa. I due ridono a crepapelle. Siamo diventati amici di sventure, amici di sciopero. Indugiamo in quella gogliardica rassegnazione, chiacchieriamo e ridiamo per qualche minuto. 20 minuti rit. 30 minuti rit. Cancellato. Me lo aspettavo, non mi scopongo. Devo andare al binario 1, a prendere il treno successivo. Saluto ragazzi e vado. Il treno è lì. È un'Intercity, non il regionale che dovrei prendere. Ma non so quando passerà il prossimo treno. Attorno a me c'è gente che corre dappertutto. Ritardi. Cancellazioni. Salgo, anche se con mille timori. Squadro la gente sopra il treno. Molte di queste persone non sono tipiche di un Intercity. Di sicuro si trovano nella mia stessa situazione Mi siedo. Mi sento lievemente più sollevata. Ancora qualche goliardica battuta di rassegnazione attorno a me. Appoggio i miei guanti sul tavolino. Sospiro. È una giornata difficile. Pochi secondi dopo, un signore brizzolato mi chiede se può sedersi di fronte a me. Certo, ci mancherebbe! Indossa una giacca di pelle. È un motociclista, porta con sè un casco. Si sarà seduto qui perchè ha visto i miei meravigliosi guanti con i teschi. Gli sorrido. Lui fa un cenno poco caloroso ma entro i limiti della cordialità. Gli chiedo se anche lui, come me, ha un biglietto regionale invece che per l'Intercity. “Sì, ma ho chiesto alla capotreno e mi ha detto di salire comunque. Col cazzo che pago un altro biglietto con questo servizio!” Scambio qualche parola, per ringraziarlo e fargli capire che i miei timori sono spariti grazie a lui. Perchè scioperano, poi? Una volta mi sarei interessata di più... Arrivo alla mia fermata e saluto il motociclista. Scendo. Devo aspettare in stazione, mi vengono a prendere. Che ne dici di un bel bufalo? Ci mangiamo un bufalo, eh? Una tortina di carote, grazie. Il mio stomaco disapprova. Mi siedo nella saletta del bar. Molti pendolari erano lì, più del solito a causa dello sciopero. Mangio la mia tortina. Quanto basta per arrivare a casa. Una ragazza mi prende in simpatia... Saranno ancora i miei strepitosi guanti con i teschi.... ... e chiacchieriamo per qualche minuto. Mi saluta e va via. Mi guardo intorno, sono energica ora. Alcuni chiacchierano dello sciopero, molti sono con gli occhi fissi sul telefono. Noto un barboncino bianco accanto a me. Trema, ha un collare rosa. Il padrone è seduto di spalle. Lei lo fissa, nella speranza che lui accenni al fatto che è ora di andarsene. Ehi... Mi guarda e trema. Parlo con un sacco persone, oggi. Vuoi essere anche tu la mia amica di sciopero? Propende verso la mia mano. Direi che è un sì. Mi accovaccio. Stiamo lì insieme, ci isoliamo da resto. La accarezzo dolcemente e lentamente, per rassicurarla. Lei si calma un po', ogni tanto guarda il padrone ma con meno ossessione. Tutto vortica ma io e te abbiamo fermato il tempo. Non credi, cagnolina senza nome? Mi godo il momento. Noi, due perfette sconosciute, ci coccoliamo mentre fuori c'è il caos più totale. Sento di essere osservata e alzo lo sguardo. Una ragazza mi sta sorridendo geniunamente. Stavolta non sono i guanti, è il fatto di accarezzare un cane. La gente ama i cani. Ricambio e continuo a rilassarmi. Il padrone della cagnolina si alza con calma. È un uomo lievemente abbronzato, sulla quarantina. Mi nota. Ho le mani nel sacco... cioè sul cane. Mi sorride. Accidenti che sorriso. Impossibile tu sia single. Non lo dico, ovviamente. Più probabile che sia arrossita, come al solito in presenza di un bell'uomo. La cagnolina sguiscia via da me come fosse d'acqua e va verso l'uscita. Lui mi saluta. Ricambio. E aspetto da sola.

C'è quest'aria solidale quando c'è sciopero. Sono tutti propensi alla chiacchiera e al sorriso. Mi piacerebbe fosse tutti i giorni così. Mi sono venuti a prendere. Sorrido alla ragazza di prima ma lei ha immerso la faccia nel suo panino e gli dedica una doviziosa attenzione. Pazienza. Ho avuto abbastanza soddisfazioni per oggi, va bene così.

 
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from ᗩᐯᗩIᒪᗩᗷᒪᗴ

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Your New Favourite Band è una raccolta dei The Hives pubblicata nel 2001, contenente tracce dai loro primi due album e dall'EP A.K.A. I-D-I-O-T. È stata pubblicata dall'etichetta discografica Poptones di Alan McGee, che ha ottenuto la licenza per le canzoni della band dalla Burning Heart Records. La decisione di pubblicare una tale compilation è stata presa con l'intenzione di raggiungere il successo mainstream nel Regno Unito e in altri territori. L'album è stato inserito nel libro 1001 Albums You Must Hear Before You Die.


Ascolta: https://album.link/i/1485029626


 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

INNO DI LODE E DI RINGRAZIAMENTO A DIO 1 Al maestro del coro. Di Davide, servo del Signore, che rivolse al Signore le parole di questo canto quando il Signore lo liberò dal potere di tutti i suoi nemici e dalla mano di Saul. 2 Disse dunque:

Ti amo, Signore, mia forza,

3 Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore, mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio; mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.

4 Invoco il Signore, degno di lode, e sarò salvato dai miei nemici.

5 Mi circondavano flutti di morte, mi travolgevano torrenti infernali;

6 già mi avvolgevano i lacci degli inferi, già mi stringevano agguati mortali.

7 Nell'angoscia invocai il Signore, nell'angoscia gridai al mio Dio: dal suo tempio ascoltò la mia voce, a lui, ai suoi orecchi, giunse il mio grido.

8 La terra tremò e si scosse; vacillarono le fondamenta dei monti, si scossero perché egli era adirato.

9 Dalle sue narici saliva fumo, dalla sua bocca un fuoco divorante; da lui sprizzavano carboni ardenti.

10 Abbassò i cieli e discese, una nube oscura sotto i suoi piedi.

11 Cavalcava un cherubino e volava, si librava sulle ali del vento.

12 Si avvolgeva di tenebre come di un velo, di acque oscure e di nubi come di una tenda.

13 Davanti al suo fulgore passarono le nubi, con grandine e carboni ardenti.

14 Il Signore tuonò dal cielo, l'Altissimo fece udire la sua voce: grandine e carboni ardenti.

15 Scagliò saette e li disperse, fulminò con folgori e li sconfisse.

16 Allora apparve il fondo del mare, si scoprirono le fondamenta del mondo, per la tua minaccia, Signore, per lo spirare del tuo furore.

17 Stese la mano dall'alto e mi prese, mi sollevò dalle grandi acque,

18 mi liberò da nemici potenti, da coloro che mi odiavano ed erano più forti di me.

19 Mi assalirono nel giorno della mia sventura, ma il Signore fu il mio sostegno;

20 mi portò al largo, mi liberò perché mi vuol bene.

21 Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia, mi ripaga secondo l'innocenza delle mie mani,

22 perché ho custodito le vie del Signore, non ho abbandonato come un empio il mio Dio.

23 I suoi giudizi mi stanno tutti davanti, non ho respinto da me la sua legge;

24 ma integro sono stato con lui e mi sono guardato dalla colpa.

25 Il Signore mi ha ripagato secondo la mia giustizia, secondo l'innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi.

26 Con l'uomo buono tu sei buono, con l'uomo integro tu sei integro,

27 con l'uomo puro tu sei puro e dal perverso non ti fai ingannare.

28 Perché tu salvi il popolo dei poveri, ma abbassi gli occhi dei superbi.

29 Signore, tu dai luce alla mia lampada; il mio Dio rischiara le mie tenebre.

30 Con te mi getterò nella mischia, con il mio Dio scavalcherò le mura.

31 La via di Dio è perfetta, la parola del Signore è purificata nel fuoco; egli è scudo per chi in lui si rifugia.

32 Infatti, chi è Dio, se non il Signore? O chi è roccia, se non il nostro Dio?

33 Il Dio che mi ha cinto di vigore e ha reso integro il mio cammino,

34 mi ha dato agilità come di cerve e sulle alture mi ha fatto stare saldo,

35 ha addestrato le mie mani alla battaglia, le mie braccia a tendere l'arco di bronzo.

36 Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza, la tua destra mi ha sostenuto, mi hai esaudito e mi hai fatto crescere.

37 Hai spianato la via ai miei passi, i miei piedi non hanno vacillato.

38 Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti, non sono tornato senza averli annientati.

39 Li ho colpiti e non si sono rialzati, sono caduti sotto i miei piedi.

40 Tu mi hai cinto di forza per la guerra, hai piegato sotto di me gli avversari.

41 Dei nemici mi hai mostrato le spalle: quelli che mi odiavano, li ho distrutti.

42 Hanno gridato e nessuno li ha salvati, hanno gridato al Signore, ma non ha risposto.

43 Come polvere al vento li ho dispersi, calpestati come fango delle strade.

44 Mi hai scampato dal popolo in rivolta, mi hai posto a capo di nazioni. Un popolo che non conoscevo mi ha servito;

45 all'udirmi, subito mi obbedivano, stranieri cercavano il mio favore,

46 impallidivano uomini stranieri e uscivano tremanti dai loro nascondigli.

47 Viva il Signore e benedetta la mia roccia, sia esaltato il Dio della mia salvezza.

48 Dio, tu mi accordi la rivincita e sottometti i popoli al mio giogo,

49 mi salvi dai nemici furenti, dei miei avversari mi fai trionfare e mi liberi dall'uomo violento.

50 Per questo, Signore, ti loderò tra le genti e canterò inni al tuo nome.

51 Egli concede al suo re grandi vittorie, si mostra fedele al suo consacrato, a Davide e alla sua discendenza per sempre.

_________________ Note

18,1 Il testo di questo ampio e maestoso inno di ringraziamento si ritrova, con poche varianti, anche in 2Sam 22, dove è introdotto con le stesse parole del v. 1. Il re Davide, presentato come modello dell’orante, vede in Dio l’artefice dei successi e delle vittorie, il liberatore dai nemici e dai molti pericoli che ostacolavano l’ascesa al trono.

18,11 Il cherubino raffigurava un animale alato, che gli Assiri collocavano davanti ai templi e ai palazzi dei re (vedi anche 1Sam 4,4 ; 2Re 19,15).

18,17 grandi acque: immagine di estremo pericolo, di distruzione e di morte (vedi Sal 32,6; 144,7).

18,29 La lampada simboleggia la vita, ma anche la dinastia davidica, alimentata dalla protezione divina (2Sam 21,17; 1Re 11,36; 15,4; 2Re 8,19; Sal 132,17).

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Approfondimenti

Canto di vittoria del re Salmo regale

Il titolo, uno tra i più lunghi del salterio, pone il salmo nel contesto di liberazione di Davide dalle mani di Saul. È certamente arcaico. Si rispecchia in 2Sam 22 (testo più arcaico), che può essere considerato la recensione più lunga, e in Sal 144,1-11, che può essere una recensione più concentrata. Contiene molti antropomorfismi e diversi generi letterari. Innestati sulla trama dell'inno di ringraziamento per le liberazioni e le vittorie conseguite sui nemici si enumerano: l'inno (vv. 2-4); la lamentazione (v. 5-7), la teofania (vv. 8-16), la confessione negativa d'innocenza (v. 21-28), il racconto delle gesta divine di salvezza (vv. 29-46), e la dossologia (vv. 47-51). È un salmo molto vivace, solenne, di grande vigore plastico e potenza creativa. Il simbolismo è ricchissimo: c'è quello della stabilità, quello spaziale, militare, teologico (cosmologico, antropomorfico). Si alternano la seconda e la terza persona.

Per quanto riguarda la struttura, in una cornice innica data dai vv. 2-4 iniziali e dai vv. 47-50 finali, si evidenzia il corpo del carme con due quadri, uniti da una pausa di meditazione teologica sulla motivazione dell'aiuto di Dio prestato al salmista (re). Il primo quadro (vv. 5-20) narra gli interventi prodigiosi di liberazione del Signore; il secondo (vv. 29-46) racconta gli interventi vittoriosi passati, fonte di fiducia per quelli futuri, che saranno altrettanto vittoriosi come i primi. Il tutto forma nel TM una serie di 14 ottonari di versi distici con 3 + 3 accenti nel TM a eccezione del v. 51 (tristico).

Il salmo si divide:

  • vv. 2-4: apertura litanica;
  • vv. 5-20: I quadro: interventi prodigiosi di liberazione del Signore nel passato;
  • vv. 21-25: pausa di riflessione teologica;
  • vv. 26-28: la confessione d'innocenza;
  • vv. 29-46: II quadro: il grande ringraziamento;
  • vv. 47-50: conclusione dossologica;
  • v. 51: aggiunta ermeneutica posteriore.

v. 2. «Ti amo»: si usa il verbo rḥm che suppone un amore “viscerale” materno. È l'unico caso in cui questo verbo ha Dio come oggetto e non come soggetto. Anche il salmista perciò dice di amare Dio con un amore “viscerale”, premuroso, materno!

v. 3. «mia roccia»: l'espressione (sal‘î) ricorre solo nel Salterio (Sal 31,4; 42,10; 71,3). Richiama la cima solitaria, spoglia e inaccessibile di un monte. «mia fortezza»: l'espressione, in quanto appellativo del Signore, ricorre solo nel Salterio (Sal 31,4; 71,3; 91,2; 144,2). Richiama un rifugio sicuro, protetto, imprendibile. «mio liberatore»: cfr. Sal 40,18; 70,6; 144,2. Il titolo divino e tutto il primo emistichio del v. 3 sono illustrati nei vv. 5-20. «mio scudo»: Dio si presenta come scudo (māgēn) di Abramo in Gn 15,1 (cfr. Dt 33,29; Prv 2,7; 30,5). L'appellativo, che si trova anche nel v. 31, ricorre frequente nei salmi (3,4; 28,7; 33,20; 59,12 84,10.12; 115,9; 119,114; 144,2). Lo scudo, strumento di guerra, indica difesa e protezione. «mia potente salvezza»: alla lett.: «corno della mia salvezza» (cfr. 1Sam 2,10; Sal 132,17). La metafora del corno è adoperata nella Bibbia per indicare la potenza (cfr. Sal 22,22; 44,6; 69,32; 75,5.6.11; Dt 33,17; 1Re 22,11; Mic 4,13; Dn 7,7). L'immagine è comune alle culture del tempo. L'espressione «mia potente salvezza», con i titoli del secondo e terzo emistichio di v. 3, è sviluppata in particolare nei vv. 32-46. Questi titoli richiamano un contesto bellico che rispecchia i racconti su Davide perseguitato da Saul e ramingo sulle montagne.

v. 4. «degno di ogni lode»: l'espressione mɇhullāl viene sviluppata nei vv. 47-50 finali (conclusione dossologica).

v. 5. «flutti di morte... torrenti impetuosi»: cfr. Gn 2,6.10-14. L'immagine evoca le forze distruttrici del caos primordiale riportate dai miti orientali della creazione. «torrenti impetuosi»: alla lett. «torrenti di Belial». Belial (alla lett.: senza utilità) indica distruzione e rovina per antonomasia (cfr. Dt 13,14; Gdc 19,22; 20,13; 1Sam 1,16; 2,12; 10,27; 25,25; 30,22; 2Sam 16,7; 20,1; 23,6; Na 2,1; Gb 34,18). Il termine è stato personificato nel giudaismo, nella letteratura apocrifa e nei Padri della Chiesa, e identificato con Satana, diavolo (cfr. 2Cor 6,15). I torrenti di Belial sono quelli di nessun profitto: quando si cerca l'acqua sono asciutti, quando invece portano acqua dopo un temporale causano distruzione. Si pensi al classico torrente (wadi) della terra d'Israele.

v. 6. «i lacci degli inferi»: alla lett. «i lacci dello šɇ’ôl». L'immagine venatoria è frequente nei salmi di lamentazione (cfr. 7,16; 9,16). Sono le insidie tese dai nemici che portano alla morte, significata qui, per metonimia, con šɇ’ôl (= dimora, regno dei morti nella concezione semita).

v. 7. «dal suo tempio»: si tratta della dimora terrestre (tempio di Gerusalemme) strettamente congiunta a quella celeste (tempio celeste), cfr. Sal 29.

vv. 8-16. In questi versetti, con il ricorso alla teofania, che richiama la lotta cosmica di Dio contro le forze nemiche del caos originario, si dice come Dio è intervenuto a salvare il salmista. Alla teofania viene dato molto spazio per mostrare la superiorità della potenza divina. Cfr. Es 19,16-18; Gdc 5,4-6; Am 5,18; Ab 3,4-6; Zc 9,14-15a; Sal 68,8-9.

v. 9. «Dalle sue narici saliva fumo...»: è un forte antropomorfismo. Gli elementi ignei come il fumo, il fuoco, i carboni ardenti ecc. sono spesso, nel genere teofanico, segni della trascendenza di Dio. Essi si combinano a volta anche, come nei versetti seguenti, con gli elementi atmosferici.

v. 11. «Cavalcava un cherubino e volava»: Dio è visto con l'immagine del cavaliere volante. Il kɇrûb è il toro androcefalo collocato nella civiltà assira davanti all'ingresso dei templi e dei palazzi reali in segno di protezione. Nella Bibbia è spesso menzionato, cfr. Gn 3,24; Sal 80,2; Ez 28,14.16. Dio stesso ha come titolo «colui che siede sui cherubini» (1Sam 4,4; 2Re 19,15).

v. 14. «Il Signore tuonò dal cielo..»: per il tuono, voce del Signore, cfr. Sal 29.

v. 16. «Allora apparve il fondo del mare, si scoprirono le fondamenta..»: alla minaccia di Dio si scoprono i fondali marini, le colonne che nella cosmogonia orientale sorreggono la terra (cfr. Sal 24,2; 75,4; Gb 38,4-5; Prv 8,29). L'immagine è plastica. L'oceano primordiale, sconfitto, resta nudo e fugge terrorizzato. E segno di onnipotenza divina, cfr. Sal 104,5-8.

vv. 26-28. «Con l'uomo buono... con l'uomo puro...»: si sottolinea l'atteggiamento di benevolenza da parte di Dio verso il suo fedele. Egli è fedele (ḥāsîd) con il fedele e integro, puro (tāmîm) con il puro.

v. 28. «Perché tu salvi il popolo degli umili, ma abbassi...»: questo versetto riassume l'intero atteggiamento di Dio descritto in precedenza. Egli salva gli umili, i poveri, ma resiste e umilia i superbi.

v. 29. «luce alla mia lampada»; Dio è presentato con un'audace metafora come luce, cfr. Gb 29,3. Nel Sal 119,105 la parola di Dio è «lampada per i passi» e «luce sul cammino». Dio «luce» è segno di sicurezza e di giusta direzione della vita dell'uomo (cfr. Mic 7,8; Is 60,1ss.).

v. 30. «Con te mi lancerò contro le schiere..»: «schiere» traduce qui la voce gādûd che è diversamente interpretata da altri.

v. 33. «ha reso integro il mio cammino»: «integro» (tāmîm) nel senso di «appianato», cioè libero da ogni ostacolo o insidia. Nel senso morale può riferirsi all'integrità di vita del salmista, cfr. v. 31.

v. 34. «agilità come di cerve»: cfr. Ab 3,19. Per il paragone cfr. Gb 39,1; Ct 2,7; 3,5.

v. 35. «ha addestrato le mie mani alla battaglia... a tendere l'arco»: Dio è visto come istruttore militare a maneggiare le armi, e specificamente come istruttore per scagliare le frecce con l'arco di bronzo, cfr. Sal 144,1.

v. 44. «popolo in rivolta»: l'espressione si riferisce alle lotte intestine, e se il salmo è riferito al re Davide, si possono intravvedere non solo le opposizioni da parte di Saul (1Sam 24 e 26), ma quelle sfociate in aperte rivolte in seno alla sua stessa famiglia, cfr. la rivolta di Assalonne (2Sam 15). «mi ha posto a capo delle nazioni»: la vittoria, a livello teologico storico, assume risonanza mondiale, perché in fondo è la vittoria di Dio. In riferimento alle vicende di Davide, si può pensare alle varie sottomissioni dei popoli circonvicini in un'alleanza diplomatica, cfr. Sal 2.

v. 46. «impallidivano uomini stranieri..»: il versetto è forse una glossa. Il testo è oscuro.

v. 47. «Viva il Signore e benedetta...»: l'espressione «viva il Signore» è la formula caratteristica nell'AT che apre spesso un giuramento (cfr. Gdc 8,19, Rt 3,13). Qui ha valore di acclamazione regale (1Re 1,31; 2Re 9,13), professione di fede e giuramento solenne insieme. Si richiamano, in inclusione con la dossologia dei v. 47-50, i titoli iniziali innici del v. 3. Il Signore è vivo e lo dimostra agendo nella storia come «rupe» di difesa (v. 3.32), e «salvezza» del popolo d'Israele. Perciò è benedetto ed esaltato.

v. 50. «Per questo, Signore, ti loderò..»: è il versetto conclusivo originario del salmo che chiude la dossologia e il salmo stesso. Il salmista mostra la sua riconoscenza al Signore lodandolo e esaltandolo al di là dei confini nazionali, cioè tra le genti (baggôyim), dato che, oltre i confini nazionali, il Signore gli ha fatto estendere la sua vittoria e il suo dominio (vv. 44-46.48). Nella lettura post-esilica del salmo in questo versetto si sostituisce l'io regale con l'io della comunità dispersa, che testimonia la salvezza di Dio in mezzo ai popoli.

v. 51. «Egli concede al suo re...»: il versetto è un'aggiunta ermeneutica e attualizzante post-esilica. Serve a indicare il protagonista, il re, che nel poema lo si è avvertito parlare in prima persona. Qui si parla di lui in terza persona. Alla luce dell'oracolo di Natan (2Sam 7), letto in chiave messianica, si esalta la fedeltà di Dio non solo a Davide, ma alla sua dinastia per sempre. Scompare, come in una dissolvenza cinematografica, la figura di Davide all'orizzonte, e si avvicina con sempre maggior nitidezza la figura del Messia, re ideale e perfetto, nuovo Davide, con cui Dio porta la salvezza alle genti.

Nel NT il salmo è utilizzato per la sua valenza messianica che ha acquistato man mano. Alla «potente salvezza» (alla lett. «corno della mia salvezza») (v. 3) si riferisce Lc 1,69. Lc 1,51-52 si richiama al v. 28. In Rm 15,9 si cita il v. 50; in Lc 1,55 è citato in parte il v. 51.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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l'errore viene assorbito con tecnica scorbutica elemento interno spostato ritrovo] di alcuni punti cartografici si sommano i lumen l'industria dei bombi ha rimpiazzato l'errore ha il riff delle compressioni spiegano] al quinto piano fanno i bachi le note cortissime rifugi polizieschi [fiaschi

 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

INVOCAZIONE A DIO NELLA PERSECUZIONE 1 Preghiera. Di Davide.

Ascolta, Signore, la mia giusta causa, sii attento al mio grido. Porgi l'orecchio alla mia preghiera: sulle mie labbra non c'è inganno.

2 Dal tuo volto venga per me il giudizio, i tuoi occhi vedano la giustizia.

3 Saggia il mio cuore, scrutalo nella notte, provami al fuoco: non troverai malizia.

La mia bocca non si è resa colpevole, 4 secondo l'agire degli uomini; seguendo la parola delle tue labbra, ho evitato i sentieri del violento.

5 Tieni saldi i miei passi sulle tue vie e i miei piedi non vacilleranno.

6 Io t'invoco poiché tu mi rispondi, o Dio; tendi a me l'orecchio, ascolta le mie parole,

7 mostrami i prodigi della tua misericordia, tu che salvi dai nemici chi si affida alla tua destra.

8 Custodiscimi come pupilla degli occhi, all'ombra delle tue ali nascondimi,

9 di fronte ai malvagi che mi opprimono, ai nemici mortali che mi accerchiano.

10 Il loro animo è insensibile, le loro bocche parlano con arroganza.

11 Eccoli: avanzano, mi circondano, puntano gli occhi per gettarmi a terra,

12 simili a un leone che brama la preda, a un leoncello che si apposta in agguato.

13 Àlzati, Signore, affrontalo, abbattilo; con la tua spada liberami dal malvagio,

14 con la tua mano, Signore, dai mortali, dai mortali del mondo, la cui sorte è in questa vita. Sazia pure dei tuoi beni il loro ventre, se ne sazino anche i figli e ne avanzi per i loro bambini.

15 Ma io nella giustizia contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua immagine. _________________ Note

17,1 La preghiera del giusto che, accusato falsamente, si rivolge con fiducia a Dio, nella certezza di essere esaudito.

17,7 La destra indica la potenza di Dio.

17,8 Le ali richiamano i cherubini alati che, nel tempio, custodivano l’arca dell’alleanza, segno della presenza di Dio (vedi Sal 36,8; 57,2; 61,5; 63,8).

17,14 Sazia pure dei tuoi beni: testo dal significato incerto. Può intendersi in senso negativo: punisci anche i loro figli, distruggendone totalmente l'esistenza. Oppure: abbiano tutti i beni che desiderano, il mio bene invece è stare con Dio.

17,15 volto e immagine: designano l’aspetto visibile di Dio, che l’uomo percepisce nella fede (vedi Es 33,11; Nm 12,8).

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Approfondimenti

Supplica del giusto falsamente accusato Supplica individuale

Il salmo, che nel “titolo” è chiamato espressamente “preghiera”, è una supplica di un giusto falsamente accusato. La preghiera-supplica racchiude molteplici stati d’animo: paura, fiducia, protesta contro l’ingiustizia, passione. C’è lo schema triangolare delle “Suppliche”: Dio – io (l'orante) – essi (i nemici). Il simbolismo è giuridico-giudiziale, somatico-fisiologico, teriomorfo-venatorio, spaziale e bellico. Il salmo mostra di avere affinità con il Sal 16 che lo precede, soprattutto per la fondamentale fiducia in Dio e per alcune corrispondenze letterarie. Forse è attribuibile allo stesso autore. Il testo del salmo si presenta oscuro in alcuni punti come nei vv. 3-4.14. La parola “giustizia” (ṣedeq) nel testo originale fa da inclusione nei vv. 1a e 15.

Divisione:

  • v. 1: appello introduttivo;
  • vv. 2-5: giuramento d'innocenza;
  • vv. 6-15: supplica in tre strofe.

v. 1. «Accogli, Signore, la causa del giusto»: alla lett. «Ascolta Signore giustizia (JHWH ṣedeq)». È un titolo di Dio! I LXX traducono «della mia giustizia». La traduzione di BC si ispira alla Siriaca e a Girolamo.

vv. 2-5. Questa protesta d'innocenza si apre con una sfida a Dio a esaminare l'orante, a scrutarlo di notte con il fuoco, e a emettere la sentenza d'innocenza perché non si sente colpevole. Egli ha ascoltato la parola di Dio, si è mantenuto fedele, ed è sicuro che protetto da lui non farà passi falsi. La sicurezza del salmista si oppone in parte alla convinzione della radicale peccaminosità dell'uomo espressa dal Sal 130,3.

vv. 6-15. Al giuramento d'innocenza segue una supplica così divisa:

  • v. 6: introduzione alla supplica;
  • vv. 7-9: (I strofa) supplica riguardante l'io (= l'orante);
  • vv. 10-12: (II strofa) descrizione dell'operato dei nemici (“essi”);
  • vv. 13-15 (III strofa): supplica conclusiva riguardante Dio, i nemici e l'orante.

v. 6. «Io t'invoco»: il pronome “io” (’anî) sta in posizione enfatica. Il salmista consapevole della sua innocenza si sente forte e sicuro nella richiesta.

v. 7. «alla tua destra»: la destra è la mano armata di Dio, paragonato a un guerriero, simbolo della sua potenza, cfr. Es 15,6; Sal 16,11; 18,36.

v. 8. «come pupilla degli occhi»: l'espressione richiama il periodo del deserto, cfr. Dt 32,10; «all'ombra delle tue ali»: l'immagine si trova spesso nel salterio, e ricorda le ali dei cherubini che sovrastavano l'arca dell'alleanza nel santuario, cfr. Sal 36,8; 57,2; 61,5; 63,8.

v. 15. «per la giustizia»: è la giustizia che l'orante ritiene di avere, secondo la visione del salmo, in inclusione con i vv. 1-2. «contemplerò il tuo volto»: il salmista è sicuro e fiducioso di essere ammesso alla presenza di Dio nel tempio, privilegio di Mosè (Es 33,9.11; Nm 12,8) e dei “pii” (Sal 11,7; 16,5.11). «al risveglio»: l'espressione è variamente interpretata: può indicare il risveglio del mattino dopo il sonno della notte (Sal 5,4), il risveglio dopo l'incubazione rituale nel tempio in attesa dell'oracolo divino emesso da un sacerdote (Sal 3,6), o il risveglio della morte per godere della visione riservata ai giusti. Questa terza interpretazione si basa sulla finale del Sal 16, parallelo al nostro, e su Dn 12,2 e Is 26,19, ove il verbo hāqîs e adoperato per indicare la risurrezione. «mi sazierò della tua presenza»: alla lett.: «...della tua immagine». In contrasto con il saziarsi materiale e mortale degli empi del v. 14, l'orante desidera, e ne è certo, di essere completamente appagato guardando l'immagine (tɇmûnâ) di Dio, come Mosè (Nm 12,8). «La tua immagine» (tɇmûnātekā) del secondo emistichio sta in parallelo con «il tuo volto» (pānêkā) del primo. Essa indica l'aspetto visibile con cui Dio si fa vedere all'uomo nelle teofanie, come appunto a Mosè nella sua esperienza mistica (Nm 12,8).

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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from ᗩᐯᗩIᒪᗩᗷᒪᗴ

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I See You è il terzo album in studio della band indie pop inglese the xx. È stato pubblicato il 13 gennaio 2017 dall'etichetta discografica Young Turks. È stato il primo album della band in più di quattro anni, dopo Coexist del 2012. The xx hanno iniziato a registrare I See You nel 2014 alla Marfa Recording Co. a Marfa, in Texas, con l'assistenza del produttore Rodaidh McDonald. Secondo la band, avevano in mente un concetto musicale più progressivo e di ampio respiro, rispetto ai loro due album precedenti. Jamie xx, il polistrumentista e produttore della band, ha affermato che il suono e l'estetica dell'album sono stati influenzati dalla sua registrazione solista del 2015, In Colour, influenzata dai club. I See You è stato pubblicato con ampio successo di critica, con molti recensori che hanno trovato la sua musica meno isolata rispetto alle precedenti registrazioni degli xx. È diventato il secondo album numero uno della band nel Regno Unito e un successo nella top ten internazionale. Per promuovere l'album furono pubblicati quattro singoli, a partire da “On Hold”, mentre gli xx intraprendevano il tour europeo I See You e i successivi concerti nelle Americhe.


Ascolta: https://album.link/i/1170763548


 
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from lucazanini

Le strade, i viali, i boulevard erano tirati a lucido dalla pioggia; -Friedrich Dürrenmatt 1955

L+L

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tre* sottocontabili babelici archiviati con scarpe] da passeggio sottogomma vulcanizzata finissage] waterrepellent gestione dei rari conta] appoggiato il geiger i] muscoli stanno facendo la prova di abilità mandano] i moscerini i moduli precompilati impilano la] volta si] incrina pesi e misture ganci di sicurezza corten* poi [servono] al tavolo con [raggi performanti la capacità d'innesco la doppia valvola un] dessert flambè al tre soffiano] [sui fuochi i] miracoli della domenica continuano il lunedì

 
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from Dispetto Sociosanitario

Il Direttore Generale viene a far visita al nostro distretto con tutta la banda al seguito.

Raggiunge l'ufficio dei fisioterapisti domiciliari dove è presente solo la mia collega Sara.

D.G.: “Voi siete i fisioterapisti?”

S.: “Sì.”

D.G.: “Come mai non ci sono pazienti?”

*giù il sipario*

 
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from lucazanini

[stime]

le palazzine bulgare il carovita un coassiale di più la] presa di tabacco scura il volto la voltura anche] mette un led all'edificio portano il gas con secchi a misura le palazzine] in fila la portineria doppio ingresso madonnina peltri plastica i Ribelli non] suonano stasera si muove lo stato il] parastato il [pàtio occupato da spiriformi

 
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from Il diario di Erik

Anche quest’anno l’anno prossimo cambio vita. Dico a me stesso mentre guardo il riflesso nel vetro appannato della finestra. Le stesse promesse, le stesse illusioni che mi rincorrono da anni. Eppure, ogni volta sembra che ci sia una qualche forza invisibile che mi frena, come se avessi paura di quel “nuovo” che tanto desidero.

Inizio a scrivere la lista delle cose da fare: nuovi hobby, viaggi, magari un lavoro che mi faccia veramente sentire vivo. Ma poi, come sempre, arriva il lunedì mattina, il suono della sveglia e la routine che mi risucchia in un vortice di impegni e doveri.

E allora mi ritrovo di nuovo qui, a sognare ad occhi aperti, ripetendo il mantra del “l’anno prossimo” mentre prendo un caffè, dimenticando il senso di avventura che una volta pulsava dentro di me.

Forse questa volta, però, voglio provare a cambiare qualcosa realmente. Non solo parole, non solo sogni, ma atti concreti. Magari iniziare con piccole cose: un libro che non avrei mai pensato di leggere, una passeggiata lungo il fiume, nuovi amici da incontrare.

Mi dico che questo sarà l’anno della svolta, che basterà un passo per cominciare. Eppure, c’è sempre quel timore di fallire, quella voce che sussurra che è più facile rimanere nella zona di comfort.

Ma poi ripenso a tutti i momenti persi, a quante avventure non ho vissuto. E sotto questa luce, un po' di coraggio inizia a farsi spazio. L’anno prossimo voglio cambiare vita: non solo per me, ma anche per gli altri. Perché, chissà, magari ispirando qualcuno, potrei trovare la mia strada.

E così, mentre osservo il cielo che si tinge di colori, decido che quest’anno sarà diverso. Inizio a muovere i primi passi, per quanto imperfetti possano essere, con la speranza nel cuore e un sorriso sulle labbra. Perché il cambiamento, alla fine, comincia sempre da una piccola scelta.

Le parole che utilizziamo spesso sembrano perdere significato quando le ripetiamo in contesti diversi. Il desiderio continuo di successi e traguardi sui social può creare un’enorme pressione per mantenere un’apparenza di perfezione, mentre in realtà dietro questa facciata si nasconde spesso disagio, inadeguatezza e insoddisfazione. Cerca di essere autentico con te stesso e con gli altri. Accetta i tuoi sentimenti, compresi quelli di disagio e insicurezza, senza giudicarli.

Non credo che gli anni a venire saranno gentili con noi. Credo infatti che saranno sempre più complessi e ci porranno davanti a prove sempre più difficili da superare. Quindi, riconsidera il concetto di successo e traguardi, ponendo maggiore enfasi sul benessere emotivo e sulle relazioni invece che solo sugli obiettivi esterni.

È importante riconoscere che la complessità e le sfide della vita non possono essere ridotte a semplici successi individuali o a una serie di traguardi raggiunti. Anche di fronte alle prove più dure che ci attendono, temo che spesso ci difendiamo con strategie inadeguate, erigendo muri protettivi o gonfiando il nostro ego, anziché affrontare apertamente il disagio e l’incertezza che proviamo. Ho sempre cercato di dimostrare il mio impegno e la mia bravura in quello che credevo ma arrivi ad un certo punto che capisci che non hai più bisogno di dimostrare alcunché.

I tempi in cui viviamo ci costringono ad avere una capacità di adattamento all’umanità senza precedenti. Ogni 10 anni, per sopravvivere in maniera almeno dignitosa, siamo costretti a riorganizzare gran parte dei nostri comportamenti. Fino a 30 anni fa questo era un compito che si verificava una sola volta nella vita di una persona. E posso dirlo in prima persona!

Anni fa riuscivo, studiando, a capire le tendenze del mio settore, cambiare rotta e adeguarmici. Oggi questa cosa mi riesce impossibile da capire.

Le abitudini, le mode, le tendenze, anche le più consolidate, possono mostrare segni di cedimento, e questa rottura inevitabile però può essere vista come un’opportunità per la crescita e la trasformazione personale ma non sono più prevedibile a lungo termine. In questo modo pur vivendo nel presente, unico punto di certezza, è importante riconoscere le sfide, le contraddizioni e i disagi che inevitabilmente emergono nel percorso della vita. I social sono un immenso pozzo di informazioni da usare, non dico bene, ma da usare per uno scopo. Come insegna la mia fisioterapia neurocognitiva, il cervello smette di funzionare se non ha uno scopo. Se uso i social ore e ore per nulla, anche il mio cervello si sintonizza sul nulla.

Quindi, usiamo i social per imparare, per comunicare, per esprimerci, ma non lasciamoci assorbire dal nulla.

Penso che dovremo bandire dal vocabolario la frase “non ne ho voglia” perchè la velocità dei cambiamenti ti farà sembrare di essere sempre in corsa per rincorrere un treno che è ormai inevitabilmente passato.

Questo perchè dovrò necessariamente cambiare vita e in fondo la fatica e la lotta per sopravvivere mai come in questo frangente mi farà sentire VIVO.

In conclusione, è fondamentale cercare un equilibrio tra l’apparenza di successo e la realtà delle sfide umane, riconoscendo la complessità delle emozioni e la necessità di trovare uno sbocco per il disagio interiore, in modo da affrontare le prove future con autenticità e coraggio.

Consigli Consigli pratici in fondo sono sempre i classici ma vale la pena ricordarli: stabilisci limiti di tempo per l’uso dei social media e cerca di rispettarli. L’eccesso di tempo trascorso online può contribuire a sentimenti di inadeguatezza e insoddisfazione.

Segui account e pagine che promuovono un’immagine positiva e autentica, evitando contenuti che possano generare sensazioni di confronto o insicurezza.

Dedica del tempo ogni giorno a riflettere su ciò per cui sei grato. La gratitudine può aiutare a contrastare i sentimenti di inadeguatezza e insoddisfazione.

Dedica del tempo a attività al di fuori dei social media che ti portano gioia e soddisfazione, come passeggiate all’aperto, hobby o incontri con amici, frequenta “il bar” oggi è passato di moda.

Ricorda che ciò che viene condiviso sui social media spesso rappresenta solo una parte della realtà. Cerca di mantenere una prospettiva realistica su ciò che vedi online.

Sii consapevole di come interagisci con gli altri sui social media. Promuovi la gentilezza e l’empatia nelle tue interazioni online.

Cerca di bilanciare il tempo trascorso a consumare contenuti sui social media con quello dedicato alla creazione di contenuti o attività che ti appassionano.

Con uno sguardo al passato e uno al futuro come un Giano bifronte, una migliore gestione dei social potrà fornire degli ottimi spunti di appoggio e di aiuto nei prossimi anni.

 
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from ᗩᐯᗩIᒪᗩᗷᒪᗴ

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Madman Across the Water è il quarto album in studio del musicista inglese Elton John, pubblicato nel 1971 tramite DJM e Uni Records. L'album è stato il suo terzo album ad essere pubblicato nel 1971, quando John stava salendo alla ribalta come artista musicale popolare. L'album contiene nove tracce, ciascuna composta ed eseguita da John e con testi scritti dal partner di scrittura Bernie Taupin. Il tastierista della band Yes Rick Wakeman suona l'organo Hammond in 3 canzoni. Ci sono stati due singoli pubblicati da Madman Across the Water, “Levon” e “Tiny Dancer”. L'album è stato certificato disco d'oro nel febbraio 1972, seguito dal disco di platino nel marzo 1993 e 2 volte disco di platino nell'agosto 1998 dalla RIAA. L'album è stato incluso nei 1001 album che devi ascoltare prima di morire di Robert Dimery. Il 10 giugno 2022, l'album è stato ripubblicato in edizione deluxe per il suo 50° anniversario, contenente 18 tracce inedite tra cui demo, outtake e take alternativi, oltre a un libro di 40 pagine che racconta nel dettaglio la creazione dell'album con note di John e Taupin.


Ascolta: https://album.link/i/1440643462


 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

IL SIGNORE È L’UNICO VERO BENE 1 Miktam. Di Davide.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.

2 Ho detto al Signore: “Il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene”.

3 Agli idoli del paese, agli dèi potenti andava tutto il mio favore.

4 Moltiplicano le loro pene quelli che corrono dietro a un dio straniero. Io non spanderò le loro libagioni di sangue, né pronuncerò con le mie labbra i loro nomi.

5 Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita.

6 Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi: la mia eredità è stupenda.

7 Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio animo mi istruisce.

8 Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare.

9 Per questo gioisce il mio cuore ed esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro,

10 perché non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.

11 Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra. _________________ Note

16,1 Il salmo esprime l’intensa fiducia dell’orante nel suo Signore e il rifiuto di ogni cedimento all’idolatria. Il credente nutre la certezza di venire liberato anche dalla morte (descritta con le immagini degli inferi e della fossa, v. 10) e di godere senza fine alla presenza di Dio. A questa composizione si ispirerà il NT nel presentare la risurrezione di Gesù (At 2,25-31; 13,35-36).

16,1 Il significato del termine “miktam” (che ricorre anche nei Sal 56-60) è sconosciuto. Alcuni lo traducono “inno”, altri “poema” o “preghiera scritta”.

16,4 Le libagioni di sangue alludono ai sacrifici umani offerti alle divinità pagane (vedi Sal 106,36-38).

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Approfondimenti

Fiducia in Dio unico bene Salmo di fiducia (+ motivi innici e sapienziali)

La simbologia è spaziale, temporale e somatica. Il testo originale è in cattivo stato nei vv. 1-4.

Divisione:

  • v. 1: invocazione introduttiva;
  • vv. 2-6: professione di fede in Dio;
  • vv. 7-11: benefici della fede in Dio.

v. 1. Il salmista (un sacerdote o un levita) chiede protezione al Signore presso cui si è rifugiato, cfr. Sal 11,1.

v. 2. «Sei tu il mio Signore, senza di te...»: con questa affermazione si sottolinea la scelta esclusiva di Dio, che è fondamentale per il salmista (cfr. Gs 24,15).

v. 3. «Per i santi... uomini nobili, è tutto il mio amore»: la dedizione a Dio si estende anche a quelli che partecipano della sua santità, come possono essere sia le persone dedicate al servizio divino (cfr. Sal 106,16), sia i fedeli e pii Israeliti (cfr. Sal 34,10).

v. 4. «Si affrettino altri...»: per contrasto alle affermazioni dei vv. 2-3, il salmista nega la sua fede e il suo servizio agli idoli. «libazioni di sangue»: si accenna ai sacrifici umani fatti alle divinità pagane, denunziati spesso dai profeti (cfr. Is 57,5-6; 65,11; Ez 22,4).

v. 5. «Il Signore è mia parte di eredità»: ritorna la professione positiva di fede e di fiducia nel Signore. Egli “nelle cui mani è affidata la vita del salmista” è tutto per lui, un'eredità magnifica. Si ricalca nella formulazione quanto è stato detto alla tribù di Levi, cui nella spartizione della terra non è stato dato nessun territorio (cfr. Dt 10,9; Gs 13,14), perché solo il Signore, con il suo tempio e i proventi che ne derivavano, doveva essere suo “peculiare possesso”, cfr. Nm 18,20; Sal 73,26. «mio calice»: è simbolo di salvezza (Sal 116,13) e di abbondanza (cfr. Sal 23,5).

v. 6. «su luoghi deliziosi»: al posto della terra divisa tra le tribù, il salmista e i Leviti hanno avuto in sorte un altro terreno, ma più importante e fecondo: quello del tempio del Signore, luogo davvero delizioso. L'espressione specifica “l'eredità” del v. 5.

v. 7. «Benedico il Signore»: l'orante benedice (= loda) il Signore che lo ha ammesso nella sua familiarità, diventando suo consigliere personale, facendolo oggetto dei suoi progetti, e delle sue comunicazioni salvifiche, servendosi anche della sua coscienza (= cuore) (cfr. Sal 73,21-24).

v. 8. «lo pongo sempre...»: il salmista conduce una vita intima con il Signore e percepisce la sua presenza protettrice, che non lo fa barcollare.

vv. 9-11. «Di questo gioisce il mio cuore...»: il poeta, forte della presenza del Signore, gioisce anche nella malattia “corporale”, perché sa che il suo Signore non lo farà morire (v. 10), ma lo guarirà facendogli riacquistare la vita, la gioia e la dolcezza immensa di continuare a stare nel suo tempio, al lato destro dell'altare (= alla tua destra) per vivere alla sua presenza (v. 11).

Nel NT i v. 8-11 sono citati negli Atti (2,24-32; 13,34-36) come profezia della risurrezione di Cristo.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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