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C’è un luogo della musica americana che oggi solo Jolie Holland riesce ad abitare. Non che siano mancati i precedenti illustri, come per esempio il Nick Cave dei Grinderman o il Tom Waits più polveroso e ingrugnito. Ma la cantautrice texana, come nessun altro oggi, fa rilucere di abbagli nerissimi e profondi la materia sonora che risulta dallo stritolare nelle sue corde vocali dotatissime e duttilissime l’americana, il blues, il folk, il country, il jazz. Insomma: il Sud in versione New Orleans in spasmo gotico. Ascoltate le chitarre del singolo Dark Days (che dà l’atmosfera a tutto il disco): mai così elettriche, mai così grasse, mai così “importanti” e necessarie... https://artesuono.blogspot.com/2014/06/jolie-holland-wine-dark-sea-2014.html


Ascolta il disco: https://albu

 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

Invito ad aiutare i poveri 1Figlio, non rifiutare al povero il necessario per la vita, non essere insensibile allo sguardo dei bisognosi. 2Non rattristare chi ha fame, non esasperare chi è in difficoltà. 3Non turbare un cuore già esasperato, non negare un dono al bisognoso. 4Non respingere la supplica del povero, non distogliere lo sguardo dall'indigente. 5Da chi ti chiede non distogliere lo sguardo, non dare a lui l'occasione di maledirti, 6perché se egli ti maledice nell'amarezza del cuore, il suo creatore ne esaudirà la preghiera. 7Fatti amare dalla comunità⊥ e davanti a un grande abbassa il capo. 8Porgi il tuo orecchio al povero⊥ e rendigli un saluto di pace con mitezza. 9Strappa l'oppresso dal potere dell'oppressore e non essere meschino quando giudichi. 10Sii come un padre per gli orfani, come un marito per la loro madre: sarai come un figlio dell'Altissimo, ed egli ti amerà più di tua madre.

La sapienza, maestra di vita 11La sapienza esalta i suoi figli e si prende cura di quanti la cercano. 12Chi ama la sapienza ama la vita, chi la cerca di buon mattino sarà ricolmo di gioia. 13Chi la possiede erediterà la gloria; dovunque vada, il Signore lo benedirà. 14Chi la venera rende culto a Dio, che è il Santo, e il Signore ama coloro che la amano. 15Chi l'ascolta giudicherà le nazioni, chi le presta attenzione vivrà tranquillo. 16Chi confida in lei l'avrà in eredità, i suoi discendenti ne conserveranno il possesso. 17Dapprima lo condurrà per vie tortuose⊥, gli incuterà timore e paura, lo tormenterà con la sua disciplina, finché possa fidarsi di lui e lo abbia provato con i suoi decreti; 18ma poi lo ricondurrà su una via diritta e lo allieterà, gli manifesterà i propri segreti⊥. 19Se invece egli batte una falsa strada, lo lascerà andare e lo consegnerà alla sua rovina.

Pudore e rispetto umano 20Tieni conto del momento e guàrdati dal male, e non avere vergogna di te stesso. 21C'è una vergogna che porta al peccato e c'è una vergogna che porta gloria e grazia. 22Non usare riguardi a tuo danno⊥ e non arrossire a tua rovina. 23Non astenerti dal parlare quando è necessario e non nascondere la tua sapienza per bellezza, 24poiché dalla parola si riconosce la sapienza e l'istruzione dai detti della lingua. 25Non contrastare la verità, ma arrossisci della tua ignoranza. 26Non vergognarti di confessare i tuoi peccati e non opporti alla corrente di un fiume. 27Non sottometterti a un uomo stolto, non essere parziale a favore di un potente. 28Lotta sino alla morte per la verità, il Signore Dio combatterà per te. 29Non essere arrogante nel tuo linguaggio, fiacco e indolente nelle opere. 30Non essere come un leone nella tua casa e capriccioso con i tuoi servi. 31La tua mano non sia tesa per prendere e poi chiusa nel restituire.

_________________ Note

4,15a Il testo ebraico reca: “Chi mi ascolta giudicherà secondo verità”.

4,20-31 Il contesto culturale dell’ellenismo, che spingeva gli Ebrei ad allontanarsi dalla loro tradizione religiosa per abbracciare uno stile di vita pagano, è all’origine di queste esortazioni.

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Approfondimenti

vv. 3,30-4,10. La pericope contiene un'insistente esortazione a intervenire a favore dei poveri. Dopo la riflessione sull'utilità religiosa e sociale dell'elemosina (vv. 30-31), il testo presenta due unità (4,1-6 e 4,7-10), chiuse entrambe da un riferimento al Signore (vv. 6b e 10c). Ai dieci imperativi negativi della prima parte fanno riscontro sette esortazioni positive nella seconda: l'esito è maledizione in un caso e accoglienza divina nell'altro. I motivi religiosi fanno intravedere l'universo spirituale giudaico in cui l'elemosina gioca un ruolo importante, intrecciandosi con i temi dell'espiazione dei peccati (v. 30), del povero difeso dal creatore (v. 6b) e dell'uomo gradito all'Altissimo (v. 10cd). 3,30-4,6. L'elemosina è un investimento per il futuro (v. 31). La riflessione sapienziale la presenta come più utile della ricchezza: lo scrigno che la tiene al sicuro è l'uomo che vive in miseria e non può attendere a lungo (cfr. 29,8-13; Lc 16,9). Sin dal II-II sec. a.C. l'elemosina è considerata come la giustizia per eccellenza, particolarmente in Tobia (1,3; 2,10; 4,7-11; 14,9-11) e in Ben Sira. Importante opera di misericordia nel giudaismo, entra nel NT e viene consigliata, insieme alla preghiera e al digiuno, come un dono al Padre (sinonimo di giustizia in Mt 6,1-4) e come un mezzo per liberarsi dal pericolo delle ricchezze (cfr. Lc 11,41; 12,33; per il NT, cfr. inoltre At 9,36; 10,4; 2Cor 9,12-15).

vv. 7-10. «Fatti amare dalla comunità» (v. 7a): l'invito a rendersi amabile all'interno dell'assemblea cittadina è un preludio a varie esortazioni concernenti i rapporti che un uomo di governo deve avere. La sapienza si presenta come guida al buon governo: sullo sfondo non le corti, ma la vita cittadina e familiare; non più una mentalità monarchica, ma un iniziale senso democratico. Referente ultimo è Dio (v. 10cd; cfr. Is 49,15). Egli ama di amore paterno e materno colui che si fa “amare” dalla comunità per l'umiltà verso gli anziani (v. 7b), la mansuetudine verso il povero (v. 8), il coraggio di fronte all'oppressore e la magnanimità nel giudizio (v. 9), la sollecitudine paterna e sponsale verso gli orfani e le vedove. In 35,15-22 Ben Sira riprenderà questa lezione sull'amore di Dio verso i vari tipi di poveri: solleciterà pratiche cultuali unite alla rettitudine morale e ricorderà che il Signore è «Padre degli orfani e difensore delle vedove» (Sal 68,6).

L'immagine biblica di padre e madre applicata a Dio sottolinea l'intensità e, insieme, la trascendenza dell'amore di Dio. L'Altissimo chiama suoi figli – e ama più di una madre – coloro che non si rifiutano di dare ai poveri il sostentamento (lett. «la vita»: 4,1) e li trattano con cuore di padre, di madre e di sposo. Questo vertice tematico è il punto di arrivo delle tre pericopi: partendo dai doveri verso i genitori, Ben Sira giunge a fondere l'orizzonte sociale con quello familiare mediante la stessa modellatura religiosa. Le relazioni interne alla “comunità” suppongono le diversità sociali: non intendono modificarle, ma solo umanizzarle, “salvarle” (3,1b). I mezzi sono l'ascolto (3,1a.29b) e l'obbedienza al volere del Signore (3,2.6b.22a). Gli ambiti sono la vita della famiglia con l'onore e l'aiuto da dare ai genitori, la sfera personale con la corretta considerazione della propria grandezza e dei propri limiti intellettuali e morali, la realtà sociale con la generosa dedizione ai diversi tipi di poveri. Si fa sempre più viva una certa dissonanza, nella concezione della persona, della famiglia e della società, tra il mondo giudaico-biblico e la cultura ellenistica.

vv. 4,11-6,17. Dopo un nuovo componimento sulla pedagogia della sapienza (4,11-19), Ben Sira continua ad esplorare la vita quotidiana. Nei cc. 4,20-6,17 presenta una nuova serie di consigli per mettere in guardia contro i rischi del rispetto umano (4,20-31) e delle “ricchezze ingiuste” (5,1-8), il cattivo uso della parola (5,9-6,1) e il potere della passione (6,2-4). In chiusura delinea un profilo del vero e del falso amico (6,5-17).

vv. 11-19. Il brano contiene un elogio della sapienza maestra di vita e vera educatrice. Nel v. 11 entra in scena la sapienza-madre, che si prende cura di quanti la cercano; nei vv. 12-16 sono elencati i vantaggi conseguiti dai suoi discepoli e dai loro discendenti; nei vv. 17-19 si descrive il metodo con cui essa mette alla prova la fedeltà del discepolo. Dal v. 15 l'ebr. usa la prima persona singolare: parla la sapienza personificata (cfr. Pr 1,23-25; 8,12-21; 9,1-6; Sir 24). Da vera educatrice, essa “porta in alto”, nobilita i figli (v. 1aa del gr.). Nel v. 11b dell'ebr. c'è un gioco di parole tra «figli» e «coloro che la comprendono». I “figli della sapienza” (cfr. anche Lc 7,35) fanno pensare ai figli che Dio ha «allevato e fatto crescere» (Is 1,2), come pure ai “figli della torah”, di cui parlano i rabbini. In Sir gr. una decina di verbi (per lo più al participio) esprimono il ricco rapporto dei figli con la sapienza: essi sono coloro che la cercano (v. 11b), la amano (vv. 12a.14b), le sono dietro sin dall'alba (v. 12b), la possiedono come caparra di gloria (v. 13a), le si consacrano (v. 14a), l'ascoltano (v. 15a), le prestano attenzione (v. 15b), le si affidano (v. 16a). Al centro il v. 14, che attribuisce valore cultuale al rapporto con la sapienza, assicurando che Dio stesso ricambia l'amore verso di essa. Dio è detto il Santo: già usato in Isaia (6,3), questo titolo è preferito dal Deuteroisaia (41,14.16.20; 45,11) ed è frequente nella letteratura giudaica tardiva: Sir 23,9; 43,10; 47,8; 48,20; Bar 4,22; 5,5. Nel v. 15b dell'ebr. il discepolo gusta l'intimità della casa della sapienza: sembra un'allusione alla relazione sponsale (cfr. 15,2; 51,17s.).

vv. 17-19. Nei vv. 15-19 il traduttore gr. evita la prima persona singolare per la sapienza (come fa l'ebr.): forse – ammesso che la prosopopea fosse presente nell'originale – ha voluto evitare accostamenti equivoci con Maat, la dea egizia della sapienza. In 6,24-25 Ben Sira si serve di nuovo dell'immagine della sapienza che cammina con il discepolo. Il tema più ampio della prova come esperienza pedagogica è frequente nel-l'AT: Gn 22,1; Es 15,25; Dt 8,2.16; 13,4; Sal 26,2. Ben Sira torna spesso sull'importanza della disciplina (mûsār / paideia) nella vita di chi teme Dio (32,14a) e nella educazione dei figli e degli insipienti (42,5b.8a): tutta la sua opera è una paideia (50,27a). Il discepolo che non accetta la disciplina, sarà abbandonato al suo destino (v. 19b: «caduta» in gr., «saccheggiatori» in ebr.). Persa la sapienza, è perso tutto. E con violenza.

vv. 20-31. Quasi a commento del v. 19, ecco un brano su colui che non sa capire le circostanze del suo tempo e non sa guardarsi dal male (v. 20): vergogna e dissimulazione non vengono benedette dal Signore (cfr. v. 13b), ma si trasformano in danno e caduta (v. 22). Forse si tratta di un discepolo alle prime armi, che non sa ancora distinguere «la vergogna che porta al peccato» dalla «vergogna che è onore e grazia» (v. 21). Ben Sira, che detterà in seguito una minuziosa “regola della vergogna” (41,16-27; cfr. anche 20,22-23), si incarica qui di liberare discepoli e correligionari dalle maschere che nascondono la loro identità in mezzo a una cultura straniera forte e invadente. Nei vv. 22-28 fa un elenco di imperativi che provocano al coraggio morale e religioso: la parola nel momento in cui è necessaria (vv. 23-24), l'accoglienza e la difesa della verità fino alla morte (vv. 25.28), il riconoscimento della propria ignoranza (v. 25b) e la confessione (omologein / šwb) dei propri peccati (v. 26a), la libertà di fronte allo stolto (qui forse indica l'apostata) e l'imparzialità nel giudizio di fronte al potente (v. 27). Si intravede sullo sfondo il “male” da cui guardarsi, il compromesso con l'ellenismo, che porterà alcuni Ebrei a nascondere la propria identità nel tempo della persecuzione di Antioco Epifane (cfr. 1Mac 1,12-15.41-51; 2Mac 4,11-16). L'effettiva “conversione dai peccati” comporta la confessione di essi (cfr. Lv 5,5), la restituzione (cfr. Nm 5,7-8) e l'umiliazione davanti al Signore (cfr. 1Re 21,29). Cfr. 2Sam 12,13; Sal 38,2-5; 51,6. Ben Sira giudica stolto cercare di evitare tale confessione: sarebbe come pensare che un uomo possa fermare la corrente di un fiume (v. 26b). Questa metafora naturale è presente in Achikar siriaco (2,65), dove, però, è usata per motivi completamente diversi. Qui sottolinea che il Signore combatte a fianco dei giusti (cfr. Es 14,14; Pr 18,10; 2Mac 14,15).

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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from L' Alchimista Digitale

Il Fediverso: un’altra idea di social Negli ultimi anni il termine Fediverso ha iniziato a circolare con sempre maggiore insistenza. Ma cos’è, esattamente? Dietro questo nome insolito si nasconde una rivoluzione silenziosa, un nuovo modo di intendere la comunicazione digitale, lontano dalle logiche centralizzate dei colossi del web. Il Fediverso è un insieme di piattaforme social e di comunicazione interconnesse tra loro. La sua forza risiede nella federazione: non un unico grande contenitore, ma una rete di server indipendenti, chiamati istanze, che dialogano attraverso protocolli comuni come ActivityPub. Questo significa che un utente registrato su una piattaforma può interagire con chiunque, anche se utilizza un servizio diverso. Un po’ come avviene con le e-mail: tu hai Gmail, io ho Yahoo, ma possiamo scriverci senza problemi. A differenza dei social tradizionali, dove il modello di business è basato sulla pubblicità e sulla raccolta dei dati, il Fediverso punta su libertà, diversità e controllo personale. Qui non sei il prodotto da monetizzare, ma una voce che può scegliere il contesto più adatto per esprimersi. Prendiamo Mastodon, la piattaforma più nota del Fediverso: un social che assomiglia a Twitter (oggi X), ma senza algoritmi invadenti. I post vengono mostrati in ordine cronologico, le community sono moderate dalle stesse persone che le creano e ogni istanza può avere regole specifiche. Risultato? Un ecosistema molto vario, dove la qualità delle conversazioni non dipende da un algoritmo che spinge ciò che “vende”, ma dal rapporto diretto tra chi scrive e chi legge. Accanto a Mastodon ci sono altri progetti: Pixelfed, simile a Instagram ma senza pubblicità; PeerTube, alternativa a YouTube; Friendica, per chi vuole un social a metà tra Facebook e i forum; e tanti altri. Tutti collegati, tutti comunicanti. Un contenuto pubblicato su una piattaforma può essere visto anche dagli utenti di un’altra, senza barriere. Questa struttura federata porta con sé una caratteristica preziosa: la resilienza. Se una singola istanza chiude, il resto della rete continua a vivere. Se una comunità non ti piace, puoi cambiare server senza perdere i contatti. È un modello che riflette i valori originari di Internet: decentralizzazione, libertà, collaborazione. Naturalmente, il Fediverso non è perfetto. Mancano i numeri giganteschi delle piattaforme commerciali, e per i nuovi arrivati può sembrare un po’ complicato capire dove registrarsi o quale istanza scegliere. Ma è proprio questa apparente complessità che lo rende ricco: offre spazi personalizzati, comunità tematiche, regole fatte dalle persone e non da algoritmi. Molti vedono nel Fediverso una sorta di “ritorno alle origini” del web, quando la rete era un luogo di scambio e non solo un grande supermercato di contenuti. Un ritorno che non è nostalgia, ma scelta consapevole: rifiutare il modello unico imposto dai giganti e provare a immaginare un futuro diverso. E in effetti, il Fediverso sta crescendo. Ogni volta che un social centralizzato compie una scelta discutibile – dal caos delle policy di X alla gestione invadente dei dati da parte di Meta – nuove persone varcano la soglia di questo ecosistema. E spesso scoprono che sì, un altro modo di stare online è possibile. In conclusione, il Fediverso non promette miracoli né follower a pioggia. Promette invece autenticità. Promette comunità costruite su misura delle persone, non delle pubblicità. Promette la libertà di scegliere dove stare, con chi stare e come comunicare. In un mondo digitale che sembra sempre più stretto, il Fediverso apre finestre. Forse è questo il suo più grande merito: ricordarci che Internet non deve per forza essere governato da pochi, ma può tornare ad essere di tutti.

Massimiliano Pesenti ©

 
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from lucazanini

[rotazioni]

a segno la scrittura -temeraria e termica danno] la medaglia quella prima le fondono] negli appartamenti dalbasso woodcut tutto] per la scuola una manciata] fanno la spola i] plurimi l'autodidatta col magnetismo lunare indotto l'ostico] spumante vince sparando la signora dell'arma è compressa colpita fa un giro di punta detta] le crestomazie le maree a tavolino

 
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from norise

FELICE SERINO

POESIE

29

La donna

bella per le armoniose forme Iddio la pensò perché l'uomo non fosse solo “chi dice donna...” è detto ma di lei si dirà “benedetta” quando nel grembo porta una vita

3.6.25

30

Antinomia è la morte

staccati dalla primaria essenza -ungarettiane foglie- ne siamo ombre esangui sin dalla ferita della creazione

antinomia è la morte

7.6.25

31

In attesa

chi ti vedesse – ombra di te per niente in carne

porti le tue quattr'ossa in questo girare in tondo negli anfratti del possibile

una voce aspetti da tanto – in attesa di te ti chiami

11.6.25

32

Distrofico

mi è nemica la luce – giammai quella noetica – celeste

ah quando verrà quel giorno che l'anima mia si sveglierà nel sole *

  • verso da Dino Campana

12.6.25

33 Sogno a catena

esci dal sogno e ti trovi nel tuo letto sì – ma sei entrato in un altro sogno allora ti alzi che è l'alba e vedi tuo fratello morto da poco lo tocchi lui si volta e non parla -la notte è lunga e questa catena del sogno non è finita ché ti ritrovi in un'altra sequenza a dirti ho sognato ma realtà ancora non è

13.6.25

34 Anelito

bagnarmi nella iridescente noetica luce

16.6.25

35

Dell'infinito di noi

fatti di sensi? d'intelletto? o della “materia dei sogni”?

siamo ben altro

di noi ci attende l'inconcepibile

il cuore lo sente

22.6.25

36

Cogito ergo sum

faccio mio il “cogito ergo sum” penso e sono sogno e sono creo e sono

in questo ondivago esistere il creare è la bellezza che mi salva

26.6.25

37

Siamo

siamo sulla soglia dei voli nella rarefatta aria della vertigine del dovequando

siamo non siamo pensiero siamo

27.6.25

38

Disperi che l'angelo (crisi esistenziale anni 60)

la vocina suggerisce “dai una mano di bianco” tu fai l'indiano ti crogioli ti acciambelli come un gatto guardi dall' oblò del cuore le tue scelleratezze disperi che dal tuo fondo l'angelo venga a sollevarti

30.6.25

39

Altri tempi

altri tempi quando avevi tutti i capelli e ti dmenavi davanti al juke-box quando bastava uno sguardo del papà o quando i genitori a una nota davano ragione al(la) prof quando andavano in voga il “ciao” e la “topolino” e si scendeva in piazza la sera per “vedere la televisione” quando il giorno lo si apriva col segno della croce

2.7.25

40

Richiami

angeli del Signore incarniamo una vita in esilio dopo la caduta

ad accoglierci il maremondo con i suoi richiami acuti di sirene

4.7.25

41

Nirvana

aleggiare su note come cullato da onde

-Shostakovic il dio dei waltz divini-

restare in uno stato di nirvana che avvolge

5.7.25

42

Prospettive

certezze? no sempre un ricercare la vita è così un libro da scrivere giorno dopo giorno lasciarsi accadere saggio chi sa di non sapere e chi sa di sapere non sa se è nato prima l'uovo

7.7.25

43

Fantasia

un pensiero resta impigliato in una spina di Cristo irrorata dal sangue in arabeschi sul volto

-che rammenta il famoso dipinto di giotto

17.7.25

44 Dissolvenza

domani come in sogno vedrai dall'alto i resti che furono te: tutto

si dissolve: arrivi all'essenza lo scheletro la trasparenza

19.7.25

45 L'albero

forse sarà a sopravvivermi l'albero vetusto che bambino mi vide e oggi uomo

sovrappensiero lo contemplo mentre lamento l'inverno nelle ossa

27.7.25

46

Sole rosso

il sole rosso si china e bacia il mare poi va a morire

28.7.25

47

Sono

dubito in me uno slontanare solitudine che si lacera all'infinito scrivo per difendermi mi aggrappo a nonsensi questione di vita o di morte m'ispirano pareidolie sogni daliniani e pindarici voli -quindi sono

6.8.25

48

Cerchi l'ombra

meriggio: la trovi più sulla destra guardando il mare ti sposti col lettino leggi di lì a poco le righe nere s'accavallano solca l'ala d'un gabbiano l'aria imbalsamata sei lontano dai rumori del mondo

12-17.8.25

49

Preservaci

preservaci Signore dall'aver bisogno degli altri preservaci dalla demenza dalla bava sul cuscino dalla macchia di sugo sulla camicia preservaci: ché i figli siano il bastone oggi c'è poco da sperare dalla voce acuta nell'orecchio preservaci pure da qualche sgradito vaffa dal bisogno di chiedere “per favore mi allacci le scarpe?”

20.8.25

50

Dio

energia creante all'infinito absconditus per divino suo disegno

vortice d'astri - Pantocrator

22.8.25

51

Ti so dolce presenza

(a Carlo Acutis, presto Santo) .

ti so dolce presenza -tu che visitavi i giardini del cielo- ti so dentro di me come un amico o un figlio . oh fa che mi penetri nelle ossa quella purezza del tuo giorno breve

(ripresa da una poesia datata)

23.8.25

52

La compagna

acqua e fango gli portano via dagli occhi la sua Nina -smarrisce la vita il suo perno

sola compagna la cagna gli legge lo sconforto con uno sguardo quasi umano

26.8.25

53

L'ateo

egli non ha dubbi e mi dispiace per lui appenderà al chiodo il suo “di là non c'è niente” la hack si nutriva di buchi neri sgarbi corteggia barocco e rococò vivendo lo spettro della morte

3.9.25

54

Perso lo smalto

mi nutro di visioni -lo stravedere dei vecchi- scrivo più sciocchezze di una volta ho perso lo smalto e in più la musa mi volta la faccia un nuovo libro di là da venire chissà una scorsa alle poesie datate ed è come non riconoscersi allo specchio

6.9.25

55

Sognare uova (divertissement)

sogni una enormità di uova le estrai dalle confezioni e le metti in bell'ordine chi dice porta male sognarle pareri discordi se credi a queste sciocchezze non vivi più il mondo è già di per sé una cloaca (!)

(l'angelo ti suggerisce questa è da rivedere poesia poesiola)

9.9.25

 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

Onorare il padre e la madre 1⊥Figli, ascoltate me, vostro padre, e agite in modo da essere salvati. 2Il Signore infatti ha glorificato il padre al di sopra dei figli e ha stabilito il diritto della madre sulla prole. 3Chi onora il padre espia i peccati⊥, 4chi onora sua madre è come chi accumula tesori. 5Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera. 6Chi glorifica il padre vivrà a lungo, chi obbedisce al Signore darà consolazione alla madre. 7Chi teme il Signore, onora il padre e serve come padroni i suoi genitori. 8Con le azioni e con le parole onora tuo padre, perché scenda su di te la sua benedizione, 9poiché la benedizione del padre consolida le case dei figli, la maledizione della madre ne scalza le fondamenta. 10Non vantarti del disonore di tuo padre, perché il disonore del padre non è gloria per te; 11la gloria di un uomo dipende dall'onore di suo padre, vergogna per i figli è una madre nel disonore. 12Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita. 13Sii indulgente, anche se perde il senno, e non disprezzarlo, mentre tu sei nel pieno vigore. 14L'opera buona verso il padre non sarà dimenticata, otterrà il perdono dei peccati, rinnoverà la tua casa. 15Nel giorno della tua tribolazione Dio si ricorderà di te, come brina al calore si scioglieranno i tuoi peccati. 16Chi abbandona il padre è come un bestemmiatore, chi insulta sua madre è maledetto dal Signore.

_ L’umiltà_ 17Figlio, compi le tue opere con mitezza, e sarai amato più di un uomo generoso. 18Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore. 19Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti. 20Perché grande è la potenza del Signore, e dagli umili egli è glorificato. 21Non cercare cose troppo difficili per te e non scrutare cose troppo grandi per te. 22Le cose che ti sono comandate, queste considera⊥: ⌈non hai bisogno di quelle nascoste.⌉ 23Non affaticarti in opere superflue, ti è stato mostrato infatti più di quanto possa comprendere la mente umana. 24La presunzione ha fatto smarrire molti e le cattive illusioni hanno fuorviato i loro pensieri. 25Se non hai le pupille, tu manchi di luce; se ti manca la scienza, non dare consigli. 26Un cuore ostinato alla fine cadrà nel male, chi ama il pericolo in esso si perderà.⊥ 27Un cuore ostinato sarà oppresso da affanni, il peccatore aggiungerà peccato a peccato. 28Per la misera condizione del superbo non c'è rimedio, perché in lui è radicata la pianta del male. 29Il cuore sapiente medita le parabole, un orecchio attento è quanto desidera il saggio.⊥ 30L'acqua spegne il fuoco che divampa, l'elemosina espia i peccati. 31Chi ricambia il bene provvede all'avvenire, al tempo della caduta troverà sostegno.

_________________ Note

3,1 Il rapporto figli-genitori è tema frequente nella letteratura sapienziale. La società antica trovava in questo rapporto armonioso (spesso però anche rapporto di dipendenza) uno dei suoi elementi costitutivi. Questo breve testo, nel quale l'autorità del padre è associata a quella della madre, può essere considerato un commento al quarto comandamento del decalogo.

3,17-25 L’umiltà a Il testo ebraico reca: “Figlio mio, nella ricchezza cammina con modestia”.

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Approfondimenti

vv. 3,1-4,10. Il comportamento verso i genitori (3,1-16), la condotta umile o superba (3,17-29), l'amore dei poveri (3,30-4,10): Ben Sira si spinge in questi ambiti dell'esistenza quotidiana per dimostrare la rispondenza sociale e religiosa di quanto ha detto nei capitoli precedenti sui legami tra sapienza e timore del Signore, osservanza della legge e amore. Dopo l'invito all'ascolto (v. 1), la prima pericope presenta il valore religioso dei doveri verso i genitori nell'introduzione (v. 2) e nella conclusione (v. 16). Seguono un commento in terza persona singolare al comandamento in parola (vv. 3-7), e un approfondimento con imperativi in seconda persona singolare (vv. 8.10.12-13), che si alternano con massime generali sui vantaggi della “pietà” verso il padre e la madre (vv. 9.11.14-15).

vv. 1-7. Nel decalogo il comandamento è accompagnato da una promessa (cfr. Es 20,12). Siracide ribadisce la promessa: «vivrà a lungo» colui che dà gloria al padre (v. 6a). Per il rispetto dei genitori nell'etica biblica, cfr. Es 21,17; Lv 20,9; Dt 5,16; Tb 4,3-4; 14,12-13; Pr 1,8; 6,20; Mt 15,3-6; Mc 7,9-13; Ef 6,2-3. L'espressione “vivere a lungo” (makroēmereuein è quasi esclusivo della traduzione greca di Dt) compare in connessione con la legge (cfr. Dt 32,47 e pure Dt 5,33; 6,2; 11,9.21; Gdc 2,7). Siracide usa il verbo (solo qui) e ricorre al sostantivo – solo lui in tutto l'AT greco – tre volte (cfr. 1,12.20; 30,22). Il messaggio sembra descrivere un arco completo: la “vita lunga” dell'uomo dipende sia dall'osservanza della legge, cioè dal timore del Signore e dalla sapienza, che dalla gioia (agalliama; l'ebr. ’ōrek, poetico, indica «lunghezza di tempo» e «lunghezza di animo». Cfr. Sir 30,22b; Pr 3,2.16; 25,15). Altro bene derivante dal rispetto dei genitori è l'espiazione dei peccati (vv. 3a.14b.15b). Essi si sciolgono come brina: segno del ristabilirsi dell'ordine nel quale padre e madre sono collaboratori di Dio nel governo del mondo. Non meraviglia, quindi, se i genitori sono detti «padroni» (v. 7b), con un termine – despotés - che è titolo divino nei LXX (cfr. 23,1). Per l'espiazione: cfr. 3,30b (elemosina ed espiazione); 28,5 (perdono fraterno come condizione per l'espiazione); 34,23 (sacrifici di ingiustizia ed espiazione); 45,16.23 (Aronne e Finees compirono l'espiazione per Israele).

vv. 8-16. La responsabilità verso i genitori comporta “servizi” (v. 7b) «a fatti e a parole» (v. 8a; cfr. Sal 78,36-37; Is 29,13; Mt 21,28-31); bisogna onorarli «con tutto il cuore» (7,27), senza doppiezza. È un servizio che manifesta il timore del Signore e merita quella benedizione paterna (v. 9a), che l'AT ha in grande onore: Gn 9,27; 27,27-38; 28,1.6; 48,15-16; 49,25-26. Il parallelismo antitetico tra «benedizione del padre» e «maledizione della madre» (v. 9) enfatizza un unico messaggio senza opporre il padre alla madre. Il greco trasforma la metafora agricola di Ben Sira in un'immagine più familiare ai nuovi lettori: dal “far mettere radici e sradicare” – che ricorda le “radici dei giusti” (Pr 12,3) – si passa alle “fondamenta della casa” consolidate o scalzate dalla benedizione/maledizione dei genitori. Il movimento semantico, nella «pietà» verso il padre (3,14a), va dall'ebr. _ṣᵉdāqâ al gr. eleēmosynē: la pietà richiesta non è mero sentimento di compassione, ma opera concreta di aiuto e di giustizia. Comincia dai genitori quell'elemosina che Ben Sira – con tutto il giudaismo – raccomanda di dare al povero e ad ogni vivente (7,32) in espiazione dei peccati (3,30). La conclusione ribadisce che abbandonare e disprezzare i genitori è bestemmia che non rimane impunita. Tutta la tradizione deuteronomistica e sapienziale ricorda che «Chi rovina il padre e fa fuggire la madre è un figlio disonorato e infame» (Pr 19,26), che «vedrà spegnersi la sua lucerna nel cuore delle tenebre» (Pr 20, 0; cfr. Dt 27,16; Pr 30,17).

vv. 17-29. Questa pericope, dopo aver esposto al figlio i vantaggi morali e religiosi dell'umiltà (vv. 17-20), presenta argomenti contro la presunzione intellettuale (vv. 21-25) e l'insipienza del superbo (vv. 26-28). In chiusura il netto contrasto con la capacità di ascolto e di riflessione del saggio (v. 29). «Sii modesto»: si raccomanda la mansuetudine (1,27; cfr. 45,4), quella mitezza che è coscienza dei limiti, verità e sincerità della creatura peccatrice davanti a Dio. «tanto più umiliati»: Ben Sira, sapendo che «c'è chi umilia e innalza» (7,11), si fa attento alla tapeinōsis, l'umiliazione e la bassezza sociale (cfr. 20,11). Il paradosso rimanda a Lc 1,52. Cfr. anche Sir 2,4-5; 11,12; 13,20. «le cose troppo difficili per te»: Ben Sira mette in guardia contro lo spirito razionalista della filosofia greca. Esso può costituire una minaccia per la fede, che ha fatto conoscere agli Ebrei «più di quanto comprende un'intelligenza umana» (v. 23b). Il metro è sempre nel timore del Signore (cfr. 19,24). Dietro a coloro che «si sono smarriti per la loro presunzione» (v. 24a; cfr. 51,13) si possono intravedere anche le deviazioni dottrinali in seno al giudaismo. Il GrII qualifica la loro situazione come mancante di luce e di scienza (v. 25). Quando la pianta del male mette radici (v. 28b) non ci si può aspettare altro che l'aggravarsi del male e delle sue conseguenze. Nella logica deuteronomistica della retribuzione, il peccatore è come un matto che accumula peccati su peccati (v. 27b), pur sapendo che gli toccherà scontare in questa vita gli affanni corrispondenti. Eviterà il male colui che non ama il pericolo; al contrario del presuntuoso, il saggio cresce ogni giorno nell'ascolto e nella meditazione (v. 29). Il “cuore ostinato” (vv. 26a.27a) ricorda da un lato il “cuore indurito” del faraone (Es 7,14) e dall'altro il “cuore che ascolta” di Salomone (1Re 3,9). Con andamento anaforico, ecco poi il “cuore saggio” (v. 29a; cfr. Gb 9,4; Pr 10,8), che comprende le parabole dei sapienti. Forse vi è qui una sfumatura autobiografica (cfr. 51,14.16; Pr 23,15).

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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from ᗩᐯᗩIᒪᗩᗷᒪᗴ

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Nel 2012, al termine del tour promozionale del meno fortunato “Cynic’s New Year”, Justin Ringle passa mesi senza toccare una chitarra: “Il periodo più lungo negli ultimi quindici anni”. Cominciano a circolare voci di uno scioglimento della band. E invece il periodo di stop riaccende l’ispirazione di Pringle, che non solo riprende a scrivere, ma compone un ritorno all’altezza dei migliori lavori degli Horse Feathers, imprimendogli una nota positiva, pop ancora più netta che in passato... https://artesuono.blogspot.com/2014/11/horse-feathers-so-it-is-with-us-2014.html


Ascolta il disco: https://album.link/i/919714762


 
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from Geocriminalità e Cooperazione Internazionale di Polizia

UNA ANALISI GLOBALE SUI CRIMINI CHE COLPISCONO L' AMBIENTE

Crimini forestali: Deforestazione illegale e abbattimento di alberi. Il ruolo dei Carabinieri Forestali italiani

La copertina della pubblicazione di UNODC

In un suo recente documento che analizza i crimini che impattano sull'ambiente, UNODC (l'Agenzia delle Nazioni Unite contro la criminalità) sottolinea come quella forestale porta a significativi danni ambientali, riducendo la biodiversità e compromettendo la salute degli ecosistemi. Inoltre, minaccia i mezzi di sussistenza delle comunità locali che dipendono dalle foreste per il cibo e il reddito. Le pratiche illegali, come il disboscamento e la corruzione, possono anche portare a violazioni dei diritti umani, come il lavoro minorile e il lavoro forzato. Quando la criminalità forestale si sovrappone ad altre attività illegali, come il traffico di droga o il commercio di esseri umani, le conseguenze sono amplificate, causando danni significativi alle comunità e all'ambiente. Questa convergenza crea reti criminali complesse che facilitano la corruzione e l'inefficienza nelle forze dell'ordine, rendendo più difficile il monitoraggio e l'applicazione delle leggi.

L'obiettivo principale degli sforzi per fermare la perdita di foreste e la degradazione del suolo entro il 2030 è quello di “fermare e invertire” tali fenomeni, promuovendo al contempo uno sviluppo sostenibile e una trasformazione rurale inclusiva. Questo è cruciale per contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici, poiché le foreste assorbono una quantità significativa di CO2. Inoltre, si mira a proteggere la biodiversità e garantire i mezzi di sussistenza delle comunità locali che dipendono dalle foreste.

Per combattere la criminalità forestale, sono necessari meccanismi di monitoraggio che includano tecnologie avanzate per la tracciabilità e la verifica della legalità del legname. È fondamentale migliorare la cooperazione internazionale e stabilire accordi bilaterali tra paesi produttori e consumatori per prevenire l'importazione di legname illegalmente estratto. Inoltre, l'applicazione delle leggi deve essere rafforzata attraverso l'istituzione di unità specializzate e l'integrazione di misure anti-corruzione nelle strategie nazionali. È necessario implementare meccanismi di monitoraggio avanzati, inclusi tecnologie geospaziali e cooperazione internazionale, per tracciare e verificare la legalità delle fonti di legname. Le normative devono essere costantemente valutate e rafforzate per chiudere le lacune legislative e adattarsi a nuove strategie illegali. Inoltre, è fondamentale coinvolgere le autorità di regolamentazione e le ONG nella supervisione delle attività forestali e nella promozione della trasparenza nella catena di approvvigionamento.

Le normative esistenti possono essere utilizzate per affrontare i crimini forestali attraverso l'applicazione di sanzioni penali e amministrative per le violazioni legate alla gestione forestale. È possibile migliorare la trasparenza e la responsabilità nella catena di approvvigionamento, imponendo requisiti di due diligence per garantire che i prodotti siano privi di deforestazione illegale. Inoltre, le leggi internazionali, come la Convenzione delle Nazioni Unite contro la Criminalità Organizzata Transnazionale, possono essere sfruttate per affrontare i crimini forestali a livello globale, integrando le politiche nazionali con strategie di enforcement più efficaci. La cooperazione internazionale di polizia può facilitare lo scambio di informazioni e intelligence tra le forze dell'ordine di diversi paesi per identificare e smantellare reti criminali coinvolte nella criminalità forestale. Può anche supportare operazioni congiunte per il monitoraggio e l'applicazione delle leggi, migliorando l'efficacia delle indagini su attività illegali transnazionali. Inoltre, la cooperazione può promuovere la formazione e lo sviluppo delle capacità delle forze di polizia locali per affrontare in modo più efficace i crimini ambientali.

Il crest del Comando dei Carabinieri Forestali

Il ruolo dei Carabinieri Forestali italiani

In questo contesto i Carabinieri Forestali italiani rappresentano una componente peculiare nel panorama delle forze di polizia europee e mondiali. Essi uniscono le funzioni tradizionali di tutela ambientale e forestale con quelle di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza, cosa non comune in altri Paesi (dove le polizie forestali non hanno poteri così estesi). Le loro competenze si estendono dalla tutela delle foreste, biodiversità, fauna e flora protette, al contrasto ai reati ambientali (inquinamento, traffico illecito di rifiuti, disboscamento illegale, commercio illegale di specie protette), gestione e protezione di aree naturali protette, parchi nazionali e siti UNESCO e supporto in emergenze ambientali (incendi boschivi, disastri naturali, dissesti idrogeologici).

Essi sono quindi considerati un modello europeo di polizia ambientale.

Contribuiscono a programmi di capacity building e formazione di altre forze di polizia o ranger in Paesi in via di sviluppo (es. lotta al bracconaggio in Africa, gestione forestale sostenibile nei Balcani e in Asia) e sono punto di riferimento in reti come INTERPOL Environmental Crime Working Group ed EUROPOL per reati legati a rifiuti e traffici di specie protette.

A differenza di altri corpi simili, non operano solo come law enforcement, ma anche come scienziati, tecnici forestali e investigatori, poiché hanno reparti specializzati in analisi ambientali, genetica forestale, balistica e tossicologia ambientale, che forniscono supporto tecnico anche a livello internazionale.

La loro presenza nelle missioni internazionali porta quindi con sé un forte valore simbolico: protezione del territorio e della natura come parte integrante della sicurezza globale. Inoltre, rappresentano uno strumento di diplomazia ambientale, perché uniscono sicurezza, sostenibilità e cooperazione multilaterale.

In sintesi, i Carabinieri Forestali si distinguono perché sono l’unica forza di polizia a carattere militare con specializzazione ambientale a livello mondiale, capace di operare sia sul fronte della sicurezza sia su quello della protezione della natura, e per questo sono particolarmente preziosi nella cooperazione internazionale.

Per saperne di più: https://www.unodc.org/documents/data-and-analysis/Crimes%20on%20Environment/ECR25_P2a_Deforestation.pdf

UNODC, Global Analysis on Crimes that Affect the Environment – Part 2a: Forest Crimes: Illegal deforestation and logging (United Nations publication, 2025)

 
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from Il Diario Perduto

Alt description immagine Creata con Midjourney

Nelle gelide lande di Jötunheim, dove le aurore danzano sopra montagne di ghiaccio, viveva Ragnar il Sanguinario, capo della tribù dei Lupi di Fjord. Con la sua ascia forgiata dal fulmine di Thor, aveva solcato mari tempestosi e saccheggiato villaggi lontani, guadagnandosi il rispetto e la paura di tutti gli uomini.

Ma dietro la corazza di ferro e le cicatrici di battaglia, un’ombra più oscura si annidava nel suo cuore: Eira, la figlia del capo dei druidi del villaggio di Skaldheim. Si erano incontrati una notte di luna piena, quando le stelle caddero come pioggia d’argento sul lago sacro. Tra canti antichi e sussurri di vento, i loro occhi si incrociarono e nacque un amore così intenso da far tremare le radici degli alberi secolari.

Nel momento in cui i due giovani si promisero fedeltà, Eira gli regalò un piccolo braccialetto di ferro, intrecciato con rune di protezione. “Portalo sempre,” gli disse, “così il nostro legame sarà più forte del più feroce dei venti.” Ragnar lo indossò subito, sentendo il freddo metallo pulsare contro la sua pelle come un battito di cuore.

Il destino, però, non era benevolo. Un inverno particolarmente crudele colpì le terre, e una pestilenza avvolse Skaldheim. Eira, gravemente ammalata, chiese a Ragnar di portarle l’erba dorata dell’Albero della Vita, custodita nella foresta proibita di Yggdrasil. Il guerriero, spinto dall’amore, attraversò foreste avvolte da nebbie mortali e affrontò spiriti antichi, ma al ritorno trovò il villaggio in fiamme e la giovane avvolta da una luce pallida: era morta.

Il dolore fu un martello che infranse la sua anima. In preda alla disperazione, Ragnar strappò via il braccialetto di ferro, lo gettò nel fuoco e lo osservò fondersi in una scintilla rossa. Giurò vendetta contro il fato stesso. Si diresse verso il tempio di Odin, dove gli sciamani narravano che il dio poteva concedere poteri oltre la morte. Con la voce rotta dal pianto, invocò:

“Odin, Signore dei Cieli, ascolta il mio grido! Se non posso riavere la vita di Eira, allora benedico il suo ricordo con una maledizione che farà tremare ogni cuore che osa tradire l’amore vero!”

Le rune si accenderono di un fuoco azzurro, e il cielo si squarciò. Odin, colpito dalla ferocia del vichingo, concesse al guerriero una benedizione oscura: la capacità di trasformare ogni amore tradito in una tempesta di ghiaccio, congelando per sempre i cuori degli ingannatori. Ma prima di conferire il potere, Odin prese il braccialetto di ferro ormai fuso, lo ricondusse in forma di un nuovo gioiello, incidendogli sopra la benedizione oscura, e lo legò intorno al polso di Ragnar. Da quel punto in poi, il braccialetto brillava di una luce glaciale ogni volta che una menzogna d’amore veniva pronunciata.

Da quel giorno, Ragnar divenne leggenda. Quando un uomo tradiva la propria amata, il vento del Nord soffiava più forte, le onde si innalzavano e il traditore veniva avvolto da una coltre di gelo, incapace di parlare o di muoversi. Il braccialetto di ferro, ora incantato, pulsava con energia, segnando il momento in cui la maledizione si scatenava. Le storie di queste punizioni si diffusero tra i villaggi, e il nome di Ragnar fu pronunciato con timore e rispetto.

Ma nei momenti più silenziosi, quando la notte avvolgeva le sue tende di pelle di lupo, il vichingo guardava il mare, dove le luci dell’aurora sembravano disegnare il volto di Eira. E, anche se la sua anima era intrisa di furia, il suo cuore rimaneva un luogo di dolcezza, custodendo per sempre l’unico amore che avesse mai conosciuto. Il braccialetto di ferro, ora parte integrante di lui, era il ricordo costante di quel legame: un simbolo di protezione, di perdita e di una promessa che nemmeno la morte poteva spezzare.

Così, tra il clangore delle spade e il sussurro del vento, la leggenda di Ragnar il Sanguinario continuò a vivere, ricordando a tutti che l’amore, anche perduto, può forgiare poteri più grandi di qualsiasi ascia o scudo—e che un semplice braccialetto di ferro può diventare il filo che lega l’eternità al cuore di un uomo.

 
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from lucazanini

[escursioni] 0.

riparano fonti di calore alle] quattro bisestile soffiano] nei bicchieri l'ecosistema ha i tracciati instabili cavano] i carboni fossili i cartizze zero residuo tossico ottenere] un preventivo farsi fotografare le] Alpi

 
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from differx

REPETITA (dal 31 agosto) + notilla di oggi

ogni tanto mi arrivano messaggi non richiesti di difesa della poesia , definizioni di poesia, osservazioni sulla poesia. proprio la poesia-poesia. oppure vedo post (in cui vengo nominato) in tema di poesia. oggi, 2025. vorrei sottolineare che non mi occupo praticamente più di poesia ma di scritture di ricerca, che sono per il 99% tutt'altra cosa, completamente altra cosa, rispetto alla poesia. ci sono molti nomi per nominare molte (diverse) cose: https://slowforward.net/2021/06/23/nioques-frisbees-e-altre-deviazioni-differx-2021/

il fatto che poi saltuariamente io legga (in pubblico o per conto mio) poesia altrui non cambia le cose. semmai sottolinea il fatto che – da cittadino libero – posso leggere in pubblico o per conto mio qualsiasi cosa: istruzioni ikea, romanzi, elenchi di papi morti, alberi genealogici, bugiardini di pillole, ingredienti di biscotti, e – appunto – poesie, senza per questo occuparmene o farne un asse & spin vitale.

 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

Pazienza e fiducia nelle prove 1Figlio, se ti presenti per servire il Signore,⊥ prepàrati alla tentazione. 2Abbi un cuore retto e sii costante,⊥ non ti smarrire nel tempo della prova. 3Stai unito a lui senza separartene, perché tu sia esaltato nei tuoi ultimi giorni. 4Accetta quanto ti capita e sii paziente nelle vicende dolorose, 5perché l'oro si prova con il fuoco e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore. ⌈Nelle malattie e nella povertà confida in lui.⌉ 6Affìdati a lui ed egli ti aiuterà, raddrizza le tue vie e spera in lui⊥. 7Voi che temete il Signore, aspettate la sua misericordia e non deviate, per non cadere. 8Voi che temete il Signore, confidate in lui, e la vostra ricompensa non verrà meno. 9Voi che temete il Signore, sperate nei suoi benefici, nella felicità eterna e nella misericordia, ⌈poiché la sua ricompensa è un dono eterno e gioioso.⌉ 10Considerate le generazioni passate e riflettete: chi ha confidato nel Signore ed è rimasto deluso? O chi ha perseverato nel suo timore e fu abbandonato? O chi lo ha invocato e da lui è stato trascurato? 11Perché il Signore è clemente e misericordioso, perdona i peccati e salva al momento della tribolazione⊥.

I frutti del timore del Signore 12Guai ai cuori pavidi e alle mani indolenti e al peccatore che cammina su due strade! 13Guai al cuore indolente che non ha fede, perché non avrà protezione. 14Guai a voi che avete perduto la perseveranza⊥: che cosa farete quando il Signore verrà a visitarvi? 15Quelli che temono il Signore non disobbediscono alle sue parole, quelli che lo amano seguono le sue vie. 16Quelli che temono il Signore cercano di piacergli, quelli che lo amano si saziano della legge. 17Quelli che temono il Signore tengono pronti i loro cuori e si umiliano al suo cospetto.⊥ 18“Gettiamoci nelle mani del Signore e non in quelle degli uomini;⌉ poiché come è la sua grandezza, così è anche la sua misericordia”.

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Approfondimenti

vv. 1-18. Il Signore è «clemente e misericordioso, rimette i peccati e salva al momento della tribolazione» (2, 11). Su questo tema teologico Ben Sira innesta e sviluppa, nel secondo c., le idee religiose e le premesse sapienziali del primo. Il timore del Signore si manifesta nella prova e nell'obbedienza alla sua parola, matura nell'amore e nell'umiltà. Lo temono coloro che, sforzandosi di piacere a lui (v. 16a), aspettano da lui la ricompensa (vv. 3.7-9) e si saziano della sua legge (v. 16b). Stando uniti a lui senza separarsene (v. 3), si gettano nelle sue braccia misericordiose, piuttosto che in quelle degli uomini (v. 18). Al contrario, non lo temono i cuori pavidi e indolenti (vv. 12-13), i peccatori che camminano «su due strade» (v. 12) e coloro che hanno perso la pazienza (v. 14a). Le due parti del c. (vv. 1-11 e 12-18) sono chiuse entrambe da un'affermazione teologica sulla misericordia del Signore (vv. 11.18cd). La prima parte passa dall'aspirante discepolo (vv. 1-6, coi verbi all'imperativo della seconda persona singolare) al «Voi che temete il Signore» (vv. 8-10, coi verbi all'imperativo della seconda persona plurale); la seconda parte presenta tre «Guai» contro i peccatori (vv. 12-14) e tre descrizioni di «coloro che temono il Signore» (vv. 15-17). I quattro stichi del v. 18 chiudono il c. passando al “noi”: «Gettiamoci nelle braccia del Signore» (v. 18ab), la cui grandezza è pari alla misericordia (v. 18cd). Il ritmo ternario (tre vocativi in 7-9, tre interrogativi in 10bcd, tre «guai» in 12-14 e tre “timorati del Signore” in 15-17) conferisce al brano dinamismo e armonia.

vv. 1-11. Il vocativo «Figlio» è abituale nella letteratura sapienziale per rivolgersi ai propri discepoli (cfr. 3,12.17; 4,1; 6,18.23.32; 10,28; 11,10; 14,11; 31,22). A volte si trova il plurale (cfr. 3,1; 23,7; 39,13; 41,14; Pr 2,1; 3,1; 4,1). Frequente è pure l'uso dell'imperativo: dieci in questo brano, uno solo negativo (v. 2b). L'invito a «prepararsi alla tentazione» (v. 1b) anche nel servizio del Signore – il primo degli imperativi – rientra nella teoria deuteronomica della retribuzione: anche per Ben Sira la sofferenza dell'uomo virtuoso non è una punizione, ma una prova educativa. La sapienza stessa mette alla prova il discepolo «finché possa fidarsi di lui» (4,17e); Abramo viene lodato perché «nella prova fu trovato fedele» (44,20d); chi teme il Signore, in caso di tentazioni, sarà liberato (33,1). La funzione educativa della prova è raccomandata da Ben Sira anche nelle relazioni umane: «Se intendi farti un amico, mettilo alla prova e non fidarti subito di lui» (6,7). Cfr. anche Mt 6,13 e Lc 11,4 (preghiera e tentazione), Gc 1,2-4.12 (dopo la prova la pazienza e la corona della vita). Dal «prepararsi alla tentazione» (v. 1b) allo «sperare in lui» (v. 6b): il primo e l'ultimo imperativo contengono una sintesi del messaggio. Il secondo e il penultimo imperativo, con lo stesso verbo (euthynein, tenere dritto, raddrizzare: vv. 2a.6b), invitano a rendere fermi e retti il cuore e le vie: frequente il rifiuto della doppiezza ipocrita e incostante (cfr. 1,25b; 2,12b). L'imperativo «sii costante» (v. 2a), nel linguaggio del Siracide, marca la differenza del discepolo da falso amico (karterein ricorre solo qui e in 12,15. Cfr. At 2,42.44). Avendo fiducia nell'aiuto del Signore (cfr. 2,6a con 1,24b), il discepolo non si smarrirà nel tempo della seduzione (v. 2b) e accetterà tutto con animo grande (v. 4).

vv. 7-11. Il tema della misericordia del Signore (eleos) compare nella prima parte come oggetto dell'attesa e della speranza di chi teme il Signore (vv. 7a.9b); nella seconda come attributo di Dio pari alla sua grandezza (v. 18d; cfr. v. 11a). La misericordia è sintesi dei benefici del Signore, in una prospettiva sempre terrena (vv. 7-10; cfr. Is 35,10; 51,11). Eleos rende nei LXX l'ebraico ḥesed, che indica l'amoroso interesse di Dio per l'uomo come risultato del rapporto basato sull'alleanza. Dio è clemente e misericordioso (v. 11a; cfr. 50,19): eco della proclamazione del nome “misericordioso e pietoso” (cfr. Es 34,6; Sal 86,5.15; 103,8; Gl 2,13).

vv. 12-14. Aperti da una formula imprecatoria, questi vv. si riferiscono agli Ebrei che hanno perso la fiducia nel Signore e nelle sue promesse al popolo di Israele. Ormai camminano su «due strade» (v. 12b), sono incostanti e infedeli nel servizio del Signore. Vengono alla mente i rimproveri di Elia al popolo che zoppica con i due piedi, oscillando tra il Signore e Baal (1Re 18,21), e le osservazioni di Isaia circa l'instabilità di chi non ha fede (Is 7,9). La parentela letteraria e tematica di questi vv. con i profeti emerge anche dall'annunciata “visita” del Signore (v. 14b). Il verbo episkeptein ricorre sette volte nel Siracide. In quattro casi i soggetto è il Signore: l'Altissimo “sorveglia” le schiere celesti (17,32) e “interviene” in favore dell'umile che prega (35,21). Negli altri due casi il verbo indica una “visita di giudizio”, accezione tipica del vocabolario profetico (cfr. 46,14). In 2,14 la “visita” si presenta come un giudizio a cui è impossibile sottrarsi. Qui il verbo pqd verosimilmente sotteso, non indica l'intervento salvifico di Dio (Es 4,31; Sof 2,7) o la sorveglianza continua sull'uomo (Gb 7,18), ma come nei profeti questo verbo ha l'accezione di “visita punitiva” del Signore (Is 10,12; Ger 9,24). Ben Sira sembra proprio dire che gli Ebrei apostati subiranno la stessa sorte dei popoli e dei sovrani stranieri “visitati” da JHWH. Più avanti userà ancora il tono profetico del “Guai!”, rivolgendosi in modo esplicito contro chi ha lasciato la via dei padri per seguire la via dell'ellenismo: «Guai a voi, uomini empi, che avete abbandonato la legge di Dio altissimo» (41,8).

vv. 15-18. Dopo il ritratto negativo dei peccatori, quello positivo dei timorati del Signore. Un quadro di alta tensione spirituale: «temere il Signore» è amarlo e cercare di piacergli, non disobbedirgli ma saziarsi della sua legge, preparare il cuore e l'anima nell'umiltà per seguire le sue vie e per stare davanti a lui. L'esortazione finale a gettarsi nelle braccia del Signore misericordioso e non in quelle degli uomini (v. 18) svela ancora una volta gli intenti generali dell'opera di Ben Sira: fare riecheggiare la scelta sapiente del re Davide che, in un momento di angoscia, preferì cadere «nelle mani del Signore perché la sua misericordia è grande», piuttosto che in quelle degli uomini, suoi nemici (2Sam 24,14; cfr. anche 1Cr 21,13).

Conclusione. Ben Sira sa che la “prova” attende ogni discepolo: nessuno può evitare il tempo della seduzione (v. 2b), della tribolazione (v. 11b) e le situazioni umilianti (v. 4b). Bisogna prepararsi (vv. 1.17), convinti che la “brace dell'umiliazione” (v. 5b) ha un valore educativo (cfr. Gb 32-37). Il passato insegna la fedeltà di Dio verso chi ha “perseverato” nel suo timore (v. 10). Nasce un giudizio sul presente (vv. 12-14) e una richiesta per il futuro (i verbi dei vv. 15-17 sono al futuro). In sintesi – dice Ben Sira – bisogna saper “cadere” nelle braccia di Dio, da veri timorati e confidenti (vv. 3.18ab), per non cadere come il collerico (1,19b) o come l'orgoglioso (1,27a). Di fronte ai contrasti sociali e culturali, economici e religiosi del presente, la lezione di Ben Sira – pur riprendendo insegnamenti che dovevano essere frequenti di fronte al rischio di apostasia all'inizio del II secolo a.C. – non è scontata e ripetitiva: dalla teologia profetica (Is 51,1-3; Sal 22,4-6) e deuteronomistica (Dt 6,5-6; 10,12-13) egli attinge motivi di speranza e di amorevole fiducia. Lo sguardo si ferma su una vetta: chi ama il Signore rimane appagato, “sazio” della sua legge (2,16b; 32,15). All'invito alla fortezza nella prova si unisce l'annuncio dell'eleos del Signore. Perciò il c. viene titolato riferendosi ora al timore di Dio nella prova (ms. 248: “Sulla pazienza”) ed ora alla fiducia in lui.

(cf. PIETRO FRANGELLI, Siracide – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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from ᗩᐯᗩIᒪᗩᗷᒪᗴ

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Dopo un Saturday Nights & Sunday Mornings dalla genesi sofferta e dall’esito controverso, dopo il lungo silenzio discografico (perlomeno sul fronte inediti) e le lune imprevedibili e cangianti di Adam Duritz, uccellacci dalle ali nere si erano addensati sulle teste dei fan dei Counting Crows. La notizia di nuove canzoni in uscita dopo sei anni più che con curiosità e impazienza, era stata da taluni accolta con un misto di circospezione e diffidenza, tanto più che il fiammeggiante covering dell’ottimo Underwater Sunshine (2012) più che gettare semi di nuove speranze, aveva instillato dubbi su un ineluttabile inaridimento creativo... https://artesuono.blogspot.com/2014/09/counting-crows-somewhere-under.html


Ascolta il disco: https://album.link/i/1440819091


 
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from lucazanini

[caffeine] 0.0

le ascolta poi rimandano a comando scatola] di scatti pulsantiere ai blocchi collassa] una supernova durata>3 minuti e 39 secondi si fessa l'oculare in giro un grande risparmio energetico trafiletto in quarta la] leva porta lo zerouno muove lo zero si] accampa ristorante informano terraferma fuori [la bufera gli] occhiali stenopeici

 
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from Geocriminalità e Cooperazione Internazionale di Polizia

CITTADINO CINESE FUGGITO DALL'ITALIA, ARRESTATO IN SPAGNA ANCHE GRAZIE ALLE RETE “ENFAST”

Un cittadino cinese evaso dalla Questura di Prato il 10 luglio scorso è stato catturato a Barcellona, in Spagna, ed estradato in Italia. Il fuggitivo è stato rintracciato dalla Squadra #FAST Italia (Fugitive Active Search Team) con il supporto delle reti di cooperazione internazionale di polizia #Eurojust ed #Europol/ENFAST. L'individuo ha utilizzato un passaporto autentico intestato a un altro cittadino cinese e si è affidato a una rete criminale per la logistica, il trasporto e il rifugio in diversi paesi europei. L'operazione, che ha visto la collaborazione tra le autorità italiane e spagnole, ha portato ad esecuzione con successo un Mandato di Arresto Europeo (#MAE)emesso dalla Procura di Prato.

La Rete Europea delle Squadre per la Ricerca Attiva dei Fuggitivi (ENFAST) è una cooperazione di polizia degli Stati membri dell'Unione Europea, con il supporto di Europol, volta a rafforzare la sicurezza all'interno dell'UE localizzando e arrestando criminali ricercati a livello internazionale che hanno commesso reati gravi. La rete è stata istituita il 1° gennaio 2013, a seguito di un'iniziativa proposta nel 2010 in una conferenza a cui hanno partecipato 24 nazioni dell'Unione Europea, con l'obiettivo di consentire una collaborazione più efficiente tra le unità di polizia nazionali responsabili della ricerca attiva dei fuggitivi (FAST). #ENFAST è attiva 24 ore su 24, 7 giorni su 7, consentendo alle sue squadre di intervenire immediatamente per localizzare e arrestare i fuggitivi.

Le attività di ENFAST portano all'arresto di circa 400 criminali gravi ogni anno. La rete è gestita da una delle nazioni partecipanti per mandati presidenziali di due anni; alcuni Stati non membri dell'UE godono dello status di osservatori senza diritto di voto per facilitare la cooperazione con i paesi in cui potrebbero nascondersi i fuggitivi. Un elemento chiave della strategia di ENFAST è il sito web EU Most Wanted (www.eumostwanted.eu), lanciato nel gennaio 2016, che elenca i latitanti ricercati a livello internazionale e soggetti a Mandati di Arresto Europei.

Questi latitanti sono condannati o sospettati di aver commesso crimini di alto profilo o atti terroristici in Europa. Il sito web ha elencato 454 profili di latitanti tra la sua creazione e dicembre 2024, e l'Europol ha attribuito 53 dei 164 arresti all'inclusione di profili sul sito.

Il pubblico è attivamente incoraggiato a contribuire alla ricerca di questi latitanti attraverso il sito web, dove è possibile segnalare indizi in forma anonima e da cui è possibile ricevere una newsletter di aggiornamento. Questo coinvolgimento del pubblico si è dimostrato efficace: 36 dei 454 latitanti presenti sul sito web sono stati arrestati dal suo lancio, almeno 11 dei quali sono stati fermati grazie a informazioni fornite dal pubblico. Vengono lanciate periodicamente campagne mirate a individuare specifici latitanti, compresi quelli legati alla criminalità organizzata, con il supporto di Europol. Gli sforzi della rete sono cruciali per contrastare le sfide poste dalla criminalità transfrontaliera, in particolare nel contesto della libera circolazione di persone e merci all'interno dell'UE e dell'area Schengen.

 
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