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from ᗩᐯᗩIᒪᗩᗷᒪᗴ

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Mackenzie Scott, Torres per gli amici, ha 24 anni, ma sulle spalle già un sontuosissimo debut (l’eponimo Torres) con cui ha contemporaneamente sfiorato il cuore e preso a pugni lo stomaco di molti, me compreso. Una chitarra, la leggenda vuole comprata dai genitori dopo molti sacrifici, e tante cose da dire con una voce tutt’altro che anonima. A distanza di due anni Torres si tinge i capelli di biondo ma la ricetta non cambia, e anzi si conferma pienamente in questo Sprinter grazie anche al contributo di personaggi quali Rob Ellis alla produzione e una band di supporto formata da Ian Oliver (già con PJ Harvey) e Adrian Utley (Portishead)... https://artesuono.blogspot.com/2015/05/torres-sprinter-2015.html


Ascolta il disco: https://album.link/s/2ePwJ7FH3bxVdaV1xIBp1N


 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

La misera condizione dell’uomo 1Grandi pene sono destinate a ogni uomo e un giogo pesante sta sui figli di Adamo, dal giorno della loro uscita dal grembo materno fino al giorno del ritorno alla madre di tutti. 2Il pensiero dell'attesa e il giorno della fine provocano le loro riflessioni e il timore del cuore. 3Da chi siede su un trono glorioso fino a chi è umiliato su terra e su cenere, 4da chi indossa porpora e corona fino a chi è ricoperto di panno grossolano, 5non c'è che sdegno, invidia, spavento, agitazione, paura della morte, contese e liti. Anche durante il riposo nel letto il sogno notturno turba i suoi pensieri: 6per un poco, come niente, sta nel riposo e subito nel sonno si affatica come di giorno, è sconvolto dalla visione del suo cuore, come chi è scampato da una battaglia. 7Al momento di mettersi in salvo si sveglia, meravigliandosi dell'irreale timore. 8Così è per ogni essere vivente, dall'uomo alla bestia, ma per i peccatori sette volte tanto: 9morte, sangue, contese, spada, disgrazie, fame, calamità, flagelli. 10Questi mali sono stati creati per gli empi, per loro causa venne anche il diluvio. 11Tutto quello che proviene dalla terra alla terra ritorna, quanto viene dalle acque rifluisce nel mare.

12Ogni corruzione e ogni ingiustizia sparirà, ma la fedeltà resterà per sempre. 13Le ricchezze degli ingiusti si prosciugheranno come un torrente, si disperderanno come tuono che echeggia durante l'uragano. 14Se gli ingiusti dovranno alzare le mani, ci si rallegrerà, così i trasgressori cadranno in rovina. 15La stirpe degli empi non moltiplica i suoi rami, le radici impure sono sopra una pietra dura. 16Il giunco su ogni corso d'acqua o sugli argini di un fiume viene tagliato prima di ogni altra erba. 17Un atto di bontà è come un giardino di benedizioni, l'elemosina dura per sempre.

Che cosa vale di più 18La vita di chi basta a se stesso e del lavoratore è dolce, ma più ancora lo è per chi trova un tesoro. 19I figli e la fondazione di una città consolidano un nome, ma più ancora è apprezzata una donna irreprensibile. 20Vino e musica rallegrano il cuore, ma più ancora l'amore della sapienza. 21Il flauto e l'arpa rendono piacevole il canto, ma più ancora una voce soave. 22L'occhio desidera grazia e bellezza, ma più ancora il verde dei campi. 23Il compagno e l'amico s'incontrano a tempo opportuno, ma più ancora moglie e marito. 24Fratelli e soccorritori aiutano nella tribolazione, ma più ancora l'elemosina. 25Oro e argento rendono sicuro il piede, ma più ancora è stimato un consiglio. 26Ricchezze e potenza sollevano il cuore, ma più ancora il timore del Signore. Con il timore del Signore non manca nulla, con esso non c'è bisogno di cercare un altro aiuto. 27Il timore del Signore è come un giardino di benedizioni e protegge più di qualsiasi gloria.

Non fare il mendicante 28Figlio, non vivere una vita da mendicante: è meglio morire piuttosto che mendicare. 29Un uomo che guarda alla tavola altrui ha una vita che non si può chiamare tale; si contaminerà con cibi estranei, l'uomo sapiente ed educato se ne guarderà. 30Il mendicare è dolce nella bocca dello sfrontato, ma dentro di lui c'è un fuoco che brucia.

_________________ Note

40,11b Il testo ebraico reca: “e ciò che viene dall’alto torna in alto”.

40,20b Il testo ebraico reca: “ma vale di più l’amore delle persone care”.

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Approfondimenti

vv. 1-17. Il tono è pessimistico, in apparente dissonanza col capitolo precedente. La condizione umana comporta un grande affanno. Il termine ascholia – unica ricorrenza in tutto l'AT (eccetto 39,1b, dove il verbo indica lo scriba “occupato” nello studio delle profezie) – contiene l'idea della privazione di tempo libero. La vita non ha tregua né da preoccupazioni interiori, che nascono dalla relazione con gli altri, dal timore della morte (cfr. v. 5ab) e dagli incubi notturni (vv. 5cd-7); né da timori esteriori, frutto di violenza e di calamità (v. 9). Tale retaggio è comune ad ogni vivente, bestie comprese (v. 8a). Riguarda chi sta in alto nella scala sociale (v. 3a) o religiosa (v. 4a), e chi sta all'ultimo posto (vv. 3b.4b). Per i peccatori, però, la misura è «sette volte tanto» (v. 8) e contiene una condanna sicura: come l'acqua torna al mare (v. 11b), così essi periranno (cfr. Sal 49,6-21). Nei vv. 12-17 Ben Sira dà alcuni esempi di caducità della ricchezza iniqua: tutto sparisce, si secca, va in rovina, viene tagliato. Rimangono solo la lealtà (pistis: v. 12b), la bontà (charis) e la misericordia (eleēmosynē: v. 17).

vv. 18-30. Il brano è incorniciato dal riferimento a dolcezze insufficienti o apparenti della vita (vv. 18a.30a). Il verbo (glykainō, addolcire) è piuttosto frequente e indica le dolcezze inaffidabili di falsi amici e ipocriti (12,16; 27,23) e quelle stabili della storia religiosa di Israele, legate a Mosè (38,5) e Davide (47,9), Giosia (49,1) e il sommo sacerdote Simone (50,18). La prima parte del brano (vv. 18-27) ha un altro filo letterario vistoso: dieci volte si usa l'espressione «più di entrambi (più ancora)» per evidenziare la maggiore efficacia e convenienza che il contenuto del secondo stico ha rispetto a quello del primo. Si tratta di proverbi “più”, costruiti su un comparativo (cfr. 10,27; 20,31). Nel v. 28 il paragone è reso con la forma «è meglio questo piuttosto che quello». La saggezza popolare ricorre di frequente a formulazioni simili, facili da memorizzare e comode per esprimere una gerarchia di interessi e di valori. La graduatoria di Ben Sira riserva attenzione al tesoro materiale (v. 18) e al verde dei campi (v. 22), alla lingua soave (v. 21) e al buon consiglio (v. 25), all'amore della sapienza (v. 20) e all'elemosina (v. 24). Un gradino più su si trova la buona moglie, cui sono dedicate due sentenze (vv. 19.23); in cima Ben Sira colloca il timore del Signore, citato tre volte, più importante di qualsiasi altra ricchezza, aiuto o gloria (vv. 26-27). Nei versetti finali si esclude che un mendicante possa essere saggio e virtuoso: è meglio morire, piuttosto che peccare sedendo alla mensa degli stranieri (v. 29). Solo l'impudente si adatta ad una dolcezza che si ferma alle labbra, mentre dentro bruciano umiliazione e invidia (v. 30).

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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from Geocriminalità e Cooperazione Internazionale di Polizia

La cooperazione internazionale infligge un duro colpo alla 'Ndrangheta

Mentre a Reggio Calabria è in corso un maxiprocesso che coinvolge 132 membri della 'Ndrangheta arrestati nel 2023 durante un'operazione congiunta che interessò 10 Paesi, 76 degli imputati sono già stati processati. È stata emessa la prima sentenza, con il giudice competente che ha condannato gli imputati a una pena complessiva di 1.098 anni di carcere e a una multa di 440.000 euro. L'operazione, che coinvolse autorità di Italia, Belgio, Germania, Francia, Portogallo, Slovenia, Spagna, Romania, Brasile e Panama, è considerata una delle più grandi azioni contro la rete policriminale italiana fino ad oggi. Il supporto di #Eurojust ed #Europol è stato fondamentale, dato l'elevato numero di Paesi coinvolti.

Si è trattato della prima sentenza del Tribunale di Reggio Calabria a seguito della richiesta di rito abbreviato presentata da 76 imputati, condannati per partecipazione a un'organizzazione criminale di stampo mafioso e per coinvolgimento in un'organizzazione internazionale di narcotraffico. Eurojust considera questa la sua più grande azione contro un'organizzazione di stampo mafioso. L'operazione fu condotta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.

L'indagine rivelò una rete guidata da diverse famiglie della 'Ndrangheta con sede principalmente a San Luca. Il caso ha confermato che i membri della 'Ndrangheta, considerata una delle reti criminali più potenti al mondo, sono responsabili di gran parte del traffico di cocaina in Europa e sono anche attivi nel riciclaggio sistematico di denaro. L'indagine è stata complessa a causa dell'utilizzo da parte dei criminali di servizi di messaggistica criptata come #Encrochat e #SkyECC, nonché del fatto che si è svolta sia all'interno che all'esterno dell'Unione Europea. Per questi motivi, il supporto di Eurojust alle autorità nazionali e il suo ruolo nel coordinamento internazionale sono stati cruciali.

Il 3 maggio 2023, le autorità di Belgio, Germania, Italia, Francia, Portogallo, Slovenia, Spagna, Romania, Brasile e Panama hanno dispiegato oltre 2.700 agenti per effettuare irruzioni in diverse località e sequestrare diverse aziende, portando all'arresto di 132 membri della rete. La chiave del successo dell'operazione del 3 maggio è stata la cooperazione tra le 10 autorità durante le indagini, coordinate da Eurojust ed Europol. Attraverso il finanziamento e l'istituzione di due Squadre Investigative Congiunte (#Jic #SIC), Eurojust ha garantito lo scambio di informazioni tra le autorità e la preparazione dell'intricata operazione. La rapida ed efficace cooperazione attraverso le squadre investigative comuni è stata essenziale per smantellare con successo la pericolosa rete criminale. Eurojust istituì un centro di coordinamento per facilitare una rapida cooperazione tra le autorità giudiziarie coinvolte e per supportare la trasmissione e l'esecuzione degli ordini di indagine europei. Europol fornì agli investigatori pacchetti di intelligence, rapporti di confronto incrociato e ha dispiegato specialisti durante l'operazione.

 
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from TheBlackSheep

urne

Il Paradosso di Ellsberg non è solo un esperimento mentale, ma è un'analogia perfetta per le sfide che si affrontano nella cybersecurity

Il paradosso illustra come, sia nella cybersecurity che nella vita, si tenda a preferire i rischi noti (known risks) rispetto a quelli sconosciuti (unknown ones), anche quando il rischio sconosciuto potrebbe teoricamente essere più favorevole

Nella cybersecurity, l'approccio attuale di molte organizzazioni è paragonato alla scelta dell'Urna A (rischio noto).

Ci si concentra eccessivamente sulle minacce note e sui requisiti di conformità (compliance), trascurando le minacce e i rischi sconosciuti (Urna B).

La sfida per i professionisti della sicurezza è che non possono semplicemente scegliere una sola “urna”; devono gestire sia le minacce note che quelle sconosciute.

Il paradosso riflette la tendenza ad agire in base a ciò che è misurabile e compreso.

Un approccio tradizionale, ad esempio, potrebbe concentrarsi sull'applicazione di patch alle vulnerabilità note in base ai punteggi CVSS (Urna A).

  • Un approccio più resiliente riconosce l'Urna B. Questo significa implementare misure di sicurezza più ampie che possano mitigare anche le minacce sconosciute, come la segmentazione della rete, il principio del privilegio minimo e solidi sistemi di monitoraggio, tutti guidati dalla Cyber Threat Intelligence e basati sul proprio panorama IT specifico.

L'obiettivo è migliorare il processo decisionale raccogliendo campioni, analizzando e ottenendo prove concrete, anziché affidarsi unicamente alle probabilità note o ai requisiti di conformità standard

 
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from lucazanini

[esclusioni]

silenzia [questo] è un intervallo una] barricata playmobil la marchesa uscì] alle cinque aveva uno Chagall del silenziatore in] grani una passeggera della piccionaia vendono] i trofei oppure] lavano i vetri [con le acrobazie

 
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from GRIDO muto (podcast)

Vivere con la fibromialgia non è uno scherzo.

Ecco gli step da compiere se vuoi emulare la giornata tipica di un fibromialgico.

1) Il Risveglio:

Immagina di svegliarti al mattino, così stanco/a da non avere le energie per scendere dal letto. E, anche se le avessi, prima devi vincere il dolore: ogni singola fibra che deve tornare a muoversi provoca molta sofferenza. L'unico modo che hai per riuscirci è di farlo piano piano, per rendere tutto...non dico sopportabile, ma fattibile. I problemi non finiscono qui. Le gambe fanno fatica a reggerti in piedi e si ha costante sensazione di cadere. [nota: un gatto è sempre d'aiuto per farti cadere più in fretta].

2) Arrivo al lavoro e nebbia cognitiva (fibrofog):

Ammesso che non ti sia svegliato con l'emicrania, o che non ti accompagni dal giorno prima, non è detto che questa non insorga quando arrivi al lavoro. Le scadenze, i compiti, i problemi della propria professione a volte restano sullo sfondo di fronte alla voce del dolore, che soffoca tutte le altre.

Si fa fatica a mettere due pensieri in fila. Si fa fatica a sopportare i suoni che ti circondano. Le cose non ti vengono in mente. Anche i colleghi che scherzano o la pausa caffè possono diventare un'altra cosa che ti porta via l'attenzione che hai, che è già molto poca. D'altra parte, tu vorresti solo dormire, stare sdraiato ed evitare di pensare a qualsiasi cosa finché la cosa passa.

3) La lotta:

Puoi prendere qualcosa per mettere a tacere il dolore, ma...cosa? Qui si apre un grande capitolo, un grande rischio: devi scegliere bene, perché per ogni bersaglio ci vuole la cartuccia giusta, e se scegli il Brufen piuttosto che la Tachipirina potresti mancarlo del tutto, il bersaglio. E a quel punto non si può tornare indietro: i farmaci non si possono mescolare, ti tocca tenerti il male.

Se anche il colpo centra il bersaglio del dolore, può volerci molto tempo: almeno 2 ore d'inferno ti toccano. In ogni caso resta quella sensazione di febbre, di averla o che stia per venire. Ci tocchiamo continuamente la fronte perché ci sentiamo caldi, ma il termometro dice di no.

4) L'incomprensione e la discriminazione.

Spiegalo tu, al capo, che non sei un idiota. Spiegaglielo, che sei lento perché hai fai fatica, e vediamo se ti crede. [beato chi ha un capo che gli/le crede].

Ma, che il capo ti creda o no, le scadenze vanno portate avanti, e devi dare almeno l'impressione di essere sempre al top. Anzi, in questo mondo competitivo che ci siamo creati, anche oltre.

Per noi non ci sono sconti: famiglia, lavoro, incombenze, pulizie di casa...

Corriamo la stessa gara che corrono tutti, ma partiamo svantaggiati: partiamo dalle retrovie, e quella gara la corriamo col dolore, e con tanti pesi addosso.

Corriamo, ci sforziamo e soffriamo ma veniamo “valutati” da persone che quei pesi non li hanno, e non vedono i tuoi. Anzi, spesso non veniamo creduti, o quantomeno compresi.

4) La sera: il riposo che non c'è.

La sera si conclude sempre allo stesso modo: sfiniti, diciamo di no a tutti gli aperitivi, tutti gli inviti in pizzeria, tutti i ritrovi tra amici. Veniamo presi per lagne, per capricciosi.

C'è una grande parte che non si vede nella vita dei fibromialgici, ed è questa che ti sto raccontando.

Ora, immagina come possa farti sentire tutto questo: essere criticati, presi dei buoni a nulla, incapaci e inconcludenti, soltanto perché si è ammalati.

In tutto questo, rimane la difficoltà di avere anche solo una diagnosi. Io sono riuscito ad averla, ma dopo 8 anni di visite, ospedali, esami.

5) Un po' di Storia.

All'inizio non esisteva neanche il nome per tutto questo: venivo semplicemente bollato come scemo, o incapace. Poi il nome esisteva, ma mi si diceva che non avevo la fibromialgia, era artrite quella sentivo. E l'artrite c'era, in verità, ma io sapevo che non poteva essere quella a darmi tutte queste sensazioni.

In tutto questo, lo Stato è assente. Non esiste aiuto economico (nonostante le medicine da prendere siano tante, e quelle poche terapie vagamente utili siano costose).

Soprattutto, cosa che ritengo la più grave in assoluto, difficilmente viene concesso un punteggio di invalidità di qualche tipo perché...ehi, in fondo cammini e respiri. Cosa vuoi pretendere?

6) Il sonno.

Mentre la giornata si chiude, ognuno di noi vorrebbe riposare, ma è difficile.

Paradossalmente, se non è il dolore a tenerti sveglio è qualcos'altro: a volte anche qualcosa che non sai spiegare. Anche quelle volte in cui non c' dolore, non riesci a dormire. Oppure ti svegli molto presto. Oppure dormi, ma ti svegli distrutto.

7) Ripeti dal punto 1 fino alla fine della tua vita: non c'è cura.

#fibromialgia #artrite #MalatiInvisibili #MalattieInvisibili #Discriminazione #Salute #Resistenza #GridoMuto #FibroFog #NebbiaCognitiva

 
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from ᗩᐯᗩIᒪᗩᗷᒪᗴ

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Sicuramente, il disco che mi appresto a recensire sarà in cima alla mia personale lista dei migliori dell’ anno, un’ autentica sorpresa. Questo cantautore cresciuto in Missouri, ma spostatosi appena diciottenne a Denver, proprio per inseguire il suo sogno di musicista a tempo pieno, prima su territori folk rock con i dischi (a nome Nathaniel Rateliff & The Wheel) “Desire and Dissolving Men”, edito nel 2007, seguito da due album da solista, “In Memory of Loss” (in USA nel 2010 tramite Rounder Records, in Europa nel 2011 tramite Decca Records) e “Falling Faster Than You Can Run” (del 2013, tramite etichetta indipendente “mod y vi Records”), supportato da un tour in compagnia di comprimari famosi come The Lumineers e Dr.Hog... https://artesuono.blogspot.com/2015/10/nathaniel-rateliff-night-sweats-omonimo.html


Ascolta il disco: https://album.link/s/1uJRMyfjWu3255ihMnNuj4


 
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from Revolution By Night

L'imbarbarimento generalizzato di questo paese è responsabilità del governo fascio-forza-leghista.

La raffica ininterrotta di condoni fiscali ha portato l'evasione a superare nuovamente i 100 miliardi di euro. L'evasione è indirettamente favorita e promossa dai provvedimenti e dalle dichiarazioni dei membri del governo. Un italiano su due non paga nemmeno 1 euro di tasse e il 15% dei contribuenti si fa carico dell'80% delle tasse incassate dallo Stato. L'Italia è un paese invivibile per la grande maggioranza delle persone. L'Italia è un paese dove vive bene solo il ricco. I ricchi sono i piccoli e medi imprenditori evasori, i collusi con le mafie, i politici. I ricchi sono i dirigenti di azienda il cui stipendio è 1000 volte superiore a quello dei lavoratori, sono i proprietari e i CdA delle imprese che reinvestono in azienda solo il 20% degli utili, mentre il restante 80% se lo distribuiscono in dividendi.

In Italia succede che un lavoratore, dopo 35 anni di lavoro, abbia uno stipendio mensile che a malapena raggiunge i 1.400 euro. In Italia succede che centinaia dei quasi mille contratti nazionali di categoria esistenti (in gran parte categorie fantasy) paghino 5.50 euro/ora.

L'imbarbarimento dilagante è promosso da questo governo, il governo di una minoranza di fascisti (16% degli aventi diritto al voto), di ducettǝ caricaturali capaci solo di scimmiottare l'originale criminale, di seminalafabeti, di impresentabili ignoranti, di felpati baciacrocifissi-baciasalami-baciapiloni, sovvenzionati dalla macchina propagandistica di Putin.

Questo governo non è certo il governo degli Italiani. Da 3 anni l'affluenza alle urne è in costante e inesorabile picchiata. Non ha mai raggiunto livelli così bassi nella nostra storia repubblicana. Le persone sono sempre più sfiduciate e disgustate, non vanno più a votare. Non credono più nel loro riscatto e nel riscatto del Paese, ormai in preda ad uno sbando civile incontrollato.

Siamo il Paese europeo che ha il maggior numero di giornalisti sotto scorta. Per la prima volta, guarda caso proprio sotto il governo di estrema destra, un giornalista, conduttore dello storico programma le cui inchieste non hanno risparmiato nessuno negli ultimi 30 anni, è stato bersaglio di un fuoco incessante di intimidazioni verbali, di minacce di revoca della scorta (!), di tentativi di controllo e di imbavagliamento da parte di parlamentari, presidenti di Senato e Ministri. E per la prima volta dopo decenni, che pensavamo definitivamente superati (ma non dimenticati), quel giornalista ha subito un avvertimento in pieno stile mafioso a base di tritolo, che ha fatto saltare in aria la sua auto e quella della figlia parcheggiate davanti a casa. In un clima, creato artatamente dalla maggioranza, di incessanti attacchi verbali a chi dissente e a chi racconta verità, invariabilmente qualcuno si sente autorizzato a passare agli attacchi fisici.

Now playing: “Ramble On” Led Zeppelin II – Led Zeppelin – 1969

 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

Elogio di chi si applica allo studio della legge del Signore 1Egli ricerca la sapienza di tutti gli antichi e si dedica allo studio delle profezie. 2Conserva i detti degli uomini famosi e penetra le sottigliezze delle parabole, 3ricerca il senso recondito dei proverbi e si occupa degli enigmi delle parabole. 4Svolge il suo compito fra i grandi, lo si vede tra i capi, viaggia in terre di popoli stranieri, sperimentando il bene e il male in mezzo agli uomini. 5Gli sta a cuore alzarsi di buon mattino per il Signore, che lo ha creato; davanti all'Altissimo fa la sua supplica, apre la sua bocca alla preghiera e implora per i suoi peccati. 6Se il Signore, che è grande, vorrà, egli sarà ricolmato di spirito d'intelligenza: come pioggia effonderà le parole della sua sapienza e nella preghiera renderà lode al Signore. 7Saprà orientare il suo consiglio e la sua scienza e riflettere sui segreti di Dio. 8Manifesterà la dottrina del suo insegnamento, si vanterà della legge dell'alleanza del Signore. 9Molti loderanno la sua intelligenza, egli non sarà mai dimenticato; non scomparirà il suo ricordo, il suo nome vivrà di generazione in generazione. 10I popoli parleranno della sua sapienza, l'assemblea proclamerà la sua lode. 11Se vivrà a lungo, lascerà un nome più famoso di mille altri e quando morrà, avrà già fatto abbastanza per sé.

Inno a Dio creatore 12Dopo aver riflettuto, parlerò ancora, sono pieno come la luna nel plenilunio. 13Ascoltatemi, figli santi, e crescete come una rosa che germoglia presso un torrente. 14Come incenso spargete buon profumo, fate sbocciare fiori come il giglio, alzate la voce e cantate insieme, benedite il Signore per tutte le sue opere. 15Magnificate il suo nome e proclamate la sua lode, con i canti delle labbra e con le cetre, e nella vostra acclamazione dite così:

16Quanto sono belle tutte le opere del Signore! Ogni suo ordine si compirà a suo tempo! 17Non bisogna dire: “Che cos'è questo? Perché quello?”. Tutto infatti sarà esaminato a suo tempo. Alla sua parola l'acqua si arresta come una massa, a un detto della sua bocca si aprono i serbatoi delle acque. 18A un suo comando si realizza quanto egli vuole, e nessuno potrà sminuire la sua opera di salvezza. 19Le opere di ogni uomo sono davanti a lui, non è possibile nascondersi ai suoi occhi; 20egli guarda da un'eternità all'altra, nulla è straordinario davanti a lui. 21Non bisogna dire: “Che cos'è questo? Perché quello?”. Tutto infatti è stato creato con uno scopo preciso.

22La sua benedizione si diffonde come un fiume e come un diluvio inebria la terra. 23Così i popoli erediteranno la sua ira, come trasformò le acque in deserto salato. 24Le sue vie sono diritte per i santi, ma per gli empi sono piene d'inciampi. 25Per i buoni i beni furono creati sin da principio, allo stesso modo i mali per i peccatori. 26Le cose di prima necessità per la vita dell'uomo sono: acqua, fuoco, ferro, sale, farina di frumento, latte, miele, succo di uva, olio e vestito. 27Tutte queste cose sono un bene per i buoni, allo stesso modo si volgono in male per i peccatori.

28Ci sono venti creati per castigare e nella loro furia rafforzano i loro flagelli; quando verrà la fine, scateneranno violenza e placheranno lo sdegno del loro creatore. 29Fuoco, grandine, fame e morte sono tutte cose create per il castigo. 30Denti delle fiere, scorpioni, vipere e spade vendicatrici sono per la rovina degli empi. 31Si rallegrano quando lui li comanda, stanno pronti sulla terra secondo il bisogno e al momento opportuno non trasgrediscono la sua parola.

32Di questo ero convinto fin dal principio, vi ho riflettuto e l'ho messo per iscritto: 33“Le opere del Signore sono tutte buone; egli provvederà a ogni necessità a suo tempo”. 34Non bisogna dire: “Questo è peggiore di quello”. Tutto infatti al tempo giusto sarà riconosciuto buono. 35E ora cantate inni con tutto il cuore e con la bocca, e benedite il nome del Signore.

_________________ Note

39,1-11 Lo scriba, la cui funzione era di spiegare al popolo quanto egli andava apprendendo dallo studio e dalla meditazione della legge del Signore, è presentato come il modello dell’uomo saggio. Alcuni vedono in questo ritratto la figura di Esdra, altri vi colgono un tratto autobiografico dell’autore stesso del libro (vedi anche il Prologo).

39,12-35 Stupendo inno a Dio creatore, nel quale si proclama la bontà delle opere di Dio e si esprime gratitudine per la sua provvidenza.

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Approfondimenti

**vv. 38,34c-39,11. Ben Sira ha un'altra idea dello scriba, presumibilmente influenzata dal ritratto di Esdra, lo scriba ideale (Esd 7,6-10). È del tutto diverso da chi fa lavori manuali: quanto questi è limitato, tanto egli è aperto; l'uno è socialmente irrilevante, l'altro è cercato ed atteso; l'uno non si intende che di cose pratiche, l'altro è maestro di legge e diritto (v. 8). Dal brano emergono gli elementi-chiave del profilo dello scriba ideale:

  • a) tempo disponibile, grazie alla riduzione delle attività (38,24);
  • b) prioritario studio-meditazione della legge dell'Altissimo, della sapienza degli antichi e delle profezie (38,34cd-39,1). La parola di Dio è presentata secondo la tripartizione dell'Antico Testamento: Legge, Sapienziali e Profeti. Rispetto al Prologo del nipote (1.18.24), i libri dei sapienti sono al secondo posto, come nei LXX e nelle Bibbie latine; nel Prologo sono al terzo. Così sarà nei manoscritti del Testo masoretico;
  • c) apertura alle culture dei popoli vicini e ai detti degli uomini che hanno un nome (vv. 2-3; cfr. Pr 1,2.6);
  • d) lavoro tra i «grandi» come consigliere e viaggi con incarichi speciali (v. 4; cfr. 34,9-13; 51,13; Dn 1,3-4.17-21);
  • e) preghiera quotidiana, con invocazione del perdono e dello spirito di intelligenza (vv. 5-6ab);
  • f) servizio alla comunità: la sapienza, che viene da Dio (cfr. 1,1s.; 33,17; 1Re 3,9), gli permette di offrire abbondanti parole di saggezza e preghiere (6cd), di approfondire i misteri di Dio (v. 7b) e di rendere visibile la paideia del suo insegnamento nella legge dell'alleanza (v. 8);
  • g) la reazione della gente: lode e ricordo sempre vivo in chi l'ha conosciuto, fama ed elogi presso i popoli futuri (vv. 9-10; cfr. 41,11-13; 44,15). La morte non cancella il ricordo del suo nome, che emerge “fra mille”; anche se muore presto, lo scriba ha prodotto, comunque, ricchi frutti.

vv. 12-35. La lunga lode di Dio creatore rientra tra i tentativi di risposta al problema della teodicea (cfr. 33,7-19 e poi 42,24-25): come possono essere dette buone tutte le opere di Dio, se esiste il male? Nell'introduzione l'autore si propone di esporre le sue riflessioni in merito (v. 12) ed invita a lodare il Signore con il vocabolario della creazione e della liturgia (vv. 13-15). Segue il contenuto della lode (vv. 16-31), volto a confutare l'obiezione (vv. 17a.21a.34a). La risposta guarda al presente avvolto nel mistero (vv. 16-21), ma da accettare con fede in Dio non con il pessimismo di Qoelet; guarda poi al passato (vv. 22-27), per coglierne la lezione apologetica; guarda infine al futuro, assicurando l'avverarsi del giudizio di Dio (vv. 28-31). Più in dettaglio Ben Sira afferma che, a suo tempo, si comprenderà (vv. 17b.34b) come la parola creatrice di Dio vada sicuramente al suo fine (v. 21b); Dio vede tutte le azioni dell'uomo e può tutto, potendo abbracciare tutto il tempo (vv. 19-20). Dalla storia Ben Sira enuclea il criterio del “duplice aspetto” (vv. 22-27) delle opere create. La eudokia di Dio, ciò che a lui piace, non trova ostacoli: persegue un fine di salvezza (v. 18; cfr. Is 40,12-31), servendosi della benedizione (vv. 22-23) e delle cose create – che di per sé sono buone – per compiti buoni o cattivi, a seconda della doppia categoria degli uomini, buoni o cattivi, cui sono indirizzate (vv. 24-27). Il v. 26 contiene un elenco di cose di prima necessità per la vita palestinese antica (cfr. 29,21; Gn 49,11; Os 2,10): il ferro e il sale sono una significativa, rara, spia del tipo di vita quotidiana. La risposta di lode approda, infine, nell'assicurazione circa il futuro (vv. 28-31): nove tipi diversi di creature entreranno in azione con funzione punitiva per gli empi. In questo modo Ben Sira espone l'equilibrio teologico-morale tipico della retribuzione classica. Il brano si conclude con il richiamo alla validità dell'intento iniziale e la ripetizione del tema e dell'invito alla lode (v. 32-35). Evidente l'inclusione in «Magnificate il suo nome» (v. 15) e «benedite il nome del Signore» (v. 35b).

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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from Transit

(171)

(MF)

La manovra finanziaria 2026 varata dal #GovernoMeloni, per un totale di circa 18,7 miliardi di euro, si pone in un quadro europeo di regole sul bilancio pubblico che limitano fortemente lo spazio di manovra annuale. Le nuove regole europee, introdotte nell’aprile 2024, impongono un sentiero di contenimento e progressiva riduzione del debito pubblico tramite limiti molto stringenti alla spesa primaria netta. Nel confronto con le precedenti manovre, emerge come quella del 2026 sia particolarmente “formato mignon” (una pastarella), caratterizzata da misure marginali di aggiustamento che lasciano poco spazio a interventi strutturali di rilancio economico o sociale.

Nel dettaglio, le manovre del 2019 sotto il governo #Conte (comunemente indicate come “Conte bis”) si divisero tra la necessità di adeguarsi alle richieste europee di moderazione dei deficit e il mantenimento di prestazioni sociali come il reddito di cittadinanza e la quota 100 per le pensioni. Pur significando un moderato sostegno al welfare, la manovra del 2019 si caratterizzò però per un sottoinvestimento pubblico drammatico, stimato in oltre 100 miliardi di euro in meno rispetto alla media europea di investimenti pubblici nel periodo 2007-2018. Questa sottocapitalizzazione ha contribuito a una stagnazione economica con crescita quasi nulla e una progressiva perdita di competitività industriale e occupazionale.

La manovra del 2022, approvata sotto il governo #Draghi, fu invece nettamente espansiva, con oltre 23 miliardi di interventi destinati a sostenere pensioni, reddito di cittadinanza, imprese e servizi pubblici come sanità e scuola. Si puntò anche sul taglio di tasse per circa 12 miliardi, bilanciando una politica fiscale più favorevole alla crescita e ampliando la spesa sociale. Questa strategia ebbe l’intento di sostenere la domanda interna e di stare vicino soprattutto a categorie vulnerabili.

Al contrario, l’ultima manovra del Governo Meloni rinuncia in larga parte a questo approccio espansivo. Con una dotazione più contenuta, pari a circa 18,7 miliardi, essa taglia circa 10 miliardi alla spesa sociale e al contrasto della povertà, riducendo, per esempio, il fondo destinato a tali interventi di oltre 3 miliardi. L’intervento fiscale si concentra prevalentemente sulla fascia media dei redditi, con un beneficio modesto o nullo per i lavoratori più poveri, che vengono esclusi o penalizzati da meccanismi come le detrazioni e la composizione ISEE usata per determinare i contributi a sostegno delle famiglie.

Da un punto di vista macroeconomico, questa scelta ha ripercussioni pesanti: mentre la manovra Draghi del 2022 puntava a generare effetti espansivi concreti sul PIL e a contenere le disuguaglianze, quella del 2026 appare orientata a un mantenimento del rigore con un impatto restrittivo in termini di crescita, stimato intorno allo 0,1% nel 2027-2028. Inoltre, la prevista forte crescita della spesa militare, esclusa dal calcolo ufficiale dei vincoli europei, destabilizza l’equilibrio dei conti e sposta risorse lontano da settori chiave per la coesione sociale e lo sviluppo inclusivo.

Il confronto evidenzia una chiara regressione della manovra Meloni rispetto a quelle di Conte e Draghi, sia sul piano quantitativo che qualitativo. Da una parte il persistente sottoinvestimento pubblico storico che condiziona negativamente le prospettive di crescita e competitività, dall’altra una restrizione degli spazi di #welfare e un aumento delle #disuguaglianze sociali. In particolare, i #lavoratori più poveri escono perdenti da questa manovra, sia per i tagli diretti ai fondi di contrasto della povertà sia per l’orientamento fiscale che privilegia fasce di reddito già più tutelate. Tale scenario sottolinea la necessità di ripensare la strategia di bilancio con un focus maggiore su investimenti pubblici e politiche redistributive efficaci. Insomma, il Governo Meloni vuole premiare quello che ritiene il suo elettorato di riferimento, ghettizzando le fasce più deboli, quasi a volerne nascondere le difficoltà per restituire l’immagine di un paese che, tutto sommato, sta bene e guarda con fiducia al futuro. La realtà lo abbiamo visto, è ben diversa.

#Blog #LavoroPovero #Italia #Economia #Economics #Politica #Opinioni

 
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from Geocriminalità e Cooperazione Internazionale di Polizia

Criptovalute e cooperazione internazionale. Il ruolo dei Carabinieri Antifalsificazione Monetaria

Il Generale Gianluca Vitagliano (foto) del Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria, un reparto specializzato in indagini nell'ambito della contraffazione monetaria, del falso documentale e dei crimini digitali connessi all'uso di criptovalute, è recentemente intervenuto al Digital Innovation Forum – ComoLake 2025 a Villa Erba di Cernobbio, sul lago di Como, evento che ha riunito oltre 3.500 partecipanti, 240 relatori, 80 startup e 50 aziende, confermandosi come una delle principali piattaforme europee di confronto tra scienza, economia e istituzioni.

Il Generale Vitagliano

Il Generale Vitagliano ha indicato come il ruolo dei CC Antifalsificazione Monetaria include la tutela del cittadino e del sistema finanziario, con un'azione di contrasto all'uso illecito delle #criptovalute, che sono considerate un mondo in espansione e potenzialmente fertile per la criminalità se non soggette a prevenzione e contrasto. Il comando traccia le transazioni all'interno della #blockchain tra wallet, seguendo i codici dei wallet per la de-anonimizzazione e la ricostruzione del motivo della transazione. Per questo scopo, vengono impiegate nuove strumentazioni come il tracciamento basato su open source intelligence e l'analisi dei social media. Il comandante ha evidenziato che il controllo è particolarmente complesso a causa della natura interconnessa del mondo delle criptovalute, con la ricerca di “paradisi criminali” in paesi come quelli dell'Africa o dell'Asia, o in nazioni non collaboranti con le forze dell'ordine. Il reparto collabora attivamente con l' #UnioneEuropea e istituzioni accademiche nazionali ed europee, dimostrando una forte vocazione internazionale.

Il Reparto venne costituito sin dal 19 ottobre 1992, in ottemperanza al D.M. del 22 gennaio 1992 che, nel quadro della ripartizione degli obiettivi tra le varie Forze di Polizia, riconosceva all’Arma dei Carabinieri il consolidato interesse nel settore del falso nummario.

Il 15 giugno 1999, il Nucleo veniva elevato a Comando di Corpo e ridenominato – come attualmente – “Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria”.

Il 28 giugno 2021 con il Regolamento del Consiglio Europeo n.138/2001 il Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria veniva riconosciuto quale Autorità Nazionale per l’Arma dei Carabinieri (G.U. Unione Europea del 10 marzo 2009).

Con l'istituzione di tale Comando si è voluta assicurare una qualificata presenza dell’Arma dei Carabinieri a livello nazionale ed internazionale nel delicato settore della prevenzione e del contrasto al falso nummario.

I militari effettivi al Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria, individuati attraverso una preliminare selezione, vengono specializzati nel particolare settore mediante la frequenza di specifici Corsi inerenti in diversi ambiti operativi di competenza, attraverso l’apprendimento del quadro normativo di riferimento e delle migliori prassi operative.

Il 12 luglio 2021, veniva istituita la Sezione Operativa di Napoli.

Il Reparto risultava pertanto articolato su una struttura di Comando e due Sezioni Operative: di Roma, con competenza al Centro-Nord, e di Napoli, con competenza al Centro-Sud.

Il 4 ottobre 2021 è stata infine istituita la Sezione Criptovalute con il compito di contrastare le emergenti dinamiche criminali legate all’utilizzo illecito delle criptovalute e l’uso di piattaforme informatiche illegali per la vendita di valuta ed altri prodotti contraffatti di specifica competenza del Comando (documenti d’identità, dati e supporti relativi a carte di pagamento, assegni e valori bollati) fornendo anche supporto specialistico ai Comandi territoriali dell’Arma e all’ Autorità Giudiziaria in campo nazionale.

#Armadeicarabinieri

#Cooperazioneinternazionaledipolizia

 
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from ᗩᐯᗩIᒪᗩᗷᒪᗴ

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Il secondo disco dell'uomo di Chicago, Ryley Walker, era uno dei lavori più attesi di questo 2015, dopo il suo bellissimo album d'esordio, “All kinds of you”. Walker ha un passato, nemmeno troppo lontano, di chitarrista acustico, sulle tracce dei vari Fahey, Basho e di tutta la Takoma family. Nel 2011 erano uscite, in copie limitatissime, 2 cassette, una delle quali in compagnia di Daniel Bachman, altro virtuoso della sei corde acustica. Il suo primo album raccontava di un musicista ancorato ad un suono prettamente acustico, debitore di un suono recuperato da un grande come Bert Jansch, sia strumentalmente che vocalmente. Per il nuovo disco, “Primrose green” il giovane chitarrista ha arricchito in diverse tracce l'impasto musicale, facendosi accompagnare da uno stuolo di strumentisti fra i migliori in circolazione... https://artesuono.blogspot.com/2015/04/ryley-walker-primrose-green-2015.html


Ascolta il disco: https://album.link/i/951953607


 
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from Lunes de Lenguas

En inglés, “pulpo” se dice “octopus”. Esta palabra viene del griego antiguo... O quizás no. Pero si sí viene del griego antiguo, entonces el plural “octopi”, que muchas veces se encuentra en inglés, es incorrecto... ¿o quizás no?

Todo este enredo de ocho patas lo explicaremos hoy en este #LunesDeLenguas

En el Mediterráneo hay muchos pulpos y los griegos antiguos los conocían. Lo sabemos porque los pintaron en algunas vasijas.

https://ferrebeekeeper.wordpress.com/2011/04/15/the-octopus-motif-in-ancient-greek-ceramics/

Pero, ¿cómo les decían?

Una teoría es que los llamaban ὀκτάπους (oktápus) [u ὀκτώπους (októpus)], de “okta” (ocho) y “pus” (pie). Es decir, el ochopiés.

https://en.wiktionary.org/wiki/%E1%BD%80%CE%BA%CF%84%CE%AC%CF%80%CE%BF%CF%85%CF%82#Ancient_Greek

Pero el problema con esta teoría es que no hay muchas evidencias escritas de que esta palabra fuera la que usaban para el animal.

El léxico de Liddell, Scott y Jones (o LSJ), publicado en 1843, es uno de los diccionarios más respetados de griego antiguo. Según estos muchachos, ὀκτάπους quería decir “de ocho pies”. Pero no quería decir nada sobre los pulpos.

https://www.perseus.tufts.edu/hopper/morph?l=o%29kta%2Fpous&la=greek&can=o%29kta%2Fpous0&prior=oun&d=Perseus:text:1999.04.0057:entry=o)ktw/pous&i=1#lexicon

Según una edición del LSJ de 1901, la palabra también se refería a “alguien que tenia dos bueyes y un carro” (porque dos bueyes suman ocho patas).

https://archive.org/details/greekenglishlex00lidduoft/page/1038/mode/2up

Pero en la edición aumentada de 1940 del LSJ aparece una entrada que asegura que uno de los significados de la palabra es “octopus vulgaris”, el nombre científico de pulpo.

https://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.04.0057%3Aalphabetic+letter%3D*o%3Aentry+group%3D19%3Aentry%3Do%29kta%2Fpous

Para afirmarlo cita a Alejandro de Trales, un médico que en su “Therapeutica” usa “oktápus” para referirse a un pulpo.

https://i.sstatic.net/e9X6P.png

Pero Alejandro no era griego antiguo sino bizantino y escribió eso en el siglo VI d.C. Entonces no es mucha evidencia de cómo hablaban los griegos antiguos.

Entonces vamos a la otra teoría, que es que los griegos antiguos, a un pulpo, le decían πολύπους (polýpus), es decir, “el de muchos pies”.

El LSJ, para esta palabra, sí tiene una acepción de “pulpo”.

https://www.perseus.tufts.edu/hopper/morph?l=polu%2Fpous&la=greek#lexicon

Y, para darle mayor fuerza a esta teoría, sabemos que los antiguos romanos, en latín, a un pulpo le decían pōlўpus.

https://www.dizionario-latino.com/dizionario-latino-italiano.php?parola=polypus

Justo de ahí vienen las palabras de muchas lenguas romances para el animal: pulpo, polipo, poulpe...

Los romanos les copiaron muchas cosas a los griegos, ¿por qué no les habrían copiado cómo decir “pulpo”?

Pero, ¿esto qué tiene que ver con el inglés? Ya vamos para allá.

“Octopus” no desciende del griego antiguo, directamente, sino que viene de la palabra latina “octopus”. Pero esta palabra no era usada por los romanos, sino que fue inventada para el neolatín, una forma de esta lengua, usada desde el Renacimiento, para escribir tratados científicos.

https://es.wikipedia.org/wiki/Neolat%C3%ADn

Una de las obras más famosas publicadas en neolatín es, justamente, el Systema naturæ del sueco Carl Linneaus (Carolus Linnaeus en neolatín) que, en varias ediciones desde 1735, se propuso clasificar y darles un nombre científico (en neolatín, claro) a todos los seres vivos.

En su décima edición (1758) apareció la clase “vermes”, animales entre los cuales figuraba el “octopus”, parte del orden “octopodia”.

https://en.wikipedia.org/wiki/Vermes_in_the_10th_edition_of_Systema_Naturae

La palabra “octopus” seguro ya estaba en uso para referirse a un pulpo antes de esa décima edición, pero fue su publicación la que fijó su significado y la que causó que, eventualmente, se convirtiera en la palabra de uso común para referirse al animal en inglés.

Antes de eso, el inglés tenía otras palabras de uso común, como “preke”, “poor-cuttle”, “pourcontrel”, “eight-armed cuttle”, “devilfish” y (sorpresa) “polypus-fish”, “polyp” y “poulp”.

https://grammarphobia.com/blog/2014/02/octopus.html

Pero íbamos a hablar de plurales y estamos a punto de llegar allí.

En inglés les gusta, a veces, formar el plural de las palabras que derivan del latín o del griego antiguo con los finales que esas palabras habrían tenido en su lengua original (y no con la terminación -s que es común para los plurales ingleses).

Esto sucede por la simple razón de que a algunas personas les suena más elegante.

Pero las reglas de pluralización en griego antiguo y latín son complejas, lo que nos lleva al asunto:

Como les conté en el LdL anterior, el latín es una lengua flexiva, en la que sustantivos y adjetivos cambian sus finales según la función gramatical que cumplan.

https://noblogo.org/lunes-de-lenguas/en-espanol-el-participio-es-una-forma-adjetiva-de-un-verbo

Pero además, las reglas según las que cambian las palabras son diferentes dependiendo de a cuál de las cinco declinaciones pertenezca y a qué raíz tenga la palabra. (En griego antiguo pasa lo mismo, pero sólo tiene tres declinaciones).

Entonces, tanto el latín como el griego antiguo tienen muchísimas maneras de formar un plural.

En inglés contemporáneo usualmente se copian del plural nominativo. Para palabras de la segunda declinación latina, esto quiere decir que el singular que termina en -us se convierte en -i.

“Alumnus”, tanto en latín como en inglés, se vuelve “alumni” en plural.

Y así, por imitación, muchos angloparlantes dirían que el plural de “octopus” es “octopi”.

Como vimos, “octopus” no es una palabra latina, sino neolatina. Y, tras ser acuñada, se volvió parte de la tercera declinación latina. Ahí la raíz del genitivo es “octopod-” (vean el LdL anterior) y el nominativo plural es “octopodes”.

https://en.wiktionary.org/wiki/octopus#Latin

¿Por qué? Porque viene del griego antiguo ὀκτώπους (así los griegos antiguos quizás no usaran la palabra para referirse a los pulpos).

Y en griego antiguo ὀκτώπους (októpus) es de la tercera declinación (griega), su raíz de genitivo es “ὀκτώποδ-” (októpod-) y su plural nominativo es ὀκτώποδες (octópodes).

Por eso, hay quienes proponen que un plural más correcto, en inglés, para “octopus” sería “octopodes”.

¿Pero es más correcto?

En cierto sentido sí, porque “octopus” no deriva de una palabra latina de la segunda declinación cuyo singular termine en -us y su plural en -i.

Pero en otro sentido, ambos plurales podrían ser igual de incorrectos.

Estos plurales parten de la pregunta “¿cómo lo habría dicho un hablante de la lengua en la que se originó esta palabra?”.

Como vimos, un romano antiguo no habría dicho “octopi” ni “octopodes”, sino “polypi”. Y un griego antiguo podría haber dicho “octopodes”, pero probablemente no para referirse a varios pulpos. Para eso quizás habría dicho “polypodes”.

¿Qué es correcto, entonces? Los plurales latinos o griegos en inglés no son obligatorios. Son sólo una preferencia. Pluralizar las palabras con -s siempre es válido.

Y por eso, para el diccionario de Merriam-Webster, “octopi” y “octopodes” son plurales válidos, así como lo es “octopuses”.

https://www.merriam-webster.com/dictionary/octopus

(Dato curioso, en griego moderno, “pulpo” se dice χταπόδι (chtapódi), que viene, lo adivinaron, de ὀκτώπους).

 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

Il medico e la medicina 1Onora il medico per le sue prestazioni, perché il Signore ha creato anche lui. 2Dall'Altissimo infatti viene la guarigione, e anche dal re egli riceve doni. 3La scienza del medico lo fa procedere a testa alta, egli è ammirato anche tra i grandi. 4Il Signore ha creato medicamenti dalla terra, l'uomo assennato non li disprezza. 5L'acqua non fu resa dolce per mezzo di un legno, per far conoscere la potenza di lui? 6Ed egli ha dato agli uomini la scienza perché fosse glorificato nelle sue meraviglie. 7Con esse il medico cura e toglie il dolore, 8con queste il farmacista prepara le misture. Certo non verranno meno le opere del Signore; da lui proviene il benessere sulla terra.

9Figlio, non trascurarti nella malattia, ma prega il Signore ed egli ti guarirà. 10Allontana l'errore, regola le tue mani, purifica il cuore da ogni peccato. 11Offri l'incenso e un memoriale di fior di farina e sacrifici pingui secondo le tue possibilità. 12Poi ricorri pure al medico, perché il Signore ha creato anche lui: non stia lontano da te, poiché c'è bisogno di lui. 13Ci sono casi in cui il successo è nelle loro mani; 14anch'essi infatti pregano il Signore perché conceda loro di dare sollievo e guarigione per salvare la vita. 15Chi pecca contro il proprio creatore cada nelle mani del medico.

Il lutto 16Figlio, versa lacrime sul morto, e come uno che soffre profondamente inizia il lamento; poi seppelliscine il corpo secondo le sue volontà e non trascurare la sua tomba. 17Piangi amaramente e alza il tuo caldo lamento, il lutto sia proporzionato alla sua dignità, un giorno o due per evitare maldicenze, poi consólati del tuo dolore. 18Infatti dal dolore esce la morte, il dolore del cuore logora la forza. 19Nella disgrazia resta il dolore, una vita da povero è maledizione del cuore. 20Non abbandonare il tuo cuore al dolore, scaccialo ricordando la tua fine. 21Non dimenticare che non c'è ritorno; a lui non gioverai e farai del male a te stesso. 22Ricòrdati della mia sorte, che sarà anche la tua: ieri a me e oggi a te. 23Nel riposo del morto lascia riposare anche il suo ricordo; consólati di lui, ora che il suo spirito è partito.

I mestieri manuali 24La sapienza dello scriba sta nel piacere del tempo libero, chi si dedica poco all'attività pratica diventerà saggio. 25Come potrà divenire saggio chi maneggia l'aratro e si vanta di brandire un pungolo, spinge innanzi i buoi e si occupa del loro lavoro e parla solo di vitelli? 26Dedica il suo cuore a tracciare solchi e non dorme per dare il foraggio alle giovenche. 27Così ogni artigiano e costruttore che passa la notte come il giorno: quelli che incidono immagini per sigilli e con pazienza cercano di variare le figure, dedicano il cuore a riprodurre bene il disegno e stanno svegli per terminare il lavoro. 28Così il fabbro che siede vicino all'incudine ed è intento al lavoro del ferro: la vampa del fuoco gli strugge le carni, e col calore della fornace deve lottare; il rumore del martello gli assorda gli orecchi, i suoi occhi sono fissi sul modello di un oggetto, dedica il suo cuore a finire il lavoro e sta sveglio per rifinirlo alla perfezione. 29Così il vasaio che è seduto al suo lavoro e con i suoi piedi gira la ruota, è sempre in ansia per il suo lavoro, si affatica a produrre in gran quantità. 30Con il braccio imprime una forma all'argilla, mentre con i piedi ne piega la resistenza; dedica il suo cuore a una verniciatura perfetta e sta sveglio per pulire la fornace.

31Tutti costoro confidano nelle proprie mani, e ognuno è abile nel proprio mestiere. 32Senza di loro non si costruisce una città, nessuno potrebbe soggiornarvi o circolarvi. Ma essi non sono ricercati per il consiglio del popolo, 33nell'assemblea non hanno un posto speciale, non siedono sul seggio del giudice e non conoscono le disposizioni della legge. Non fanno brillare né l'istruzione né il diritto, non compaiono tra gli autori di proverbi, 34ma essi consolidano la costruzione del mondo, e il mestiere che fanno è la loro preghiera.

Differente è il caso di chi si applica a meditare la legge dell'Altissimo.

_________________ Note

38,1-15 Sorprendente è l’apertura del Siracide nei confronti della medicina, vista come dono di Dio e manifestazione della sua provvidenza. La mentalità corrente, che attribuiva allora la malattia al peccato, sollecitava più il ricorso alla preghiera che alla medicina. Il testo ebraico reca: “Fatti amico il medico per le sue prestazioni”.

38,5 L’acqua… fu resa dolce: allusione all’episodio narrato in Es 15,23-25, dove Mosè gettò nell’acqua un legno per rendere potabili le sorgenti di Mara (“l’amara”), località nel deserto di Sur.

38,16-23 Anche per il lutto e le sue manifestazioni vengono raccomandate moderazione e discrezione (il periodo usuale del lutto era di sette giorni, qui se ne consigliano uno o due, v.17).

38,22b Il testo ebraico reca: “ieri a lui, oggi a te”.

38,24-34 La descrizione dei mestieri, viva e concreta, sembra ispirarsi a un antico testo sapienziale egiziano, intitolato La satira dei mestieri, risalente al secondo millennio.

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

vv. 1-23. Il brano si divide in tre parti: l'importanza del medico (vv. 1-8), i consigli al malato (vv. 9-15) ed il comportamento in caso di lutto (vv. 16-23). L'onore dovuto al medico viene motivato religiosamente. Sono creature di Dio tanto lui (vv. 1b.12), quanto le piante medicinali (v. 4); la potenza di Dio ha creato il legno speciale che rese dolci le acque di Mara (v. 5; cfr. Es 15,23-25); da Dio provengono i doni (v. 2), la scienza (v. 6) e la guarigione (v. 2). Medici e farmacisti prolungano l'opera di Dio: Ben Sira li incoraggia nella ricerca di piante ed erbe medicinali, per curare le malattie (vv. 6-8). La loro stimata attività (vv. 3.6) merita di essere debitamente ricompensata. Forse nei confronti dei medici l'autore invita a superare pregiudizi antichi, risalenti probabilmente all'esempio negativo lasciato dall'empio Asa, re di Giuda: neanche nella malattia egli si rivolse a Dio, ma fece ricorso solo ai medici (cfr. 2Cr 16,12). Ben Sira è maestro di equilibrio: è giusto rivolgersi ai medici; ma, poiché il primo guaritore è Dio (cfr. Es 15,26), il fedele, prima di andare dal medico (vv. 12-14), deve pregare (v. 9), purificarsi (v. 10) e offrire sacrifici (v. 11). Infatti la malattia rimane pur sempre una sorta di punizione per il peccato, secondo la teoria deuteronomica della retribuzione (vv. 10-11; cfr. Dt 28,21-29). Chi pecca contro il creatore, fa il forte coi medici (v. 15b: così l'ebraico), ma cade nelle loro mani (ivi: così il greco). L'ultimo brano (vv. 16-23) riguarda le norme per regolare le cerimonie funebri (cfr. Ger 9,16-19; Ez 24,15-24; Mt 9,23; Mc 5,38). Ben Sira invita a proporzionare tempi e forme alla dignità del morto: bastano uno o due giorni di lamento per non incorrere nelle critiche (v. 17c); poi è già tempo di consolare lo spirito (vv. 17d.23b). L'atteggiamento di Davide dopo la morte del figlio di Betsabea è certamente presente (cfr. 2Sam 12,19-24). Il dolore non è utile al morto e fa male a chi lo prova (v. 21b), che è generalmente già esposto alle miserie dolorose dell'esistenza (vv. 18-19). Il pensiero dell'avvenire, che il greco esplicita in rapporto alla morte, deve spingere al superamento del lutto (v. 20b; cfr. 14,12.17).

vv. 24-34b. Il componimento, di 22 distici (cfr. 1,11-30; 51,13-30), è dedicato ai lavori manuali. Ben Sira ne riconosce la dignità socio-religiosa, ma ne dichiara apertamente i limiti rispetto all'attività dello scriba. L'accenno a quest'ultimo incornicia il brano (vv. 24.34cd). Il corpo del testo comprende quattro bozzetti: il lavoro dell'aratore(v. 25-26), del costruttore e incisore (v. 27), del fabbro (v. 28) e del ceramista (vv. 29-30). Ben Sira, dopo aver chiuso ogni quadro col riferimento alla fatica delle veglie notturne (agrypnia: vv. 26b.27f.28h.30d), tira le somme: tutti costoro hanno acquisito un'esperienza comunque utile, una sorta di saggezza elementare (v. 31b), che è tecnicamente necessaria per costruire la città (vv. 31-32; cfr. Es 31,1-6; Ez 27,8), ma nessuno può spingersi in campi di rilevanza sociale e giuridica, religiosa e culturale (vv. 33-34). Anche la loro preghiera ha il respiro corto del loro orizzonte (v. 34b). L'immagine complessiva non è negativa. Anzi conferma un atteggiamento già noto (10,27; 11,20; 40,18): attraverso il tardo-giudaismo, la stima per il lavoro manuale giungerà fino al Nuovo Testamento e sarà presente nella vita di Paolo (cfr. At 18,3; 1Cor 9,4-7; Fil 4,15-18). Il giudizio negativo – l'abbiamo visto – Ben Sira lo formula sulle attività commerciali: tra le pieghe del comperare e del vendere facilmente si incunea la colpa (26,29; 27,2). Il brano sui lavori manuali viene solitamente accostato alla satira egiziana dei mestieri – le cosiddette Istruzioni di Duauf – risalente alla XII dinastia (ca. 1991-1786 a.C.). Salvo qualche contatto lessicale, bisogna però escludere analogie di genere e, in certo senso, anche di temi. Ben Sira non ridicolizza i mestieri, peraltro limitati a quelli della Palestina. Diversamente si comporta il protagonista dei testi egiziani, a lungo copiati e molto diffusi fino al XIII sec. a.C. Nell'intento di incoraggiare il figlio a diventare scriba, per assicurargli un mestiere sicuro e distinto nella società e a corte, egli ricorre ad una satira di maniera, con cui mette alla berlina contadini e fabbri, carpentieri e barbieri, mercanti e carrettieri, cacciatori e pescatori. Sono sporchi, oscuri e comunque servi di qualcuno; solo lo scriba è padrone di se stesso e conduce una vita cui non mancano cibo, salute e prestigio.

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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from lucazanini

[vortex]

il dinamismo Umberto] D [danno il lucido le formattate o] finarte fiutano gli addestramenti trentotto di memoria liberata nota] della disposizione delle stanze al secondo [nota] una parte può essere resa instabile] lavorano] un Boccioni fa bella figura lo] spolvera invito alla consegna il terreno] indurito le cupole le reliquie restituite

 
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from Chi sei ele?

(Sto scrivendo questo testo con questa canzone in sottofondo YT Inv )

Perché tornare dopo 4 mesi.

Ero convintissimo di stare bene, il campeggio mi aveva fatto bene, avevo superato una parte del problema e tanto mi bastava per ignorarlo. Sapevo chi ero in parte, chi sono ora, ma chi ero in passato. Non riesco ad affrontarlo. C'è una piccola parte di me non riesce ad accontentarsi, non riesce a stare tranquillo e se vogliamo ci possiamo aggiungere anche quella parte di me critica che trascina le aspettative che avevano di me e la parte delusa che è sempre più convinta che mi deluderò prima o poi. “Non hai mai concluso niente, perché dovresti riuscirci questa volta”. La mia piccola fonte di orgoglio si sta esaurendo e sto cercando di crearla un'altra ma il mio freno, sono io. La clessidra è per me un simbolo forte, perché io ho sempre sentito la facoltà di correre, di fare tutto entro un tot, che non sapevo manch'io quand'era ma raggiunto sarebbe finito il mio tempo. Ora vedo quella clessidra, è finita.

Avvolte la associavo alla vita, io ci ho fatto un serie di raggionamenti di come la vita fosse una clessidra “appena ti giri è finita”. Ma ora sono convinto che la mia clessidra non sia la vita, ma le mie aspettative.

Tutto ciò che faccio, tutti gli obbiettivi raggiunti non mi soddisfano, non riesco a riempire quel vuoto creato dalla fine della clessidra, c'è uno spazio enorme e continuerà a espandersi come un cancro. È tutto inutile, è finita.

E quindi che scrivo a fare

Perché ci spero, la speranza è l'ultima a morire no? Mi sa che morirà con me nella tomba come stanno andando le cose. È inutile che raggiunga i miei traquardi, i miei obbiettivi, è finita. Il mese di Agosto di quest'anno era paragonabile ai tre mesi di inferno del 2020. Crolli emotivi, mental breakdown, ero distrutto. Mi sono ripreso a Settembre per cadere (in modo meno ripido) di nuovo. So che la cima è difficile e cadere è parte del percorso ma se non riuscirò a tacere quelle parti di me, anzi, se non riuscirò a calmarle, sarà tutto inutile. Forse per questo, la notte di Agosto, sentivo che la mia vita fosse vissuta da qualcun'altro, che segue i miei consigli dall'esterno e fa ciò che gli dico, ma mai come se fossi d'avvero io. Perché IO sono Ele e perché LUI è Luigi.

È finita?

 
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