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from lucazanini

[piriche] _ Fish are jumping out And the cotton, Lord Cotton's high, Lord, so high _

uno dimenticabile il] legante come alternativa la cavità] un centimetro di stagnato sul pericolo] del fondo il periodico con] le spugne sintetiche la città più] ospitale la villa che ospitava lo stivale] di Tolstoj un cecchino in scala estiva ridottissima ha] i buoni pasto finito alle quindici con] la strisciata accesi i led nell'edificio non sanno provano a] scardinare per [alzata di mano

 
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from jens

Apprendo con tristezza la notizia della morte di Papa Francesco.

Sono triste perché con nessun altro Papa ho avuto il privilegio di avere contatti diretti: ero presente quando ha fatto visita alla chiesa Valdese di Torino il 22 giugno 2015, pochissimi giorni dopo la pubblicazione della sua Enciclica “Laudato Sì”, ed ero presente quando il nostro esecutivo nazionale, la Tavola valdese, è stato ricevuto in udienza privata il 5 marzo 2016. Due incontri che mi hanno fatto conoscere l’uomo di fede e di umiltà e mi hanno in certo senso aperto anche un orizzonte nuovo di lettura dei suoi documenti.

La “Laudato Sì”, la vedo come programma di un Papa che non ha mai nascosto il lato veramente evangelico del suo ministero, cioè la sua vicinanza agli ultimi e alle ultime della terra insieme alla grande sensibilità per il Creato. La spiritualità ecologica e il mettere insieme ecologia ed economia, perché entrambe chiamate a gestire la casa comune, sono pensieri su cui l’umanità dovrà riflettere e agire per non perdersi.

L’esortazione apostolica “Laudate Deum” ha dimostrato con quanta urgenza Papa Francesco vedeva la necessità di agire e di contrapporsi con il coraggio della fede alle correnti negazionisti e quanti frenano una politica per gli ultimi e il Creato.

Dalla Enciclica “Fratelli tutti” mi ricordo la lucida analisi profetica in merito alle piattaforme di rete, il cui “funzionamento ... finisce spesso per favorire l’incontro tra persone che la pensano allo stesso modo, ostacolando il confronto tra le differenze. Questi circuiti chiusi facilitano la diffusione di informazioni e notizie false, fomentando pregiudizi e odio.” (Fratelli tutti, 45)

L’impegno per la pace, seguito con insistenza dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e il genocidio in atto in Palestina, da una direzione in cui il mondo di oggi si deve muovere, direzione opposta, contro corrente a quanto oggi vogliono farci credere “normale”.

 
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from lucazanini

[rotazioni]

disarmanti in quantità o] variabili il colloquio il rabbocco] di una parte due] parti lo] sbocco o] scoppio la falsa pista pelle [interni integrale effimeri effetti del gasoline la pipeline lo] stacco l'arco di quinta finto precede la parete] serve alle finestre con l'elica piccola per il ricambio gli umori chiude] lo schermo sanno di antipasto di] poligono tre passi cambia l'automatico in pressione lo stentòre trasmetterlo] l'elemento successivo un] [altro un] Plutarco parallelo

 
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from ᗩᐯᗩIᒪᗩᗷᒪᗴ

immagine

9 è il secondo album in studio del cantautore e produttore irlandese Damien Rice, pubblicato nel 2006. L'album è uscito il 3 novembre in Irlanda, il 6 novembre nel Regno Unito e il 14 novembre negli Stati Uniti. È stato seguito dal singolo “9 Crimes”, pubblicato il 27 novembre 2006. Il disco è stato certificato disco d'oro nel Regno Unito. L'album è stato pubblicato con reazioni contrastanti da parte della critica e del pubblico. NME gli ha dato 4/10, descrivendolo come “rock IKEA”. Hot Press ha scritto: “Se Rice fosse davvero un'ala ferita e nervosa, non c'è modo che si avvicini così tanto ai paragoni con Nick Drake come fa in 'The Animals Are Gone'” e, riferendosi al “rumore” che precede la prima traccia, “c'è un altro rumore che si percepisce vagamente ma distintamente: il suono dei Gray, dei LaMontagne, dei Johnson e dei Blunt di questo mondo che rompono le punte delle matite sui loro quaderni per pura invidia e frustrazione”. Sia Mojo che Q hanno dato all'album 4/5. Il Sunday Times lo ha eletto “Album della Settimana”. È stato scelto dalla critica nel novembre 2006.


Ascolta: https://album.link/i/203046247


 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

CANTO DI VITTORIA 1 Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Salmo. Di Asaf. Canto.

2 Dio si è fatto conoscere in Giuda, in Israele è grande il suo nome.

3 È in Salem la sua tenda, in Sion la sua dimora.

4 Là spezzò le saette dell'arco, lo scudo, la spada, la guerra.

5 Splendido tu sei, magnifico su montagne di preda.

6 Furono spogliati i valorosi, furono colti dal sonno, nessun prode ritrovava la sua mano.

7 Dio di Giacobbe, alla tua minaccia si paralizzano carri e cavalli.

8 Tu sei davvero terribile; chi ti resiste quando si scatena la tua ira?

9 Dal cielo hai fatto udire la sentenza: sbigottita tace la terra,

10 quando Dio si alza per giudicare, per salvare tutti i poveri della terra.

11 Persino la collera dell'uomo ti dà gloria; gli scampati dalla collera ti fanno festa.

12 Fate voti al Signore, vostro Dio, e adempiteli, quanti lo circondano portino doni al Terribile,

13 a lui che toglie il respiro ai potenti, che è terribile per i re della terra.

_________________ Note

76,1 È questo il terzo dei “canti di Sion” (vedi nota a Sal 46). Dio è visto ergersi a difesa della città, sua dimora, e intento a sbaragliare i nemici che la minacciano (l’appellativo terribile al v. 8 intende designare questa sua opera di difensore della città). Il salmo probabilmente allude alla vittoria riportata sull’esercito del re assiro Sennàcherib che, nel 701, aveva assediato Gerusalemme (2Re 19,35).

76,3 Salem: l’antico nome di Gerusalemme (vedi Gen 14,18).

=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=●=

Approfondimenti

Inno a Dio splendido e terribile in Sion Cantico di Sion

Sulla scia dei Sal 46 (di cui è chiamato “salmo fratello”) e 48, il Sal 76 celebra Dio grande e terribile abitante in Sion, che mostra la sua potenza invincibile, sconfiggendo i suoi nemici e salvando gli «umili» della terra. Come per i Sal 46 e 48 i sostenitori dell'interpretazione storica adducono prevalentemente la circostanza della disfatta di Sennacherib alle porte di Gerusalemme (701 a.C.) sotto il re Ezechia (2Re 18,13-19,37). La traduzione greca dei LXX sembra accreditare tale tesi aggiungendo dopo il titolo (v. 1) l'espressione odē pros ton Assyrion (canto sull'Assiro). Tuttavia, come per i precedenti salmi, l'interpretazione storico-escatologica, che va al di là del fatto storico particolare, è più convincente. La simbologia spaziale è evidente: Sion e Dio dimorante in essa sono al centro della scena. È presente inoltre la simbologia militare (vv. 2-7) e quella giudiziaria (vv. 8-13). La lingua è arcaizzante e il salmo è ben ordinato e equilibrato nel suo impianto strutturale. Gerusalemme è chiamata con il nome antico di Šālēm (Gn 14,18; Eb 7,1-2). Non manca una certa solennità. Il ritmo nel TM è dato prevalentemente da 3 + 3 accenti. La divisione è in quattro strofe, di cui le prime due hanno carattere specificatamente bellico, e le altre giudiziario. Le prime due iniziano con un participio passivo (nifal) in posizione enfatica: «conosciuto» (nôda‘), «splendido» (na’ôr).

Divisione: vv. 2-4 (I strofa): scena bellica in Gerusalemme; vv. 5-7 (II strofa): scena bellica sui monti; vv. 8-10: (III strofa): scena giudiziaria in cielo; vv. 11-13 (IV strofa): scena giudiziaria sulla terra.

v. 2. «Dio è conosciuto». Il participio «conosciuto» (nôda‘) è in posizione enfatica. Indica una conoscenza vera, profonda secondo il significato biblico del verbo «conoscere». «in Giuda e in Israele»: a ragione del parallelismo sinonimico dei due emistichi, il binomio Giuda-Israele ha forza di coppia di termini-polari, indicanti la totalità del popolo eletto e soprattutto l'unità religiosa nella professione di fede in Dio (cfr. Sal 114,2). «è grande il suo nome»: la grandezza di Dio (nome = Dio stesso) è contemplata dal punto di vista della sua permanenza in Gerusalemme (v. 3) e della sua azione liberatrice in favore de suo popolo (v. 4).

v. 3. «Gerusalemme»: in ebr. Šālēm. E una designazione poetica e arcaizzante di Gerusalemme. In Gn 14,18 si parla di Melchisedek come «re di Salem». Chiamando Sion con tale nome la si vuole collegare ad Abramo (Gn 14) e a Davide (Sal 110,4) e farvi risalire l'origine del culto. Nel Sal 46,5, si accenna al Dio «altissimo» (‘elyôn) di cui Melchisedek era sacerdote (Gn 14,18-19).

v. 4. «Qui spezzò...»: si indica il trionfo del Signore con simboli militari. «saette, scudo, spada, guerra»: cfr. Sal 46,10. Con la figura retorica della sineddoche è significata la totalità delle armi belliche, e la completa vittoria di Dio (Is 3,25; 21,15; 22,2; 30,32; Os 1,7; 2,20).

v. 6. «furono spogliati i valorosi...»: tutte le immagini di questo versetto denotano lo smarrimento dei nemici colti di sorpresa nel sonno, atterriti e confusi dall'azione militare sorprendente del Signore. Vengono alla mente le imprese rapide e fulminee descritte in particolar modo nel libro dei Giudici, cfr. Gdc 7,16-22.

v. 7. «Dio di Giacobbe»: cfr. Sal 20,2; 24,6; 46,8.12; 84,9. «carri e cavalli»: c'è il richiamo all'esodo (Es 15,1).

vv. 8-10. La scena si trasforma in giudiziario-escatologica. Dopo il Dio «conosciuto» e «splendido» che inizia le strofe precedenti, ora si incontra il Dio «terribile» (nôra’) in atto di giudicare dal cielo, sua abitazione eterna per eccellenza.

v. 8. «chi ti resiste...»: l'irresistibilità all'ira divina, è caratteristica del genere profetico-apocalittico, cfr. Gl 2,11; Ml 3,2.

v. 10. «per giudicare»: il verbo «giudicare» è di carattere militare-giuridico e di grande importanza nella teologia dei salmi (Sal 9-10,20; 35,23; 44,23.26; 74,22). «per salvare tutti gli umili della terra»: si sottolinea l'aspetto positivo del giudizio di Dio.

vv. 11-13. La scena giudiziaria si sposta sulla terra. Si accenna agli effetti della sentenza di Dio (v. 11) e si invita a essere fedeli al Signore «adempiendo i voti fatti», e a prestargli il culto dovuto portandogli «doni», in segno anche di sottomissione, se si vuole tener lontana la sua ira. Egli infatti è «terribile», soprattutto verso chi si vuole confrontare con lui: i potenti e i re della terra. Essi, colpiti dalla sua ira, rischiano anche di morire (Sal 2,12).

v. 11. «L'uomo colpito dal tuo furore...»: secondo Ger 13,11 e Sal 109,19, anche chi è stato colpito dalla potenza e giustizia di Dio, riconoscendolo, gli rende lode. Ma il v. 11 è soggetto anche ad altre interpretazioni a causa della corruzione del testo.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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from GRIDO muto (podcast)

Ottime notizie! (e buona Pasqua a tutti).

E' da un po' che non scrivo nulla: da quando è uscita l'ultima puntata del podcast, com'è normale, ho sospeso la trascrizione delle puntate ma ora è arrivato il momento di riprendere la scrittura, per iniziare a raccontare qualcosa di nuovo.

Quindi...seguite questo profilo nel Fediverso: @gridomuto@castopod.it, così non vi perderete le novità e gli aggiornamenti della mia complicata storia, che da ora seguirà un ritmo dettato dalle parole scritte anziché dalle trascrizioni di un discorso registrato al microfono. Da ora su questo blog leggerete soltanto cose nuove, “fresche”, che non si trovano da nessun'altra parte e in nessuna altra forma.

Bene, dicevamo...ottime notizie!

A settembre scorso ero stato da una reumatologa dopo anni che non ci andavo, perché ogni volta mi spingevano a fare il famoso “biologico”, di cui ho parlato in maniera approfondita nella puntata n. 19 del Podcast, che puoi trovare qui: – https://castopod.it/@gridomuto/episodes/quali-farmaci-per-l-artrite-scopri-la-cura-che-funziona-per-me-m1tip

In sostanza si tratta di anticorpi monoclonali che dovrebbero annullare gli effetti del mio sistema immunitario impazzito, che attacca le cellule del corpo anziché le minacce esterne.

Si tratta di farmaci che hanno una certa dose di rischio e di complicazioni, e nella puntata n. 19 spiegavo appunto che non mi piaceva molto l'idea di prenderli benché i reumatologi, com'è normale, spingano ad intraprendere questa strada.

Li capisco: l'artrite psoriasica può diventare invalidante e anche in breve tempo, per cui quando ti ritrovi davanti un giovane non puoi che consigliargli quella strada.

Ero arrivato dalla reumatologa dopo un paio di mesi di “vuoto assoluto” nell'assunzione di qualsiasi tipo di farmaco, perché c'era bisogno di capire a che punto fosse la malattia e quanto dolore avessi per una eventuale diagnosi di fibromialgia. Non avrei potuto arrivare a quella visita imbottito di antidolorifici, con il rischio che alla domanda “quanto le fanno male i piedi, le mani, il bacino, la colonna vertebrale?” la mia risposta sarebbe stata “per nulla!”.

Avevo deciso, così, di sospendere l'assunzione di qualunque cosa.

I peggiori 2 mesi della mia vita. Il dolore mi aveva portato ad un principio di depressione in poche settimane.

Il 2 settembre, dicevo, la reumatologa mi aveva trovato in condizioni pessime, almeno in base a quanto riportavo. Di nuovo mi propose il biologico, e di nuovo dissi di no. Non me la sentivo proprio, nonostante tutto.

La reumatologa mi prescrisse alcuni esami di controllo per vedere a che punto fosse tutto, come stava evolvendo la malattia, immagino per avere dei dati oggettivi su cui poi basare eventuali terapie, magari sperando che nel frattempo, per il gran dolore, mi sarei convinto a cominciare il biologico.

Bene, proprio nelle scorse settimane ho effettuato una approfondita ecografia a mani/polsi, piedi/caviglie, più 2 risonanze al bacino. Si sa...tempi della sanità, ci sono voluti 7 mesi.

Durante l'ecografia il reumatologo che la stava svolgendo ha insistito più volte in moltissimi punti diversi. Ad un certo punto ha chiamato una collega. “Guarda qui, può esserci qualcosa qui?” “No, prova di qua”, dice lei. “Ecco, forse qui...” “Mmm, no, nemmeno”.

Dopo diversi minuti di indagine hanno chiamato un altro reumatologo. Nulla.

Mi hanno chiesto se io fossi effettivamente io, se c'era stato un qualche errore nella prenotazione dell'appuntamento. Hanno avanzato l'ipotesi che i miei esami di 5 anni prima, in cui si vedevano chiaramente gli arti con attività erosiva in corso tipica dell'artrite, forse erano stati scambiati a livello di sistema con gli esami di un altro paziente.

Ma c'è una calcificazione in una mano che è quei oggi come era già lì 5 anni fa, quindi no: quegli esami erano effettivamente i miei.

Hanno dovuto concludere che l'artrite in questo momento non è in corso.

Capite?

In effetti io sento la differenza da un paio di mesi a questa parte, ma da lì a...questo! Non ero minimamente preparato.

Ve lo spiego in un altro modo: questo è il risultato che si ottiene (a volte mai, a volte dopo anni e anni) con il famoso Biologico che avrebbero voluto farmi prendere. La condizione in cui la malattia c'è ma non è attiva è lo status che tutti i pazienti desiderano raggiungere.

Mi hanno detto che, se provo ancora dolore, la causa è un'altra ma non è l'artrite.

E io ne provo, eccome! Ma effettivamente è qualcosa di muscolare. Per quanto riguarda un dolore persistente all'anca sinistra invece, molto probabilmente si tratta del peso (sono pur sempre 105 KG a quasi cinquant'anni...).

La prima delle due risonanze al bacino si è conclusa con un risultato identico a quello dell'ecografia: nulla di nulla, niente che sia attivo in questo momento.

Ora, aspettiamo a cantare vittoria. Aspettiamo anche la terza risonanza, quella al rachide lombo sacrale. Ma sento che la strada è quella giusta.

Forse è un caso, forse no, ma significa che tutto ciò che sto facendo (vedi puntata n. 19 del podcast) serve a me per mantenere un equilibrio tra salute e malattia. Il mio scopo, ora, deve essere questo: mantenere questo equilibrio.

Non so dire se le soluzioni che ho trovato per me valgano per tutti, ma posso dire che non bisogna arrendersi mai. Magari la soluzione più adatta per noi è dietro l'angolo, e non lo sappiamo.

Certo, è necessario che queste informazioni circolino il più possibile, perché potrebbero aiutare qualcuno.

Se sei arrivato/a a leggere fino a qui, valuteresti la possibilità di fare circolare questo post? Io te ne sarei grato, e magari anche altre persone che potrebbero trarne beneficio.

In questo video, ieri, ho raccontato questa storia su Youtube: eventualmente si può fare circolare anche quello.

https://youtu.be/XtJl_iqbb7E

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from norise 2

Recensione a “D'un trasognato dove” di Felice Serino (Giovanni Perri)

25 ottobre 2014

Capita raramente di imbattersi in poeti in cui vocazione lirica e pensiero filosofico si fondono così perfettamente da riuscire saldati in un unico corpo come in Felice Serino, la cui voce è tanto più seducente quanto maggiormente risulta isolata nel panorama contemporaneo. Egli rappresenta, forse, la continuità, nel solco di una tradizione tipicamente novecentesca, di pensare la    poesia come antitesi e attrito con la modernità e filtro da cui trascendere nel segno d'una rivelazione;      in lui, senso del tempo e dello spazio, spiritualità e vita, verità intangibile e immanenza, mistero,    trovano la medesima via su cui la poesia accomoda il sentimento, insieme umano e divino, d'essere in sé origine e fine di tutto; e nel mezzo, ricerca passionale e tensione dell'amore puro; (Amore: altissimo e di sangue, lamento quasi siderale degli occhi, fiume alle mani ): dove quel sentimento arriva    e la voce si espande, e l'umore improvvisa emozioni che non trovano il punto, oppure lo invocano sapendo che un urto, anche il più invisibile, può farsi carico di tutta quanta la specie dei sogni di cui è composta la vita.

leggere sull'acqua

lettere storte

camminare nel mistero a volte

con passi non tuoi

nella parusia entrare nella luce

goccia

che si frange nel sole

–che contiene un mondo

Impresa affatto anodina dunque, introdurre Serino: farne passare il battito, la folgorazione; additare nel segno delle sue epifanie, come volendo scottarsi: sentirsi addosso la luce, vivida e sanguigna di un verso che trasloca bucandoci. Perché viene sempre nel segno della carne la sillaba che in lui svanisce: questa croce di vento sulla pelle. E sono spasmi. Cieli a difendersi. Occhi per seminare: amore per la parola sorgiva da cui bagnarsi e bere, a piene mani, quasi fossimo noi quel punto imprendibile l'altrove, che cuce il corpo alla memoria e tace, profondo e innato silenzio:   

sangue del pendolo

tempo-maya dagli occhi

di giada

capovolti

nell'oltre è cuore

del sole abisso

di cielo – antimondo

C'è in Serino un'attitudine all'amore che è soglia, dunque, attracco e mancamento: visionarietà al limite del corpo, come una metafisica della bellezza. Una specie di vizio a perdere la vista per meglio pensare. Viene in mente Democrito; e Borges che lo nomina nel buio. Nelle sue tanto aeree apprensioni, Serino ausculta pungendo, sembra quasi addirittura ch'egli tiri dalla vena una goccia di lontananza e ne faccia presenza aromatica, unguento a lenire ferite. Sono sempre afflizioni, le sue, da cui sgorga dolcezza: l'essere qui e altrove come dato fondante d'una vita:

un vedermi lontano

io che vesto parole

di carne

alfabeti di sangue

da me lontanissimo

ché ad altra

sembianza anelo

per voli su mondi

ultraterreni

Il preziosissimo volume appena pubblicato (d'un trasognato dove)    porta quest'attenzione al luogo come segnale viatico, sintomo d'attraversamento, quasi paura: l'attesa di un dove che ci tiene, mi piace dire, anatomicamente, nel nervo della poesia, in un flusso cosmico, segnato a ferite, di tempo e spazio, appunto, e di memoria:

giro di luna bivaccante nel sangue

baluginare d'albe e notti

che s'inseguono

dentro il mio perduto nome

per le ancestrali stanze un aleggiare

di creatura celeste

che a lato mi vive nella luce

pugnalata

Oppure ancora:

espansione a irradiare

poesia a labbra

di luce

indicibile fiore

del sangue

Quale che sia il trasognato dove, quel che posso dire è che qui l'amore s'avverte, terragno e trascendente, nel segno di una luce vivida e irrisolta, cavata dall'occhio di un uomo sospeso, solo e multiplo,    invocata e    assolta nel dono di    un verso    pulsante,

tangente, bellissimo, quasi tenuto nel fioredi un enigma e consegnato al tempo, come un bacio dato alla terra, questa sacra parola illuminante.

Ecco forse Serino è tutto questo, o tant'altro che ancora non so; che ancora non m'è dato di sapere.

Giovanni Perri

https://poesiaurbana.altervista.org/recensione-dun-trasognato-dove-felice-serino-giovanni-perri/

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from norise 2

LA “CASA DI MARE APERTO” SPIRITUALE

NELLA PIÙ RECENTE RACCOLTA DI VERSI DI FELICE SERINO

di GIORDANO GENGHINI

Recentemente, edita dal Centro Studi Tindari di Patti, è uscita la raccolta di versi “Casa di mare aperto”, che riunisce tre diversi gruppi di brevi liriche scritte fra il 2009 e il 2011 dal poeta Felice Serino, noto – anche se non quanto meriterebbe – in Italia e anche all'estero (le sue poesie, pubblicate a partire dal 1978, sono state tradotte in sei lingue).

Il titolo della raccolta – lo si chiarisce all'interno del volumetto – è una citazione da Piernico Fè, e in qualche modo, a mio avviso, è la chiave per interpretare l'intera opera, caratterizzata da una lirica intrisa di spiritualità intensa che si irradia in molteplici direzioni: un “mare aperto” spirituale, dunque.

La lettura delle pagine – poco meno di cento -    è un'esperienza straordinaria e irripetibile.

Il tessuto dei versi    è coerente e ha un tono e un timbro inconfondibili. I temi toccati ruotano attorno a una ricerca spirituale intima del poeta ma nel contempo rivolta ad ogni uomo. I versi, come nei grandi artisti mistici del Medioevo, esprimono l'inesprimibile del mistero divino soprattuttoattraverso il simbolo della luce. La spiritualità del poeta è però modernissima perché inquieta, mobile, non univoca.

Alcune immagini, metafore e parole-chiave sono ricorrenti nella raccolta. in primo luogo, la figura dell'angelo (o, meglio, degli “angeli / caduti / mendichi di amore”), simboli di aspirazione alla purezza assoluta. Ancora più rinvia a questa ricerca di purezza e verità assolute la metafora – che riappare in varie forme – del “corpo di vetro” o del “vetro del cuore”, cui si affianca la prevalenza di un altro emblema di purezza: il candore, che culmina nel “silenzio” di chi ha già lasciato la vita: l' “immacolato manto / comeun'immensa pagina bianca” che si identifica con l' “Altrove”, ossia con il mistero occulto di “questa casa di vetro / eretta sulle nuvole”, a cui il poeta aspira – e alla cui rappresentazione concorre anche la suggestione generata dall'uso mai casuale o irrilevante degli spazi bianchi fra i versi o nelle pagine.

Oltre alla luce, altri simboli ricorrenti nei versi di Serino per esprimere l'inesprimibile – l' “Oltre” – sono il sogno e l'azzurro, che si intrecciano con la musica nel tentativo di dare corpo (come nel “Paradiso” dantesco, di cui talora si avverte l'eco) al divino. Tuttavia, i versi di Serino non hanno certo caratteristiche tradizionali e meno che mai “cantabili”, in quanto nel loro originale ritmo si manifesta la presenza della realtà umana fatta di carne e sangue, dei “veleni del mondo” e, in particolare, del mondo contemporaneo in cui “l'autentico” è “violentato dal mediatico”.

All'interno di questa antitesi decisa fra l' Altrove e il male del mondo (per il quale però, uscendo dal coro, la lirica del poeta non cerca espliciti capri espiatori, politici o di siffattogenere, cui attribuire ogni colpa) determinante è la funzione della poesia, che definirei profetica ma, anche, casa in cui rifugiarsi per distaccarsi dal male di vivere. L'autore infatti scrive: “nascosto starò nella rosa / azzurra della poesia”, evocando per analogia nel lettore anche il ricordo della “candida rosa” dantesca dei beati.

La spiritualità di Serino e la sua fede nell'Altrove non è mai incerta: “quando il mondo continuerà / dopo di me // a chi vi dirà lui non c'è più / fategli uno sberleffo”. Il suo misticismo non trascura le vicende della storia e degli ignorati “santi del nostro tempo”,    di non pochi    dei qualiviene fattoesplicitamente il nome ( un esempio fra tanti: Oscar Romero, nel cui sacrificio, credo, il poeta vede il “rigenerarsi dell'urlo della croce” evocato in un'altra lirica).

La cultura su cui fioriscono i versi dell'autore è estremamente ricca: le stelle che la illuminano (lo si comprende da citazioni dirette o indirette, e soprattutto dalla ripresa rielaborata, nei versi, di altri versi, secondo una tecnica già presente in grandi poeti, da Dante a Luzi, ma usata in modo originale da Serino. Tale ripresa non è mai sfoggio di conoscenze: è invece indispensabile al disegno lirico dell'autore. Le stelle che rilucono nel cosmo intellettuale del poeta possono per alcuni aspetti essere forse accomunate, ma fra loro sono anche estremamente diverse: oltre al Gesù dei Vangeli e ad antiche (come Paolo e Agostino) e recenti (come, ad esempio, David Maria Turoldo) figure della spiritualità cristiana, figurano anche maestri di diverse spiritualità: da Steiner a Swedenborg a Paulo Coelho, per non ricordare che alcuni nomi. Né si possono dimenticare i riferimenti ai grandi poeti dello spirito: dal già menzionato Dante (alcune delle cuiimmagini, come quella del paradisiaco fiume di luce, sono rielaborate e riproposte in modo affascinante) ai più recenti Mallarmé, Borges, Pessoa, Ungaretti fino a poeti a noi vicinissimi come Giovanni Giudici e Andrea Zanzotto.

La lirica di Serino si colloca nel panorama estremamente vasto di questa sorta di ideale “empireo della poesia” che si contrappone – almeno come possibilità di difesa – ai mali della storia. L'ampiezza dei punti di riferimento negli orizzonti culturali e letterari del poeta spiega anche perché la sua raccolta non rappresenta un tentativo – che sarebbe impossibile – di ricomposizione di tutti i punti di riferimento, ma una esplorazione spirituale, un moderno viaggio, termine ancora una volta da intendersi in senso dantesco.

A livello stilistico, il poeta dà vita a una lirica di grandeintensità, che fa tesoro della lezione poetica del Novecento (in particolare, nell'abolizione della punteggiatura e della iniziali maiuscole) e del verso libero per creare un proprio originale timbro, spesso caratterizzato da affascinanti creazioni in miniatura, nelle singole liriche, di “opere aperte” che lasciano possibilità di diverse interpretazioni: né potrebbe essere altrimenti, dati i temi affrontati nella raccolta.

In versi densi di fratture e ricomposizioni, Serino ci propone – per rifarsi al “suo” Agostino -    una “città dell'uomo” in cui abbondano le asprezze (“le viscere nelle mani”) e una “città di Dio” in cui risplende l'armonia dell'Altrove (“un cielo bianco di silenzi” in cui è protagonista disincarnato il “fiume di luce che / ci prenderà”).

Non è il caso che aggiunga altro a queste mie modeste note, perché ogni tentativo – come questo mio – di presentare nell'ambito di un discorso logico-razionale una poesia che tale ambito travalica, non può che essere povera cosa rispetto all'esperienza della lettura dei versi del poeta. E concludo proprio con un invito alla lettura e con un'ultima osservazione: la raccolta di Felice Serino è un “mare aperto” al cui interno si muovono potenti correnti di luce. Credo che, per renderci conto di ciò, basti rileggere la bellissima breve lirica che, non a caso, chiude la raccolta, e che qui riporto: “d'un presentito chiaro d'armonie // d'un trasognato dove // vivi e scrivi // – tuo credo – // tua casa di mare aperto”.

Non è un caso, credo, che il primo verso sia un armonioso endecasillabo e che il secondo e il terzo, uniti, a loro volta siano uno stupendo endecasillabo, come non è un caso che l'ultimo verso coincida con il titolo della raccolta.

La “casa di mare aperto” rappresenta infatti, come ho detto all'inizio di queste note, la spiritualità del poeta: ma anche, io credo, la meta di un approdo cercato già in questo modo e, infine, la prefigurazione della “casa di vetro” nell'Altrove, cui – come l'autore – più o meno consapevolmente a partire dai poeti, tendiamo noi tutti. O, credo direbbe l'autore, tendono consapevolmente coloro che, come scrive in un'altra sua lirica l'autore, fra l'affidarsi principalmente a Freud (o ad altre “divinità terrene” del mondo d'oggi) e l'affidarsi al vangelo di Giovanni hanno già compiuto una scelta.

 
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from norise 2

Un oltre in sé, quella “Casa in mare aperto” di F. Serino – Fernanda Ferraresso

L'epigrafe di apertura, ripresa dalla dedica di Raffaele Crovi , a Flavio e Teresio, pare individuare con precisione quale sia la scialuppa di salvataggio per praticare quel mare aperto e arrivare a casa.

La poesia allena l' “analfabeta”/ancora vergine di conoscenza / a “disincagliarsi dalla vita” /e a viaggiare dentro il mistero/(che è la somma delle verità).

Ma si tratta di trasparenze lacere,    così le chiama Felice Serino, queste visioni , o voci, che arrivano da quel mare di cui dice e non ha nome, se non umanità, storia, e sembrano voci lacerate dalle perdite. I testi evocano, in questa    silloge breve, altre parole, messe nell'acqua del linguaggio da altri , sin dal titolo del libro, che riprende una frase di Piernico Fè, come cita nella prefazione Marco Nuzzo: -creando una sorta di sprazzo sui diversi moti del mondo, ornato dalle molte sfaccettature e che ne compongono, malgrado tutto, una visione d'insieme talvolta succube delle vicissitudini carnali, umane. -E dovunque nel libro si sentono questi echi da terre senza nome, dispersi nei moti dei venti e tra le orme liquide dei naviganti, che hanno messo in mare i loro legni, le loro sementi, portando anche all'autore ulteriori germinazioni. Ciò che mira l'occhio di Serino non è direttamente il viaggio, ma il viaggiatore, poiché, come dice Pessoa,    è lui    il cammino. E qui , proprio riportando al suo piede e al suo occhio, al suo orecchio interiore, le voci degli altri, facendone terra del suo essere, Serino moltiplica questo andare in sé, lui terra e osservatorio di quel territorio senza fine, ma anche angusto, per la grevità dei gesti che si ripetono, e    sono gesti umani, stratificazioni del pianeta e della memoria, miseria e guerra    e    preghierecome pietre che sembrano infossarsi più che elevarsi se non partono dalle più oscure profondità di ciascuno. In quelle stesse profondità, oscure, spesso minacciose, esiste un altrove, a cui abbiamo accesso, in cui esiste un rifugio durante la navigazione ed è quello che è casa aperta nel cuore del mare. Serve viaggiare, serve andarci e la poesia aiuta a fare vela fino a quel continente che, alla fine, dopo una vita intera di rotte praticate , si scopre essere un oltre in sé.

fernanda ferraresso

 
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Casa di mare aperto

di Felice Serino

Recensione a cura di LORENZO SPURIO

E' una poesia dotta, filosofica e ricca di rimandi alla letteratura europea quella di Felice Serino contenuta nella sua ultima raccolta dal titolo enigmatico “Casa di mare aperto”. Ed è un po' tutta la poetica di Serino ad essere attraversata da un certo ermetismo che si realizza in un criticismo del linguaggio, in una frantumazione dell'identità e in numerosi squarci visionari e addirittura onirici. Serino parte dal mondo che lo circonda, ma non è quello il suo interesse nell'arte della scrittura, perché l'intenzione è altra. La poetica si trasfonde a un livello più alto, a tratti irraggiungibile a tratti difficile da capire, ma l'artifizio della poesia sta anche in questo: nel dire e nel non dire, nell'utilizzare un concetto per elevarlo a qualcosa d'altro, metafisico, che non può aver concretezza proprio perché ha a che fare con la coscienza dell'uomo.

Importanti e degni di rispetto le poesie d'impianto civile, che nascono cioè dal voler ricordare alcuni personaggi centrali nel processo di crescita e progresso storico com'è lalirica dedicata al Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi nella quale Serino utilizza l'isotopia del sangue e della violenza per tratteggiare il clima d'odio, repressione e vendetta nei confronti della statista appartenente all'opposizione: “Dal suo sangue si leva alto/ il grido d'innocenza/ a confondere intrighi di potenti” (p. 20). La condanna alla tirannia, alla democrazia messa a tacere è evidente anche se il linguaggio di Serino evita la durezza e si contraddistingue sempre per una certa armonia e levità, anche quando parla di drammi in piena regola. Ma ci sono anche poesie in cui il poeta mette allo scoperto terminazioni nervose dolorose dal puntodi vista sociale, come è il caso della poesia “A ritroso” ispirata al fenomeno poco noto degli hikikomori in Giappone che riguarda dei giovani che si auto-recludono letteralmente in casa evitando una vera vita sociale.

Centrale anche il tema della morte che ritorna in varie liriche come pensiero spesso assillante, altre volte come semplice dato di fatto dal quale bisogna partire con consapevolezza nell'impostazione del proprio progetto di vita. L'interesse per il mondo, per la socialità, la vicinanza all'altro e la riflessione sulla nostra esistenza fatta di giorni che sembrerebbero identici ma che non lo sono, trova ampiezza in una lirica in particolare, “In questo riflesso dell'eterno” dove il poeta con sagacia e freddezza verga la carta scrivendo: “imbrigliati noi siamo in un tempo/ rallentato/ noi spugne del tempo/ assediati da passioni sanguigne” (p. 61) in cui si ritrovano molti temi/aspetti che contraddistinguono la vita dell'uomo d'oggi: il tempo che scorre in maniera rallentata, troppo lenta, forse perché non è più in grado di vivere i momenti che riceve in maniera autentica, ma forse perché l'uomo senza lavoro, precario, disoccupato o immigrato che sia, senza una occupazionenon può che vedere il suo tempo scorrere in maniera lenta, dolorosa e oziosa; l'uomo è una spugna nel senso che riceve dal mondo, ma è sempre meno in grado di dare; che assorbe, si assoggetta, accetta e che, al contrario, non fa, non dà, non propone. Il mondo frenetico e alienante chepropone una società sempre più efficiente, veloce e altamente tecnologizzata in realtà provoca un certo indolenzimento che si ravvisa nel sonnambulismo etico e pratico dell'uomo. Infine gli uomini sono “assediati da passioni sanguigne”: amore e sesso che, come si sa, non sono la stessa cosa e che spesso possono portare alla follia, al delirio, allo spargimento di sangue, inun doloroso banchetto in cui Eros e Thanatos giocano beffardi ignari di cosa stanno combinando. In “L'alba che sa di nuovo” Serino esordisce con versi acuminati: “la si vive nel sangue la nottata” (p. 89).

Numerosissimi i riferimenti e le citazioni a numerosi padri della letteratura europea, tra cui Mallarmé, Ungaretti, Zanzotto, Pessoa che, oltre a sviscerare il grande amore di Serino nei confronti della letteratura e la sua profonda conoscenza, rendono l'opera un gradevole e profumato percorso in altre storie, tempi e luoghi.

Lascio ai lettori di questa recensione un'ultima lirica del Nostro nella quale si respira un senso d'incertezza e un sentimento di sospensione che non è dato all'uomo capire; il serpente presente quale immagine di fondo della lirica alla quale si tende analogicamente (si richiama il verde e il serpeggiare), rimanda ancora una volta all'immagine del peccato, dell'avvelenamento e dunque della morte. Ma la cosa curiosa è che in questo caso non vi sono vittime, se non la serpe stessa:

Di un altrove (p. 78)

d'un altrove

striscia

di luce verde la mente

l'interrogarsi serpeggia

si morde la coda

LORENZO SPURIO

-scrittore, critico letterario-

Jesi, 1 Agosto 2013

FELICE SERINO è nato a Pozzuoli nel 1941; autodidatta, vive a Torino.

Ha pubblicato varie raccolte: “Il dio-boomerang” (1978), “Cospirazioni di Altrove” (2011).

Ha ottenuto importanti riconoscimenti e di lui si sono interessati autorevoli critici.

E' stato tradotto in sei lingue. Intensa anche la sua attività redazionale.

https://blogletteratura.com/2013/08/04/casa-di-mare-aperto-di-felice-serino-recensione-di-lorenzo-spurio/

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Intervista a Felice Serino (flymoon) 24/02/2012

Felice Serino, alias flymoon, è nato a Pozzuoli nel 1941. Attalmente vive a Torino. Copiosa e interessante la sua produzione letteraria, ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti.

E' stato tradotto in sei lingue.

Intensa e prolifera la sua attività redazionale visibile anche on-line.

Scrive su vari blog, fra cui su My Space, sul trascorso Splinder e su WordPress al presente indirizzo

https://sestosensopoesia.wordpress.com/

Alcune opere sono state pubblicate nel blog de La Mente e Il Cuore, prima che si trasferisse nella rosa degli autori del nostro Salotto di Poesia e Letteratura La Mente e il Cuore

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PREMI PRINCIPALI DI POESIA:

2° Premio Arno d'argento 92, Firenze, Entel Mcl

I° Premio Un Poeta per l'Europa 96, Firenze, Entel Mcl

I° Premio assoluto al Premio per la Pace 01, Cultura e Società, Torino

2° Premio al Concorso Omero-magna graecia 03, Napoli

3° Premio Santo Gringeri 03 – I luoghi del cuore, Pellegrino-Me

2° Premio al Concorso Artenuova 2004, Propata-GE

2° Premio Santo Gringeri 04 – I luoghi del cuore, Pellegrino-Me

I° Premio al Concorso Naz.le Ibiskos 2006, Empoli

2° premio a pari merito al “Premio Renato Milleri (Remil) – Poeta dell'anno” 2007, per merito acquisito nel campo artistico-letterario

2° classificato ex aequo del gruppo dei finalisti al IV Premio “Per non dimenticare Enrico Del Freo” – Centro ENTeL M.C.L. Massa – Carrara 2009

3° Premio Il Golfo 2010, Napoli

I° classificato “Il Golfo”, Napoli, febbraio 2011

Tra i vari critici hanno scritto di lui:

Isabella Michela Affinito, Giorgio Bárberi Squarotti, Enrico Besso, Nunzia Binetti, Reno Bromuro, Antonio Catalfamo, Maurizio Cucchi, Ezio Falcomer, MarieChristine Fournier, Silvia Denti, Fabio Greco, Stefano Jacomucci, Maria Lampa, Antonino Magri, Marco Merlin, Carlo Molinaro, Sandro Montalto, Vincenzo Muscarella, Antonio Pugiotto, GianCarla Raffaeli, Filippo Solìto Margani, Luciano Somma, Michela Zanarella, Teresio Zaninetti.

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Dopo aver letto alcune sue opere, ho desiderato conoscere meglio la sua personalità.

Gli ho scritto, invitandolo a concedermi un po' del suo prezioso tempo, ha accettato con mia grande soddisfazione e gioia.

Fra poco sarà qui tra noi e nell'attesa rileggo qualche sua poesia.

Proletari

distinzioni di classi

niente di nuovo la storia si ripete

noi pendolari voi vampiri

dell'industria che evadete il fisco

(imboscando capitali sindona insegna)

ed esponete le chiappe al solleone

sulla costa azzurra o smeralda

(lontani dal nostro morire –

in città-vortice sangue solare

innalziamo piramidi umane

per l'alba di mammona)

dopo aver fatto il bello e il cattivo tempo

(burattinai per vocazione

di questa babele tecnocratica)

averci diseredati crocifissi

con bulloni a catene di montaggio

Da: IL CALENDARIO DEL POPOLO – Poeti operai

[numero monografico n. 730, maggio 2008]

Un'opera che, sebbene risalga al 2008, è sempre attuale per la forte denuncia e la profonda sofferenza espressa, oggi più che mai sentita dai lavoratori.

Nonostante sia rapita e assorta dalle mie riflessioni, odo suonare alla porta de La Mente e il Cuore, vado ad aprire.

Ciao Felice, aspettavo la tua gradita visita, prego accomodati, conosci già la strada.

Sono onorato della gentile accoglienza.

Il camino è acceso, fuori si gela ma qui il calore ammanta il nostro salotto come le nostre anime, è davvero piacevole e confortevole quest'atmosfera, non trovi?

Mi ci trovo veramente a mio agio. E' un calore particolare, tra amici di penna.

Sei una persona e uno scrittore molto conosciuto e stimato, immagino che la mia intervista non ti sorprenda…

Sinceramente un po' sì.

Allora cominciamo, ti confesso che provo una certa emozione. Cosa ti ha indotto a scrivere la tua prima poesia?

Volevo provarlo a me stesso; ma i primi tentativi sono iniziati un po' tardi, verso i 28 anni.

Quali sono stati i sentimenti e le emozioni che hai provato in quel momento e per chi?

Ero mosso da una strana spinta interiore, mai provata prima. I sentimenti che sentivo di esprimere erano dettati da un momento triste della mia vita: la perdita di mio padre.

Puoi citarla?

Veramente non ricordo un solo verso di quella poesia (se vogliamo chiamarla poesia).

Ho letto alcune tue opere ed ho notato che spesso il soggetto è l'amore, definisci questo sentimento e cosa rappresenta per te.

Vorrei definirlo con questi versi; amore come dono di sé, ma anche sacrificio e senso di giustizia.

come un bosco devastato

intristirono la tua infanzia

di pochi sogni

tra trame di tappeti e catene

ancora grida il tuo sangue nei piccoli

fratelli – il tuo sangue che lavò la terra

quel mattino che nascesti in cielo – dimmi –

chi fu a cogliere il tuo dolore adulto

per appenderlo ad una stella?

Questa splendida poesia, dal titolo Iqbal, dimostra una profonda attenzione verso i temi sociali, è un interessamento che ti rende onore.

Cosa potremmo fare, secondo te, perché il mondo sia migliore e non dimentichi nessuno?

Potremmo, e non solo a parole, immedesimarci negli altri, gli abbandonati, i derelitti, i senza tetto, i senza lavoro…preoccuparci di più di essi con opere benefiche e di volontariato, anche se le soluzioni ai problemi mondiali dovrebbero partire dall'alto…

Può la poesia rappresentare un messaggio per il nostro prossimo?

ti so dolce presenza

-tu che visitavi i giardini

del cielo- ti so

dentro di me come

un amico o un figlio

( dal brano A Carlo Acutis)

Una magnifica dedica che ci fa comprendere il tuo credo, quindi hai fede in Dio?

Il messaggio, in qualsiasi modo lo trasmetti, e specialmente nell'arte della scrittura, si può riassumere nella parola amore, come condivisione con l'altro, come fede nella vita e nella creazione, nell'essere spirituale, in Dio.

Hai mai incontrato un angelo su questa terra? In chi l'hai visto?

Un angelo non l' ho mai incontrato, ma l' ho visto nello sguardo di un mendicante all'angolo della strada, con ali invisibili e con un cane a fargli compagnia.

A quale personaggio femminile della storia o della letteratura scriveresti d'amore?

A Simone Weil, che ammiro moltissimo e la cui figura mi ha ispirato più di una poesia.

La vita è poesia, sei d'accordo?

Certamente, meravigliosa e drammatica insieme.

Ed è anche un insieme di momenti di luce ed ombra, qual è il tuo attimo impresso nella mente e nel cuore in modo particolare?

Non saprei. Ma un attimo particolare impresso nel cuore resta senz'altro il momento (tardivo) in cui ho conosciuto mia moglie, e la mia vita ha avuto una svolta.

Hai scritto una poesia a riguardo? Vuoi condividerla?

Certo. Eccola:

MOMENTO

ad Angela

[ispirata in dormiveglia il 28.10.2007, a 48 ore dal mio 66° genetliaco]

torpore:

velo di tenebra sugli occhi

mano che ti muore nella mano

ed è bellezza anche questa:

minimo ritaglio dell'eterno

Attribuisci un aggettivo o una sensazione ai quattro elementi, fuoco, terra, aria, acqua.

Mi sono interessato un po' di astrologia, anni fa. Gli elementi, in sintesi, sono la vita, l'universo: il fuoco è ardore, la terra concretezza, l'aria dispersione, l'acqua introspezione e sensibilità.

Quale di questi elementi paragoneresti a te stesso, al tuo poetare e perché?

Senza dubbio all'elemento acqua (appartengo al segno dello scorpione, acqua come elemento): sensibilità e profonda introspezione sono peculiarità del mio poetare.

Se dovessi rivolgerti ai tuoi lettori, a cuore aperto, cosa gli diresti?

Mi sento gratificato della vostra attenzione e dei vostri elogi, che non sento di meritare.

E ai giovani?

La cultura è un elemento basilare nella vita; non si finisce mai di imparare, di conoscere. Leggere sempre, non disperdersi in cose futili che lasciano il tempo che trovano.

Quanto ti ha dato la poesia?

Tanto. Da oltre quarant'anni mi dedico alla poesia, dalle prime stroncature di giudizi ad alcune affermazioni in concorsi, che mi hanno dato lo sprone dopo periodi di delusioni. Devo dire che sono stato ripagato abbondantemente. La poesia mi ha sollevato anche da alcuni periodi di depressione, quindi sono io che devo molto a lei.

A quale scrittore ti senti più vicino e perché?

Mi sento vicino, con le debite distanze, al grande Jorge Luis Borges. Un poeta surreale e visionario, i cui temi riconducono all'Enigma, all'Infinito, al chi-siamo-dove-andiamo (“… presto saprò chi sono” è un suo verso che mi affascina).

La MC ti gratifica?

Si, mi gratifica molto perché ho incontrato persone speciali con cui confrontarmi.

Cosa vorresti esprimere alla nostra redazione?

Un semplice ma grande grazie insieme a molta riconoscenza a tutto lo staff!

Felice, secondo te cosa è preferibile, amare e soffrire o non amare per non penare?

Certamente amare anche soffrendo, altrimenti la vita non avrebbe finalità né senso.

C'è davvero una netta differenza fra sogno e realtà?

No, secondo il mio sentire, non esiste una netta differenza, dal momento che ritengo la realtà nient'altro che un'apparenza (“la scena del mondo”, come dicono i Vangeli), una rappresentazione, come il sogno, appunto.

Immagina di dover partire improvvisamente, cosa porteresti con te?

La Bibbia.

Ed ora donaci un pensiero…

Ecco un pensiero di “lettura/scrittura” di un po' di tempo fa:

Capita, a volte, leggendo un brano di trovarti specchiato nella profondità di quel pensiero espresso dall'autore e di riconoscervi quanto si era agitato nella tua anima attendendo di adagiarsi sul bianco della pagina: proprio perché quel pensiero, collimando col tuo, ha reso più chiara e più forte la profondità di quella intuizione che hai colto dal tuo inconscio, esplorando gli anfratti della tua memoria sensoriale, ed affermandola nel portarla alla luce.

E' però significativo (ed è più che naturale) che ciò avviene dopo, in una verifica a posteriori, e non prima quando potresti lasciartene influenzare, col risultato di una cosa artefatta, mancante di originalità.

E' una sorta di transfert – comunicazione misteriosa e inconscia della creatività.

Traspare chiaramente dalle tue risposte, una grande personalità, pregna d'amore, d'attenzione verso il prossimo e alle problematiche sociali, arricchita da una profonda sensibilità verso la vita, i sentimenti e i valori che associ a ogni sua singola espressione.

Riconosci l'essenza del sentimento puro negli occhi di un mendicante, di chi soffre ai confini della società, per questa ragione ami la natura nella sua variegata complessità, sapendone cogliere l'attimo e il senso.

Sei un uomo saggio, raccogli nella tua anima, come gemme preziose, le esperienze altrui e ne fai frutto intrecciandole umilmente alla tue.

Hai la capacità di alleviare il dolore attraverso la poesia, sempre guidato dalla fede che ti fa corazza.

Posso affermare, con certezza, che sei un uomo e un poeta d'Amore, ed è sicuramente per questo che sei riuscito a esprimere ciò che di più bello palpita nel tuo cuore, perfettamente compreso e ammirato da coloro che hanno inteso premiare più volte, e in diverse occasioni, le tue opere, tutte d'elevato spessore emozionale, artistico e lessicale.

Come un irradiarsi di cieli

chiedere a Dio quella protezione

che il mondo non può dare

rifugiarti a quel nido dove

Egli attende come una madre

il suo piccolo perduto

nuda allo scoperto

sei creatura nata per la terra

-ma del cielo dove

sempiterna dimora

Compassione

Ringrazio di cuore Felice Serino per avermi concesso l'onore di approfondire la conoscenza del suo sconfinato spirito di uomo e poeta, astro d'un cosmo tutto da scoprire e contemplare.

Gelsomina Shayra Smaldone

….

Eccellente intervista ed eccellente Shayra! Voglio esprimere la mia riconoscenza a MC per aver permesso di farmi conoscere un po' più a fondo.

Un grande abbraccio!

Felice

Intervista splendida questa tua Shayra, che mi permette di scoprire un autore a me conosciuto solo attraverso i suoi profondi quanto interessanti e bellissimi versi e che invece ora posso “vedere” anche come persona dalle mille sfumature e prospettive di poeta. Un graze ad entrambi e complimenti!

NellAnimaMia

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Molto bella questa intervista, che sembra fatta davanti ad un camino dove scoppietta allegramente la legna che arde. Più che un'intervista una vera chiacchierata confidenziale dove Felice si apre con tanta semplicità e ci da modo di conoscere la sua persona in maniera più approfondita, visto che fino ad ora era celata dietro al suo nick ed alle sue splendide poesie. L'ho letta con moltissimo piacere e grande interesse.

Complimenti ad entrambi

Patrizia

Cara Shayra, è una bellissima intervista quella che ti ha concesso Felice. E mi fa piacere conoscere meglio la persona che si cela dietro il suo nick flymoon, perchè finora il tutto era limitato ai suoi, seppur splendidi, versi.

Complimenti ad entrambi.

Dany

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LA MENTE E IL CUORE (BLOG)

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from ᗩᐯᗩIᒪᗩᗷᒪᗴ

immagine

Gasoline Alley è il secondo album solista in studio del cantautore britannico Rod Stewart. Uscito il 12 giugno 1970, è stato originariamente pubblicato nel Regno Unito dalla Vertigo Records, rimasterizzato e ripubblicato nel 2008 dall'etichetta russa Lilith Records Ltd. Si tratta di una raccolta di cover combinate con composizioni originali di Stewart. Come molti degli album solisti di Stewart del periodo, presentava significativi contributi musicali degli altri membri della sua band, i Faces.


Ascolta: https://album.link/i/1442951244


 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

INNO DI LODE A DIO, GIUSTO GIUDICE 1 Al maestro del coro. Su “Non distruggere”. Salmo. Di Asaf. Canto.

2 Noi ti rendiamo grazie, o Dio, ti rendiamo grazie: invocando il tuo nome, raccontiamo le tue meraviglie.

3 Sì, nel tempo da me stabilito io giudicherò con rettitudine.

4 Tremi pure la terra con i suoi abitanti: io tengo salde le sue colonne.

5 Dico a chi si vanta: “Non vantatevi!”, e ai malvagi: “Non alzate la fronte!”.

6 Non alzate la fronte contro il cielo, non parlate con aria insolente.

7 Né dall'oriente né dall'occidente né dal deserto viene l'esaltazione,

8 perché Dio è giudice: è lui che abbatte l'uno ed esalta l'altro.

9 Il Signore infatti tiene in mano una coppa, colma di vino drogato. Egli ne versa: fino alla feccia lo dovranno sorbire, ne berranno tutti i malvagi della terra.

10 Ma io ne parlerò per sempre, canterò inni al Dio di Giacobbe.

11 Piegherò la fronte dei malvagi, s'innalzerà la fronte dei giusti.

_________________ Note

75,1 La regalità di Dio, che si farà visibile nel giudizio che egli pronunzierà sui malvagi e nella salvezza che offrirà ai giusti, è il motivo della lode di questo inno.

75,9 coppa, colma di vino drogato: rappresenta la punizione di Dio. È un’immagine che ricorre con una certa frequenza nei testi biblici (ad es. Is 51,17; Ger 49,12 51,7; Ez 23,31; Ab 2,16).

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Approfondimenti

La comunità ringrazia Dio per il suo giudizio Salmo di ringraziamento collettivo (+ oracolo e ammonizione profetica)

La comunità dei fedeli ringrazia solennemente il Signore per le sue meraviglie. Il salmo è abbastanza vivace e variegato nei suoi generi. Vi sono dei contatti letterari con il cantico di Anna (1Sam 2,1-10). Per la tematica si inserisce bene dopo il Sal 74, come sua continuazione. La lingua è un po' arcaizzante. La simbologia è spaziale (cosmica), temporale (storica). Per le immagini prevalenti si evidenziano quelle del giudizio di Dio e del «corno» (qeren), reso in italiano con «testa» nei vv. 5-6.

Divisione:

  • v. 2: ringraziamento (tôdâ) della comunità;
  • vv. 3-6: oracolo divino;
  • vv. 7-9: ammonizione (commento all'oracolo);
  • v. 10: ringraziamento;
  • v. 11: nuovo oracolo divino.

v. 2. «Noi ti rendiamo grazie...»: cfr. Sal 106,1; 118,1. L'espressione è ripetuta due volte e in posizione chiastica nel primo emistichio. La comunità ringrazia ripetutamente il Signore per le sue gesta meravigliose che intende diffondere. «le tue meraviglie»: ci si riferisce alle gesta di salvezza (= niplᵉ’ôt), soprattutto dell'esodo, ma i versetti seguenti concentrano il ringraziamento in particolar modo sul «giudizio» di Dio.

v. 3. «Nel tempo che avrò stabilito...»: il tempo del giudizio è fissato da Dio, secondo un suo calendario. Dio fa giustizia certamente (cfr. Gn 18,25; Sap 12,15-16). Non ha bisogno di essere sollecitato dagli empi e increduli, cfr. Is 5,19; Ez 12,21-28; Ab 1,2. «giudicherò con rettitudine»: il giudizio è retto, ristabilisce la giustizia, cfr. Sal 9,8-9. Esso si realizza nella storia, nel tempo, contro oppressori e empi (Sal 17,2; 58,2; 96,10; 98,9), e ha risonanza anche cosmica (cfr. Sal 11,3; 82,5; 96,10). Qui, in assenza di accenno ai nemici, il giudizio è soprattutto morale-escatologico.

v. 4. «Si scuota la terra...»: il dilagare dell'ingiustizia, del sopruso, dell'oppressione ecc. è paragonato qui a un terremoto nel campo della legge di Dio. Come quando si scuote la terra per il terremoto, Dio la tiene ferma sulle sue colonne e non la fa affondare nell'oceano primordiale, così egli, quando l'uomo ingiusto e empio scuote il suo ordine morale, intervenendo con il suo giudizio, ristabilisce l'ordine della giustizia. Dio è Dio della creazione e della liberazione!

vv. 5-6. «Non alzate la testa..»: lett. «non alzate il corno». La voce «corno» (qeren), tradotta qui con «testa» è presente due volte in questi versetti. Il «corno» è una metafora molto forte che indica potenza. In tal caso si tratta di sfida blasfema verso Dio. «contro il cielo»: lett. «contro l'alto» lammārôm), ossia contro Dio, l'eccelso (mārôm), cfr. Sal 64,9; 97,7; 140,9-10; 147,6. «Dio»: lett. «roccia». Dio è chiamato nel secondo emistichio «roccia» (sûr), un titolo divino comune nell'AT (cfr. Sal 18,3).

v. 7. «Non dall'oriente.»: si citano i quattro punti cardinali. Il deserto è quello del Negheb (sud) e le «montagne» sono quelle del Libano a nord.

v. 8. «abbatte l'uno e innalza l'altro»: cfr. 1Sam 2,1-10; Sir 10,14-17.

v. 9. «Poiché nella mano del Signore...»: cfr. Sal 11,6; 60,5. Con un'immagine apocalittica simbolica del «calice» e del «vino» si descrive plasticamente il giudizio universale finale («tutti gli empi della terra»), cfr. Gl 4,9-17. L'immagine ricorre spesso nell'AT, specialmente nei profeti.

v. 10. «Io invece esulterò...»: prende la parola il presidente litugico, o un rappresentante dell'assemblea, come spesso avviene nei salmi, per ringraziare il Signore, per il suo sicuro e equo intervento giudiziale.

v. 11. Con un nuovo oracolo divino, in una forma più decisiva, si ribadisce in sintesi quello precedente (vv. 3-6). Dio annuncia l'esecuzione della sentenza giudiziale: renderà ragione ai giusti innalzandoli, e agli empi malvagi annientandoli.

(cf. VINCENZO SCIPPA, Salmi – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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from Nò Blog' di eletronico2

La lista dei perché.

Perché mettere gli AFI (Alfabeto Fonetico Internazionale)?

Why not? ¯\_(ツ)_/¯ No no siamo seri, perché il mio nickname originale, “eletronico2” si legge /eletˈtrɔniko/ (o semplicemente elettronico), visto che non tutti che sanno che si legge così ho cominciato da poco ad allegare l'AFI (Ho giusto un po' esagerato).

Hai veramente scritto tutto quel post perché ti da fastidio che se ti si cerca non si trova nulla. Ehm... SI.

UDS, cos'è? L'Unione degli studenti (UDS) è un'organizzazione studentesca italiana, di ispirazione sindacale, confederata con Unione degli Universitari e con la Rete della Conoscenza. Fa parte dell'OBESSU[1], rete che riunisce le principali associazioni studentesche presenti in Europa. cit. Wikipedia Cosa dite? Dovevo spiegarlo io facendone parte?! NAH (Vi amo UDS Avellino e Campania <3).

Sei finito sul giornale locale e ti lamenti? SI. Ci sono finito 5/6 volte ma mi hanno sempre coperto il volto per sbaglio (una volta mi ha coperto il volto la mia stessa bandiera)

Perché eletronico2? Uhm... dovrei scriverlo su “Chi sei ele?”

Perché Mastodon.social apposto di Mastodon Uno? IDK, Copilot ha deciso che è meglio indicizzato l'uno che l'altro, a quanto pare il mio profilo principale non esce.

Ma chi cazzo ti cagava nel 2023? EHHHHH, prossimo post (^_<)〜☆

 
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from lucazanini

[provetecniche] -Aida come sei

selci su misura dove] le prove a misura il cantiere nel] segmento di fango e unghie con batteri sporigeni retropalco [dove i camerieri parlano ai francesi inclusione] di bussole nei ghiacciai la] comunità scientifica come le giornate si allungano parte] [prima l'opera il dietrofront l'operatore è disponibile valuta] la posizione del terrorista triste vuole] un delivery coast to coast un antidolorifico] [per il giudizio

 
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