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from 📖Un capitolo al giorno📚

IL CICLO DELLE VISIONI

Le tre visioni del giudizio 1Ecco ciò che mi fece vedere il Signore Dio: quando cominciava a germogliare la seconda erba, quella che spunta dopo la falciatura per il re, egli formava uno sciame di cavallette. 2Quando quelle stavano per finire di divorare l’erba della regione, io dissi: «Signore Dio, perdona! Come potrà resistere Giacobbe? È tanto piccolo». 3Il Signore allora si ravvide: «Questo non avverrà», disse il Signore. 4Ecco ciò che mi fece vedere il Signore Dio: il Signore Dio chiamava a una lite per mezzo del fuoco che consumava il grande abisso e divorava la campagna. 5Io dissi: «Signore Dio, desisti! Come potrà resistere Giacobbe? È tanto piccolo». 6Il Signore allora si ravvide: «Neanche questo avverrà», disse il Signore Dio. 7Ecco ciò che mi fece vedere il Signore Dio: il Signore stava sopra un muro tirato a piombo e con un filo a piombo in mano. 8Il Signore mi disse: «Che cosa vedi, Amos?». Io risposi: «Un filo a piombo». Il Signore mi disse: «Io pongo un filo a piombo in mezzo al mio popolo, Israele; non gli perdonerò più. 9Saranno demolite le alture d’Isacco e saranno ridotti in rovina i santuari d’Israele, quando io mi leverò con la spada contro la casa di Geroboamo».

Amos e Amasia 10Amasia, sacerdote di Betel, mandò a dire a Geroboamo, re d’Israele: «Amos congiura contro di te, in mezzo alla casa d’Israele; il paese non può sopportare le sue parole, 11poiché così dice Amos: “Di spada morirà Geroboamo, e Israele sarà condotto in esilio lontano dalla sua terra”». 12Amasia disse ad Amos: «Vattene, veggente, ritirati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, 13ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno». 14Amos rispose ad Amasia e disse: «Non ero profeta né figlio di profeta; ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro. 15Il Signore mi prese, mi chiamò mentre seguivo il gregge. Il Signore mi disse: Va’, profetizza al mio popolo Israele. 16Ora ascolta la parola del Signore: Tu dici: “Non profetizzare contro Israele, non parlare contro la casa d’Isacco”. 17Ebbene, dice il Signore: “Tua moglie diventerà una prostituta nella città, i tuoi figli e le tue figlie cadranno di spada, la tua terra sarà divisa con la corda in più proprietà; tu morirai in terra impura e Israele sarà deportato in esilio lontano dalla sua terra”».

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Approfondimenti

IL CICLO DELLE VISIONI 7,1-9,10 La terza parte del libro comprende cinque visioni narrate da Amos in prosa e in prima persona, formanti un ciclo unitario. Le visioni sono disposte secondo un ordine progressivo; le prime quattro sono abbinate a causa di una certa rassomiglianza formale (vv. 1-9; 8,1-3: cavallette, siccità, guerra, frutti maturi), mentre la quinta si distacca dalle prime, essendo JHWH non l'autore, ma l'oggetto della visione (9,1-4). Tra le visioni sono intercalati una narrazione biografica (7,7-17), una dossologia (9,5-6) e alcuni oracoli che richiamano i cc. 3-6 (8,4-14; 9,7-10). Il tema comune delle visioni è la rivelazione del giudizio divino che pende su Israele. Viene così ripreso e sviluppato il tema dei cc. 3-6. Nelle prime due visioni Amos intercede per il popolo onde evitare il castigo (7,1-3.4-6); nelle altre due l'annuncio della calamità non può essere evitato (7,7-8; 8,1-3), mentre nella quinta il disastro appare nella sua tragica realizzazione (9,1-4). Non è possibile stabilire se le visioni ebbero luogo poco prima o dopo la vocazione profetica propriamente detta (cfr. 3,8; 7,15). Le prime tre precedono l'inizio dell'attività pubblica di Amos, poiché nei suoi oracoli non si fa mai menzione dell'intercessione profetica in favore del popolo.

Le tre visioni del giudizio 7,1-9 Le visioni delle cavallette, della siccità e del piombino presentano la stessa forma stilistica: descrizione della visione, in cui appare una figura, grido del profeta e decisione del Signore. E possibile che si tratti di apparizioni interne, che avvengono in sogno o in estasi, ma non si può escludere che si tratti anche di un fatto o di un oggetto appartenente alla vita corrente, che diventa segno di una realtà teologica nascosta. Le visioni rassomigliano alle azioni simboliche. Caratteristico è il modo immediato e concreto col quale JHWH agisce come protagonista e interlocutore.

v. 1. La formula introduttiva, autobiografica e identica per le prime quattro visioni (cfr. vv. 1.4.7; 8,1), insiste sull'origine divina del fatto. Il flagello delle cavallette è frequente in Oriente soprattutto sul finire della primavera (cfr. Gl 1). Il re aveva diritto al primo taglio dell'erba per i suoi cavalli (cfr. 1Re 5,6; 9,19; 10,26-29; 2Cr 1,14ss.); poi ognuno poteva pascolare il suo gregge. Un volo di cavallette in gennaio-febbraio significava la fame per il paese.

v. 2. Amos riconosce nel flagello il segno della collera divina e intercede per il popolo debole e piccolo rimettendosi completamente alla grazia di Dio. Il profeta, oltre ad annunciare la parola ispirata, ha la missione di intervenire presso Dio in favore del popolo (cfr. Nm 11,2; 21,7; Gdc 5,16ss.; Ger 14,7-12; 1Re 18,42). La domanda di perdono suppone il pentimento del popolo.

v. 3. Il pentimento di Dio (cfr. anche i vv. 6.8) – questo è il significato letterale del verbo ebraico tradotto dalla BC con «si impietosì» – è un antropopatismo che mette in rilievo il fatto che Dio è libero di sopprimere gli effetti del peccato, grazie alla sua misericordia, senza pertanto annullare la gravità della condanna (Gn 6,6; Es 32,14; Ger 18,8; Gl 2,13s.; Gio 3,9). Nei suoi disegni segreti ed eterni Dio ha incluso anche la libertà di perdonare (cfr. Ger 18,8). È indicativo il fatto che Dio si lascia commuovere dalla piccolezza dell'uomo, mentre punisce l'orgoglio e la presunzione (cfr. 6,8).

vv. 4-6. La seconda visione riguardante la siccità contiene dei motivi mitologici e tende verso l'allegoria. Il fuoco che dissecca il grande abisso, cioè l'oceano sotterraneo sul quale galleggia la terra (Ger 7,11; 44,25) e che è la riserva delle sorgenti e dei fiumi e poi si mette a disseccare anche la campagna, è una rappresentazione visiva della siccità provocata dal vento del deserto. Al v. 5 Amos chiede l'interruzione del flagello, non il perdono. La situazione si aggrava.

vv. 7-9. Il dialogo iniziato dal Signore spiega la visione del piombino che si conclude in forma di oracolo (v. 9). C'è un contrasto con le due visioni precedenti; Amos non interviene più, la pazienza di Dio è esaurita e inizia il tempo del giudizio.

v. 7. Il piombino potrebbe designare lo stagno, materiale molto ricercato per la preparazione delle armi, ovvero un termine tecnico che indica lo strumento che serve per la costruzione di un edificio o per misurare l'inclinazione di un muro che minaccia rovina, come nel nostro versetto (cfr. Is 28,17; 30,13; 34,11; Ez 13,10; Lam 2,8; 2Re 21,13).

v. 8. Il significato simbolico del piombino dimostra che è imminente il pericolo, poiché il risultato della perizia fatta da Dio sul popolo è negativo; oppure si può intendere come l'immediata distruzione di Israele dovuta allo strumento che Dio tiene in mano. Fuori metafora si annuncia l'invasione del paese da parte dell'Assiria.

v. 9. Oracolo che sembra indipendente dal contesto e annuncia la soppressione dei santuari e della casa regnante; «le alture di Isacco» sono i luoghi di culto che si trovavano generalmente sui colli (cfr. 1Re 14,23; 2Re 17,9-10; Ger 2,20; 3,6). Questo è l'unico testo in cui si parla direttamente della dinastia di Geroboamo. Né l'altare né il trono rappresentano una garanzia di salvezza di fronte al giudizio che viene.

In parecchi oracoli del profeta Amos, Dio appare come un giudice implacabile e un vendicatore che colpisce senza misericordia le trasgressioni della legge. Nelle prime due visioni del c. 7, invece, Dio è presentato come colui che si pente e che ritira le decisioni punitive già prese contro il suo popolo (cfr. Gn 6,6; Es 32,12; Ger 18,8.10). Si tratta di un antropomorfismo che mette in rilievo il fatto che i castighi sono sempre condizionali, che possono essere evitati, quando il popolo si converte, ovvero per la sola grazia divina. Dio si lascia commuovere dalla miseria e dalla piccolezza degli uomini e perdona passando sopra alle disastrose conseguenze del peccato. Vengono così armonizzati due aspetti della condotta divina che sembrano inconciliabili: la giustizia e la misericordia.

Amos e Amasia 7,10-17 Racconto biografico circostanziato dell'attività profetica di Amos, redatto in prosa da un testimone dell'evento, indipendente dal contesto. Il sacerdote Amasia denuncia Amos alla polizia reale (vv. 10-11); segue un dialogo tra Amasia (vv. 12-13) e Amos (vv. 14-17) con due dichiarazioni del profeta (vv. 11.16s.). Abbondano le antitesi, le ripetizioni e le allitterazioni; lo stile è conciso, talvolta lapidario; dominano gli interventi orali.

v. 10. Amasia, capo del clero addetto al santuario nazionale di Betel, è in stretto rapporto con l'amministrazione regia, essendo stato designato dal re a questo ufficio (cfr. 1Re 12,32). Il verbo «congiurare» allude ai colpi di stato cruenti, che periodicamente hanno infestato il regno del Nord (1Re 15,27; 16,9; 2Re 9,14), I profeti si erano immischiati in simili complotti e avevano fatto precipitare la crisi (Achia, Elia, Eliseo: 1Re 11,29ss.; 2Re 9). Amos è considerato come un nemico dello stato, del quale mette in pericolo la sicurezza.

v. 11. Le parole di Amos (cfr. v. 7,9) vengono interpretate in modo forzato. La morte di Geroboamo non è presentata come una punizione divina, ma come una semplice disgrazia. In questo modo Amasia misconosce il vero significato dell'oracolo di Amos dipingendo il profeta come un perturbatore politico, che bisogna sorvegliare e sopprimere. Sono taciuti gli aspetti più essenziali e religiosi della predicazione di Amos, come la denuncia dei peccati e l'invito alla conversione.

v. 12. Con stile incisivo e diretto, che proviene dall'autorità concessagli dal re, Amasia ordina ad Amos di lasciare il paese. Riconosce che Amos è un «veggente», cioè un profeta vero (cfr. 2Sam 24,11; 2Re 17,13, Is 29,10), che ha ricevuto delle visioni da parte di Dio (cfr. 1,1), perciò aveva il diritto di esercitare l'attività profetica e di mantenersi con i doni che gli venivano offerti dai fedeli che lo consultavano (cfr. 1Sam 9,6s.; 2Re 5,15ss.). Solamente che essendo nato in Giuda, non aveva il diritto di predicare nel regno del Nord. Il santuario nazionale non doveva servire da tribuna a un agitatore politico.

vv. 14-15. In modo categorico e preciso, mediante frasi brevi e antitesi incisive Amos risponde che il suo ministero a Betel non può essere contestato senza ledere i diritti assoluti di JHWH sul suo popolo. Il v. 14 è formato da tre brevi sentenze nominali, il cui verbo può essere inteso al presente o al passato. Nel primo caso «profeta» (in ebraico nabi) designa un professionista, che predica per interesse, e «figlio di profeta» è colui che appartiene alle confraternite profetiche, esistenti presso i santuari (cfr. 1Sam 10,10; 1Re 20,35; 2Re 2,3); negando queste qualifiche al presente e insistendo sul suo mestiere di pastore, Amos legittima il proprio intervento mediante l'ordine del Signore. Nel secondo caso Amos nega di aver svolto nel passato una funzione profetica o di aver aderito a un circolo profetico; per confermare ciò ricorda di essere stato pecoraio e raccoglitore di sicomori; è stato chiamato direttamente dal Signore e destinato al suo servizio. Doveva fare il profeta in Israele, cioè nel regno del Nord, perché anche questo popolo appartiene a Dio e non al re o al sacerdote. Per questo Amos non è un intruso nel territorio di Geroboamo.

vv. 16-17. Oracolo di fattura classica comprendente il motivo, la formula di introduzione e la sentenza. Il v. 16 riprende i termini del v. 11. Il castigo suppone l'occupazione nemica e la distruzione delle proprietà tra i conquistatori. La sorte di Amasia sarà la peggiore che possa toccare a un sacerdote; sarà privato della moglie, zimbello dei nemici, dei figli uccisi in guerra; perderà il suo patrimonio e sarà sepolto in terra straniera consacrata agli idoli (cfr. Os 9,2; Ez 4,16). La scomunica colpirà anche la sua morte, quasi una maledizione totale, che si avventa su di lui. Anche gli altri abitanti del paese saranno deportati.

Lo scontro tra Amasia e Amos a Betel è un testo capitale per comprendere la missione del profeta. Egli deriva la sua autorità unicamente da Dio che lo invia, per cui le autorità civili e religiose non hanno il diritto di opporsi alla sua predicazione. Il vero profeta è libero, non condizionato dalle circostanze politiche. La sua parola si identifica con la volontà di Dio. Come Amos, molti profeti dovranno affrontare le stesse contestazioni e subire gli stessi tentativi di soffocare la loro voce. I rapporti tra profezia e monarchia assunsero spesso nella storia d'Israele degli aspetti drammatici.

(cf. STEFANO VIRGULIN, Amos – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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from ᗩᐯᗩIᒪᗩᗷᒪᗴ

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Fever Ray è l'album di debutto in studio da solista di Fever Ray, alias di Karin Dreijer del duo di musica elettronica svedese The Knife. È stato pubblicato il 12 gennaio 2009 dalla Rabid Records. L'album ha generato quattro singoli: “If I Had a Heart”, “When I Grow Up”, “Triangle Walks” e “Seven”.


Ascolta: https://www.youtube.com/watch?v=ecCBrbzk8L4&list=OLAK5uy_n3C3E25Uu5155uGNK6M-Ec9lbtS5HGz24&index=2


 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

La falsa sicurezza e l'esilio 1Guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri sulla montagna di Samaria! Questi notabili della prima tra le nazioni, ai quali si rivolge la casa d’Israele! 2Andate a vedere la città di Calne, da lì andate a Camat, la grande, e scendete a Gat dei Filistei: siete voi forse migliori di quei regni o il loro territorio è più grande del vostro? 3Voi credete di ritardare il giorno fatale e invece affrettate il regno della violenza. 4Distesi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli cresciuti nella stalla. 5Canterellano al suono dell’arpa, come Davide improvvisano su strumenti musicali; 6bevono il vino in larghe coppe e si ungono con gli unguenti più raffinati, ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano. 7Perciò ora andranno in esilio in testa ai deportati e cesserà l’orgia dei dissoluti. 8Ha giurato il Signore Dio, per se stesso! Oracolo del Signore, Dio degli eserciti. «Detesto l’orgoglio di Giacobbe, odio i suoi palazzi, consegnerò al nemico la città e quanto contiene». 9Se sopravvivranno in una sola casa dieci uomini, anch’essi moriranno. 10Lo prenderà il suo parente e chi prepara il rogo, per portare via le ossa dalla casa; dirà a chi è in fondo alla casa: «C’è ancora qualcuno con te?». L’altro risponderà: «No». Ed egli dirà: «Silenzio!», perché non si pronunci il nome del Signore. 11Poiché ecco: il Signore comanda di fare a pezzi la casa grande, e quella piccola di ridurla in frantumi. 12Corrono forse i cavalli sulla roccia e si ara il mare con i buoi? Poiché voi cambiate il diritto in veleno e il frutto della giustizia in assenzio. 13Voi vi compiacete di Lodebàr dicendo: «Non abbiamo forse conquistato Karnàim con la nostra forza?». 14«Ora, ecco, io susciterò contro di voi, casa d’Israele – oracolo del Signore, Dio degli eserciti –, un popolo che vi opprimerà dall’ingresso di Camat fino al torrente dell’Araba».

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Approfondimenti

La falsa sicurezza e l'esilio 6,1-14 Il gruppo degli oracoli di questo capitolo fa parte della terza invettiva introdotta con la parola d'ordine «guai» (6,1). I vv. 1-7 contengono un esteso attacco contro la vita lussuriosa dei notabili di Samaria, seguito dall'annuncio del castigo (v. 7). La descrizione del lusso, delle gozzoviglie e dell'irresponsabilità della classe dirigente è unica nell'AT. Due altre invettive che svolgono il tema del peccato e della rovina, si leggono nei vv. 8-11.12-14. I frammenti letterari non sono bene coordinati e collegati tra loro, ad esempio nel v. 8 parla direttamente il Signore, mentre nel v. 11 si descrive il suo intervento.

v. 1. La minaccia è rivolta ai capi di Samaria e di Sion (forse Sion è un'aggiunta posteriore); «la prima delle nazioni» è una formula ironica, che suppone l'orgogliosa sicurezza dei capi del regno del Nord dopo le vittorie di Geroboamo II (cfr. 2Re 14,25). I Giudei del sud rendono omaggio, cercano consiglio e chiedono giustizia ai notabili del regno del Nord.

v. 2. Versetto difficile, considerato da alcuni autori come una glossa, perché le città menzionate furono distrutte dopo l'epoca di Amos; «Calne» si trova in Siria a nord di Aleppo e fu occupata dagli Assiri nel738 a.C.; «Camat», occupata nel 720 a.C. si trova sul fiume Oronte in Siria; «Gat», che sta per tutta la Filistea, fu presa dagli Assiri nel 711 a.C. Il versetto può essere interpretato in due sensi: come un'interpellazione rivolta ai capi di Samaria, che inquieti dovrebbero fare il paragone tra la loro capitale e le città una volta prospere ed ora distrutte, ovvero come una citazione delle considerazioni che i capi facevano ai loro visitatori; essi palesavano la propria sicurezza politica, poiché la situazione di Israele e di Giuda era più brillante di quella delle città della Siria e della Filistea e il loro territorio era più popolato.

v. 3. Gli illusi capi sono attaccati direttamente, sia perché dichiarano inesistente il pericolo dell'invasione assira, sia perché la scongiurano mediante un nuovo impulso dato al culto e ai banchetti sacri.

6,4-6. Brillante descrizione del lusso e dei bagordi dell'alta società: mobili intarsiati (cfr. 3,15), alto consumo di carne, impensabile in un'epoca di generale sottoalimentazione, una vita di ozio passata in conviti e orge.

v. 4. I letti incrostati di avorio furono trovati a Arslan Tash nel nord della Siria a est di Carchemis. Lo sdraiarsi sui divani era un'imitazione della moda straniera. Gli agnelli del gregge sono quelli che hanno la carne tenera, perché nutriti di solo latte (cfr. Ger 46,21).

v. 5. In modo ironico i canti improvvisati e gli strumenti musicali inventati sono paragonati a quelli di Davide, considerato come il cantore e il suonatore per eccellenza (cfr. 1Cr 23,5; Ne 12,36).

v. 6. Le grandi coppe servivano alle libazioni liturgiche (cfr. 1Re 7,40; 2Re 25,15; Zc 14,20) e l'uso degli unguenti era indice di festa (Is 61,3; Sal 23,5; Qo 9,8). «Giuseppe» sta per gli abitanti del regno del Nord (cfr. 5,6.15).

v. 7. Il castigo comporta l'esilio e la cessazione dei conviti.

6,8-14. La condanna viene affermata in maniera globale (v. 8), poi viene specificata mediante piccoli quadri a partire dall'immagine della peste (vv. 9-10b). Non vale invocare il nome di Dio (v. 10c), poiché la rovina è ineluttabile (v. 11). Due paragoni illustrano l'assurdità di certe azioni (v. 12). Viene ancora ripetuta l'accusa (v. 13) e la condanna (v. 14).

v. 8. Solenne formula di giuramento, per cui Dio assume un impegno assoluto ingaggiando il proprio onore personale (cfr. Ger 51,14; Ez 10,18); «l'orgoglio di Giacobbe» è l'autosufficienza degli abitanti, che comporta il disprezzo della legge del Signore; «la città» può indicare la capitale Samaria o l'insieme delle città del regno.

v. 9. Il testo presenta delle difficoltà, come anche quello del v. 10. Si suppone una moria generale provocata da una pestilenza. Se anche dieci persone cercano rifugio in una casa, periranno. La popolazione è quasi sterminata.

v. 10. Viene descritta una scena misteriosa e suggestiva. I fuggitivi ritornano in città per cercare gli eventuali sopravvissuti e prelevare i cadaveri; ma è invano che vengono rovistate fino in fondo le case. Il breve dialogo sottolinea che non c'è nessun sopravvissuto e che un silenzio di morte regna sulle macerie. La situazione è così grave che sarebbe vano invocare il nome di Dio, poiché è lui la causa della catastrofe. E questo uno dei passi più lugubri della profezia di Amos. La pazienza di Dio ha un limite, oltre il quale non c'è che distruzione e silenzio di morte; «chi prepara il rogo»: la frase potrebbe indicare anche il rito della cremazione, ritenuto come una profanazione in Israele (cfr. 1Sam 31,12).

v. 11. Si suppone un terremoto, che sconvolge le abitazioni.

v. 12. La piccola parabola della follia viene espressa con due interrogazioni retoriche di tenore sapienziale e riguardanti due paragoni tratti dall'esperienza popolare. Infatti i cavalli corrono sulla sabbia, non sulle rocce, e i buoi sono aggiogati per lavorare la terra, non le acque. Tale è l'assurdità e l'illogicità dell'amministrazione della giustizia trasformata in strumento di corruzione e di morte (cfr. 5,7ss.).

v. 13. Il versetto contiene una mordace accusa della forza militare; «Lo-de-bar» (= non c'è nulla) è una località della Transgiordania conquistata dal re Geroboamo II o da Ioas (cfr. 2Sam 9,4; 17,27; 2Re 13,25; 14,25), come anche «Karnaim» (le due corna). Il primo nome indica ciò che è derisorio in tale conquista, mentre il secondo sottolinea la potenza vittoriosa. Queste conquiste tendono a far nascere nella nazione sentimenti di orgoglio, che l'oracolo descrive citando le parole del popolo.

v. 14. L'occupazione assira si estenderà dalla città dell'Oronte («Camat») fino al sud del Mar Morto nella depressione giordanica.

(cf. STEFANO VIRGULIN, Amos – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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from Alviro

неопределённому артиклю

Grazie per averci scelto per il vostro viaggio attraverso il mondo di Alviro! Siamo entusiasti di presentarvi il post di oggi, intitolato “неопределённому артиклю”. Questo titolo, che in russo significa “l'articolo indeterminato”, ci introduce a una riflessione su come le lingue diverse esprimono concetti fondamentali e su quanto queste differenze possano arricchire la nostra comprensione del mondo.

Neopredelyonnyy Artikle: L'Articolo Indeterminato

L'articolo indeterminato è un elemento grammaticale che esiste in molte lingue del mondo, ma non tutte. In italiano, abbiamo “un” e “una”, mentre in inglese troviamo “a” e “an”. Questi piccoli ma potenti strumenti linguistici ci aiutano a definire l'anonimato di un sostantivo, rendendolo generico e non specifico.

Un'Introduzione alle Funzioni degli Articoli Indeterminati

Gli articoli indeterminati servono principalmente per introdurre un sostantivo non specifico, qualcuno o qualcosa che non è ancora conosciuto dal parlante e dall'ascoltatore. Ad esempio, in italiano possiamo dire:

  • Ho visto un cane nel parco.

In questo caso, “un cane” si riferisce a un qualsiasi cane, non a uno specifico.

Le Lingue Senza Articoli Indeterminati

È interessante notare che non tutte le lingue utilizzano articoli indeterminati. Ad esempio, il russo è una di quelle lingue che non ne ha. In russo, l'equivalente di “un cane” potrebbe semplicemente essere “собака” (sobaka), senza nessun articolo a precederlo. Questo porta a una diversa percezione e costruzione delle frasi, dove il contesto e altri elementi linguistici giocano un ruolo fondamentale nel definire la specificità.

L'Influenza Culturale e Linguistica

La presenza o l'assenza di articoli indeterminati può influenzare non solo la struttura delle frasi, ma anche il modo in cui i parlanti percepiscono il mondo. In lingue con articoli indeterminati, c'è una chiara distinzione tra il noto e l'ignoto, il specifico e il generico. Questo può riflettersi in una cultura che enfatizza la chiarezza e la specificità.

Al contrario, in lingue senza articoli indeterminati, il contesto diventa il re. I parlanti di queste lingue devono spesso fare affidamento su altre parole e indizi per chiarire il significato, il che può portare a una comunicazione più implicita e contestuale.

Conclusione

Esplorare come diverse lingue trattano concetti fondamentali come gli articoli indeterminati non solo ci aiuta a migliorare le nostre competenze linguistiche, ma ci offre anche una finestra sulle diverse culture e modi di pensare. La lingua non è solo un mezzo di comunicazione, ma una lente attraverso cui vediamo e comprendiamo il mondo.

Grazie per aver letto il nostro post di oggi su Alviro. Speriamo che questa esplorazione degli articoli indeterminati vi abbia ispirato a riflettere su come la lingua influisce sul nostro pensiero e la nostra cultura. Continuate a seguirci per ulteriori approfondimenti affascinanti su temi che toccano ogni aspetto della vita quotidiana.

Unisciti a noi nel nostro prossimo viaggio linguistico e culturale. Arrivederci alla prossima lettura!

 
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from Alviro

Il Paradosso dell'Indeterminatezza: Il Gatto di Schrödinger e l'Articolo Indefinito

La scienza delle soluzioni immaginarie, si dedica con zelo all'analisi del “неопределённому артиклю”. Il gatto di Schrödinger, affetto da una grave forma di indeterminismo grammaticale, si aggirava per una scatola quantica, alla costante ricerca del suo “неопределённому артиклю”. Questa entità linguistica si erge come baluardo contro la determinatezza, un faro di indefinitezza in un mare di precisione. A volte era “un” gatto, a volte “un altro” gatto, e in alcuni paradossi temporali addirittura “nessun” gatto. “неопределённому артиклю” non è semplicemente un artefatto grammaticale. La sua esistenza fluttuava tra l'essere e il non essere, in un'eterna danza con l'articolo indefinito, che sembrava volergli negare una definizione precisa. Esso assume una vita propria, danzando tra le parole, evitando con grazia ogni tentativo di categorizzazione. Il suo veterinario, di fama mondiale, tentò di curarlo somministrandogli dosi massicce di “a” e “an”, ma senza alcun risultato. La sua esistenza è un continuo atto di resistenza contro la tirannia della certezza. Il gatto continuava a miagolare in una lingua composta solo da articoli indefiniti, sfidando ogni logica e ogni grammatica. Dove altri vedono confusione, egli trova infinite possibilità. Alla fine, si arrivò alla conclusione che il gatto di Schrödinger era diventato l'incarnazione vivente dell'articolo indefinito stesso, un essere fluttuante e indeterminato, destinato a vagare per l'universo alla ricerca di un'identità che gli fosse negata. Consideriamo un esempio: un gatto. O meglio, un “неопределённому артиклю” gatto. Questo felino non è vincolato dalle rigide leggi dell'essere. Non è né il gatto, né un gatto, ma un'entità che sfugge alla classificazione. Forse ha una coda, forse no. Forse è grigio, o forse di un colore che ancora non conosciamo. Il “неопределённому артиклю” conferisce al gatto una libertà ontologica che lo libera dalle catene della determinazione. Immaginate ora un universo popolato esclusivamente da “неопределённому артиклю”. Ogni cosa esiste in uno stato di potenziale, un limbo tra l'essere e il non essere. Non ci sono confini, né limitazioni. Solo pura, illimitata possibilità. In questo universo, la scienza tradizionale perde il suo significato, sostituita dall'immaginazione, che celebra l'incertezza e l'indeterminatezza. Il “неопределённому артиклю” diviene così il simbolo supremo dell'indeterminatezza. Un inno all'imprevedibilità e all'immaginazione, un monito contro l'arroganza della conoscenza definitiva. Esso ci invita a esplorare nuovi orizzonti, a vedere il mondo non come è, ma come potrebbe essere, in un eterno gioco di possibilità.

 
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from Cooperazione Internazionale di Polizia

Anche San Marino nella Rete internazionale anti-mafia @ON

La Rete internazionale anti-mafia @ON è un un progetto europeo, con cui la Commissione europea ha inteso agevolare lo sforzo delle diverse forze di polizia, degli Stati Membri e di quanti intendono associarsi, che devono confrontarsi con le organizzazioni mafiose, per loro stessa natura dal profilo internazionale e globalizzato. Project leader è la nostra DIA (Direzione Investigativa Antimafia), il cui Direttore, il Generale di Corpo d'Armata della Guardia di Finanza Michele Carbone, a San Marino ha sottoscritto la Partnership Declaration, propedeutica all’ingresso dello Stato estero nella Rete @ON. Leggi tutto qui: https://poliverso.org/display/0477a01e-8566-a260-b18c-ee5125259428

 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

Lamentazione su Israele 1Ascoltate questa parola, questo lamento che io elevo su di voi, o casa d’Israele! 2È caduta, non si alzerà più, la vergine d’Israele; è stesa al suolo, nessuno la fa rialzare. 3Poiché così dice il Signore Dio: «La città che mandava in guerra mille uomini resterà con cento, e la città che ne mandava cento per la casa d’Israele, resterà con dieci».

La ricerca del Signore 4Poiché così dice il Signore alla casa d’Israele: «Cercate me e vivrete! 5Non cercate Betel, non andate a Gàlgala, non passate a Bersabea, perché Gàlgala andrà certo in esilio e Betel sarà ridotta al nulla». 6Cercate il Signore e vivrete, altrimenti egli, come un fuoco, brucerà la casa di Giuseppe, la divorerà e nessuno spegnerà Betel! 7Essi trasformano il diritto in assenzio e gettano a terra la giustizia.

Seconda dossologia 8Colui che ha fatto le Pleiadi e Orione, cambia il buio in chiarore del mattino e il giorno nell’oscurità della notte, colui che chiama a raccolta le acque del mare e le riversa sulla terra, Signore è il suo nome. 9Egli fa cadere la rovina sull’uomo potente e fa giungere la devastazione sulle fortezze.

Minacce ed esortazione 10Essi odiano chi fa giuste accuse in tribunale e detestano chi testimonia secondo verità. 11Poiché voi schiacciate l’indigente e gli estorcete una parte del grano, voi che avete costruito case in pietra squadrata, non le abiterete; voi che avete innalzato vigne deliziose, non ne berrete il vino. 12So infatti quanto numerosi sono i vostri misfatti, quanto enormi i vostri peccati. Essi sono ostili verso il giusto, prendono compensi illeciti e respingono i poveri nel tribunale. 13Perciò il prudente in questo tempo tacerà, perché sarà un tempo di calamità. 14Cercate il bene e non il male, se volete vivere, e solo così il Signore, Dio degli eserciti, sarà con voi, come voi dite. 15Odiate il male e amate il bene e ristabilite nei tribunali il diritto; forse il Signore, Dio degli eserciti, avrà pietà del resto di Giuseppe.

Il giorno del Signore 16Perciò così dice il Signore, Dio degli eserciti, il Signore: «In tutte le piazze vi sarà lamento, in tutte le strade si dirà: “Ohimè! ohimè!”. Si chiameranno i contadini a fare il lutto e quelli che conoscono la nenia a fare il lamento. 17In tutte le vigne vi sarà lamento, quando io passerò in mezzo a te», dice il Signore. 18Guai a coloro che attendono il giorno del Signore! Che cosa sarà per voi il giorno del Signore? Tenebre e non luce! 19Come quando uno fugge davanti al leone e s’imbatte in un orso; come quando entra in casa, appoggia la mano sul muro e un serpente lo morde. 20Non sarà forse tenebra, non luce, il giorno del Signore? Oscurità, senza splendore alcuno?

Il culto autentico 21«Io detesto, respingo le vostre feste solenni e non gradisco le vostre riunioni sacre; 22anche se voi mi offrite olocausti, io non gradisco le vostre offerte, e le vittime grasse come pacificazione io non le guardo. 23Lontano da me il frastuono dei vostri canti: il suono delle vostre arpe non posso sentirlo! 24Piuttosto come le acque scorra il diritto e la giustizia come un torrente perenne. 25Mi avete forse presentato sacrifici e offerte nel deserto per quarant’anni, o Israeliti? 26Voi avete innalzato Siccut come vostro re e Chiion come vostro idolo, e Stella come vostra divinità: tutte cose fatte da voi. 27Ora, io vi manderò in esilio al di là di Damasco», dice il Signore, il cui nome è Dio degli eserciti.

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Approfondimenti

Lamentazione su Israele 5,1-3 Ha inizio con questo brano una nuova collezione di detti, che comprende tutto il c. 5. Vi sono raccolti frammenti di vario contenuto, divisi in due serie di detti, di cui la prima è introdotta con la parola «ascoltate» (vv. 1-17) e la seconda con la parola «guai» (vv. 18-27). Vari sono i generi letterari utilizzati: lamentazione (vv. 1-3), oracolo di salvezza (vv. 4-6), minacce (vv. 7.10-12), esortazione (vv. 14-15), descrizione (vv. 18-20), istruzione (vv. 21-27).

I vv. 1-3 sono un appassionata elegia sulla rovina di Israele comprendente un'introduzione (v. 1), l'annuncio propriamente detto espresso con il perfetto profetico (v. 2) e la conferma divina (v. 3). È probabile che Amos abbia pronunciato queste parole durante una solenne celebrazione festiva in un santuario.

v. 2. Viene espresso in modo stilisticamente perfetto il dramma che colpirà Israele abbandonato, senza che nessuno gli venga in aiuto; «la vergine d'Israele»: è la prima volta nell'AT che la nazione israelitica viene presentata come una donna in giovane età che non ha conosciuto le gioie della vita coniugale, il che era considerato una duplice disgrazia. La stessa espressione sarà ripresa in Ger 18,13; 31,4.21. In altri passi la nazione è chiamata semplicemente «vergine» (Ger 18,13; 31,4.21), «figlia» (Is 1,8; 10,32).

  1. Versetto in prosa, in cui Dio annuncia la sparizione di Israele come popolo e come stato. Ciò che rimane dell'esercito è una realtà irrisoria. Il tema del resto acquista un significato negativo. La certezza della rovina, che è già motivo di lutto, dovrebbe indurre Israele a ritornare al suo Dio.

La ricerca del Signore 5,4-7 Accorata esortazione piuttosto inusuale in Amos, comprendente due agili ed eleganti strofette (vv. 4-5 e 6) sotto forma di torah sacerdotale; in essa viene formulato uno dei grandi ideali religiosi del profeta: la religione pura e interiore che è sorgente di vita. Il tema enunciato direttamente da JHWH (vv. 4s.) è concluso in terza persona con l'aggiunta di una minaccia (v. 6). Il v. 7 è un frammento apparentemente isolato, che tratta dei giudici iniqui, e probabilmente è connesso con il brano dei vv. 10-13. Questo passo mostra che il giudizio punitivo non è ineluttabile e rimane sempre la possibilità di sopravvivere.

v. 4. «Cercare il Signore» è un termine tecnico che indica la consultazione della volontà di Dio per mezzo della sorte o dell'interpretazione della legge data dai sacerdoti (cfr. Dt 12,5; Sal 24,6). In questo caso però a frase significa sforzarsi di conoscere e praticare la volontà di Dio, in patrticolare di esercitare la giustizia (cfr. Is 55,6; Sal 105,4; 1Cr 16,1); «vivere» indica sfuggire all'imminente castigo e godere la felicità che viene da Dio (cfr. Dt 30, 155.).

v. 5. La vera ricerca di Dio implica l'esclusione dei pellegrinaggi ai santuari nazioni, anche a, quello di Bersabea, che si trovava nel deserto del Negheb, in territorio giudaico, ed era connesso con la memoria dei patriarchi, soprattutto Isacco (Gn 21,21-34; 26, 23ss.). Ad esso accorrevano anche i pellegrini del regno del Nord. Alla fine del v. c'è un gioco di parole fondato sull'assonanza dei nomi simili a Galgala e sul contrasto tra «casa di Dio» (Betel) e «casa di iniquità» (Bet-Aven) (cfr. Os 4,15).

v. 6. Il profeta Amos commenta la parola di Dio aggiungendo una minaccia. Dio è identificato con il fuoco che divora il regno del Nord e i suoi santuari (cfr. Os 8,14; Is 10,17; Ger 4,4; 21,12).

v. 7. Degne di nota sono le due immagini poetiche: il «diritto» è cambiato in veleno, letteralmente «in assenzio», che è spesso simbolo della morte (cfr. Ger 9,14; 23,15; Prv 5,4; Lam 3,19) e la «giustizia», degna di sedere in trono come regina, è trattata come una schiava vilipesa (cfr. Is 47,1s.).

Seconda dossologia 5,8-9 L'inno non presenta un nesso logico con il contesto. Dio viene esaltato come creatore del mondo stellare e delle acque, come colui che dirige la storia e le sorti degli uomini.

v. 8. «le Pleiadi e Orione» sono due costellazioni particolarmente luminose, che si trovano associate in Is 13,10 e Gb 9,9; 38,31. Peraltro l'interpretazione dei relativi termini ebraici è incerta.

v. 9. Anche il testo di questo versetto non è sicuro, per cui è di difficile interpretazione; «le fortezze e le cittadelle» designano probabilmente i potenti che saranno castigati.

Minacce ed esortazione 5,10-15 Tre frammenti di oracoli riguardanti la giustizia amministrativa (vv. 10-12) e conclusi con una sentenza sapienziale (v. 13) sono seguiti da un brano esortatorio che sviluppa il tema della vera religiosità (vv. 14-15), ispirandosi ai vv. 4s. Probabilmente si suppone una disputa tra il profeta e il popolo, che riteneva Dio presente in mezzo ai suoi, a giudicare dalla florida situazione materiale della società.

v. 10. «la porta» è la piazza situata all'entrata della città, dove veniva amministrata la giustizia. Il giudice retto e il testo verace sono fatti bersaglio dell'odio degli iniqui.

v. 11. Viene denunciata l'estorsione praticata dai proprietari delle terre, che sottraggono ai fittavoli i prodotti agricoli necessari alla sussistenza; «la pietra squadrata» era il costoso materiale con il quale si costruivano templi e palazzi reali (cfr. 1Re 5,31; 6,36; 7,9.11s.).

v. 13. Il versetto è una conclusione fatta dal profeta, relativa all'accusa contenuta nel versetto precedente. Il silenzio è provocato dall'attesa del castigo.

v. 15. I verbi «odiare» e «amare» sottolineano la profonda conformazione del pensiero e del sentimento alla condotta morale. Del regno del Nord colpevole e impenitente sopravvivrà un modesto numero di fedeli, dopo i castighi già inflitti (4,6-11) o che verranno inflitti da Dio (5,3). È la prima volta nei libri profetici che si parla del «resto», partecipe della salvezza. Si tratta però di un'eventualità che dipende dalla libera volontà di Dio, non di una certezza, come si afferma nella profezia di Isaia.

I vv. 5, 4-7 e 14-15 contengono un'elevata dottrina morale e religiosa. La ricerca di JHWH identificata con il ripudio del culto sincretistico praticato nei santuari e con l'osservanza dei precetti del Signore viene immedesimata con l'amore del bene e l'odio del male, cioè con una condotta moralmente retta, la cui principale espressione è la pratica della giustizia nei tribunali. Questa è solamente un aspetto della giustizia sociale, sulla quale insiste il profeta (cfr. 2,6ss.; 4,1; 5,7.12; 8,4-8). Non si tratta solamente di non commettere il male, ma di rigettarlo e aborrirlo, e di desiderare e prediligere il bene. La conseguenza della ricerca di Dio è il possesso della «vita». Il senso immediato della vita è forse la sopravvivenza del popolo di fronte alla catastrofe politica che sembra imminente. Però la promessa della vita è commentata da due formule di contenuto spirituale. In 5,14b si garantisce l'attiva presenza di JHWH in mezzo ai suoi, secondo il principio dell'alleanza (cfr. Gs 1,17; Nm 14,43; 23,21; Dt 2,7; 20,4; 31,6ss.; 1Re 8,57; Is 7,14; 8,8.10). In 5,15 la promessa riveste la forma dubitativa della manifestazione della misericordia divina; si vuole sottolineare che il Dio dell'alleanza decide da solo, se crede, di fare grazia a una parte del popolo.

Il giorno del Signore 5,16-20 Supposto anticipatamente l'esecuzione del giudizio con le sue terribili conseguenze, viene elevato un canto funebre che riguarda gli agricoltori e i vignaiuoli (vv. 16s.). Segue, introdotto con un «guai», il celebre brano concernente il giorno del Signore, interpretato in senso negativo, in quanto si identifica con il castigo di Dio eseguito secondo giustizia (vv. 18ss.)

v. 16. «Ah! ah!» è un elemento tipico dell'elegia funebre. Il disastro è tale che non basterà la popolazione del paese per fare il cordoglio (8,10; Ger 9,9-20).

v. 17. Il passaggio del Signore richiama alla mente la decima piaga dell'Egitto (Es 12,12.23), però la natura di questo transito punitivo rimane nel vago.

v. 18. Il verbo «attendere» indica talvolta un desiderio vano (cfr. Prv 13,4.21.26; Qo 6,2) e disordinato (Dt 5,21; 2Sam 23,15; 1Cr 11,17; Ger 17,16); il «giorno del Signore» è il tempo in cui Dio manifesta la sua potenza salvifica o punitiva. Il profeta respinge implicitamente come illusoria, l'attesa di un intervento divino incondizionato a favore di Israele; «tenebre» è sinonimo di rovina, mentre «luce» indica salvezza e gioia.

v. 19. Le immagini dei tre animali (leone, orso e serpente) illustrano la vera indole del «giorno del Signore», che comporta una situazione senza sbocco dovuta all'inevitabilità del giudizio (cfr. 2,13-16; 3,14; 9,1-4).

v. 20. L'interrogazione retorica fa inclusione con il v. 18, che viene ripreso e ampliato.

Il culto autentico 5,21-27 Questo brano, che rappresenta un tutto omogeneo nello stile di un insegnamento sacerdotale o profetico, è introdotto senza formula. Contiene una violenta requisitoria contro il culto formalistico (vv. 21s.), un'esortazione (vv. 23s.), una duplice domanda retorica (vv. 25s.) e una sentenza di condanna (v. 27). In forma polemica viene espresso il pensiero di Dio sulla vita cultuale del popolo eletto.

v. 21. «non gradisco»: lett. «non posso respirare»; è un'allusione all'antica credenza mitica, secondo la quale gli dei fiutavano l'odore dei sacrifici (cfr. Gn 8,21; Es 29,41; 30,38). Dio aborrisce le cerimonie liturgiche delle grandi feste, che comportavano processioni e danze (cfr. 8,10; 1Re 12,32s.; Gdc 21,19).

v. 22. I tre tipi di sacrifici menzionati olocausti (Gn 22,3; Lv), doni, cioè varie offerte di cereali (Gs 1,13; 1Sam 2,17) e i sacrifici di comunione (Lv 3; Is 24,5) comprendono tutto il sistema sacrificale israelitico.

v. 23. Dio rigetta anche le preghiere e i canti, considerati come un volgare fracasso (cfr. 1Sam 4,14).

v. 24. Bella esortazione pratica che sottolinea la necessità di rispondere alle esigenze della solidarietà sociale (= diritto, giustizia) che regolano il regime dell'alleanza, invece di praticare un culto lussuoso e formalistico.

v. 25. I vv. 25s. presentano delle difficoltà testuali e non è escluso che siano delle addizioni posteriori. Il significato del v. 25 è discusso. Probabilmente si afferma che durante i 40 anni di permanenza nel deserto del Sinai, Israele era completamente dipendente dai doni che Dio gli procurava, non avendo nulla da offrirgli. Non si asserisce che il culto nel deserto era esonerato da ogni sacrificio, ma che era semplice e sincero in contrasto con i sontuosi riti del momento.

v. 26. Alcuni autori spiegano il versetto in senso rituale facendo riferimento alle processioni con gli oggetti sacri, al baldacchino, al marciapiede, simboli del trono regale di JHWH; altri studiosi interpretano «Siccut» e «Chion» come nomi di divinità assire. Il culto di Israele verrebbe ironicamente identificato con quello dei pagani.

v. 27. Il luogo della deportazione è indicato in modo vago, però è sottintesa l'Assiria.

(cf. STEFANO VIRGULIN, Amos – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Crime of the Century è il terzo album in studio del gruppo rock inglese Supertramp, pubblicato nel settembre 1974 su A&M Records. Crime of the Century è stata la svolta commerciale dei Supertramp in molti paesi, in particolare nel Regno Unito, Canada e Germania, dove ha raggiunto il picco nella Top 5, entrando anche nella Top 20 in Australia e Francia. È stato un miglioramento rispetto alle vendite precedenti negli Stati Uniti, ma ha comunque raggiunto il picco solo al numero 38, con il successo statunitense “Bloody Well Right”. “School” era un altro brano popolare, in particolare nelle stazioni radio orientate agli album rock. L'album fu infine certificato disco d'oro negli Stati Uniti nel 1977 dopo l'uscita di Even in the Quietest Moments... In Canada, fu infine certificato disco di diamante (vendite di un milione di copie). L'album è stato il primo dei Supertramp a presentare il batterista Bob Siebenberg (all'epoca accreditato come Bob C. Benberg), il sassofonista e clarinettista e cantante John Helliwell, il bassista Dougie Thomson e il co-produttore Ken Scott. L'album ha ricevuto il plauso della critica, inclusa la sua inclusione nella lista dei “50 Greatest Prog Rock Albums of All Time” di Rolling Stone. La dedica dell'album recita “To Sam”, che è il soprannome di Stanley August Miesegaes, il milionario olandese che ha sostenuto finanziariamente la band. dal 1969 al 1972.


Ascolta: https://www.youtube.com/watch?v=UR161aSURNM


 
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from Novità in libreria

Anche questa settimana, il numero di novità diminuisce sensibilmente. Ci prepariamo alla pausa estiva prima della ripartenza autunnale.

NOIR, GIALLI E THRILLER:

  • SE I MORTI NON RISORGONO di Philip Kerr (Fazi). Berlino, Olimpiadi del 1936. I nazisti sono al potere da un anno e mezzo, ma i cambiamenti nella società sono pesanti: gli ebrei, infatti, sono stati espulsi dalla vita sociale e ovviamente anche dalle associazioni sportive. Una giornalista americana ebrea ha intenzione di scrivere un articolo di denuncia a riguardo e alloggia nello stesso hotel in cui Bernie Gunther (che ha lasciato la polizia) esercita il ruolo di responsabile della sicurezza. In una delle stanze, però, spunta il cadavere di un uomo d'affari e Gunther decide di indagare. Il ritrovamento del corpo di un pugile ebreo in un canale potrebbe essere collegato all'omicidio dell'hotel... Un giallo storico che fa parte di una serie interessante (questo è il sesto libro), iniziata con la cosiddetta “trilogia berlinese” composta da VIOLETTE DI MARZO, IL CRIMINALE PALLIDO e UN REQUIEM TEDESCO (così, se vi piace questo, potrete recuperare anche i primi volumi). Per saperne di più: scheda libro.
  • IL MANIPOLATORE di Francisco Lorenzo (Newton Compton). Giallo ambientato a Santiago de Compostela: uno scheletro con un foro di proiettile nel cranio impegna l'ispettore Yoel Garza nella caccia di un serial killer spietato e intelligente. Per saperne di più: scheda libro.

NOVITÀ PRECEDENTI.

Ecco alcune novità di luglio che, per un motivo e per l'altro, mi erano sfuggite. Mi sembra giusto darne conto.

NARRATIVA:

  • FUNERALI PREPARATI di Marco Taddei e Michele Rocchetti (Quinto Quarto). Un libretto assurdamente particolare: si tratta una serie di disposizioni funerarie di vari personaggi, che si alternano (come una spoon river di tarocchi) a piccole considerazioni cimiteriali (che personalmente trovo un po' illeggibili, ancorché interessanti, perché scritte in viola su fondo nero). La veste grafica è davvero interessante, il libro è lungo e stretto come una bara, e i colori prevalenti sono nero, oro e viola. Alla fine del libro si trova anche un piccolo modulo da riempire per dare le proprie disposizioni per le esequie. Per chi ama il macabro (ironico e divertente) è una vera chicca. Per saperne di più: scheda libro.
  • UNA BRUTTA STORIA di Fëdor Dostoevskij (Passigli). Racconto lungo di uno dei più grandi scrittori della letteratura russa. È la storia di un ambizioso generale che si presenta alla festa di nozze di un suo sottoposto, spinto da secondi fini sociali molto paternalistici. Per saperne di più: scheda libro.

NOIR, GIALLI E THRILLER:

  • IL SANGUE DEI PECCATORI di S.A. Cosby (Rizzoli). Il primo sceriffo nero della contea di Charon, in Virginia, ha a che fare con una sparatoria strana: prima di essere ucciso a sua volta, un ex studente nero ha assassinato uno stimato professore di liceo. Scavando nella vita delle vittime, però, emergono subito realtà inquietanti, tra razzismo, odio e violenza. Per saperne di più: scheda libro.

POESIA:

  • POST ULIXEM SCRIPTUM di James Joyce (Passigli). Una raccolta di poesie, fra le quali anche quelle con cui lo scrittore irlandese esordì sulla scena letteraria. Con il testo inglese a fronte. Per saperne di più: scheda libro.

SAGGISTICA:

  • INTERSTELLAR di Avi Loeb (Mondadori). Nel 2017 i telescopi delle Hawaii intercettarono uno strano oggetto che attraversava il nostro sistema solare. Vi fu chi avanzò l'ipotesi che 'Oumuamua (ovvero “Esploratore”, così fu battezzato il corpo celeste) fosse un manufatto extraterrestre. Avi Loeb, direttore del dipartimento di astronomia alla Harvard University, pensa che siamo vicini al momento in cui il contatto con altre civiltà extraterrestri sarà palese e incontrovertibile. Dovremo quindi, noi esseri umani, decidere di quale natura sarà questa “relazione”, sapendo che a causa di guerre, pandemie, inquinamento e degrado del pianeta rischiano di determinare la nostra estinzione. Ne va della nostra sopravvivenza. Per saperne di più: scheda libro.
 
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Talking Book è il quindicesimo album in studio del cantante, cantautore e musicista americano Stevie Wonder, pubblicato il 28 ottobre 1972 da Tamla, una filiale della Motown Records. Questo album e Music of My Mind, pubblicato all'inizio dello stesso anno, sono generalmente considerati come l'inizio del “periodo classico” di Wonder. Il suono dell'album è nettamente definito dall'uso di tastiere e sintetizzatori da parte di Wonder. L'album raggiunse il numero tre nella classifica Billboard Top LPs e finì al numero tre nella classifica di fine anno di Billboard per il 1973. “Superstition” raggiunse il numero uno nelle classifiche Billboard Hot 100 e Hot Soul Singles, e “You Are the Sunshine of My Life” raggiunse il primo posto nelle classifiche Hot 100 e Easy Listening. Talking Book ha fatto guadagnare a Wonder il suo primo Grammy Award, con “You Are the Sunshine of My Life” che ha vinto la migliore performance vocale pop maschile ai 16° Grammy Awards; “Superstition” ha vinto anche la migliore performance vocale maschile R&B e la migliore canzone R&B. Spesso incluso negli elenchi dei più grandi album di tutti i tempi, Talking Book è stato votato al numero 322 nella terza edizione di All Time Top 1000 Albums (2000) di Colin Larkin, e Rolling Stone lo ha classificato al numero 59 nella sua lista dei 500 Greatest Albums of all time.


Ascolta: https://www.youtube.com/watch?v=SbenaOqv4yQ&list=OLAK5uy_m1E57Z-xTA1JSUkB8jTZ7J-gDW1uRaMbY&index=2


 
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Contro le donne della capitale 1Ascoltate questa parola, o vacche di Basan, che siete sul monte di Samaria, che opprimete i deboli, schiacciate i poveri e dite ai vostri mariti: «Porta qua, beviamo!». 2Il Signore Dio ha giurato per la sua santità: «Ecco, verranno per voi giorni in cui sarete portate via con uncini e le rimanenti di voi con arpioni da pesca. 3Uscirete per le brecce, una dopo l’altra, e sarete cacciate oltre l’Ermon». Oracolo del Signore.

Falsa religiosità e ostinazione 4«Andate pure a Betel e peccate, a Gàlgala e peccate ancora di più! Offrite ogni mattina i vostri sacrifici e ogni tre giorni le vostre decime. 5Offrite anche sacrifici di lode con pane lievitato e proclamate ad alta voce le offerte spontanee, perché così vi piace fare, o figli d’Israele». Oracolo del Signore Dio. 6«Eppure, vi ho lasciato a denti asciutti in tutte le vostre città, e con mancanza di pane in tutti i vostri villaggi; ma non siete ritornati a me». Oracolo del Signore. 7«Vi ho pure rifiutato la pioggia tre mesi prima della mietitura, facevo piovere sopra una città e non sopra l’altra; un campo era bagnato di pioggia, mentre l’altro, su cui non pioveva, seccava. 8Due, tre città andavano barcollanti verso un’altra città per bervi acqua, senza potersi dissetare; ma non siete ritornati a me». Oracolo del Signore. 9«Vi ho colpiti con ruggine e carbonchio, vi ho inaridito i giardini e le vigne; i fichi e gli olivi li ha divorati la cavalletta; ma non siete ritornati a me». Oracolo del Signore. 10«Ho mandato contro di voi la peste, come un tempo contro l’Egitto, ho ucciso di spada i vostri giovani, mentre i vostri cavalli diventavano preda; ho fatto salire il fetore dai vostri campi fino alle vostre narici; ma non siete ritornati a me». Oracolo del Signore. 11«Vi ho travolti come Dio aveva travolto Sòdoma e Gomorra, eravate come un tizzone strappato da un incendio; ma non siete ritornati a me». Oracolo del Signore. 12Perciò ti tratterò così, Israele! Poiché questo devo fare di te: prepàrati all’incontro con il tuo Dio, o Israele!

Dossologia 13Ecco colui che forma i monti e crea i venti, che manifesta all’uomo qual è il suo pensiero, che muta l’aurora in tenebre e cammina sulle alture della terra, Signore, Dio degli eserciti è il suo nome.

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Approfondimenti

Contro le donne della capitale 4,1-3 Violenta requisitoria contro le donne di Samaria, che a causa delle loro colpe sociali (v. 1) dovranno subire la deportazione (vv. 2-3). Il brano pur essendo autonomo, continua il tema del giudizio del c. 3.

v. 1. «Ascoltate»; la formula introduce tutta la collezione di 4,1-13 composta in gran parte di rimproveri e minacce; «Basan» è una regione della Transgiordania celebre per i suoi fertili pascoli (cfr. Dt 32,14; Ez 39,18; Sal 22,13); «vacche di Basan»: appellativo che allude alla ricchezza e superbia delle donne che opprimono gli indifesi e conducono una vita dissoluta (cfr. Is 28,1-8). Esse coinvolgono i mariti nelle gozzoviglie praticate a danno dei poveri.

v. 2. «ha giurato per la sua santità»: cioè per la sua intima natura che è santa e ingaggia il suo onore, per cui le decisioni divine sono irrevocabili (cfr. Sal 89,36). La frase singolare è di estrema gravità, giacché, se Dio giura – e lo fa raramente –, giura per se stesso; «le rimanenti di voi», sono probabilmente le serve delle grandi matrone, ovvero la discendenza di queste ultime. Le dame samaritane saranno trattate come bestie catturate, cui si pongono degli anelli al naso, mentre le rimanenti saranno costrette a camminare legate mediante uncini.

v. 3. «Ermon»: è una correzione testuale che indica l'alta montagna situata a nord della Palestina, al confine con il Libano. Nel testo ebraico si legge: «Armon», che indica una regione sconosciuta.

Falsa religiosità e ostinazione 4,4-12 Mediante quattro ironici imperativi riguardanti le pratiche cultuali e due imperativi concernenti il loro effetto negativo, Amos denuncia l'ipocrita pietà del popolo probabilmente durante una festa nel santuario di Betel (v. 4-5). Seguono cinque strofe in prima persona riferite a Dio, aventi la stessa struttura letteraria, in cui si elencano con una certa gradazione, sette calamità naturali inviate da Dio con lo scopo di convertire il popolo, ma senza successo. Ogni strofa termina con lo stesso ritornello (vv. 6-11). Infine si annuncia il castigo (v. 12). Non mancano nella pericope delle piccole aggiunte.

vv. 4-5. Vengono evocati i principali atti di culto, dovuto a uno zelo esagerato praticato nel santuario nazionale di «Betel» e «Galgala». Galgala potrebbe essere il santuario fondato al tempo di Giosuè presso Gerico (Gs 4,19-20; 5,9-10) ovvero un altro luogo di culto situato presso Betel (cfr. 2Re 2,1; 4,38); «peccate»: il termine ebraico è lo stesso che viene usato per i crimini dei popoli e di Israele in 1,3-2,6. Il culto è paradossalmente un crimine che comporta la condanna, perché non è accompagnato dalla pratica della legge e della giustizia sociale, per cui è l'espressione di una religiosità puramente umana, e perciò illegittima. «Offrite» (v. 5): lett. «offri» al singolare; è sottinteso che il sacerdote è incaricato di questa funzione (cfr. Lv 2,2.8-11); «con lievito»: la legislazione rituale proibiva l'uso di ogni sostanza fermentata (Lv 2,11; 7,12); qui si allude a una pratica sincretistica dovuta all'influsso cananeo.

v. 6. «a denti asciutti» espressione sarcastica che indica la siccità e la fame, fenomeni frequenti in Palestina (cfr. Gn 12,10; 41,34; 1Re 17,12; 2Re 4,38).

vv. 7-8. La capricciosa siccità riflette il sistema meteorologico della Palestina, che conosce due ondate di pioggia, quella autunnale e quella primaverile. Amos è convinto che il Signore invia o trattiene la pioggia; questo potere veniva spesso attribuito dal popolo alle divinità cananee.

v. 9. «Vi ho colpiti»: in ebraico viene usato il termine tecnico per indicare le piaghe dell'Egitto (cfr. Dt 28,22; 1Re 8,37). Vengono enumerati i danni causati da una cattiva annata agricola.

v. 10. L'uccisione dei giovani presuppone un'epidemia scoppiata nel campo militare (cfr. 2Sam 24,15; 2Re 19,35). Il fetore si riferisce al gran numero di cadaveri rimasti insepolti (cfr. Is 34,3).

v. 11. La punizione di Sodoma e Gomorra, dovuta a un terremoto, era diventata proverbiale in Israele per indicare una tremenda catastrofe (cfr. Gn 19,24; Is 13,19; Ger 49,18; 50,40; Dt 29,22).

v. 12. Annuncio vago e misterioso di un futuro castigo definitivo; «l'incontro con Dio» ha un senso ostile; è una specie di citazione a giudizio di un popolo infedele e impenitente.

La pericope 4,4-12 mette in piena luce la pedagogia divina riguardo al popolo d'Israele infedele. Si suppone che il Signore possieda il diretto e immediato controllo delle forze della natura, che sono ostili all'uomo. La lista delle calamità costituisce l'antitesi delle opere salvifiche recensite in 29ss. Dio invia le disgrazie per punire Israele, rivelandogli la propria collera; ma lo scopo ultimo è quello di indurlo alla conversione. Ciò significa che Dio è ricco di misericordia e di amore. Tuttavia la sua benevolenza non è indefinita, poiché la nazione ribelle e ostinata nella sua falsa concezione religiosa deve affrontare il castigo meritato. La stessa dottrina si trova in 1,3.6.9.11.13; 2,1; 7,1-9.

Dossologia 4,13 È il primo dei tre frammenti di un cantico elevato alla trascendente maestà divina, che si rivela nelle forze della natura (cfr. 5,8-9; 9,5-6; cfr. ancora Ger 10, 12s.). Esistono delle affinità tra questi inni e il Deuteroisaia, Gb 38 e alcuni salmi. Due serie parallele di titoli (3+2) espresse con dei participi precedono la solenne proclamazione del nome di JHWH. Non è certo che i frammenti siano opera del profeta che si ispira al culto liturgico; è possibile che siano stati introdotti posteriormente nell'opera. Nel contesto attuale l'inno è una conferma che Dio con il suo potere irresistibile può realizzare il suo progetto; «l'uomo» rappresenta il popolo d'Israele; «cammina sulle alture della terra»: la frase evoca la teofania sinaitica (cfr. Es 19,18.20; Ne 9,13).

(cf. STEFANO VIRGULIN, Amos – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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from Cooperazione Internazionale di Polizia

Criminalità informatica. Il rapporto annuale di Europol. Truffe con l'intelligenza artificiale

#Europol ha pubblicato la decima edizione dell'Internet Organized Crime Threat Assessment (#IOCTA), una valutazione approfondita dei principali sviluppi, cambiamenti e minacce emergenti nella criminalità informatica nell'ultimo anno. I cyber criminali hanno iniziato a sfruttare l’intelligenza artificiale, che sta già diventando un componente dei loro strumenti. Leggi tutto qui: https://poliverso.org/display/0477a01e-1966-a08c-0cdf-539504501474

 
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from Solarpunk Reflections

Il worldbuidling è una parte del processo creativo, a mio avviso centrale nella costruzione di un universo narrativo fantastico, il cui scopo è quello di costruire il mondo in cui una data storia si svolgerà. Credo che questa fase di strutturazione del mondo sia generalmente trattata in modo superficiale, soprattutto nelle opere fantasy di autori nostrani. Questo post ha come obiettivo quello di creare un discorso su questo processo creativo, e come parte di questo discorso voglio proporre un termine a sé stante, per dare sostanza a un atto di creazione che, quando anche esiste, è sempre riferito ad autori d’oltremare (Sanderson, Tolkien, Paolini, Herbert). Tale termine è cosmopoiesi, composto da cosmos (mondo, universo) e poiein (fare, creare).

La parola worldbuilding, come avrete subito pensato dopo aver letto questo neologismo, è intuitiva: letteralmente significa “costruzione del mondo” e indica quel momento (generalmente precedente alla stesura di una storia) in cui vengono definite le caratteristiche geografiche, socioeconomiche e storiche dell’ambientazione in cui la storia si svolge. Il primo a compiere tale sforzo fu, come sappiamo tutti noi lettori di fantasy, Tolkien con la sua Arda, universo ben più esteso della Terra di Mezzo in cui si svolge la sua opera più nota. Eppure Tolkien non parlò mai di worldbuilding in sé, ma piuttosto di mitopoiesi, ovvero la creazione di miti, leggende e storie (narrate nel Silmarillion) che fanno da impalcatura e sfondo culturale al Signore degli Anelli. Ancora prima di lui, lo scozzese George MacDonald fu il primo a sperimentare la creazione sistematica di mondi e popoli già a fine Ottocento, influenzando Tolkien, Lewis e molti altri autori del fantastico del Novecento.

Elias Lönnrot, autore del poema epico finlandese Kalevala, viaggiò per vent’anni nell’entroterra finlandese, raccogliendo storie, canzoni e leggende dei contadini locali per “raccontare un mondo di magia e mistero, un’epoca eroica che potrebbe non essere mai esistita in quell’esatta forma, ma che nonostante ciò infiammò la Finlandia di un senso di valore a sé stante.” Tolkien, nelle sue opere, intendeva inventare sia i popoli che raccontano tali leggende, sia i cantastorie che vagano per le loro terre raccogliendo tali storie, nella speranza di replicare tale impresa narrativa e costruire un’epica anglosassone con radici più profonde del ciclo arturiano.

Questi miti a loro volta riguardano l’origine dell’universo in cui i personaggi vivono; sono storie create sì dall’autore che concepisce quell’universo, ma anche dai popoli primigeni che cercano di spiegarne l’origine. È pertanto una cosmogonia, una collezione di miti tesi a razionalizzare l’esistenza del mondo e dei suoi elementi da parte di chi lo abita.

Pertanto l’atto cosmopoietico dell’autore che costruisce un mondo è una combinazione di mitopoiesi (creazione di miti) e cosmogonie (miti che motivano l’origine dell’universo e dei suoi elementi). Se vogliamo, è in potenza un processo più completo e profondo del worldbuilding come inteso dai lettori di fantasy, in quanto include non solo le caratteristiche del mondo e di alcuni popoli, ma anche la consapevolezza che questi i personaggi a loro volta hanno verso di esse. È un livello metanarrativo, costituito da personaggi che si meravigliano del mondo esattamente come l'autore, e facendo ciò aggiungono una dimensione all’universo che l’autore intende raccontare. L’autore crea i popoli e si lascia affiancare da essi nel raccontare il proprio mondo, in un processo interattivo e dinamico che trascende la semplice fantasia. Dopotutto, se i personaggi di Tolkien parlano dei miti perché ci credono, allora un cosmopoieta moderno può avere personaggi che parlano del proprio mondo perché lo amano.

Siete disposti a diventare cosmopoieti?

 
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from 📖Un capitolo al giorno📚

ORACOLI CONTRO ISRAELE

Castigo malgrado l'elezione 1Ascoltate questa parola, che il Signore ha detto riguardo a voi, figli d’Israele, e riguardo a tutta la stirpe che ho fatto salire dall’Egitto: 2«Soltanto voi ho conosciuto tra tutte le stirpi della terra; perciò io vi farò scontare tutte le vostre colpe.

La vocazione profetica 3Camminano forse due uomini insieme, senza essersi messi d’accordo? 4Ruggisce forse il leone nella foresta, se non ha qualche preda? Il leoncello manda un grido dalla sua tana, se non ha preso nulla? 5Si precipita forse un uccello a terra in una trappola, senza che vi sia un’esca? Scatta forse la trappola dal suolo, se non ha preso qualche cosa? 6Risuona forse il corno nella città, senza che il popolo si metta in allarme? Avviene forse nella città una sventura, che non sia causata dal Signore? 7In verità, il Signore non fa cosa alcuna senza aver rivelato il suo piano ai suoi servitori, i profeti. 8Ruggisce il leone: chi non tremerà? Il Signore Dio ha parlato: chi non profeterà?

Le colpe di Samaria 9Fatelo udire nei palazzi di Asdod e nei palazzi della terra d’Egitto e dite: “Adunatevi sui monti di Samaria e osservate quanti disordini sono in essa e quali violenze sono nel suo seno”. 10Non sanno agire con rettitudine – oracolo del Signore –; violenza e rapina accumulano nei loro palazzi». 11Perciò così dice il Signore Dio: «Il nemico circonderà il paese, sarà abbattuta la tua potenza e i tuoi palazzi saranno saccheggiati». 12Così dice il Signore: «Come il pastore strappa dalla bocca del leone due zampe o il lobo d’un orecchio, così scamperanno i figli d’Israele che siedono a Samaria nell’angolo di un letto, sulla sponda di un divano. 13Ascoltate e attestatelo nella casa di Giacobbe, oracolo del Signore Dio, Dio degli eserciti: 14Quando colpirò Israele per i suoi misfatti, colpirò gli altari di Betel; saranno spezzati i corni dell’altare e cadranno a terra. 15Demolirò la casa d’inverno insieme con la casa d’estate, e andranno in rovina le case d’avorio e scompariranno i grandi palazzi». Oracolo del Signore.

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Approfondimenti

ORACOLI CONTRO ISRAELE 3,1-6,14 Questa sezione comprende 19 oracoli, alcuni brevi (3,1-2.12), altri estesi (3,3-8; 4,6-12), diversi incompleti (cc. 5-6), coordinati in modo artificiale secondo una certa affinità di tema. Si distinguono due collezioni minori introdotte rispettivamente con la formula «ascoltate» (3,1; 4,1; 5,1) e «guai» (5,18; 6,1). Benché prevalgano gli oracoli di giudizio, si nota la presenza di riflessioni sapienziali 3,3-8; 4,4-12), di materiale liturgico (4,14; 5,8s.; 4,4-11) e di esortazioni (5,4-6.14s.).

Castigo malgrado l'elezione 3,1-2 «Ascoltate» introduce gli oracoli di tutto il capitolo. Viene sottolineata la responsabilità particolare di Israele dovuta all'elezione divina. L'infedeltà all'alleanza scatena la collera divina.

v. 1. Il v. 1 è un po' imbarazzato, poiché si parla di JHWH in terza e prima persona a causa di una certa identificazione del profeta con Dio; «Israeliti» sono tutte le tribù d'Israele, anche quelle del regno di Giuda.

v. 2. «ho eletto»; lett. «ho conosciuto», cioè ho scelto, amato. Nel mondo semitico la conoscenza esprime un rapporto personale di comunione e di preferenza, come l'amore del padre per il figlio (Is 63,16) e l'amore degli sposi (Gn 4,1). Nel nostro passo il verbo indica il rapporto speciale stabilitosi tra Dio e Israele in seguito alla liberazione dall'Egitto e all'alleanza sinaitica (cfr. Es 3,7; 4,22; Is 5,1-7; Os 11,1; Ger 2,2s.; Ez 16,6; Is 41,8s.); «farò scontare»: lett. «visiterò» nel senso di un intervento punitivo di Dio (cfr. Es 20,5; 34,7; Lv 18,25). Tra elezione e punizione ricorre un'intima correlazione e dipendenza. La scelta di Dio non è destinata a procurare automaticamente la salvezza, non essendo un privilegio imprescrittibile, ma fonda una responsabilità imprescindibile: se le esigenze divine non sono rispettate, scatta la collera e il castigo. Si tratta di una conseguenza paradossale dell'elezione divina.

La vocazione profetica 3,3-8 Discorso didascalico di autodifesa comprendente sette domande retoriche basate sull'inevitabile rapporto che esiste tra effetto e causa (vv. 3-5) e causa ed effetto (v. 6-8). Il brano, di tenore sapienziale, è frutto della riflessione personale del profeta che prende le immagini dalla vita sociale (v. 3), campestre (vv. 4s.) e militare (v. 6). Probabilmente Amos risponde ad alcune obiezioni sollevate contro la legittimità della sua vocazione profetica, quasi fosse un profeta inautentico che annuncia solo giudizio e castigo.

v. 3. Per maggiore sicurezza il viaggio si faceva sempre con un compagno, il che suppone un previo accordo (cfr. Tb 5,1-15). Un fatto evidente induce a scoprire un altro aspetto, che non si può osservare in forma diretta, ma ne rappresenta la spiegazione.

v. 4. L'esempio del leone e del leoncello mostra non solo che un fatto presuppone la causa, ma anche che produce un certo effetto.

v. 6. Il suono della tromba è l'allarme dato dalle sentinelle della città che vedono sopraggiungere l'esercito invasore.

v. 7. Questo versetto si distingue per la sua forma dichiarativa e il contenuto teologico, espresso con formule deuteronomistiche; «il suo consiglio»: lett. «il suo segreto»; il termine ebraico indica l'incontro confidenziale tra amici (cfr. Prv 15,22; Sir 8,17). Dio che delibera segretamente con se stesso, rivela anticipatamente i suoi piani ai profeti che sono suoi servi e confidenti (cfr. 2Re 9,7; Ger 7,25; Dn 6,10; Zc 1,6). Viene sottolineata l'origine e l'essenza divina del profetismo. La profezia è identificata con la rivelazione divina.

v. 8. Sentenza lapidaria, composta di due interrogazioni retoriche. L'appello di Dio è irresistibile, come la paura suscitata dal ruggito del leone; perciò il profeta è obbligato ad annunciare la parola di Dio. Amos fa appello alla sua esperienza vocazionale e rivela la profonda coscienza della propria missione. La chiamata divina produce in lui un effetto cosi potente che non può fare a meno di fare il profeta (cfr. 7,14s.; Ger 20,7ss.). Perciò la sua parola è quella di Dio; egli non annuncia la sventura per volontà propria, ma costretto da Dio, per cui essa avrà effetto. Così Amos giustifica la sua predicazione nel regno del Nord, dove incontrava incomprensione e contrasti.

Le colpe di Samaria 3,9-15 I tre oracoli distinti e riconoscibili da tre introduzioni speciali (vv. 9.12.13) sottolineano i peccati di Samaria (ingiustizie: vv. 9s.; culto sacrilego: v. 14; lusso: v. 15) e la punizione che essi attirano: l'invasione nemica, il saccheggio e la distruzione della ricchezza ingiustamente accumulate. Probabilmente questi oracoli furono pronunciati nella capitale Samaria.

v. 9. Usando un genere letterario simile a quello giudiziario, Amos si rivolge ad alcuni messaggeri perché vadano nei paesi pagani (Asdod sta per la Filistea; i LXX però leggono: Assiria) ad invitarli a recarsi nella capitale del regno del Nord e prendere atto dei crimini ivi commessi, soprattutto contro i miserabili (cfr. Mic 6,1ss.; Os 4,1ss.; Is 1,2ss.). Samaria, la capitale, fu fondata dal re Omri nell'VII sec. a.C. su una collina a 10 km a nord-ovest di Sichem.

v. 10. La violenza e la rapina che vanno spesso insieme (cfr. Ger 6,7; 20,8; 48,3; Ez 45,9; Ab 1,3) indicano che si è perduto il senso morale di ciò che e giusto.

v. 11. Il nemico non nominato è l'Assiria.

v. 12. Versetto di difficile interpretazione. La comparazione presa dalla vita pastorale sembra avere un significato ironico. Piuttosto che introdurre il tema del sacro resto, il paragone del pastore sembra alludere a Es 22,12-13, secondo cui il pastore deve portare al proprietario la prova che un capo di bestiame mancante è stato divorato, suo malgrado, altrimenti è costretto a pagare un'indennità (cfr. Gn 31,39; 1Sam 17,34; Is 31,4). I salvati di Samaria sono i testimoni della distruzione di Israele. Dio è innocente e il popolo ne assume la colpevolezza.

v. 13. «Giacobbe» sembra indicare l'insieme delle tribù d'Israele. A Dio viene dato il titolo divino più completo, che sottolinea la sua maestà; in altri passi la formula si riscontra con delle varianti incomplete (4,5; 8,3.9.11; 6,8.14).

v. 14. Viene abolito il diritto di asilo. A Betel Geroboamo I aveva stabilito un santuario e un culto nazionale, centrato sulla venerazione del vitello in opposizione a Gerusalemme (1Re 12,26.33; Am 4,4; 7,10; Os 4,15; 5,8); «i corni dell'altare» erano quattro sporgenze situate ai lati dell'altare, sulle quali veniva spruzzato il sangue delle vittime immolate in taluni sacrifici. Quando questo altare veniva toccato da un omicida involontario, questi veniva sottratto alla giustizia (cfr. Es 27,1s.; Lv 4,30; 16,18; Ez 43,15; 1Re 1,50; 2,28). I corni caduti a terra non possono più servire come riparo ai colpevoli involontari.

v. 15. La menzione di quattro tipi di case abitate dai ricchi allude alla situazione economico-sociale del paese. Pochi proprietari facoltosi e potenti, legati alla corte, vivono nello sfarzo signoreggiando su pochi commercianti al minuto e su una massa di braccianti. A Samaria furono trovati i resti delle placche di avorio che ornavano i palazzi della capitale. Questi palazzi saranno distrutti dal terremoto.

(cf. STEFANO VIRGULIN, Amos – in: La Bibbia Piemme, Casale Monferrato, 1995)


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Mastodon si orienta nel Fediverso

Mastodon è la principale piattaforma social del Fediverso. I nuovi utenti, soprattutto provenienti dalle piattaforme social centralizzate (Facebook, X, ecc...), possono rimanere inizialmente un po' disorientati.

Di seguito proponiamo un percorso guidato per iniziare a godersi fin da subito Mastodon e Mastodon Uno.


Per un tutorial veloce su come muovere i primi passi, puoi consultare:

https://mastodon.link/


Per i post di tendenza e le notizie più discusse su Mastodon Uno, puoi consultare:

https://mastodon.uno/explore https://mastodon.uno/explore/links


Per una veloce panoramica degli account da seguire su Mastodon Uno suddivisi per argomento, puoi consultare:

https://mastodon.it/it/quali-utenti-seguire-su-mastodon


Per un indice ragionato di tutte le funzionalità di Mastodon, puoi consultare:

https://noblogo.org/uno-academy/uno-academy-index


Questa è la nostra Carta dei Valori:

https://noblogo.org/unosocial/carta-dei-valori


Ti auguriamo la miglior esperienza possibile su Mastodon e Mastodon Uno. 😉
 
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