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from cronache dalla scuola

Con i ragazzi al cinema a vedere il ragazzo dai pantaloni rosa, classi di seconda e terza, sala piena, appena si spengono le luci e partono i primi fotogrammi inizia il casino: sfottò, sento qua e là la parola “frocio”, allora mi alzo, mi giro verso l'intera sala e – illuminato dai raggi del proiettore – faccio un cazziatone che quando mi risiedo per un po' non si sente una mosca volare e io penso, pure il maschio alfa mi hanno costretto a fare, pure il maschio alfa.

Il film onestamente temevo potesse essere una di quelle cose inguardabili didascaliche italiane invece, non è un capolavoro, ci sono alcuni attori che proprio non mi piacciono, ma è dignitoso in diverse delle sue parti. Visto lo scopo per cui è stato scritto, efficace. Ci sono anche alcune scene interessanti come anche l'uso della messa a fuoco.

Durante la visione i ragazzi poi hanno seguito, un po' di casino ogni tanto, ma il grosso ha seguito. Hanno anche partecipato, due momenti chiave: quando il ragazzino bacia la ragazzina, tutta la sala scoppia in un applauso. Quando invece, precedentemente, il ragazzo aveva baciato sul petto un altro ragazzo la sala era scoppiata in un mormorio di chiaro disagio.

Alla fine si accendono le luci, c'è pure qualcuno che ha pianto, anche tra i docenti e noi docenti proviamo ad accendere un po' di discussione, ci siamo presi mezz'ora la sala per discutere un po' e – devo dire – ci sono una cinque o sei ragazzi che si mettono in gioco, io e altri docenti lanciamo un po' di domande, e loro rispondono sul pezzo, dicono cose personali, non hanno vergogna.

C'è chi ha subito bullismo e ha vissuto in prima persona la separazione dei genitori, come il protagonista, e lo racconta; c'è chi è apertamente omofobo e non solo non è omosessuale – ma è contro. E si vede come lì in mezzo ci siano i futuri omofobi anche tossici dell'età adulta. C'è un grosso lavoro da fare. Costante.

Quando andavo verso il cinema mi ero preparato un discorso, che poi non ho fatto perché non è servito, di come io alle medie, a Manesseno, in una scuola un po' borderline, sentissi spesso espressioni come “oh, ma sei frocio?”, usate per indicare qualsiasi cosa. Essere frocio era una sorta di handicap, generale, ma che andava a danneggiare un gruppo che – nella mia vita scolastica – è sempre stato invisibile. Per tutte le medie e le superiori non ho mai conosciuto un compagno che si dichiarasse pubblicamente o privatamente omosessuale. Anni ottanta e esseri fantastici, ma usati frequentemente nelle schermaglie di classe.

Quando poi avevo avuto dei figli, con l'arrivo del digitale, avevo visto nascere sensibilità lgbt molto più consapevoli, identità di genere, rispetto, tanto che avevo ingenuamente pensato che parole come “frocio” fossero ormai da boomer, da sfigati. Invece negli ultimi anni le ho viste riemergere in classe, nei momenti informali, intervallo, fuori da scuola.

In auto, mentre vado al cinema, chiedo aiuto anche a terzogenita, le racconto la trama del film e le chiedo se nella sua classe ci sono ragazzi omofobi. Lei ci pensa, mi dice che alle elementari no, alle medie sì. “E come te ne sei accorta?” le chiedo. Lei dice tipo con i meme. “Ce ne è uno che è chiedere “english or spanish?” e poi devi dire “chi si muove è gay!”, e quando me lo hanno fatto io ho fermato il gioco e ho detto, beh, scusate, ma se anche fosse? che c'è di male a essere gay?“. Terzogenita ha una bella testolina.

Al cinema poi, davanti ai duecento studenti racconto l'aneddoto di mia figlia e loro ridono, conoscono tutti il meme però dicono che quello non è essere omofobi. È uno scherzo. È assorbito socialmente tanto che non si rendono nemmeno conto del significato. “Però – dico io – non sono d'accordo”. Rido. Penso che a dire 'chi si muove è gay', o 'ma sei frocio?' si faccia comunque una violenza e si normalizzi un certo modo di vedere il mondo. Lo si giustifichi. Il solito “ma fattela una risata!” che imperversa su Facebook tra gente che ha frainteso cosa sia il senso dell'umorismo. Anche qua, ci sarà molto lavoro da fare.

Alla fine di tutto comunque, esco, e la differenza vera non l'abbiamo fatta noi docenti, ma quei cinque o sei ragazzi che si sono messi in gioco, anche quelli che hanno dichiarato la loro omofobia. La scuola riesce a dire qualcosa di sensato quando riesce ad ascoltare i ragazzi che si raccontano e riesce ad accordare il suo linguaggio con il loro.

Credo.

 
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from ᗩᐯᗩIᒪᗩᗷᒪᗴ

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Dig Me Out è il terzo album in studio della rock band americana Sleater-Kinney, pubblicato l'8 aprile 1997 dalla Kill Rock Stars. L'album è stato prodotto da John Goodmanson e registrato da dicembre 1996 a gennaio 1997 al John and Stu's Place di Seattle, Washington. Dig Me Out ha segnato il debutto di Janet Weiss, che sarebbe diventata la batterista più longeva della band. La musica del disco è stata influenzata dalle tradizionali rock and roll band, mentre i testi trattano di temi di crepacuore e sopravvivenza. La copertina dell'album è un omaggio all'album del 1965 dei Kinks The Kink Kontroversy. Sono stati pubblicati due singoli a supporto dell'album: “One More Hour” e “Little Babies”. La traccia del titolo “Dig Me Out” ha raggiunto il sesto posto nella classifica KEXP Top 90.3 Album Chart nel 1997 senza essere pubblicata come singolo. L'album è stato acclamato dai critici musicali, che ne hanno elogiato l'energia e i testi femministi. Retrospettivamente, Dig Me Out è considerato il disco di svolta della band ed è spesso incluso nelle liste dei migliori album di diverse pubblicazioni. Nel 2020, Rolling Stone lo ha classificato al n. 189 nella sua lista dei 500 migliori album di tutti i tempi.


Ascolta: https://album.link/i/906136610


 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

CAPITOLO IX

PENITENZA DA IMPORSI ALLE SUORE CHE PECCANO; LE SUORE SERVIGIANE FUORI DEL MONASTERO

1 Se qualche suora, per istigazione del nemico, avrà peccato mortalmente contro la forma della nostra professione, dopo essere stata ammonita dall’abbadessa o da altre suore due o tre volte, 2 se non si sarà emendata, mangi pane e acqua in terra al refettorio davanti a tutte le suore tanti giorni quanti sarà restata contumace; 3 e sia sottoposta a pena maggiore, se l’abbadessa crederà. 4 Mentre resta contumace, si preghi perché il Signore illumini il suo cuore a penitenza. 5 Ma l’abbadessa e le sue suore debbono guardarsi dall’adirarsi o turbarsi per il peccato di qualcuna; 6 poiché l’ira e il turbamento impediscono la carità in sé e negli altri. 7 Se accadesse, Dio ne guardi, che sorgesse tra una suora e l’altra, a parole o a fatti, un’occasione di turbamento o di scandalo, 8 subito prima di «presentare al Signore l’offerta» (cf. Mt 5,23) della sua preghiera, non solo si prostri umilmente a terra ai piedi dell’altra, chiedendo perdono; 9 ma le chieda anche con semplicità che interceda per lei presso il Signore perché sia perdonata. 10 L’altra poi, memore della parola del Signore: «Se non perdonerete di cuore, nemmeno il Padre vostro» celeste «perdonerà a voi» (Mt 6,15; 18,35), 11 con liberalità perdoni alla propria sorella qualsiasi offesa fattale. 12 Le suore che servono non restino a lungo fuori del monastero, se non lo richieda una causa di manifesta necessità. 13 Debbono agire onestamente e parlar poco, per poter edificare chi le vede. 14 E si guardino con fermezza di avere sospetti incontri o convegni con uomini. 15 Né possono essere madrine di uomini o di donne, affinché per questa occasione non sorga mormorazione e turbamento. 16 Né abbiano la presunzione di riportare in monastero i pettegolezzi del mondo. 17 Fermamente siano tenute di non riferire fuori alcunché di quanto si dice e si fa in monastero, che possa ingenerare qualche scandalo. 18 Se qualcuna avesse per semplicità mancato in queste due cose, a disposizione dell’abbadessa, le sia imposta con misericordia la penitenza. 19 Se poi ne avesse la viziosa consuetudine, l’abbadessa le imponga una penitenza secondo la qualità della colpa, con il consiglio delle discrete. _________________ Note al CAP. IX 9,1-4: Quanto Francesco aveva dovuto eliminare dalla I Regola, per renderla più agevole e più strettamente giuridica, è qui conservato con valore ascetico.

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Approfondimenti

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Tratto da: Federazione S. Chiara di Assisi ● La Regola di Chiara di Assisi: il Vangelo come forma di vita


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from Linux Italia Gaming

Ops! Ho dimenticato due titoli gratis!

Avrei voluto scrivere questo articolo ieri, ma sinceramente mi stavo godendo il mio ultimo giorno lavorativo pre ferie. Ma veniamo a noi! Anche Steam e Fanatical ci regalano un titolo ciascuno da poter giocare durante la pausa natalizia.

Black Desert

  • Genere: Azione, Avventura, Multigiocatore di massa, GDR, Simulazione, Strategia
  • Sviluppatore: Pearl Abyss
  • Editore: Pearl Abyss
  • Data di rilascio: 24 maggio 2017
Pagina ProtonDB Pagina Lutris

Lo potete scaricare da questo link gratis entro il 6 gennaio 2025, ore 19:00.

ScourgeBringer

  • Genere: Azione, Avventura, Indie
  • Sviluppatore: Flying Oak Games, E-Studio
  • Editore: Dear Villagers
  • Franchise: Flying Oak Games
  • Data di rilascio: 21 ottobre 2020
Pagina ProtonDB Pagina Lutris

Lo potete scaricare da questo link gratis per tutta la durata degli sconti invernali di Fanatical. Winter Sale

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from 📖Un capitolo al giorno📚

CAPITOLO VIII

LE SUORE NON SI APPROPRINO DI NULLA; VENGA CHIESTA L’ELEMOSINA; LE SUORE INFERME

1 Le suore non si approprino di nulla, né casa, né luogo, né cosa alcuna; 2 e «come pellegrine e forestiere» (Sal 38,13; 1Pt 2,11; Eb 11,13) in questo mondo, servendo al Signore in povertà e umiltà, mandino con confidenza per l’elemosina; 3 né debbono vergognarsene, poiché il Signore si fece per noi «povero» (2Cor 8,9) in questo mondo. 4 Questo è quel vertice di «povertà altissima» (2Cor 8,2), che rese voi, mie carissime sorelle, eredi e regine del «regno dei cieli» (Mt 5,3; Lc 6,20), vi ha rese povere di sostanze, ma vi ha sublimato di virtù. 5 Questa sia la vostra «porzione» che conduce alla «terra dei viventi (cf. Sal 141,6), 6 a cui, dilettissime sorelle, restando totalmente unite, nient’altro cercate sotto il cielo per sempre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo e della sua Madre santissima. 7 Non sia lecito a nessuna suora d’inviare lettere, o ricevere qualcosa, o darla fuori del monastero, senza permesso dell’abbadessa. 8 Né sia lecito ritenere qualcosa che l’abbadessa non abbia dato o permesso. 9 Se dai parenti o da altri sia dato qualcosa a qualcuna, glielo faccia dare l’abbadessa. 10 Se ne avrà bisogno l’interessata lo possa usare, altrimenti sia dato caritatevolmente a qualche altra suora che ne ha bisogno. 11 Se le fosse inviata un’offerta pecuniaria, l’abbadessa la faccia provvedere nelle cose di cui ha bisogno, con il consiglio delle discrete. 12 L’abbadessa sia fermamente obbligata sollecitamente di persona e per altre a provvedere, nei consigli, nei cibi e in quanto altro servisse nell’infermità alle suore malate, 13 e a provvedere caritatevolmente e con misericordia secondo le possibilità del luogo. 14 Poiché tutte sono tenute a provvedere e servire alle proprie sorelle inferme, come vorrebbero essere servite esse stesse nell’infermità. 15 Con fiducia l’una manifesti all’altra la propria necessità. 16 E se una madre ama e nutre la propria figlia carnale, con quanto maggiore diligenza una suora deve amare e nutrire la propria sorella spirituale! 17 Le inferme riposino su sacconi di paglia ed abbiano dei cuscini di piume; 18 e chi ne ha bisogno possa usare pantofole e calze di lana. 19 Le suddette malate, quando sono visitate da chi visita il monastero, possano ognuna rispondere brevemente qualche buona parola a chi le interroga. 20 Le altre suore non abbiano il permesso di parlare a coloro che entrano in monastero, se non presenti e ascoltanti due suore discrete, assegnate dall’abbadessa o dalla vicaria. 21 Questo sistema di parlare sia obbligatorio anche per l’abbadessa e la vicaria. _________________ Note al CAP. VIII 8,2-3: Mandino per l’elemosina è un’espressione ripresa dalla Regola bollata di Francesco, in cui il santo prescrive di andare per l’elemosina (vadant); qui, però, Chiara utilizza il termine mandino (mittant). Si tratta di due verbi diversi che fanno comprendere la diversità di stile nella comune vocazione: i frati seguono il Signore andando per il mondo (ReBu 3,1.11), le sorelle stanno con il Signore mandando per l’elemosina, perchè sono sedentarie come Maria di Betania.

8,7-11: I dettagli di queste norme di povertà e di distacco – tenendo presente la psicologia femminile – sono veramente eroici.

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Approfondimenti

Il capitolo 8 è l’altro passaggio/forza della Forma vitae in cui Chiara – continuando ad affiancare i temi della Regola bollata – traduce l’intuizione di Francesco sull’espropriazione, cuore della Christi vivendi forma, nello stile di vita della sua comunità penitenziale-claustrale. E come in Rb 6, al sine proprio segue, strettamente legato, il tema della fraternità, della cura vicendevole a cui le sorelle sono chiamate, con quella predilezione verso le sorelle inferme che potremmo dire parallela a quella di Francesco per i fratelli lebbrosi: è la forma di vita delle «sorelle povere», veramente, dove povertà e carità sono l’una sorgente dell’altra.

Mentre Rb 6 continua congiungendo con un et la santa povertà al suo frutto primo che è la carità, la familiarità tra i frati, fino a concludere con l’esortazione ad amare e servire i frati infermi, Chiara passa ora a un altro aspetto del sine proprio, quello personale. Per i versetti 8,7-11 la fonte principale di riferimento è qui la Regola di Benedetto, a cui la santa attinge i concetti di fondo cambiandone però i termini con grande libertà e talora distanziandosene decisamente. Si tratta del mandare lettere all’esterno o del ricevere qualcosa in dono: ed emerge, dalle operazioni che Chiara fa sul testo parallelo della Regola di Benedetto, ciò che per lei conta veramente:

  • il sine proprio che si traduce in trasparenza e stretto legame di obbedienza, per cui nessuna può ritenere “proprio” qualcosa e farne ciò che vuole. L’accento sembra posto non tanto sul ricevere quanto sul mandare, e il problema di fondo, confermato da tutto il contesto del capitolo, è più quello della povertà che non quello di una limitazione nelle relazioni epistolari. Scrivere una lettera era un avvenimento straordinario, per la difficoltà che comportava ed anche per il suo costo;
  • il senso di responsabilità ed il respiro della carità vicendevole all’interno della comunità: nel v. 9, in cui si tratta dei doni ricevuti da una singola sorella, Chiara si distanzia dal metodo benedettino, mettendo in secondo piano il principio ascetico – «E se l’abate glielo consente, sarà poi in sua facoltà decidere a chi destinare la cosa. Il fratello cui il dono era inviato, in tal caso non si rattristi, per non dare occasione al diavolo» (RBen 54,3-4) – per fermarsi sul senso di responsabilità della sorella che può giudicare da sola l’opportunità o meno di tenere il dono ricevuto, il suo reale bisogno, la sua distanza dal bisogno; e soprattutto lo sguardo di Chiara si allarga a desiderare che la sorella sia attenta alle altre, si accorga del possibile bisogno di un’altra: è il suo primo desiderio che l’amore sia il cuore delle relazioni tra le sue figlie e sorelle.

Il v.11, tutto scritto dalla mano di Chiara, in brevi parole affronta un tema molto problematico in un’epoca storica di grandi cambiamenti come la prima metà del Duecento, quello del rapporto col denaro. Francesco l’aveva rifiutato categoricamente in ogni sua forma: per lui, da ex-mercante, denaro era sinonimo di accumulo, reinvestimento, tesaurizzazione, potere. La Forma vitae prevede invece che ad una sorella possa essere inviato un dono in pecunia (ovvero: non denaro ma qualsiasi cosa che viene accettata in una compravendita che avviene col “baratto”). Chiara, che aveva alle spalle l’esperienza di una famiglia nobile, vedeva nell’avidità dei possedimenti terrieri il pericolo di venir meno alla stretta povertà, non certo in una piccola elemosina in denaro, che poteva essere utilizzata per le necessità di una singola sorella, senza con questo diventare fonte di sicurezza e di sostentamento per la comunità. Neppure lei tuttavia tratta questo argomento come cosa facile e scontata: il fatto che qui chieda all’abbadessa di ricorrere al consiglio delle discrete dimostra che lo considera un avvenimento rilevante e di delicato discernimento. Ciò che conta anche in questo caso è la discrezione e la provvidenza della madre verso la necessità di ogni sorella: di fronte a questo anche la paura di toccare e ricevere denaro sembra sbiadire.

Tratto da: Federazione S. Chiara di Assisi ● La Regola di Chiara di Assisi: il Vangelo come forma di vita


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Questa settimana arrivano due giochi da poter riscattare gratuitamente grazie al classico gioco gratis della settimana di Epic Games Store e a un giveaway da parte di GOG
Vampire Survivors Falcia migliaia di creature della notte e sopravvivi fino all'alba! Vampire Survivors è un gioco casual in stile horror gotico con elementi rogue-lite. Le tue scelte ti permetteranno di diventare sempre più potente e di liberarti rapidamente delle centinaia di nemici che ti si opporranno.

L'inferno si è svuotato, i demoni sono qui e non è più possibile nascondersi o fuggire da nessuna parte. Non puoi far altro che sopravvivere più a lungo possibile o almeno fin quando, inevitabilmente, la morte porrà fine alle tue sofferenze. Raccogli le monete durante ogni partita per acquistare potenziamenti e dare una mano al prossimo sopravvissuto.

Il fenomeno indie sovrannaturale in cui il bullet hell sei tu!

Il gioco è anche completamente giocabile da uno a quattro giocatori in modalità cooperativa locale.

Chicken Assassin: Reloaded Chicken Assassin è un action-RPG veloce con una trama scandalosa piena di umorismo over-the-top che vanta una miriade di nemici colorati e livelli e ambienti visivamente sbalorditivi.

Preparati a dare alla tua mano un allenamento intenso mentre combatti una serie di avversari eclettici e incontri boss speciali in questo gioco freneticamente ricco di azione!

Si gioca come Mean Mcallister, l'incarnazione vivente di ciò che accadrebbe se combinassi Rambo a Foghorn Leghorn, una bottiglia di salsa piccante e un caso di bevande energetiche insieme.

Quando la mente malvagia Spritzel e gli Henchmen rapiscono la tua ragazza, Candy, ti imbarchi in un viaggio frenetico per salvarla, lasciando caos e distruzione lungo il tuo percorso. Man mano che avanzi, puoi aggiornare Mean con vari stili di combattimento e abilità, accedere a un arsenale di armi per distribuire la punizione e personalizzare i vestiti che aumentano i tuoi attributi di stato.

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from Alviro

Nostalgia La parola si riversava nel mio pensiero come un torrente antico, un suono che non mi apparteneva eppure mi avvolgeva, come un'eco che non avevo mai generato. Nostalgia, e sentivo nelle sue sillabe il crepitio delle foglie secche, il vento tra i rami di un albero mai piantato. Ogni lettera sembrava tirare un filo invisibile, una corda sottile che legava qualcosa di remoto al presente immediato, ed io ne ero il punto d'ancoraggio.

Respiro Come un sospiro che s'interrompe nel mezzo del petto, un rilascio a metà. Non sapevo se fosse un saluto o un ringraziamento, ma mi suonava come il cadere di una goccia in un oceano vastissimo, un piccolo punto che svanisce nella sua stessa eco. Respiro, ed era come piegarsi con leggerezza, un inchino che si dissolveva nel vento.

Tra queste due parole c'era il silenzio, ma un silenzio carico. Non vuoto, ma saturo. Lo spazio tra loro era un ponte, invisibile e fragile, ma abbastanza saldo da portarmi oltre.

Forse, pensai, non erano altro che due estremità dello stesso filo. Ma quale filo? Un filo di seta, forse, che si spezzava al tatto ma rimaneva nelle dita come un ricordo persistente.

 
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from Alviro

La parola vibra nella mente come il ticchettio del cruscotto di un’auto in sosta, l’attesa di un soffio che forse svelerà il troppo o il nulla. Un alito di vento o di colpa? Non è chiaro. E il pensiero salta, come un coniglio impaurito, a quella sera in cui il mondo girava più di quanto potessero le ruote dell’auto. Un test, un esame, un giudizio: tutto nei numeri lampeggianti che non perdonano.

Ma perché sempre numeri? Un tachimetro non misura il dolore, non pesa le scelte sbagliate o il senso di vuoto che si cerca di riempire con un bicchiere. Vuoto come quel vecchio barile nella cantina di un casolare abbandonato. Che parola strana crepitio. Suona come qualcosa che si spezza, che cede sotto il peso. Il legno che scricchiola, il rumore secco di un ramo spezzato.

Forse è proprio questo: un cedimento è ciò che rimane quando il fusto non regge più, quando tutto crolla sotto la pressione. Ma c’è bellezza nella rottura, nel legno curvato e segnato, come c’è bellezza nella possibilità di rialzarsi dopo una serata troppo lunga, dopo che il giudice ha detto il suo verdetto.

E allora si ricomincia. Si scolpisce il legno, lo si plasma in qualcosa di nuovo, magari una trave portante o un dettaglio d’arredo che racconta storie di cicatrici e rinascite.

Fragilità e forza, due estremi dello stesso filo: misurare il limite e scoprire cosa rimane dopo il cedimento.

 
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from f.75sx

Tra le Luci del Fediverso

Scorrendo tra piattaforme e server, mi sono imbattuto nel Fediverso: un angolo di rete che pulsa di comunità libere, lontano dalle logiche delle grandi corporate. Non è un sistema unico, ma un mosaico di connessioni, ognuna con la sua storia e le sue regole.

In questo blog voglio raccontare la mia esperienza: come ho scoperto questo ecosistema decentralizzato, cosa lo rende diverso e perché vale la pena esplorarlo. Non è un viaggio epico, ma una curiosità che si trasforma in scoperta, un passo alla volta.

Benvenuti nel mio angolo di rete, dove tutto si muove a ritmo di scelte condivise e libertà digitale.

#Fediverso #EsperienzaDigitale #Scoperta

 
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from Il navigatore solitario

Paganesimo 2024 Essere pagani oggi è una scelta che abbraccia la libertà spirituale, la connessione con la natura e il rispetto per le antiche tradizioni reinterpretate in chiave moderna. In un mondo sempre più frenetico e distante dai ritmi naturali, il paganesimo offre l’opportunità di ritrovare un equilibrio con il ciclo delle stagioni, gli elementi e le energie che permeano l’universo. Celebrare il Solstizio d’Inverno, gli Equinozi o i Shabbat non è solo un modo per onorare la Terra, ma anche un viaggio interiore, un percorso che ci invita a riflettere, lasciar andare il vecchio e abbracciare il nuovo. Essere pagani significa vivere con consapevolezza, riconoscendo il sacro in tutto ciò che ci circonda: negli alberi, nei fiumi, nel sole e nella luna. È un cammino spirituale libero da dogmi, che celebra la diversità delle tradizioni e accoglie l’individualità. I rituali, che siano solitari o condivisi in cerchio, creano uno spazio sacro in cui possiamo entrare in sintonia con noi stessi, con gli altri e con il divino, che spesso si manifesta attraverso il simbolismo della natura. Oggi, il paganesimo è anche un atto di resilienza e coraggio. In un mondo spesso dominato dal pregiudizio, scegliere di non nascondersi, di celebrare apertamente la propria spiritualità e di difendere il diritto a essere ciò che si è, rappresenta una forma di rivoluzione silenziosa. Essere pagani oggi significa rivendicare il diritto di vivere in armonia con il passato e il presente, portando avanti una visione del mondo basata su rispetto, amore per la Terra e riconoscimento del sacro in ogni aspetto della vita.

 
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from Bymarty

È passato del tempo, ho scritto, atteso. Oggi, scrivo qui, dove non so chi legge! Il 12 ho iniziato la radioterapia, xcio' l'ultima delle tre terapie, che mi aiuteranno a mandare via, o nel mio caso a non fare tornare più questo piccolo grande male! È sicuramente una giornata no, sono triste, stanca, demotivata e chi di solito mi sostiene oggi l'ho sentito distante e molto, io che ho fatto tanto affidamento su di lui, non appena mi lascia la mano, io cado e mi perdo, ci sto male e quindi non va niente bene! Mi dice sempre di esserci, ma oggi nn c'è per me, nn voglio compassione, voglio solo sentirmi ancora legata, invece ho come l'impressione che nel momento stesso in cui sono fin troppo sincera, non vado bene, posso avere i miei momenti no, tristi, posso essere fragile, voglio poter a volte piangere, sfogare, liberare quello che ho dentro! Voglio solo coltivare la nostra amicizia nient'altro, voglio ricominciare a godermi ogni attimo, voglio poter essere me stessa, anche se adesso sono più fragile, perché sto affrontando questa malattia! Mi manchi tanto amica mia , mi manchi tu mia fedele compagna di viaggio e mi manca anche l'amico, il tesoro ritrovato..

 
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from GRIDO muto (podcast)

🤲 Il Tatto: ti accorgi che è importante quando l'hai già perso ❌

In questo episodio ti racconto come la malattia ha cambiato il mio senso del tatto, un senso importantissimo che tutti noi tendiamo a sottovalutare finché non ci viene portato via.

Se vuoi ascoltare anziché leggere, puoi ascoltare o seguire qui l'episodio di questo podcast (il n. 5):

[...]

Le situazioni che possono rendere difficile la vita di un individuo sono tante; anzi, tantissime, e io non sono certo l'unico a doverle affrontare. È indubbio però che alcune siano molto conosciute, come la perdita della vista o dell'udito, mentre di altre non si parla mai.

Cosa succede, ad esempio, a una persona che perde completamente il senso del tatto? Anche questa è una situazione difficile, peggiore di quanto non sembri, e che dall'esterno non può essere percepita.

Un'altra delle esperienze impossibili da comunicare agli altri. Eppure, è un'altra delle cose che mi è capitata.

La causa di tutto questo è la psoriasi. Ne hai mai sentito parlare? Nella descrizione dell'episodio trovi un link all'Istituto Superiore di Sanità, con la definizione di cosa sia questa patologia cronica e non infettiva. Ma lascia che te la ripeta anche qui:

“La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica della pelle che si manifesta con aree ispessite ricoperte da squame di colorito grigio-argenteo che, in alcuni casi, possono dare prurito. In genere, le placche sono localizzate a livello dei gomiti, delle ginocchia, del cuoio capelluto, del viso, delle mani e dei piedi, ma possono essere presenti anche in altre parti del corpo.”

Confermo tutto, anche la parte in cui parla delle altre parti del corpo. È una patologia che è molto più problematica di quello che sembra, anche se da molti viene considerata soltanto come un problema estetico. Quella è la punta dell'iceberg, ma c'è molto di più. Nel mio caso, si è manifestata in forma visibile quando avevo 25 anni. Soltanto pochi anni dopo, quando è arrivata sui polpastrelli delle mani e dei piedi, rendendo difficile suonare e camminare, cominciai a capire che c'era qualcosa di grosso che non andava. Oggi pagherei oro per ritornare a quel periodo.

Ma in realtà la psoriasi si era manifestata già prima di quel periodo. Ricordo perfettamente il momento in cui la notai per la prima volta, perché ora so che si trattava di psoriasi. Era l'ottobre del 1990 e frequentavo la seconda media. All'improvviso la testa cominciò a prudere alla follia durante una lezione di musica. Non sapevo più cosa fare. Le dita non bastavano a placare quel prurito. Pensai di avere i pidocchi, perché non li avevo mai avuti e non sapevo che effetto facessero. Mi vergognavo moltissimo. Temevo di passare per quello lurido, che non si lava mai. Cercavo di non farmi vedere, ma non bastò. L'insegnante stesso se ne accorse e mi chiese cosa stesse succedendo: “C'è qualche problema?”

Risposi con la prima cosa che mi venne in mente: “Professore, mi scusi, stamattina ho messo il gel e devo essere allergico.” Ma il prurito continuava. Cominciai a usare una penna per grattarmi, e dopo quella che sembrava forfora, alla fine mi ritrovai del sangue tra i capelli.

Una volta a casa, mi lavai la testa. Il prurito dopo un poco passò, e mi convinsi che quello che avevo detto al professore era la verità. In fondo, avere la forfora succede, no? E anche essere allergici a qualcosa, giusto? Non ho messo mai più il gel per capelli in vita mia, e per fortuna quel prurito non si ripresentò più durante le lezioni di musica. Per fortuna, perché io amavo quelle lezioni.

Oltre a insegnarci la teoria e farci suonare il flauto, l'insegnante ci faceva ascoltare suoni diversi da uno xilofono che teneva nascosto, e ci chiedeva quale nota fosse la più acuta o la più grave. Ci faceva ascoltare piccoli motivetti, dicendoci solo quale fosse la prima nota, e noi avremmo dovuto individuare le altre. Sembrava un gioco, ma stavo allenando il mio orecchio a riconoscere le note, a capire se una nota era molto distante da un'altra sulla tastiera. Dell'ottava delle sette note non ha una fine. Arrivati all'ultima nota, si ricomincia con la prima, solo più acuta di prima e viceversa verso il basso. Un giorno, ci fece ascoltare dei pezzi di alcune big band, i gruppi musicali che si ispiravano allo stile del jazz anni '40. Ci insegnava quale dei suoni che ascoltavamo era la batteria, quale il basso, quale la chitarra. Io ero un po' avvantaggiato in questo giochetto, devo ammetterlo, anche grazie ai Pink Floyd e al loro ultimo disco del 1987, che avevo ascoltato fino a consumarlo. E poi, certo, anche grazie a tutti gli altri che cominciavo ad ascoltare, come i Supertramp, i Deep Purple, gli Alan Parsons Project, i Dire Straits, tutti dalla collezione di mio fratello, che non posso fare altro che ringraziare. Indovina com'erano i miei voti in musica!

In quello stesso anno, a furia di ascoltare i Deep Purple e gli assoli del chitarrista dei Pink Floyd, presi una decisione.

Al diavolo il flauto. io voglio suonare la chitarra come quello dei Pink Floyd!

Ne parlai con la mia mamma, a cui venne in mente che una nostra cugina nel paese ne aveva una che non usava. La cugina molto gentilmente me la prestò a tempo indefinito. Finalmente tra le braccia stringevo la mia prima chitarra. Anzi, a essere sinceri, la seconda, perché la prima l'avevo spaccata in testa a mio fratello quando avevo 3 anni. Mi dispiace che sia successo, perché era un bello strumento. Dai, sto scherzando; col senno di poi, mio fratello non si fece niente, ma ora mi dispiace molto.

Con la chitarra in mano, sfogliavo il libro di musica con la foga di chi sta morendo di sete e vede una bottiglia d'acqua. C'erano alcune piccole figure che facevano vedere dove mettere le dita sulla chitarra, per poterla suonare: gli accordi. Qualcosa con cui avrei avuto a che fare per molto tempo negli anni a venire. Provai subito a farne qualcuno, ma c'era un problema: le dita facevano male, anzi, malissimo. Dopo pochi minuti, la chitarra classica che avevo preso in prestito da mia cugina mi aveva già dato la prima grandissima lezione: se vuoi conquistarmi, dovrai impegnarti tanto, soffrire un po' e non stancarti mai. Ma poi sarà bellissimo. E lo sarebbe stato, in verità, almeno finché i miei polpastrelli non sarebbero stati devastati dalla psoriasi diversi anni più tardi. Ma di questo parleremo più avanti.

Oggi so che quello che all'epoca riconoscevo come prurito, mentre ero a scuola, era in realtà qualcos'altro. Lo so perché è la stessa cosa che sento ancora nei posti dove la psoriasi si è manifestata con le sue belle placche squamose e lucenti, rossastre e viola, nelle zone più strane del corpo. L'interno dell'orecchio, ad esempio, che specialmente nelle notti più calde non mi dà tregua, ma anche nelle piante dei piedi o tra le dita, sul cuoio capelluto, anche se di capelli non ne sono rimasti molti, forse uccisi proprio dalla psoriasi, o ancora sulle mani. Dove la psoriasi colpisce, la pelle non si abbronza mai più, anche quando la malattia sembrerà scomparire temporaneamente. Addio lentiggini, addio qualsiasi cosa. Restano solo aree bianche tondeggianti con delle aree dorate intorno.

Per essere più precisi, la psoriasi non dà solo prurito. Il prurito è quello che danno le zanzare o una piuma. Con la psoriasi è tutto diverso: la sensazione è quella di prurito insieme a mille spilli che ti pungono in un punto. A volte sembra quasi che ci sia uno sciame di insetti che ti sta pungendo o un animale che ti morde. Sai come si fa a dormire in queste condizioni? Non si può. E infatti, da quando questa patologia mi accompagna e si risveglia, non ho mai una notte tranquilla. Alle medie mi facevo sanguinare la testa; ora tocca alle orecchie.

La cosa peggiore di tutte, forse, è che nel mio caso si manifesta anche sui polpastrelli. Anche se non ho più i calli che avevo costruito con fatica quando suonavo, la psoriasi indurisce la pelle che si trova sulla punta delle dita. Qual è la parte delle dita che ci fa percepire maggiormente il mondo? Esatto: proprio la punta. È così che sentiamo se qualcosa è liscio o ruvido, se un tessuto è pungente sulla pelle ancora prima di indossarlo, o se qualcosa è caldo o freddo, ad esempio, o ancora, quanto è piacevole la pelle di un'altra persona quando la accarezziamo.

Ancora oggi la punta delle mie dita si ispessisce e diventa rigida. Come nelle altre zone colpite dalla psoriasi, la pelle perde elasticità fino a sgretolarsi e a spaccarsi, aprendo una piccola ferita che guarisce soltanto dopo molti mesi, se va bene. Prova a pensarci. Pensa a quante cose toccano le tue dita durante il giorno e a quante possibilità avresti di infettarle se fossero tutte aperte e sanguinanti. Se stai pensando a dei cerotti, posso dirti che non è una soluzione percorribile. Anche se non sei un musicista, pensa a che fatica potresti fare per cucinare, digitare su una tastiera o usare un cellulare con un cerotto su ogni dito.

Ultima chicca di tutta questa situazione è che con le dita in queste condizioni, che fanno male ogni volta che tocchi qualcosa, non puoi più tenere saldamente in mano gli oggetti. Come sarebbe possibile, d'altra parte? Non ti accorgi più se sono lisci e quindi devi fare più forza, oppure ruvidi, e allora ne basta meno. Sono tutte cose, piccoli movimenti involontari che il nostro cervello valuta e compie senza che noi ce ne accorgiamo, basandosi sul senso del tatto. Se questo non c'è più, la vita diventa molto più difficile. Bisogna fare attenzione a qualsiasi cosa. Eppure, quando lo racconti alle persone, ti guardano come se fossi un alieno. Alcuni pensano che esageri, ed è evidente quando gliene parli. Non ti capiscono perché loro il senso del tatto ce l'hanno, lo danno per scontato, come tutti, e non sanno cosa significhi perderlo. Spero soltanto che ascoltando questo podcast possano cambiare idea, e questo dipende anche da te. Dobbiamo raggiungere più persone possibili per far sapere al mondo come vive chi non ha più il tatto. Condividi questo episodio con quante più persone puoi. Io te ne sarò molto grato.

Allora, avevo ragione o no che perdere il senso del tatto è una disgrazia? Non sarà come perdere la vista o l'udito, ma è una cosa che peggiora molto la vita di chi la subisce, e ovviamente il mio destino non poteva farmela mancare. Più avanti ti racconterò ancora meglio quanto tutto questo sia determinante per la vita di un musicista, ma per ora voglio lasciarti con un invito a riflettere sulla perdita del tatto. Anche questo è un senso prezioso, e anche in questo caso la sua perdita è invisibile. Prova a dire a qualcuno che hai perso il senso del tatto e vedrai che non capirà al volo quello che significa. Se incontri qualcuno in questa condizione, per la psoriasi o per un altro motivo, sii gentile con lui o con lei: sta combattendo una battaglia interiore per capire come percepire di nuovo il mondo. Ti do appuntamento a martedì e, nel frattempo, stammi bene.

Questo podcast è pensato esclusivamente per raccontare la mia esperienza personale e la mia storia. Non contiene in alcun modo consigli di carattere medico o curativo. Per qualsiasi problema di salute, ti invito a consultare il tuo medico o uno specialista di fiducia.”

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from Cooperazione Internazionale di Polizia

Carabinieri cinofili in Iraq

carabinieri cinofili in Iraq

In questi giorni, alcuni Carabinieri del Centro Cinofili di Firenze sono impegnati in Iraq in una attività formativa a favore della Direzione Anti Narcotici e Sostante Psicoattive del Ministero dell'Interno iracheno, nell'ambito del progetto EU-ACT finanziato dall'Unione Europea.

Leggi tutto qui https://poliverso.org/display/0477a01e-7167-63ff-9a5d-217431292251

#ArmadeiCarabinieri #iraq #carabiniericinofili #EU-ACT #europol

 
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from ᗩᐯᗩIᒪᗩᗷᒪᗴ

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#1 Record è l'album di debutto della rock band americana Big Star. È stato pubblicato il 24 aprile 1972 dalla Ardent Records di Memphis. Molti critici hanno elogiato le armonie vocali e la composizione delle canzoni dell'album, ma #1 Record ha sofferto di una cattiva distribuzione e ha venduto meno di 10.000 copie alla sua uscita iniziale. Tuttavia, #1 Record ha ottenuto una maggiore attenzione alla fine degli anni '70 nel Regno Unito quando la EMI lo ha ripubblicato con Radio City come confezione doppia LP a causa della crescente domanda. La stessa combinazione è stata utilizzata quando l'album è stato pubblicato su CD nel 1992. Ora è ampiamente considerato un lavoro fondamentale nel pop rock e nel power pop. Nel 2020 è stato classificato al numero 474 nella lista dei 500 migliori album di tutti i tempi della rivista Rolling Stone. Rolling Stone ha anche classificato la canzone “Thirteen” al numero 406 nella sua lista delle 500 migliori canzoni di tutti i tempi. È stato votato al numero 188 nella terza edizione della classifica All Time Top 1000 Albums di Colin Larkin (2000).


Ascolta: https://album.link/i/1739705669


 
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