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Murder Ballads è il nono album in studio di Nick Cave and the Bad Seeds, pubblicato nel 1996 su Mute Records. Come suggerisce il titolo, l'album è composto da ballate omicide nuove e tradizionali, un genere di canzoni che trasmette i dettagli (e spesso le conseguenze) dei crimini passionali. “Where the Wild Roses Grow”, un duetto con Cave che canta con Kylie Minogue, è stato un singolo di successo e ha ricevuto due ARIA Awards nel 1996. Altri importanti musicisti ospiti dell'album includono PJ Harvey e Shane MacGowan.


Ascolta: https://songwhip.com/nickcaveandthebadseeds/murder-ballads


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from Mondo Oscuro / World Obscure

La Foresta Nera

La discesa nel Pozzo all'inizio fu incerta, per quanto la premura di Wilson fosse ben chiara nelle continue esortazioni a Ross affinché si muovesse.

« Non possiamo fermarci. Stai vicino al lato destro e non guardare fuori dai finestroni.»

« Ok.»

« Nemmeno per sbaglio, Calvin. Non sto scherzando. In un normale pozzo potresti non vedere il fondo, ma il fondo del Pozzo di San Patrizio è diverso. Presente la sensazione che provi quando ti affacci oltre una balaustra e sotto c'è un precipizio? Quella che ti fa venire voglia di fare il passo in più e cadere?»

« Soffro di vertigini, ma so di cosa parli.»

« Meglio così. Perché in un Pozzo di San Patrizio non c'è modo di resistere al richiamo del vuoto. Non è un vuoto comune, è IL Vuoto, con la V maiuscola.»

Calvin istintivamente si mise quasi rasente con la spalla al muro, che era scabro, fatto di pietre appoggiate una all'altra e saldate da una muratura quasi artigianale.

Proseguirono alla luce tenue delle torce da speleologo per un tempo che parve infinito.

Calvin si accorse che stavano risalendo quando iniziò a percepire una certa stanchezza nel fare ogni singolo passo.

« Stiamo salendo?»

« Sì, abbiamo passato il punto più profondo mezz'ora fa.»

L'agente inspirò a fondo.

« Cos'è una Porta Rossa, Professore.»

« È difficile da spiegare.»

« Se non parlo un po' questo passaggio mi farà impazzire. So che non parla da anni con qualcuno, qualcuno di reale a quanto ho capito. Ma glielo chiedo come favore personale.»

Wilson sospirò.

« Va bene.»

« Ho letto tutti i suoi libri, dopo che li ho scoperti alla biblioteca di Providence. È lì che ho cominciato a fare un po' di ordine rispetto a quanto stavo sperimentando nella realtà. Capire che esistono persone come voi, come i Cacciatori e via dicendo. Rendersi conto che tutto ciò che è stato pura letteratura e cinematografia fosse realtà non è stato facile.»

« La differenza, tuttavia, sta proprio in questa presa di coscienza. Ciò che rende me o persone come i Cacciatori e Lorenzo quel che sono non è niente di magico o di prodigioso. Semplicemente noi abbiamo aperto la nostra mente prima di altri alla possibilità che ci fosse qualcosa che andasse oltre la spiegazione scientifica. L'assunto che se non riesco a dimostrare scientificamente e in maniera ripetibile un fenomeno ci ha limitato in maniera determinante.»

« Quindi quando il Buio è arrivato, ci siamo fatti trovare impreparati.»

« L'unica cosa buona che ha fatto il Buio, se vogliamo trovare un lato positivo in questa tragedia che viviamo, è che ha costretto tutti a raggiungere la medesima apertura mentale. Una soluzione brutale, un po' come gettare un bambino in acque profonde per insegnargli a nuotare.»

« Molti sono morti nella follia, per questo.»

« E altri si sono evoluti, come te. Chiamala selezione naturale.»

« Quindi sarà un'estinzione di massa?»

« Se non evolviamo, sì.»

Il tono di Solo era inquietante, tanta era la sua mancanza di emozione nel parlare.

« Lei sembra non esserne preoccupato.»

« Se non lo fossi, non sarei qui.»

« Lei è preoccupato per suo figlio, non per se stesso o per me o per chiunque altro.»

« Il legame genitoriale in alcuni è potente, in altri invece del tutto assente. In quanto mammiferi, è genetica. Se ogni padre o madre si prendessero cura dei propri figli nella maniera più appropriata, forse non si sarebbe arrivati a tutto questo.»

Calvin alzò lo sguardo su di lui, osservando le sue spalle ondeggiare mentre avanzavano.

« Ritiene che il Buio sia collegato a questo?»

« Non ho elementi per affermarlo né per provarlo. E in ogni caso sarebbe solo uno degli aspetti coinvolti. Non sapendo nulla circa la vera natura del Buio, tutto è una congettura. Non abbiamo prove provate di alcunché.»

« Ma si sarà fatto un'idea, in questi anni di esilio.»

Wilson si fermò e si voltò di tre quarti per guardarlo.

« Calvin, ci abbiamo messo secoli a rovinarci con le nostre mani. Abbiamo dato la stura al progresso fottendocene delle conseguenze. Il Buio, a confronto con l'oscurità che abbiamo creato con la nostra società, è l'unica luce che ci meritiamo.»

Non aggiunse altro, lasciando Ross impietrito sul posto.

Dopo un tempo indefinito, Ross vide Solo spegnere la propria torcia. Istintivamente spense anche la propria, ma non caddero nel buio più totale.

Dalle arcate che si aprivano sul vuoto centrale del pozzo, proveniva una tenue luce.

« Stiamo arrivando, anche se penso che ormai siamo prossimi al tramonto. Muoviamoci!»

Wilson accelerò l'ascesa, che si era fatta inspiegabilmente più ripida, al punto che entrambi avevano il fiatone.

Il porticato della salita li fece uscire all'interno di una radura circondata di alberi. A un'occhiata più precisa, si trattava di un Tor di betulle bianche.

Wilson si guardò attorno, al pari di Calvin.

« Maledizione. Non siamo a Friburgo!»

L'agente di Providence rabbrividì alle parole del suo compagno ed estrasse dal suo zaino un tablet, accendendolo.

« Muoviti, muoviti...» mormorava concitato.

Wilson guardò il terreno: il pozzo era già richiuso. Sotto i loro piedi, stava solo un solido terreno erboso. Calvin indicò una direzione.

« Friburgo, circa 3 chilometri in quella direzione.»

« Siamo nella Foresta Nera» grugnì Wilson.

« Il Buio è veramente vicino. Dobbiamo andarcene subito!»

Non servivano ulteriori esortazioni. I due si misero in cammino, di buon passo. La luce del giorno, un giorno grigio, stava degradando rapidamente verso un crepuscolo sempre più oscuro. Ansimando, Calvin apriva la strada osservando la direzione con il suo navigatore, mentre Wilson gli teneva dietro.

Un subitaneo scricchiolio fece fermare quest'ultimo. Calvin si distanziò di alcuni passi, prima di accorgersene. Si fermò a sua volta.

« Professore? Non si fermi!»

« C'è qualcosa, qui.»

« Non ne dubito. Con il Buio così vicino e la tradizione della Foresta Nera... Possiamo aspettarci solo il peggio. Muoviamoci!»

« Qualcosa di insidioso. Silenzio.»

Calvin si genuflesse lentamente a terra, appoggiandosi a una pietra vicina. Wilson si appressò a un albero, guardandosi attorno. L'agente percepì un movimento sulla loro sinistra e fece un cenno al compagno.

Solo lanciò un'occhiata, sbirciando oltre il tronco e impallidì. Si umettò le labbra e frugò nel proprio tascapane.

« Ross, corri a Friburgo e cerca la Strega. Non rischi di sbagliarti, c'è solo lei.»

« Non posso lasciarti.»

« Non puoi fare nulla per aiutarmi, agente. Tranne arrivare in salvo dalla Strega e dirle esattamente quello che hai detto a me. Tutto chiaro? Vai e non guardarti indietro!»

« Cosa ci insegue?»

« Non ci insegue, ma abbiamo invaso il suo territorio. Un Senzafaccia. Vai e non guardare, capito? Non guardare!»

Il tono di urgenza vinse le ultime resistenze e l'agente si rialzò, partendo in una corsa sfrenata.

Wilson estrasse dal tascapane un oggetto bianco, una sorta di balaclava completamente bianca. Appena Calvin ebbe raggiunto una distanza di sicurezza, con un gesto repentino se la infilò. A differenza delle normali balaclave però, questa non aveva i buchi, né per il naso né per gli occhi: il volto veniva completamente coperto.

Nonostante questo, appena Wilson abbandonò il riparo del rifugio, si mosse senza alcun apparente disagio, come se ci vedesse benissimo attraverso quello strano tessuto candido.

Si mise a correre a sua volta, parallelamente al percorso preso da Calvin.

Questi lo sopravanzava di quasi cinquecento metri. Con il fiatone e la luce che calava sempre di più, si addossò per un attimo dietro un grosso albero, per controllare il tablet ed essere sicuro di procedere nella direzione giusta.

Per abitudine, lanciò un'occhiata alle spalle, facendo capolino con un occhio oltre il tronco. Ci mise un attimo a focalizzare la scena.

Wilson aveva indosso una sorta di passamontagna bianco e stava fronteggiando a braccia spalancate qualcosa che spuntava dal bordo di un albero. Una figura antropomorfa innaturalmente alta, vestita di un singolare completo nero. Le mani della creatura avevano dita innaturalmente lunghe, ricoperte da quelli che sembravano guanti bianchi.

Appena l'avversario di Solo oltrepassò il confine imposto da quel tronco, Calvin vide che la sua testa era anch'essa ricoperta del passamontagna indossato da Solo. Gli si persero un paio di battiti al cuore, per il terrore.

Un terrore incontrollabile, che rischiò di ghiacciargli il cuore e farlo restare lì per sempre, incapace a muoversi.

Invece lo schiocco di un ramo rotto lo scosse, l'istinto di sopravvivenza fece il resto.

L'adrenalina pompò energia a cuore, polmoni e muscoli. Riprese la sua corsa folle, senza più voltarsi indietro. Ruzzolò un paio di volte, inciampando.

Alla seconda qualcosa lo afferrò per lo zaino, facendolo rimettere in piedi in corsa.

« Cazzo, Ross, muoviti!»

La voce arrochita di Wilson.

Non si voltò a guardarlo, preferendo correre al suo fianco.

Uscirono dai confini della Foresta Nera, entrando direttamente a Friburgo.

La città doveva essere semi-abbandonata, perché ormai nessuno si preoccupava di tenere la foresta a distanza e le strade libere. La Natura si stava riprendendo il posto che le spettava.

Quando furono a una distanza che ritennero di sicurezza, si fermarono a riprendere fiato.

Calvin si appoggiò a una parete di una casa abbandonata e indicò la foresta.

« Cosa... Cosa era... Quella... Cosa?»

« Ti stai ripetendo, Ross. La corsa deve averti sfinito.»

« Rispondimi!» gridò con voce rotta Calvin.

Wilson era in piedi davanti a lui con le mani sui reni, ansimante.

« Un SenzaFaccia. Un mostro, come lo chiameresti tu.»

« Come... Come hai fatto... A fermarlo?»

« Fermarlo? Scherzi? Quei così non si fermano. Al massimo li puoi rallentare. No, fermare no. Mai.»

« L'hai fatto con quella cosa bianca che avevi in testa?»

« Sì, una Maschera dei SenzaFaccia... Ne ho trovata una un giorno...»

Le sue parole vennero interrotte da un grido agghiacciante, poi lo schiocco come di una noce di cocco che viene rotta. Calvin venne inondato da una serie di schizzi caldi e densi.

Si pulì il volto con le mani, cercando di mettere a fuoco: Wilson aveva un'accetta piantata nel cranio. L'uomo dapprima cadde in ginocchio, poi si accasciò a faccia avanti nel fango, proprio davanti a lui.

La chiazza di sangue e cervella si allargò rapidamente sotto gli stivali di Calvin.

Gli occhi sbarrati sulla figura di Wilson, esanime, si sollevarono guardando la ragazzina che si trovava alle spalle del professore morto.

Non doveva avere più di dodici o tredici anni. Era vestita come una piccola vichinga, il volto con segni rituali dipinti nella miglior tradizione norrena.

Puntava il dito verso Wilson, accasciato e ancora con l'ascia piantata tra le ossa del cranio. Gioiva soddisfatta.

« Stavolta ti ho preso, Vecchio! Ah, se ti ho preso!»

 
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from Cooperazione Internazionale di Polizia

Tra gli eventi della 91ma Assemblea Generale dell' #INTERPOL di Vienna (dove 100 anni fa fu creato quello che viene definito “corpo di polizia mondiale”), l'accesso di Palau come 196esimo Paese membro dell'Organizzazione.

La posizione di Palau

Palau, ufficialmente Repubblica di Palau, è uno Stato insulare nell'oceano Pacifico, situato a circa 500 km a est delle Filippine. Ha ottenuto l'indipendenza dagli Stati Uniti d'America nel 1994. La richiesta di Palau è stata approvata con una maggioranza di oltre due terzi dei voti.

Palau istituirà quindi il suo Ufficio centrale nazionale (BCN). Le BCN sono organismi nazionali preposti all'applicazione della legge e operano in conformità con la legislazione nazionale. Costituiscono l'unico punto di contatto di quel paese con la sede del Segretariato generale dell'INTERPOL a Lione, in Francia, nonché con le BCN di altri paesi.

La bandiera di PALAU

Cosa comporta l' adesione all'INTERPOL

L’adesione all’INTERPOL significa che le forze dell’ordine nazionali possono condividere e ricevere istantaneamente informazioni di polizia vitali da tutto il mondo in una serie di aree criminali tra cui la tratta di esseri umani, il traffico di droga, la criminalità informatica, la criminalità automobilistica e il terrorismo.

Palau beneficerà inoltre delle capacità di polizia fornite dal Segretariato generale, quali formazione, analisi, squadre di specialisti e supporto da parte del Centro di comando e coordinamento.

Attraverso I-24/7, la rete di comunicazione globale sicura della polizia dell'INTERPOL, i paesi possono inviare messaggi e anche accedere a più database globali, inclusi quelli su persone ricercate, veicoli a motore rubati, documenti di viaggio rubati e smarriti, impronte digitali, DNA e riconoscimento facciale.

Naturalmente l’INTERPOL rispetta la sovranità di ciascun paese membro. I paesi membri mantengono la piena proprietà dei dati che condividono con INTERPOL e decidono con quali altri paesi i loro dati vengono condivisi.

 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

DOCUMENTI DEL CONCILIO VATICANO II Dichiarazione sulla libertà religiosa DIGNITATIS HUMANAE (7 dicembre 1965)

CONCLUSIONE 15 È manifesto che oggi gli esseri umani aspirano di poter professare liberamente la religione sia in forma privata che pubblica; anzi la libertà religiosa nella maggior parte delle costituzioni è già dichiarata diritto civile ed è solennemente proclamata in documenti internazionali (39).

Non mancano però regimi i quali, anche se nelle loro costituzioni riconoscono la libertà del culto religioso, si sforzano di stornare i cittadini dalla professione della religione e di rendere assai difficile e pericolosa la vita alle comunità religiose.

Il sacro Sinodo, mentre saluta con lieto animo quei segni propizi di questo tempo e denuncia con amarezza questi fatti deplorevoli, esorta i cattolici e invita tutti gli esseri umani a considerare con la più grande attenzione quanto la libertà religiosa sia necessaria, soprattutto nella presente situazione della famiglia umana.

È infatti manifesto che tutte le genti si vanno sempre più unificando, che si fanno sempre più stretti i rapporti fra gli esseri umani di cultura e religione diverse, mentre si fa ognora più viva in ognuno la coscienza della propria responsabilità personale. Per cui, affinché nella famiglia umana si instaurino e si consolidino relazioni di concordia e di pace, si richiede che ovunque la libertà religiosa sia munita di una efficace tutela giuridica e che siano osservati i doveri e i diritti supremi degli esseri umani attinenti la libera espressione della vita religiosa nella società.

Faccia Dio, Padre di tutti, che la famiglia umana, diligentemente elevando a metodo nei rapporti sociali l'esercizio della libertà religiosa, in virtù della grazia di Cristo e per l'azione dello Spirito Santo pervenga alla sublime e perenne «libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,21).

7 dicembre 1965 _______________________ NOTE

(39) Cf. GIOVANNI XXIII, Encicl. Pacem in terris, 11 aprile 1963: AAS 55 (1963), pp. 295-296.

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Approfondimenti

Il cristianesimo non chiude la storia della salvezza entro i confini della storia della Chiesa. Piuttosto, nel solco della lezione del Concilio Vaticano II e nell’orizzonte dell’Enciclica Ecclesiam suam di san Paolo VI, la Chiesa apre l’intera storia umana all’azione dell’amore di Dio, il quale «vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità» (1Tm 2,4). La forma missionaria della Chiesa, iscritta nella disposizione stessa della fede, obbedisce alla logica del dono, ossia della grazia e della libertà, non a quella del contratto e dell’imposizione. La Chiesa è consapevole del fatto che, anche con le migliori intenzioni, questa logica è stata contraddetta – e sempre è a rischio di esserlo – a motivo di comportamenti difformi e incoerenti con la fede ricevuta. Nondimeno, noi cristiani professiamo con umile fermezza la nostra convinzione che la Chiesa sia sempre guidata dal Signore e sorretta dallo Spirito lungo la strada della sua testimonianza dell’azione salvifica di Dio nella vita di tutti i singoli e di tutti i popoli. E sempre nuovamente s’impegna ad onorare la sua vocazione storica, annunciando il vangelo della vera adorazione di Dio in spirito e verità. Lungo questa strada, in cui la libertà e la grazia s’incontrano nella fede, la Chiesa si rallegra di essere confermata dal Signore, che l’accompagna, e di essere sospinta dallo Spirito che la precede. Sempre di nuovo, perciò, dichiara la propria ferma intenzione di convertirsi alla fedeltà del cuore, del pensiero e delle opere che ristabiliscono la purezza della sua fede.

La testimonianza della fede cristiana abita il tempo e lo spazio della vita personale e comunitaria che sono propri della condizione umana. I cristiani sono consapevoli del fatto che questo tempo e questo spazio non sono spazi vuoti. E neppure spazi indistinti, ossia neutri e indifferenziati rispetto al senso, ai valori, alle convinzioni e ai desideri che danno forma alla cultura propriamente umana della vita. Essi sono spazi e tempi abitati dal dinamismo delle comunità e delle tradizioni, delle aggregazioni e delle appartenenze, delle istituzioni e del diritto. La più forte coscienza del pluralismo dei diversi modi di riconoscere e di attingere il senso della vita individuale e collettiva, che concorre alla formazione del consenso etico e alla manifestazione dell’assenso religioso, impegna giustamente la Chiesa nell’elaborazione di uno stile della testimonianza di fede assolutamente rispettoso della libertà individuale e del bene comune. Questo stile, lungi dall’attenuare la fedeltà all’evento salvifico, che è il tema dell’annuncio della fede, deve rendere ancora più trasparente la sua distanza da uno spirito di dominio, interessato alla conquista del potere fine a sé stesso. Proprio la fermezza con la quale il magistero definisce oggi l’uscita teologica da questo equivoco, consente alla Chiesa di sollecitare una più coerente elaborazione della dottrina politica.

Come membri del Popolo di Dio, ci proponiamo umilmente di rimanere fedeli al mandato del Signore, che invia i discepoli a tutti i popoli della terra per annunciare il Vangelo della misericordia di Dio (cf. Mt 28, 19-20; Mc 16, 15), Padre di tutti, per aprire liberamente i cuori alla fede nel Figlio, fatto uomo per la nostra salvezza. La Chiesa non confonde la propria missione con il dominio dei popoli del mondo e il governo della città terrena. Piuttosto vede nella pretesa di una reciproca strumentalizzazione del potere politico e della missione evangelica una tentazione maligna. Gesù rigettò l’apparente vantaggio di tale progetto come una seduzione diabolica (cf. Mt 4,8-10). Egli stesso respinse chiaramente il tentativo di trasformare il conflitto con i custodi della legge (religiosa e politica) in un conflitto indirizzato alla sostituzione del potere di governo delle istituzioni e della società. Gesù mise chiaramente in guardia i suoi discepoli anche sulla tentazione di conformarsi, nella cura pastorale della comunità cristiana, ai criteri e allo stile dei potenti della terra (cf. Mt 20,25; Mc 10,42; Lc 22,25). Il cristianesimo sa bene, dunque, quale significato e quale immagine deve assumere l’evangelizzazione del mondo. La sua apertura al tema della libertà religiosa è dunque una chiarificazione coerente con lo stile di un annuncio evangelico e di un appello alla fede che presuppongono l’assenza d’indebiti privilegi di certe politiche confessionali e la difesa dei giusti diritti della libertà di coscienza. Questa chiarezza, nello stesso tempo, richiede il pieno riconoscimento della dignità della professione di fede e della pratica del culto nella sfera pubblica. Nella logica della fede e della missione, la partecipazione attiva e riflessiva alla pacifica costruzione del legame sociale, come anche la generosa condivisione dell’interesse per il bene comune, sono implicazioni della testimonianza cristiana.

L’impegno culturale e sociale dell’agire credente, che si esprime anche nella costituzione di aggregazioni intermedie e nella promozione di iniziative pubbliche, è pure una dimensione di questo impegno, che i cristiani sono chiamati a condividere con ogni uomo e donna del loro tempo, indipendentemente dalle differenze di cultura e di religione. Nel dire “indipendentemente” non s’intende, naturalmente, che queste differenze devono essere ignorate e considerate insignificanti. Significa piuttosto che esse devono essere rispettate e giudicate come componenti vitali della persona e valorizzate congruamente nella ricchezza dei loro apporti alla vitalità concreta della sfera pubblica. La Chiesa non ha alcun motivo per scegliere una via della testimonianza diversa. Tutto sia fatto, raccomanda l’Apostolo Pietro, «con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo» (1Pt 3,16). E non si vede nessun ragionevole argomento che debba imporre allo Stato di escludere la libertà della religione nel partecipare alla riflessione e alla promozione delle ragioni del bene comune nell’ambito della sfera pubblica. Lo Stato non può essere né teocratico, né ateo, né “neutro” (come indifferenza che finge l’irrilevanza della cultura religiosa e dell’appartenenza religiosa nella costituzione del soggetto democratico reale); piuttosto è chiamato a esercitare una “laicità positiva” nei confronti delle forme sociali e culturali che assicurano il necessario e concreto rapporto dello Stato di diritto con la comunità effettiva degli aventi diritto.

In questo modo il cristianesimo si dispone a sostenere la speranza di una comune destinazione all’approdo escatologico di un mondo trasfigurato, secondo la promessa di Dio (cf. Ap 21,1-8). La fede cristiana è consapevole del fatto che questa trasfigurazione è un dono dell’amore di Dio per la creatura umana e non il risultato dei propri sforzi di migliorare la qualità della vita personale o sociale. La religione esiste per tenere desta questa trascendenza del riscatto della giustizia della vita e del compimento della sua storia. Il cristianesimo, in particolare, è fondato sull’esclusione del delirio di onnipotenza di ogni messianismo mondano, laico o religioso che sia, il quale porta sempre schiavitù dei popoli e distruzione della casa comune. La cura del creato, affidato sin dall’inizio all’alleanza dell’uomo e della donna (cf. Gen 1,27-28), e l’amore del prossimo (cf. Mt 22,39), che sigilla la verità evangelica dell’amore di Dio, sono il tema di una responsabilità sulla quale tutti saremo giudicati – i cristiani per primi – alla fine del tempo donatoci da Dio per convertirci al suo amore. Il Regno di Dio è già in azione nella storia, in attesa dell’avvento del Signore, che ci introdurrà nel suo compimento. Lo Spirito che dice «Vieni!» (Ap 22,17), che raccoglie i gemiti della creazione (cf. Rom 8,22) e fa «nuove tutte le cose» (Ap 21,5) porta nel mondo il coraggio della fede che sostiene (cf. Rom 8,1-27), in favore di tutti, la bellezza della «ragione [logos] della speranza» (1Pt 3,15) che è in noi. E la libertà, per tutti, di ascoltarlo e di seguirlo.

da: COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE – SOTTOCOMMISSIONE LIBERTÀ RELIGIOSA, La libertà religiosa per il bene di tutti – approccio teologico alle sfide contemporanee (2019)

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from Il diario di Erik

Musica maestro

Ci sono cose che fai d’istinto, senza pensare e che ritieni anche delle buone idee. Stamattina mentre mi accingevo a leggere qualche notizia ho pensato giusto di mettere un sottofondo musicale. Apro la app e accendo la prima playlist che mi capita e tempo cinque secondi riconosco i Green Days…. Immediatamente immagini estive, di gita a Gardaland, con Matteo, le risate, la gioia, non c’è la posso fare. Con gli occhi pieni di lacrime spengo la musica e torno a malincuore nella realtà fatta di rumori ovattati, carrelli che si muovono facendo tintinnare provette, siringhe attrezzi medici. Come farò a riascoltare la musica solo per il semplice gusto di ascoltare qualcosa che piace? Senza essere sommerso dai ricordi? Devo fare una playlist personale con musica nuova, nuovi autori che sia slegata dai ricordi, almeno credo, non ho idea che possa funzionare, so soltanto che ripetere quello che ho vissuto stamattina non riesco a sopportarlo. Altra soluzione è trasferirsi. Trovare una cittadina a misura d’uomo disabile e ricominciare. In questo modo ti conoscerebbero già in questa condizione e potresti creare nuovi ricordi e una nuova vita basata, per forza di cose, su altre abitudini.

 
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from Trust Lo Zio

Lì, nel dormiveglia

Soffro di sonno irregolare. Da tempo immemore ormai. Conto le notti nelle quali riesco a fare una dormita intera sulle dita di una mano.

La maggior problematica che affronto è il riprendere sonno, perché quando il cervello si sveglia... parte per i casi suoi e i pensieri prendono il sopravvento. E chi si riaddormenta più?

Come combatto tutto questo? Semplice: mi immergo nella mia ambientazione.

Richiamo le scene che ho scritto e che devo scrivere e lascio che il dormiveglia si riempia di eventi. Ripensandoci, la preminenza di ciò che la mia mente elabora è soprattutto sotto forma di dialogo tra i protagonisti, più che le azioni che li vedono coinvolti.

È in questo modo che prende vita il 70% circa di ciò che scrivo, il resto prende forma e sostanza mentre scrivo e trascrivo. Perché la diretta conseguenza di questo approccio è che poi al mattino devo ricordare tutto.

A questo punto entra in gioco il taccuino con la mia fidata Parker Urban Twist, con la quale vergo tutti gli appunti che mi vengono in mente. Poi mi ci vuole un po' di tempo per riorganizzarli, ma l'importante è non perdere le informazioni salienti.

Dato che affronto più risvegli anche nella stessa notte, capace che una stessa scena venga rivissuta in N versioni. Quando una versione diventa prevalente, diventa quella definitiva. Frutto di un lavoro mentale a briglia quasi sciolta, dato che è lì, nel dormiveglia, che diventa reale.

 
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from Novità in libreria

Concludiamo la settimana e iniziamo il mese di dicembre con qualche novità di Messaggerie.

NARRATIVA:

  • LA MORTE SI CHIAMA MADAME di Paolo Pinna Parpaglia (Newton Compton): un giallo sardo della serie dell'investigatore Antony Depin, il quale, provato dal finale del libro precedente, si risveglia dal coma e trova che tutto è cambiato, a partire dal bar di Billy.
  • DELITTI NEL MONASTERO DI ARCO di Tea Vergani (Reverdito): un romanzo “ibrido” che intreccia vicende storiche del Basso Medioevo trentino con un giallo nei giorni nostri.

POESIA:

MILIONI DI IMMENSI AMORI PURI di Vladimir Majakovskij (Passigli): raccolta di poesie d'amore dal 1913 al 1922. Non potevo non averlo a scaffale: si tratta di uno dei massimi poeti russi del Novecento.

SAGGISTICA:

  • ELEONORA DUSE di Mirella Schino (Carocci): biografia di una delle attrici più famose di tutti i tempi.
  • ESCHER a cura di Federico Giudiceandrea (Skira): in un volume bellissimo pubblicato in occasione del centenario della visita di Escher a Roma, nel 1923. Se siete a Roma, c'è la mostra a Palazzo Bonaparte, dal 31 ottobre 2023 al 1 aprile 2024.
  • LE GRANDI CONGIURE DEL RINASCIMENTO di Riccardo Dal Monte (Newton Compton): un compendio delle grandi congiure (i Borgia, i Medici, la congiura dei Pazzi, naturalmente, eccetera) che hanno caratterizzato le lotte di potere del Rinascimento.
  • SE CADONO TUTTI VINCO IO – DINO ZANDEGÙ, CENTO STORIE VERE AL 90% di Marco Pastonesi (Ediciclo): l'ho sfogliato, incuriosito dal titolo, e ho trovato un libro divertentissimo fin dalla prima pagina. È pieno di storie e aneddoti incredibili sul ciclismo e sui suoi protagonisti più matti e bizzarri. Come matto e bizzarro è proprio Dino Zandegù.
  • L'AFFAIRE TORTORA – UN CASO ITALIANO DI INGIUSTIZIA E DI ODIO di Sebastiano Vassalli (Interlinea): a 40 dai fatti, un libretto in cui lo scrittore icona della letteratura italiana contemporanea intervista il presentatore, che fu vittima del famoso caso di errore giudiziario.
  • I CARTONI ANIMATI '80-'90 di Nicolò Targhetta (Becco Giallo): operazione nostalgia. Un compendio in ordine alfabetico, decennio dopo decennio, dei cartoni animati che hanno accompagnato l'infanzia di tanti ragazzi e ragazze che fra i compiti e la merenda si sono appassionati a tutte quelle incredibili storie, da Candy Candy a Mazinga Z.
  • UN DELITTO DI REGIME di Girolamo De Michele (Neri Pozza): la storia della vita e dell'assassinio di don Giovanni Minzoni, nel centenario della sua nascita. Fonti biografiche e diari dello stesso sacerdote si intrecciano in questo libro per fare luce sulle responsabilità del regime fascista, implicato nel suo omicidio.

INFANZIA E RAGAZZI:

  • A.S.T. – L'APPRENDISTA SIGNORE DELLE TENEBRE di CED e J.-P- Morin (Gallucci): nella tranquilla cittadina di Villaborgo gli abitanti vivono felici, ma il terribile Apprendista Signore delle Tenebre ha intenzione di conquistare il mondo con l'aiuto dei suoi imbranati aiutanti Slurp e Gonzago... un fumetto divertente e foriero di risate. Età di lettura: dagli 8 anni.
  • A TE LA SCELTA di Denis Peiron, illustrazioni di Hélène Druvert (Franco Cosimo Panini): tutti i giorni siamo chiamati a fare scelte di tutti i tipi, e questo libro è proprio sull'importanza di fare scelte ai bivi che la vita ci offre. Oltre ai poetici testi che stimolano la riflessione tra adulti e bambini, il volume offre, in ogni pagina, giochi, alette, intagli e tanti elementi interattivi di cartotecnica. Veramente impressionante. Età di lettura: dai 5 anni.
  • PIMPA, COSA SOGNI? di Altan (Franco Cosimo Panini): ogni mattina Pimpa si sveglia e racconta i suoi sogni bislacchi ad Armando, popolati di personaggi strambi e ambienti fantastici e coloratissimi. Età di lettura: dai 3 anni.
  • Sempre per Franco Cosimo Panini, esce TUTTO BUIO di Gilles Baum e Amandine Piu: un fulmine spegne le luci di New York con un black out improvviso. Una bambina esce di casa in cerca della sua mamma. Ha con sè solo tre fiammiferi che potrà accendere per avere tre momenti luminosi. Un libro che si apre a fisarmonica con tavole intagliate (con le quali si può giocare con le ombre), racchiuso in un cofanetto a forma di scatola di fiammiferi. Età di lettura: dai 3 anni.
  • LE PAROLE DI BIANCA SONO FARFALLE di
 
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Tapestry è il secondo album in studio della cantautrice americana Carole King, pubblicato nel 1971 su Ode Records e prodotto da Lou Adler. Ha ricevuto quattro Grammy Awards nel 1972, incluso Album dell'anno. I singoli principali dell'album – “It's Too Late” e “I Feel the Earth Move” – sono rimasti per cinque settimane al numero uno sia nella classifica Billboard Hot 100 che in quella Easy Listening. Tapestry è stato certificato 14× Platino dalla Recording Industry Association of America negli Stati Uniti e ha venduto circa 25 milioni di copie in tutto il mondo, rendendolo uno degli album più venduti di tutti i tempi. Nel 2000, ha raggiunto il numero 74 nella classifica All Time Top 1000 Albums di Colin Larkin e nel 2020 è stato classificato al numero 25 nella lista Rolling Stone dei 500 più grandi album di tutti i tempi.


Ascolta: https://songwhip.com/carole-king/tapestry


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DOCUMENTI DEL CONCILIO VATICANO II Dichiarazione sulla libertà religiosa DIGNITATIS HUMANAE (7 dicembre 1965)

IL DIRITTO DELLA PERSONA UMANA E DELLE COMUNITÀ ALLA LIBERTÀ SOCIALE E CIVILE IN MATERIA DI RELIGIONE

II. LA LIBERTÀ RELIGIOSA ALLA LUCE DELLA RIVELAZIONE

La libertà della Chiesa 13 Fra le cose che appartengono al bene della Chiesa, anzi al bene della stessa città terrena, e che vanno ovunque e sempre conservate e difese da ogni ingiuria, è certamente di altissimo valore la seguente: che la Chiesa nell'agire goda di tanta libertà quanta le è necessaria per provvedere alla salvezza degli esseri umani (32). È questa, infatti, la libertà sacra, di cui l'unigenito Figlio di Dio ha arricchito la Chiesa acquistata con il suo sangue. Ed è propria della Chiesa, tanto che quanti l'impugnano agiscono contro la volontà di Dio. La libertà della Chiesa è principio fondamentale nelle relazioni fra la Chiesa e i poteri pubblici e tutto l'ordinamento giuridico della società Civile.

Nella società umana e dinanzi a qualsivoglia pubblico potere, la Chiesa rivendica a sé la libertà come autorità spirituale, fondata da Cristo Signore, alla quale per mandato divino incombe l'obbligo di andare nel mondo universo a predicare il Vangelo ad ogni creatura (33). Parimenti, la Chiesa rivendica a sé la libertà in quanto è una comunità di esseri umani che hanno il diritto di vivere nella società civile secondo i precetti della fede cristiana (34).

Ora, se vige un regime di libertà religiosa non solo proclamato a parole né solo sancito nelle leggi, ma con sincerità tradotto realmente nella vita, in tal caso la Chiesa, di diritto e di fatto, usufruisce di una condizione stabile per l'indipendenza necessaria all'adempimento della sua divina missione: indipendenza nella società, che le autorità ecclesiastiche hanno sempre più vigorosamente rivendicato (35). Nello stesso tempo i cristiani, come gli altri uomini godono del diritto civile di non essere impediti di vivere secondo la propria coscienza. Vi è quindi concordia fra la libertà della Chiesa e la libertà religiosa che deve essere riconosciuta come un diritto a tutti gli esseri umani e a tutte le comunità e che deve essere sancita nell'ordinamento giuridico delle società civili.

La missione della Chiesa 14 La Chiesa cattolica per obbedire al divino mandato: «Istruite tutte le genti» (Mt 28,19), è tenuta ad operare instancabilmente «affinché la parola di Dio corra e sia glorificata» (2Ts 3,1).

La Chiesa esorta quindi ardentemente i suoi figli affinché « anzitutto si facciano suppliche, orazioni, voti, ringraziamenti per tutti gli uomini... Ciò infatti è bene e gradito al cospetto del Salvatore e Dio nostro, il quale vuole che tutti gli uomini si salvino ed arrivino alla conoscenza della verità» ( Tm 2, 1-4).

I cristiani, però, nella formazione della loro coscienza, devono considerare diligentemente la dottrina sacra e certa della Chiesa (36). Infatti per volontà di Cristo la Chiesa cattolica è maestra di verità e sua missione è di annunziare e di insegnare autenticamente la verità che è Cristo, e nello stesso tempo di dichiarare e di confermare autoritativamente i principi dell'ordine morale che scaturiscono dalla stessa natura umana. Inoltre i cristiani, comportandosi sapientemente con coloro che non hanno la fede, s'adoperino a diffondere la luce della vita con ogni fiducia (37) e con fortezza apostolica, fino all'effusione del sangue, « nello Spirito Santo, con la carità non simulata, con la parola di verità» (2Cor 6,6-7).

Infatti il discepolo ha verso Cristo Maestro il dovere grave di conoscere sempre meglio la verità da lui ricevuta, di annunciarla fedelmente e di difenderla con fierezza, non utilizzando mai mezzi contrari allo spirito evangelico. Nello stesso tempo, però, la carità di Cristo lo spinge a trattare con amore, con prudenza e con pazienza gli esseri umani che sono nell'errore o nell'ignoranza circa la fede (38). Si deve quindi aver riguardo sia ai doveri verso Cristo, il Verbo vivificante che deve essere annunciato, sia ai diritti della persona umana, sia alla misura secondo la quale Dio attraverso il Cristo distribuisce la sua grazia agli esseri umani che vengono invitati ad accettare e a professare la fede liberamente. _______________________ NOTE

(32) Cf. LEONE XIII, Lettera Officio sanctissimo, 22 dic. 1887: ASS 20 (1887), p. 269; IDEM, Lettera Ex litteris, 7 aprile 1887: ASS 19 (1886), p. 465.

(33) Cf. Mc 16,15; Mt 28,18-20; PIO XII, Encicl. Summi Pontificatus, 20 ott. 1939: AAS 31 (1939), pp. 445-446.

(34) Cf. PIO XI, Lettera Firmissimam constantiam, 28 marzo 1937: AAS 29 (1937), p. 196.

(35) Cf. PIO XII, Discorso Ci riesce, 6 dic. 1953: AAS 45 (1953), p. 802.

(36) Cf. PIO XII, Messaggio radiofonico, 23 marzo 1952: AAS 44 (1952), pp. 270-278.

(37) Cf. At 4,29.

(38) Cf. GIOVANNI XXIII, Encicl. Pacem in terris, 11 aprile 1963: AAS 55 (1963), pp. 299-300 [in parte Dz 3996].

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Approfondimenti

La Chiesa proclama la libertà religiosa per tutti

La libertà religiosa può essere realmente garantita soltanto nell’orizzonte di una visione umanistica aperta alla cooperazione e alla convivenza, profondamente radicata nel rispetto per la dignità della persona e per la libertà della coscienza. Del resto, mutilata di quest’apertura umanistica, che opera come lievito della cultura civile, la stessa esperienza religiosa perde il suo autentico fondamento nella verità di Dio, e diventa vulnerabile alla corruzione dell’umano[86]. La sfida è alta. Gli adattamenti della religione alle forme del potere mondano, pur se giustificati in nome della possibilità di ottenere migliori vantaggi per la fede, sono una tentazione costante e un rischio permanente. La Chiesa deve sviluppare una particolare sensibilità nel discernimento di questo compromesso, impegnandosi costantemente nella sua purificazione dai cedimenti alla tentazione della “mondanità spirituale” [Cf. id., Es. Ap. Evangelii gaudium, nn. 93-97: AAS 105 (2013), 1059-1061]. La Chiesa deve esaminare sé stessa per ritrovare con sempre rinnovato slancio la via della vera adorazione di Dio «in spirito e verità» (Gv 4, 23) e dell’amore «di prima» (Ap 2, 4). Essa deve aprire, proprio attraverso questa continua conversione, l’accesso del Vangelo all’intimità del cuore umano, in quel punto in cui esso cerca – segretamente e anche inconsapevolmente – il riconoscimento del vero Dio e della religione vera. Il Vangelo è realmente capace di smascherare la manipolazione religiosa, che produce effetti di esclusione, di avvilimento, di abbandono e di separazione fra gli uomini.

In definitiva, la visione propriamente cristiana della libertà religiosa attinge la sua più profonda ispirazione alla fede nella verità del Figlio fatto uomo per noi e per la nostra salvezza. Per mezzo di Lui, il Padre attrae a sé tutti i figli dispersi e tutte le pecore senza pastore (cf. Gv 10, 11-16;12,32; Mt 9,36; Mc 6,34). E lo Spirito raccoglie i gemiti (cf. Rom 8, 22), anche i più confusi e impercettibili, della creatura in ostaggio delle potenze del peccato, trasformandoli in preghiera. Lo Spirito di Dio agisce comunque, liberamente e con potenza. Dove però l’essere umano è messo in grado di esprimere liberamente il suo gemito e la sua invocazione, l’azione dello Spirito diventa riconoscibile per tutti coloro che cercano la giustizia della vita. E la sua consolazione si fa testimonianza di un’umanità riconciliata. La libertà religiosa libera lo spazio per la coscienza universale di appartenere ad una comunità di origine e di destino che non vuole rinunciare a tenere viva l’attesa di una giustizia della vita che siamo in grado di riconoscere, ma incapaci di onorare con le nostre sole forze. Il mistero della ricapitolazione in Cristo di ogni cosa, custodisce, per noi e per tutti, l’amorevole attesa dei frutti dello Spirito per ognuno, e l’emozionato annuncio della venuta del Figlio, per tutti (cf. Ef 1, 3-14).

da: COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE – SOTTOCOMMISSIONE LIBERTÀ RELIGIOSA, La libertà religiosa per il bene di tutti – approccio teologico alle sfide contemporanee (2019)

🔝C A L E N D A R I OHomepage

 
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Dacci oggi i nostri algoritmi quotidiani Gli algoritmi sono programmi informatici che cercano indizi per restituirti esattamente ciò che desideri. Gli algoritmi sono i processi informatici e le formule che trasformano le tue domande in risposte. Attualmente gli algoritmi di Google si basano su oltre 200 segnali univoci o “indizi” che consentono di intuire che cosa stai realmente cercando. Questi segnali includono elementi quali i termini presenti nei siti web, l’attualità dei contenuti, l’area geografica e il PageRankLa scoperta degli algoritmi proviene dalle origini dell’aritmetica che avvenne, parallelamente, sia nel mondo occidentale (babilonese) sia nel mondo orientale (India e Cina) intorno al 2000 a.C. L’esigenza che gli antichi sentivano come utile per i loro scopi commerciali pare sia stata quella di composizione e scomposizione di un numero nei suoi fattori. Oggi gli algoritmi governano il modo in cui l’informazione digitale viene costruita, e lo fanno con vari sistemi di misura. Infatti gli algoritmi sono ormai tra noi, incuneati in molte attività umane e tutta l’informazione digitale usata dai singoli utenti (ma anche dalle imprese) si basa sulla valutazione (e misurazione algoritmica) di quattro parametri: popolarità, autorevolezza, reputazione e previsione comportamentale. Gli algoritmi tendono quasi sempre a prevaricare sui nostri pensieri e a determinare la materializzazione degli stessi. Si potrebbero elencare un’infinità di esempi dal campo dell’informazione a quello economico e finanziario, politico, sociale dove la funzione di tali algoritmi evidenziano la tendenza a indirizzare la nostra attenzione verso notizie che stimolano le nostre paure irrazionali, le nostre abitudini malsane. Gli algoritmi sono un riflesso di noi. Stanno mappando i comportamenti e le tendenze umane naturali – ciò che clicchiamo, per cosa ci indigniamo, ciò che ci piacerà. Fanno parte di noi. Inavvertitamente abbiamo creato un sistema multimediale che “monetizza” i nostri difetti. Uno dei principali svantaggi degli algoritmi è che essi, a meno di autori molto critici e che si affidano ad altri per la loro valutazione, riproducono i pregiudizi di chi li crea. Gli algoritmi sbattono la porta in faccia a milioni di persone, spesso per le ragioni più insulse, e non offrono possibilità di appello. Nel mondo del lavoro gli algoritmi sono presenti in maniera massiccia quando si parla di assunzioni di personale. Nella selezione del personale vengono impiegati “algoritmi discriminatori” per il personale da assumere che rigettano automaticamente le domande di lavoro avanzate da determinate classi sociali. Non sempre però gli algoritmi mirano dritto all’obiettivo.

 
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from Uno Social - il Blog di Mastodon.uno

Dobbiamo dare credito a ciò che è dovuto: Mastodon ha dato vita al Fediverso e ha aperto lo spazio a molte persone. Come piattaforma, ha trasformato il social networking federato, portando milioni di utenti attivi, centinaia di app e molte nuove piattaforme nella rete. La rete non sarebbe potuta crescere senza di essa.

Il punto è che ci sono molti miti e voci che girano tra gli utenti di Mastodon e che fraintendono o falsificano le informazioni sulla piattaforma. Nell'interesse di correggere le informazioni su un gran numero di cose abbiamo stilato un elenco dei miti più diffusi su #Mastodon.

Mito n. 1: Mastodon non ha algoritmi, perché gli algoritmi sono cattivi.

Mito: le timeline di Mastodon sono migliori, perché non hanno algoritmi che influenzano ciò che si vede. Al contrario, i post vengono visualizzati in ordine cronologico, man mano che l'account viene a conoscenza dei nuovi post.

Fatto: questo mito è complicato perché confonde diverse cose. Quando si parla di #algoritmi sociali, in genere ci si riferisce alle scatole nere che Facebook e Twitter utilizzano per aumentare il coinvolgimento, la tossicità. L'enfasi è negativa perché si tratta di una pratica adottata dai network “cattivi” per:

  • tenere le persone sulle loro piattaforme sempre più a lungo

  • spingere gli utenti in bolle che rafforzano i loro punti di vista (polarizzazione)

  • fornire flussi di contenuti che possano avvallare le narrazioni più estreme.

Il fatto è che nessuna di queste cose avviene su mastodon. Peggio ancora, questa mancanza di comprensione porta le persone a pensare che tutti gli algoritmi siano tutti tossici.

Che cos'è un algoritmo?

La parola Algoritmo significa

“Un insieme di regole o istruzioni finite da seguire nei calcoli o in altre operazioni di risoluzione di problemi”.

Oppure

” Una procedura per risolvere un problema matematico in un numero finito di passaggi che spesso comporta operazioni ricorsive”.

In poche parole, è un processo che segue alcune fasi per produrre un risultato, spesso dati. Non si tratta di una misteriosa procedura “black-box”.

In che modo Mastodon utilizza gli algoritmi?

Che ci crediate o no, il feed cronologico che Mastodon fornisce utilizza un algoritmo molto semplice: ordinare i post in questa timeline in base al timestamp che indica quando un post è stato scritto.

Al giorno d'oggi, Mastodon dispone di altri algoritmi, come quello che alimenta i post di tendenza e il feed di Mastodon con articoli di notizie più condivisi. In realtà si tratta solo di ordinare sulla quantità di azioni social e mostrare ciò che nel social sta diventando popolare in un determinato periodo di tempo.

Il fatto è che incolpare gli algoritmi per i peccati delle grandi piattaforme aziendali ignora il fatto che lo strumento in sé è innocuo. Gli algoritmi non sono malvagi se non vengono usati per aumentare la partecipazione e la dipendenza. Quanto alle persone, se gli viene dato il potere di dar voce agli articoli di critica e d'inchiesta, come su mastodon, possono persino sfruttare questi strumenti a proprio vantaggio e rendere più visibile articoli che avrebbero potuto dinire sepolti fra meme e animali pucciosi.

Verdetto: Gli algoritmi non sono né buoni né cattivi, sono solo strumenti per ordinare i dati. Mastodon fa uso di algoritmi molto spesso e sono davvero utili per aiutare la scoperta delle notizie, degli articoli e degli utenti nel Fediverso.

Mito #2: Mastodon dovrebbe evitare le funzioni dei social network più diffusi, perché sono vettori di abusi.

Mito: Alcune persone vorrebbero che Mastodon non adottasse cose come Quote Tweets e Full-Text Search perché sono usate per molestare le persone sulla rete.

Fatto: in questo periodo dell'anno scorso, gli utenti di Twitter migrarono in massa verso Mastodon in risposta all'acquisizione della piattaforma da parte di Elon Musk. Come effetto collaterale, molti di questi nuovi utenti di Mastodon si sono chiesti: “Perché la ricerca è fatta così male? Perché non ci sono le citazioni?

Come hanno risposto le persone?

La risposta da parte di alcuni utenti storici di Mastodon sono state:

Ricerca testo: Mastodon non offre la ricerca full-text, perché potrebbe essere un vettore di abusi! Un molestatore potrebbe semplicemente cercare qualsiasi stato pubblico pubblicato dalle sue vittime. La rimozione di questa funzione protegge gli utenti.

Inoltre:

Citare i Messaggi: Citare altri utenti su Twitter è spesso fatto in modo passivo-aggressivo e può essere incredibilmente tossico per le interazioni tra gli utenti. Non vogliamo essere come Twitter da questo punto di vista.

Molti nuovi utenti hanno letto questi messaggi, hanno fatto del loro meglio per affrontarli e alla fine hanno deciso che Mastodon non faceva per loro.

Come si presenta nella pratica?

Se analizziamo in modo critico Full-Text Search, Quote Toots su Mastodon, emerge un quadro diverso: la piattaforma ha fatto leva sul fatto che le funzioni degli utenti siano state interrotte per anni perchè ritenute tossiche, per non implementarle. Ciò che è particolarmente significativo è che molte piattaforme hanno invece avuto entrambe queste funzioni per anni: Friendica, Pleroma e Misskey e ne hanno beneficiato ampiamente senza ricadute tossiche.

Verdetto: Le persone sono generalmente resistenti al cambiamento e apprensive nei confronti di ciò che potrebbe cambiare radicalmente le dinamiche social in peggio. La maggior parte di ciò che si temeva con la Ricerca sul testo e i Tweet citati è già presente in altre piattaforme da anni, e si riduce in gran parte ad essere delle limitazioni di uso di Mastodon e nel motivo per cui viene considerato negativamente nella prima esperienza dei nuovi utenti.

Mito #3: Mastodon è molto più bello di altri posti!

Mito: Da quando sono passato a Mastodon, mi sono trovato benissimo! Le persone sono amichevoli, più disponibili e più premurose. È molto più bello dell'altro posto da cui provenivo!

Fatto: all'apparenza, questa affermazione sembra molto bella. È una dichiarazione di benessere che riflette il fatto che qualcuno si sta godendo un nuovo posto ed è felice di farne parte. Cosa c'è di sbagliato in questo?

Il problema è la confusione tra causa ed effetto. Potete divertirvi personalmente tuttavia, un'esperienza personale positiva può essere attribuita a una manciata di fattori:

Entrare a far parte del server giusto al momento giusto e trovare le vibrazioni giuste.

Impegnarsi su argomenti di cui le persone in quello spazio vogliono parlare.

Usare un nuovo social in modo diverso da come si usa la vecchia.

Il vetriolo, il bigottismo, il discorso d'odio e altre forme di tossicità esistono anche su Mastodon. La parte davvero sconcertante per i nuovi utenti è che non sanno se stanno entrando in una comunità tossica o meno, finché non ne fanno già parte. Essere nell'istanza sbagliata può assolutamente rovinare l'impressione che una persona ha del resto della rete. Vedi i problemi nella moderazione fra istanze mastodon.

Verdetto: Mastodon (e il #Fediverso in generale) può essere davvero, davvero fantastico. Tuttavia, gran parte dell'esperienza dipende dalle persone con cui si entra in contatto al momento dell'iscrizione, dalle comunità a cui si partecipa e da quanto l'amministratore gestisce responsabilmente il server della comunità tenendolo lontano dalla tossicità di certe persone o istanze.

Mito #4: Mastodon è facile da usare!

Mito: Mastodon è così facile da usare che chiunque può usarlo! Anzi, tutti dovrebbero usarlo!

Fatto: Molte persone nel Fediverso hanno trovato in Mastodon il social più curato, con un design migliore e una maggiore attenzione alla facilità d'uso. Tuttavia, questa prospettiva è relativa al pubblico: rispetto ad altri social del fediverso sembra relativamente più semplice. E in effetti è relativamente più facile da usare rispetto ad altri sistemi e ha introdotto una tonnellata di graziose app per migliorare ulteriormente l'esperienza.

Usabilità da una prospettiva esterna

Purtroppo, per le persone che provengono da altri social è tutto un altro paio di maniche. I nuovi arrivati sono spesso perplessi sul funzionamento del sistema:

L'uso del modulo di ricerca per individuare gli account e i contenuti remoti è estremamente utile, ma non è affatto ovvio.

Prima della ricerca full-text, la scoperta di nuovi contenuti era ridicola. C'erano solo gli hashtag e bisognava sperare che la gente li usasse quando pubblicava qualcosa che ci interessava.

Cercare di interagire con un contenuto remoto su un altro server è ancora piuttosto confuso, se non si sta interagendo con esso dal proprio server. Sì, il popup per interagire e seguire è migliorato molto e non è più necessario copiare e incollare le cose. Il procedimento è ancora sconcertante per chi non lo capisce ancora.

Il problema è che spesso queste persone si lamentano di una UX chiaramente non funzionante.

I nuovi utenti educati dal social da cui stanno fuggendo arrivano e si ritrovano un social “azzoppato”, questo fa si che si arrabbino perché mastodon non è esattamente come Twitter. Molti di questi nuovi utenti finiscono per sentirsi alienati e si allontanano verso Bluesky o tornano a Twitter.

Verdetto: Mastodon è molto più facile da usare di molte piattaforme del Fediverso e sta gradualmente migliorando. È ancora pieno di concetti sconosciuti e di spigoli vivi per i nuovi arrivati. Dovremmo anche ricordare che le cose che a noi sembrano ordinarie potrebbero essere molto diverse per un nuovo utente, e cercare di aiutarlo.

Grazie per aver sostenuto Mastodon.uno

Manteniamo il server libero che alimenta mastodon.uno. Non c'è una società o una attività a scopo di lucro dietro il nostro progetto: per mantenere i server online contiamo interamente sul vostro sostegno attraverso piattaforme di crowdfunding come Liberapay oppure Ko-fi. Grazie!

Mastodon · CC BY-SA 4.0 · Articolo parzialmente estratto e liberamente tradotto dall'articolo di Sean Tilley

 
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from Cooperazione Internazionale di Polizia

Anche le Forze di polizia italiane per le giornate coordinate di azione comune dell'EMPACT nell'Europa sudorientale (EMPACT JAD SEE)

Hanno partecipato anche le Forze di polizia italiane alle giornate coordinate di azione comune dell'EMPACT nell'Europa sudorientale (EMPACT JAD SEE). Complessivamente 26 paesi europei (vedi l'elenco nella nota a pie' di pagina), con il sostegno di #Europol, #Eurojust, #Frontex, #INTERPOL hanno preso parte ad attività operative coordinate su larga scala tra il 13 e il 18 novembre 2023 per contrastare il traffico di armi da fuoco, il traffico di stupefacenti, il traffico di migranti e la tratta di esseri umani e le reti criminali.

  • Un agente di EUROPOL con un membro della polizia di #BosniaiHercegovinaFoto3.jpg

Sulla base di un approccio guidato dall'intelligence si sono unite forze di polizia, dogane, agenzie per l'immigrazione e agenzie di controllo delle frontiere con il coordinamento della Spagna e di Europol, che ha curato lo scambio di informazioni operative tra le parti coinvolte, da un centro di coordinamento internazionale istituito a Skopje, nella Macedonia del Nord.

Questa giornate d'azione comune #EMPACT hanno incluso controlli intensificati alle frontiere esterne dell' #UE e operazioni speciali nei paesi interessati. Ciò ha comportato sforzi congiunti da parte di oltre 22 000 funzionari delle autorità partecipanti.

Sono stati inoltre inviati: da Europol esperti sul campo per fornire supporto analitico in tempo reale, dai Paesi Bassi due squadre con speciali apparecchiature di scansione ai valichi di frontiera in Grecia e Montenegro, da Frontex esperti e attrezzature alle frontiere esterne.

Di particolare interesse appare il pattugliamento cibernetico, istituito durante la fase operativa del JAD SEE 2023, concentratosi sul monitoraggio e sulle attività investigative su diversi siti web, forum e marketplace sul clear e dark web, nonché su applicazioni di messaggistica e reti di social media. Le attività operative sono state finalizzate all'individuazione del traffico illecito di armi da fuoco e alla raccolta di ulteriori informazioni sugli obiettivi individuati.

Durante le attività di pattugliamento informatico, gli investigatori hanno identificato 120 obiettivi (account e/o individui) legati al traffico di armi da fuoco, 94 dei quali su un'applicazione di messaggistica, 11 su marketplace e 10 su altri siti web chiari e 5 sul dark web.

Paesi partecipanti

Stati membri dell'UE: Austria, Bulgaria, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna e Svezia.

Paesi extra UE: Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo*, Moldavia, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia, Turchia, Ucraina e Regno Unito.

Written with StackEdit.

 
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from highway-to-shell

Tutti i santi giorni leggo notizie di aziende che stanno per chiudere uffici, fabbriche, stabilimenti: alcune sono in crisi, altre stanno benissimo e vogliono stare ancora meglio spostando la produzione dove conviene. E scrivo solo del Piemonte, chissà mettendo insieme le altre regioni come peggiora il quadro.

L'ultima in ordine di tempo è qui: Ex Ilva, lo spettro della chiusura

Ma vediamo anche la penultima: Gli operai della Lear in sciopero e domani si replica

E chiudiamo con: La protesta dei lavoratori di Te Connectivity davanti al Consiglio regionale

La storia si ripete sempre nello stesso modo, ogni segnale di allarme viene ignorato, quando la crisi diventa evidente si chiamano i sindacati che provano a dare rilevanza alla notizia e se i numeri in gioco sono significativi si attiva anche la classe politica alla ricerca di pezze: ammortizzatori sociali, ricollocazioni, accordi etc etc. Nessun piano a lungo termine, nessuna visione strategica, semplicemente si cerca di risolvere quel caso specifico.

I lavoratori d'altra parte sembrano i primi a non pensare al proprio futuro tutti addormentati da televisori con sempre più pollici da smartphone con display sempre più luminosi dai buongiornissimi dei social e dalle partite di calcio. E questo sonno perenne li porta a votare sempre gli stessi politici incapaci di pensare al futuro del paese che dovrebbero governare. Governare = Manovrare un bastimento per dirigerlo secondo la rotta prestabilita, mediante l’impiego del timone. Invece qui non c'è una rotta e non c'è un timone, si va a caso, secondo la propria convenienza, poi in caso di tempesta o scogli si fa il possibile per tirare la barca in salvo.

Il caso più significativo in tal senso è quello della vendita della rete TIM ad un fondo straniero https://www.ilpost.it/2023/11/06/tim-kkr-approvata-vendita-rete/

La mandria di sovranisti che ha votato l'attuale governo non va oltre l'apporre la bandierinia italiana sul proprio profilo social visto che la vendita di un asset critico per la nazione sta avvenendo nel silenzio generale: si perché ad interessarsi alle notizie linkate siamo probabilmente in 4 gatti, non bastano pochi articoli di giornale per sovrastare il rumore dei video di tiktok, delle liti dei giudici in qualche talent show e delle performances di pio e amedeo.

Nessuna strategia o visione del futuro: perdiamo un pezzo di Italia con relativi posti di lavori e la destra di governo muta. I confini si difendono solo a Lampedusa.

Ma la responsabilità dei lavoratori non è solo quella di dare vita a questa classe politica con il proprio voto. E' anche e soprattutto quella di non avere fatto l'unica cosa che dovevano fare: unirsi. Non avevano una lunga lista di comandamenti cui obbedire, in tal caso qualche dimenticanza sarebbe stata legittima. No, una sola indicazione: unitevi!

Invece ognuno si fa i fattacci propri, nessuno si sogna di solidarizzare con chi sta rischiando il proprio posto di lavoro perché tanto sta toccando a quelli, la nostra azienda non è in crisi. Poi quando tocca a te sei da solo con i tuoi colleghi perché altri ragionano come ragionavi tu prima.

Questo permette ai dirigenti di gestire numeri piccoli che fanno poco clamore sui media: uno stillicidio di 25 aziende che stanno per licenziare 250 persone non fa notizia come 25x250=SEIMILADUECENTOCINQUANTA lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro.

Gli scioperi generali non servono comunque a nulla perché al di là dei dibattiti mediatici relativi alle prescrizioni da parte dei vari ministri e del diritto allo sciopero non viente di fatto creato nessun disagio: d'altra parte gli italiani sono maestri nell'arte di arrangiarsi ed anche se un treno non parte o una scuola non apre una soluzione si trova.

Non ho la soluzione per il futuro, se non crescere una classe di persone nuove in grado di eleggere una classe politica nuova. Per adesso lavoratori di tutto il mondo, arrangiatevi.

 
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from Transit

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(Kissinger & Allende)

Henry Kissinger, figura centrale nella politica estera degli Stati Uniti durante gli anni '70, è spesso associato al sostegno al golpe militare in Cile del 1973, che portò alla rovesciamento del governo democraticamente eletto di Salvador Allende. Questo evento complesso richiede una comprensione approfondita del contesto geopolitico dell'epoca e delle dinamiche interne del Cile.

All'inizio degli anni '70, il Cile era immerso in una serie di tensioni politiche ed economiche. Il presidente Salvador Allende, un socialista marxista, era stato eletto nel 1970, suscitando preoccupazioni negli Stati Uniti, che temevano un'influenza sovietica nella regione. Kissinger, all'epoca consigliere per la sicurezza nazionale del presidente degli Stati Uniti Richard Nixon, condivideva queste preoccupazioni e riteneva che l'instaurazione di un governo socialista in Cile avrebbe potuto minacciare gli interessi statunitensi nella regione.

La politica estera di Kissinger era caratterizzata da una visione pragmatica e realpolitik, dove la sicurezza nazionale e gli interessi geopolitici assumevano una priorità elevata, anche a scapito della democrazia e dei diritti civili. Nel contesto della Guerra Fredda, l'America Latina era considerata un teatro cruciale per contrastare l'espansione del Comunismo. Kissinger era preoccupato che la politica di Allende potesse indebolire gli Stati Uniti nella loro lotta ideologica contro l'Unione Sovietica.

L'11 settembre 1973, il generale Augusto Pinochet guidò un colpo di stato militare che rovesciò il governo di Allende. Non ci sono prove dirette che dimostrino un coinvolgimento diretto di Kissinger nell'organizzazione del golpe, ma emergono dettagli che indicano il suo appoggio indiretto e la sua conoscenza delle azioni intraprese. Ad esempio, documenti desecretati suggeriscono che gli Stati Uniti, sotto la supervisione di Kissinger, avrebbero fornito sostegno finanziario e diplomatico a gruppi anti-Allende in Cile. In una conversazione registrata del 16 settembre 1973, solo cinque giorni dopo il colpo di stato, Kissinger parlò con Nixon della situazione in Cile. In questa conversazione, Nixon esprimeva preoccupazione per le reazioni internazionali alla caduta di Allende, ma Kissinger minimizzava tali preoccupazioni e sottolineava l'opportunità di spostare l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale altrove.

Il ruolo di Kissinger nel sostenere il golpe in Cile è stato oggetto di dibattito e controversie per decenni. Alcuni critici sostengono che il suo coinvolgimento sia stato più diretto di quanto ammesso pubblicamente, e che gli Stati Uniti abbiano influenzato attivamente gli eventi che hanno portato al colpo di stato. È importante notare che il colpo di stato in Cile ebbe conseguenze devastanti per il paese. Il regime di Pinochet instaurò una dittatura militare caratterizzata da violazioni sistematiche dei diritti umani, con migliaia di persone imprigionate, torturate e uccise per motivi politici. La ferma posizione di Kissinger nei confronti del governo Allende ha contribuito a gettare un'ombra duratura sulla reputazione dell'ex segretario di stato americano.

Il coinvolgimento di Kissinger nel golpe cileno è stato oggetto di indagini giudiziarie e critiche internazionali. Nel 2001, il governo cileno chiese ufficialmente a Kissinger di testimoniare in relazione a un'inchiesta sulle violazioni dei diritti umani durante la dittatura di Pinochet. Tuttavia, Kissinger rifiutò l'invito, sostenendo che la sua testimonianza potesse compromettere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

Questo interesse nel colpo di stato Cileno, è stato caratterizzato da un sostegno indiretto alla destituzione di Salvador Allende. Questo episodio continua a sollevare domande sulla moralità e l'eticità della politica estera degli Stati Uniti durante la Guerra Fredda e sull'influenza della realpolitik nella gestione degli affari internazionali che continua e si acuisce tuttora.

La morte di Kissinger, come già avvenuto per altri soggetti americani di grande portata, non chiude definitivamente con le conseguenze sociali e morali delle sue azioni. Semmai invita a schierarsi con coloro che chiedono un ridimensionamento dell’influenza USA a livello globale ed in quasi tutti gli ambiti.

#Blog #USA #Politics #Opinioni

 
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DOCUMENTI DEL CONCILIO VATICANO II Dichiarazione sulla libertà religiosa DIGNITATIS HUMANAE (7 dicembre 1965)

IL DIRITTO DELLA PERSONA UMANA E DELLE COMUNITÀ ALLA LIBERTÀ SOCIALE E CIVILE IN MATERIA DI RELIGIONE

II. LA LIBERTÀ RELIGIOSA ALLA LUCE DELLA RIVELAZIONE

Modo di agire di Cristo e degli apostoli 11 Dio chiama gli esseri umani al suo servizio in spirito e verità; per cui essi sono vincolati in coscienza a rispondere alla loro vocazione, ma non coartati. Egli, infatti, ha riguardo della dignità della persona umana da lui creata, che deve godere di libertà e agire con responsabilità. Ciò è apparso in grado sommo in Cristo Gesù, nel quale Dio ha manifestato se stesso e le sue vie in modo perfetto. Infatti Cristo, che è Maestro e Signore nostro (12), mite ed umile di cuore (13) ha invitato e attratto i discepoli pazientemente (14). Certo, ha sostenuto e confermato la sua predicazione con i miracoli per suscitare e confortare la fede negli uditori, ma senza esercitare su di essi alcuna coercizione (15). Ha pure rimproverato l'incredulità degli uditori, lasciando però la punizione a Dio nel giorno del giudizio (16). Mandando gli apostoli nel mondo, disse loro: «Chi avrà creduto e sarà battezzato, sarà salvo. Chi invece non avrà creduto sarà condannato» (Mc 16,16). ma conoscendo che la zizzania è stata seminata con il grano, comandò di lasciarli crescere tutti e due fino alla mietitura che avverrà alla fine del tempo (17). Non volendo essere un messia politico e dominatore con la forza (18) preferì essere chiamato Figlio dell'uomo che viene «per servire e dare la sua vita in redenzione di molti» (Mc 10,45). Si presentò come il perfetto servo di Dio (19) che «non rompe la canna incrinata e non smorza il lucignolo che fuma» (Mt 12,20). Riconobbe la potestà civile e i suoi diritti, comandando di versare il tributo a Cesare, ammonì però chiaramente di rispettare i superiori diritti di Dio: «Rendete a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio» (Mt 22,21). Finalmente ha ultimato la sua rivelazione compiendo nella croce l'opera della redenzione, con cui ha acquistato agli esseri umani la salvezza e la vera libertà. Infatti rese testimonianza alla verità (20), però non volle imporla con la forza a coloro che la respingevano. Il suo regno non si erige con la spada (21) ma si costituisce ascoltando la verità e rendendo ad essa testimonianza, e cresce in virtù dell'amore con il quale Cristo esaltato in croce trae a sé gli esseri umani (22).

Gli apostoli, istruiti dalla parola e dall'esempio di Cristo, hanno seguito la stessa via. Fin dal primo costituirsi della Chiesa i discepoli di Cristo si sono adoperati per convertire gli esseri umani a confessare Cristo Signore, non però con un'azione coercitiva né con artifizi indegni del Vangelo, ma anzitutto con la forza della parola di Dio (23), Con coraggio annunziavano a tutti il proposito di Dio salvatore, «il quale vuole che tutti gli uomini si salvino ed arrivino alla conoscenza della verità» (1 Tm 2,4); nello stesso tempo, però, avevano riguardo per i deboli, sebbene fossero nell'errore, mostrando in tal modo come «ognuno di noi renderà conto di sé a Dio» (Rm 14,12) (24) e sia tenuto ad obbedire soltanto alla propria coscienza. Come Cristo, gli apostoli hanno sempre cercato di rendere testimonianza alla verità di Dio, arditamente osando dinanzi al popolo e ai principi di «annunziare con fiducia la parola di Dio» (At 4,31) (25). Con ferma fede ritenevano che lo stesso Vangelo fosse realmente la forza di Dio per la salvezza di ogni credente (26). Sprezzando quindi tutte «le armi carnali» (27) seguendo l'esempio di mansuetudine e di modestia di Cristo, hanno predicato la parola di Dio (28) pienamente fiduciosi nella divina virtù di tale parola del distruggere le forze avverse a Dio e nell'avviare gli esseri umani alla fede e all'ossequio di Cristo (29), Come il Maestro, così anche gli apostoli hanno riconosciuto la legittima autorità civile: «Non vi è infatti potestà se non da Dio», insegna l'Apostolo, il quale perciò comanda: «Ognuno sia soggetto alle autorità in carica... Chi si oppone alla potestà, resiste all'ordine stabilito da Dio» (Rm 13,1-5) (30). Nello stesso tempo, però, non hanno avuto timore di resistere al pubblico potere che si opponeva alla santa volontà di Dio: «È necessario obbedire a Dio prima che agli uomini» (At 5,29) (31). La stessa via hanno seguito innumerevoli martiri e fedeli attraverso i secoli e in tutta la terra.

La Chiesa segue le tracce di Cristo e degli apostoli 12 La Chiesa pertanto, fedele alla verità evangelica, segue la via di Cristo e degli apostoli quando riconosce come rispondente alla dignità dell'uomo e alla rivelazione di Dio il principio della libertà religiosa e la favorisce. Essa ha custodito e tramandato nel decorso dei secoli la dottrina ricevuta da Cristo e dagli apostoli. E quantunque nella vita del popolo di Dio, pellegrinante attraverso le vicissitudini della storia umana, di quando in quando si siano avuti modi di agire meno conformi allo spirito evangelico, anzi ad esso contrari, tuttavia la dottrina della Chiesa, secondo la quale nessuno può essere costretto con la forza ad abbracciare la fede, non è mai venuta meno.

Il fermento evangelico ha pure lungamente operato nell'animo degli esseri umani e molto ha contribuito perché gli uomini lungo i tempi riconoscessero più largamente e meglio la dignità della propria persona e maturasse la convinzione che la persona nella società deve essere immune da ogni umana coercizione in materia religiosa. _______________________ NOTE

(12) Cf. Gv 13,13.

(13) Cf. Mt 11,29.

(14) Cf. Mt 11,28-30; Gv 6,67-68.

(15) Cf. Mt 9,28-29; Mc 9,23-24; 6,5-6; PAOLO VI, Encicl. Ecclesiam suam, 6 ag. 1964: AAS 56 (1964), pp. 642-643.

(16) Cf. Mt 11,20-24; Rm 12,19-20; 2 Ts 1,8.

(17) Cf. Mt 13,30.40-42.

(18) Cf. Mt 4,8-10; Gv 6,15.

(19) Cf. Is 42,1-4.

(20) Cf. Gv 18,37.

(21) Cf. Mt 26,51-53; Gv 18,36.

(22) Cf. Gv 12,32.

(23) Cf. 1 Cor 2,3-5; 1 Ts 2,3-5.

(24) Cf. Rm 14,1-23; 1 Cor 8,9-13; 10,23-33.

(25) Cf. Ef 6,19-20.

(26) Cf. Rm 1,16.

(27) Cf. 2 Cor 10,4; 1 Ts 5,8-9.

(28) Cf. Ef 6,11-17.

(29) Cf. 2 Cor 10,3-5.

(30) Cf. 1 Pt 2,13-17.

(31) Cf. At 4,19-20.

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Approfondimenti

La libertà religiosa può essere realmente garantita soltanto nell’orizzonte di una visione umanistica aperta alla cooperazione e alla convivenza, profondamente radicata nel rispetto per la dignità della persona e per la libertà della coscienza. Del resto, mutilata di quest’apertura umanistica, che opera come lievito della cultura civile, la stessa esperienza religiosa perde il suo autentico fondamento nella verità di Dio, e diventa vulnerabile alla corruzione dell’umano [Cf. Francesco, Let. Enc. Laudato si’, nn. 115-121: AAS 107 (2015), 893-895]. La sfida è alta. Gli adattamenti della religione alle forme del potere mondano, pur se giustificati in nome della possibilità di ottenere migliori vantaggi per la fede, sono una tentazione costante e un rischio permanente. La Chiesa deve sviluppare una particolare sensibilità nel discernimento di questo compromesso, impegnandosi costantemente nella sua purificazione dai cedimenti alla tentazione della “mondanità spirituale” [Cf. id., Es. Ap. Evangelii gaudium, nn. 93-97: AAS 105 (2013), 1059-1061.]. La Chiesa deve esaminare sé stessa per ritrovare con sempre rinnovato slancio la via della vera adorazione di Dio «in spirito e verità» (Gv 4, 23) e dell’amore «di prima» (Ap 2, 4). Essa deve aprire, proprio attraverso questa continua conversione, l’accesso del Vangelo all’intimità del cuore umano, in quel punto in cui esso cerca – segretamente e anche inconsapevolmente – il riconoscimento del vero Dio e della religione vera. Il Vangelo è realmente capace di smascherare la manipolazione religiosa, che produce effetti di esclusione, di avvilimento, di abbandono e di separazione fra gli uomini.

  1. In definitiva, la visione propriamente cristiana della libertà religiosa attinge la sua più profonda ispirazione alla fede nella verità del Figlio fatto uomo per noi e per la nostra salvezza. Per mezzo di Lui, il Padre attrae a sé tutti i figli dispersi e tutte le pecore senza pastore (cf. Gv 10, 11-16; 12, 32; Mt 9, 36; Mc 6, 34). E lo Spirito raccoglie i gemiti (cf. Rom 8, 22), anche i più confusi e impercettibili, della creatura in ostaggio delle potenze del peccato, trasformandoli in preghiera. Lo Spirito di Dio agisce comunque, liberamente e con potenza. Dove però l’essere umano è messo in grado di esprimere liberamente il suo gemito e la sua invocazione, l’azione dello Spirito diventa riconoscibile per tutti coloro che cercano la giustizia della vita. E la sua consolazione si fa testimonianza di un’umanità riconciliata. La libertà religiosa libera lo spazio per la coscienza universale di appartenere ad una comunità di origine e di destino che non vuole rinunciare a tenere viva l’attesa di una giustizia della vita che siamo in grado di riconoscere, ma incapaci di onorare con le nostre sole forze. Il mistero della ricapitolazione in Cristo di ogni cosa, custodisce, per noi e per tutti, l’amorevole attesa dei frutti dello Spirito per ognuno, e l’emozionato annuncio della venuta del Figlio, per tutti (cf. Ef 1, 3-14).

da: COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE – SOTTOCOMMISSIONE LIBERTÀ RELIGIOSA, La libertà religiosa per il bene di tutti – approccio teologico alle sfide contemporanee (2019)

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