XV – Modelli di catechesi
Osservazioni previe
23. Ora è giunto il momento di saldare un debito, al quale però non ero tenuto, se non te ne facevo promessa io stesso: quello di presentarti un concreto esempio di conversazione catechistica, come se stessi ora catechizzando, in modo che ti serva da modello.
Prima di cominciare, alcune premesse (12):
- altra è la situazione spirituale di chi prepara una conversazione per un ipotetico futuro lettore, e altra è la situazione di chi parla tenendo conto dell’uditore presente;
- altra la situazione spirituale di chi insegna a tavolino, senza che nessuno possa giudicare se fa bene, e altra la situazione di chi insegna di fatto, e si trova davanti uditori che la pensano in modo differente tra loro;
- altra la condizione di chi sta istruendo una sola persona, mentre gli altri stanno a giudicare o confermano quanto s’insegna, e altra quella di chi si trova davanti molti ascoltatori, tutti in attesa di ciò che intendiamo dire;
- altra la situazione che si verifica quando si sta seduti come in famiglia e si scambiano i pareri, e altra quando una folla in silenzio si volge verso l’alto da dove parla un oratore.
Non è la stessa cosa se gli ascoltatori sono molti o pochi, se sono dotti o ignoranti, oppure qualcosa dell’uno e qualcosa dell’altro; cittadini o campagnoli, o mescolati insieme, o gente di ogni categoria.
Inevitabilmente questi fatti influiscono su chi parla e su quel che dice, e il discorso rivela il volto interiore di chi lo pronuncia, mentre la diversità degli stimoli ricevuti ricade sugli ascoltatori, ed essi stessi si influenzano reciprocamente con la propria presenza.
Venendo alla istruzione dei principianti, posso dirti di trovarmi in una situazione psicologica diversa a seconda che mi trovo dinanzi un erudito, un fannullone, un cittadino, un vagabondo, un ricco o un povero, uno sconosciuto o un personaggio famoso o un uomo di potere, di una categoria o di un’altra, di un’età, o dell’uno o dell’altro sesso, proveniente da questa o da quella sètta, o da questo o quell’errore popolare. A seconda di come vivo questa situazione, introduco, porto avanti e concludo il mio discorso.
È vero che si devono amare tutti, ma non a tutti serve la stessa medicina. Lo stesso amore ad alcuni dà vita, con altri si fa debole; ha cura di edificare gli uni e si preoccupa di non danneggiare altri; per qualcuno si piega, di fronte ad altri si impone; con qualcuno è tenero, con altri severo; a nessuno è nemico, e per tutti è madre.
E chi non ha fatto questa esperienza che viene dall’amore pensa che noi siamo felici, perché riusciamo a farci apprezzare dalla gente. Veda il Signore, alla cui presenza giungono i gemiti dei prigionieri (cf. Sal 78,11), la nostra povertà e la fatica, e perdoni i nostri peccati (13) (cf. Sal 24,18).
Se qualche elemento del mio discorso t’è piaciuto, al punto che mi hai chiesto indicazioni per il tuo compito di catechista, più utile ti sarebbe ascoltarmi quando parlo, che leggere lo scritto.
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Note
(12) La sensibilità di Agostino parte dall’esperienza. Non c’è discorso preparato, non lezione o predica o conversazione che possa essere ripetuta tale e quale in situazioni e tra persone diverse; salvo a far cose generiche, valide per tutti e per nessuno. Il paragone della medicina e dei modi diversi in cui si esprime l’amore è illuminante.
(13) È un modo per dire: abbiamo sufficienti motivi per domandare perdono, che ci impediscono di cercare la bella figura!
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«DE CATECHIZANDIS RUDIBUS»
LETTERA AI CATECHISTI di Sant'Agostino di Ippona
con introduzione e note a cura di GIOVANNI GIUSTI
Ed. EDB – © 1981 Centro Editoriale Dehoniano Bologna
https://www.canoniciregolari-ic.com/s-agostino-catechesi/
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